Critica Sociale - Anno XIX - n. 11 - 1 giugno 1909

CRl1'1CA SOCIALE Pareto: t; Les effets suivants: 1° une auçmentation du revom minimum, 2° une diminution de l'i11r!galitédes re– ve1111s, 11epeuvent se proditire, soit isolr!ment, soit cumu– fativement, que si le total des l'eveuus croit plus vite que la population. 11 (') È questa una legge che Pareto dimostra matematica– mente, dopo averla desunta da numerose statistiche re– lative a pae11iod epoche delle più svariato condizioni, o che, del resto, deriva dai principi: fondamentali che re– golano, hanno sempre regolato e sempre regoleranno il mondo della ricchezza. Parrebbe dunque - stando ad essa - che la lotta sfrenata e gli scioperi ad oltranza, condotti contro i capitalisti senza riguardo al capitale che essi impersonano, non possano sempre giovare a quell'uguaglianza e a quel progresso .che i promotori hanno in cima ai loro ideali. :Maandate un po' a dirlo? Ln loro $apionza in materia è tutta riassunta nel pro– gramma del sasso frantumatore entro gli ingranaggi della macchina sociale, non riflettendo essi o non avendo tornaconto a riflettere se, per caso, la macchina scon– quassata e uscita <lai binari non porterà a sicura rovina 1 prima dell'odiato padrone, l'umile macc!linista che la conduce. L'Economia insegna che il danaro speso male, anche se procura lavoro alla classe operaia, non costituisce un vantaggio per essa. Ora, provate a levar dalla testa del nostro popolo che ò più benemerito della collettività, o almeno è più degno delle sue simpatie 1 il prodigo del!1a– varo1 colui che scialacqua le proprie sostanze di colui che le risparmia o ne fa un impiego ragionevole. " Se i ricchi non spendono lflÒlto, i poveri muoiono di fame 111 affermava il Montesquieu, e questa opinione che, per qu~nto espressa da uu intelletto superiore, ò un grosso– lano sproposito, costituisce un canone di fede per la grande maggioranza delle persone, la quale non com– prende come il ricco che risparmia non faccia che trasfe– rire ad nitri - tra cui i lavoratori - la propria facoltà di consumo. :Non vi parlo poi degli ~nti pubblici che si permet– tono di lesinare il pubblico danaro anzichè impiegarlo in qualunque modo, magari secondo la geniale trovata di quel Pontefice che, per occupare la mano tl'opera e assicurare la quiete pubblica, elette ordine di aprire una gran fossa, e poi di scavarne una seconda ...per gettarvi la terra levata dalla prima, e via di seguito. Anche qui non si \'UOlecapire come il danaro rispar– miato dagli Enti pubblici (e tanto più quello lasciato da loro nelle tasche private) sia oggi sempre destinato a procurar lavoro, non tesaurizzandosi ormai più da nessuno, e come il danaro comune, impiegato in opere utili, costituisca, a differenza cliquelPaltro, un incremento generale della ricchezza, e quindi, inevitabilmente, un aumento generale uella richiesta della mano d'opera. Un'altra indisc11tibile verità della scienza economica è che fra compratore e venditore· non esiste differenza sostanziale, non potendosi vendere senza comprare nè comprare senza vendere. Similmente l'abbicì dell'Econo– mia dimostra che consumatore e produttore non possono costituire due personalità diverse, poichè, eccettuata la esigua minoranza dei fannulloni che vivono di rendita, nessuno può consumare senza prima aver prodotto, nè consumare più di quanto produce. Ebbene, in questi ultimi tempi, la tattica dei nostri partiti popolari nella conquista dei Comuni s'è imperniata tutta sull'artificiosa ,1) \'JLl'Rl:lJO l'AIH!TO: Co11n, <l',!co1wmle JM/IU111u, Losu1111a, vol. Il, ~ :)0[!. distinzione tra produttori e consumatori, mettendo tra qu~sti ultimi... i produttori per eccellenza, cioè i lavo– ratori. Ora, siccome la classe operaia lotta continua– mente per l'aumento delle mercedi, e l'aumento dalle mercedi non può non influire sul rialzo dei prezzi 1 non c'è da stupire se la. tanto sbandierata politica dei con– sumi, basata sull'originale principio che chi consuma non produca e chi produce non consumi, ha fatto un madornale buco nell'acqua. E, a proposito del rialzo dei prezzi, un altro impor– tante insegnamento dell'Economia ammonisce che l'unico modo per rimecliarvi è quello d'aumentare la produ– zione, non potendosi guarire nessun male senza risalire alle cause. Ma - si capisce....:.... le Amministrazioni pub– bliche popolariste si sono ben guardate dall'andar troppo in là, \imitandosi o o.cl accrescere il numero degli inter– mediari con l'apertura di qualche spaccio municipale (vedasi Azienda del pesce a Roma), o a molestare con inutili ves!òlazioni rivenduglioli (i quali - allo stato attuale delle cose-· per quanto bagarini o mancipi dei bagarini, se non esistessero, bisognerebbe crearli, come il dio di Voltaire), o a sfoderare quel terribile spadone di cartapesta del calmiere, vero spaventapasseri, che, quando non fa peggio, lascia il tempo che trova. E c'ò da ridere a vedere come un bello spirito sia arri\•ato al punto da. sostenere, sui gravi fogli della Nuova Antologia, l'idea del calmiere anche per le pigioni. A cotestui - e a quei non pochi che condividono i suol peregrini concetti - non è saltato nemmeno per Panti– camera ciel cervt:illo che il primo effetto d'una disposi– zione simile sarebbe quello di arrestare o allentare la produzione edilizia 1 r, in conseguenza, di far accrescere ancora maggiormente i fitti. Sicuro! Perchè è indubitato che, sin a quando anche la gente cosl detta per bene e facoltosa non si deciderà a dormire per le strade, essa sarà dlspo'ita a pagare qualsiasi somma pur di trovare una. casa, 0 1 chi pH1avrà, più offrirà per ottenerla, in– citando - egli stesso, l'inquilino 1 il tutelato dal legisla– tore! - il padrone di casa a frodare la legge, mettendo in contratto la somma prescritta ed accettando brevi mmm il resto. La litania potrebbe seguitare, e sempre meglio dimo– strerebbe la vorità di questo semplice principio lapalis• siano, che, anche in materia d'l~conomia - di questa uggiosa, antipatica, astrusa Economia ·- c 1 è più conve– nienza a sapere, che a non sapere, specialmente por coloro che, al pari dei lavoratori, debbono pagare di borsa ogni loro sproposito, senza alcuna possibilità di rivalsa o di ripercussione. E questo sia detto tanto in generale, quanto, tornando a bomba, in particolare per quel che riguarda il pro– blema dell1Emigrazione. Ciò che attualm~nte nuoce ai nostri emigranti non è tant('I la materiale ignoranza dell'alfabeto, su cui si sono versati mari d'iucbiostro al di qua e al di là dell'Atlan– tico e solleva.te infinite recriminazioni 1 quanto l'assoluta mancanza d'ogni idea sul valore economico e sociale dell'Rmigrazione e dei fenomeni che la favoriscono o la ostacolano. È risaputo che l'ostracismo, che gli ameri– cani mioacciano all'ana.lfabetismo italico, mentre si am– manta sotto motivi ideali, ha una prosaica determinante economica, considerato che le stesso statistiche compi• late agli Stati Uniti s 1 incarlcano di mettere in evidenza come gli emigranti analfabeti siano in pari tempo gli emigranti più poveri e quindi i più pericolosi concor– renti per gli evoluti e agiati lavoratori del Nord-Amo-

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