Critica Sociale - Anno XIX - n. 8 - 16 aprile 1909

120 CRITICA SOCIALE IL Da quanto abbiamo esposto, potrà forse arguirsi che noi riconosciamo nel socialismo principalmente una critica, sociologica, capace dì raccogliere e as similare i risultati di scienze particolari. Ma non è questo tutto il nostro pensiero; noi vediamo uel socialismo anche e sopratutto un contenuto pro– prio che, se non è sistemato aucora in un corpo di dottrint-1, ne costituisce tnUavia il substrato teorico e imp1;onta la roe11t11,lità<lei suoi cultori e seguaci. Di questo contenuto, che fa del socialismo un ramo della sociologia, come scienza distinta e sovrastante alle scieuze economiche e morali. vo– glittmo ora parlare brevemente. }.,ra i principi i fondamentali scientilici della dot– trina socialista emerge quello della considerazione dei 1·aggrupvamenti sociali, come eutità reali, dotate òi uua configurazioue propria e sottoposte a leggi particolari. Prima del socialismo) le scienze storiche eò antropologiche non riconosf'evano nel– l'ambiente urnauo che dne divisioni: la razza e la nazione; e con esse presumevano interpretare le maggiori. vicende rlella vita dei popoli. Il socia– lismo cla$Sico ha isolato dall'indistinto sociale la classe economica; e il socialismo contemporaneo, senza prescintlere dalle ,esigenze di razza e di na– zionalità, e imperniandosi sempre sul nucleo mag– gi.ore della classe proletaria, studia le pa1-ticolari suddivisioni <li questa, di8tingue i lavoratori del pensiero rlai Javoratori <lei Oraccio 1 i subordinati dello Stato àai dipernlenti dalle aziende private, il salariato dei campi da quello delle officine, e, sulle speciali esig·enze di questi gruppi, svolge le sue dottrine e adatta la sua. azione pratica. Secondo principio fondamentale è quello delle tendenze sociali. tutte le formazioni naturali si evolvono in una <lata direzione e ~econdo un pos• sibiJe schema teorico; le infinite azioni, che iu esse concordano o contrastano, rleterminano <lefonna– zioni più. o meno permanenti che, sovra.pponendosi e combinandosi, si integrano in una alterazione unica, permanente o <li lunghissima durata, della struttura complessiva. Nella società umana, questa legge evolutiva non può non sussistere, e sussiste realmente ed è evideutissima: la storia lo mostra. La scuola marxista ha credut,o di riconoscere - forse aLtrilmenclo soverchia importanza a avveni– menti che si verificavano nel momento ~torico in cui essa sorgeva - una. tendenza spiccata della società verso la eliminazione della proprieU~ privat,a; può avere esagerato negli apprezzamenti e enato nelle previsioni, ciò non conta; rimane nel essa la gloria di avere rivelato il fatto reale, il fenomeno scien– tifico, e di avere aperta, la via allo studio e all'im– piego pratico di esso. E indubbio, poi, che tale tendenza esiste, anche se fronteggiata da feno– meni opposti 1 ed è quindi legittimo e razim1ale che chi intende esercitare nell'ambiente sociale un'azione positiva scelga, fra le <liverse tendenze attuali in esso operanti, quella che concorda coi proprii interessi, e l'assecondi e l'affretti. Il socia– lismo moderno non fa <lel collettivismo o del co– munismo nn presupposto metafisico, ma opera, in favore della ginstizia e del benessere per tutti - l'aspirazione al quale costituisce per altro un po– stulato pacifico in sociologia - cogli elementi del mondo sociale attualmente esistenti ; e se, in un tempo futuro 1 la tenrlenza verso la collettivizza– zione dei grandi mezzi di produzione e <liscambio sarà completamente 1listrutta, esso allora appog– g-erà la sua azione alle nnove tenclenze, favorevoli ai fini suoi 1 che la convivenza umana, nel suo di– venire, avrà estrinsecate. Ter7.0 priuci pio fondamentale del pensiero socia– lista è 41nello che consirlera i gruppi come fm·:e sociali. Le forze sociali, cioè le azioni ·capaci di produrre una modificazione qualsiasi sulla strut– tura della società, sono innumerevoli, percbè anche i singoli individui, per il semplice fatto della loro esistenza, esercitano una infiuenza modificatrice sulle manifestazioni della vita collettiva. Ma l'a• zione individuale, se si esclude quella degH uo– mini rappresentativi, la quale peraltro si identifica con l'a?.ione collettiva di tntti coloro che si rag– gruppano o consentono con essi, è trascurabile in relazione ai fatti sociali che si possono controllare. La sola azione, capace <li produrre effetti apprez– zabili in un tempo limitato, è quella spiegata da gruppi estesi di persone che, per condizioni econo– miche1 per attitudini intellettuali, per la funzione compiuta, si trovano ad avere le medesime a~pi- 1 razioni, gli stessi interessi. r1 1 ale azione è la sola 1 che si possa contrapporre efficacemente agli isti– tnti sociali t.lel~'organizzazione economica e politica esistente, allo Stato, in cui si sono accentrate, nella formazione storica, le maggiori forze, la mag– gior capacità conservatrice e modificatrice della società; e la sola che possa moderare, deviare, ar– restare l'azione di questi istituti. Essa, la forza cioè dei gruppi sociali omogenei, è la sola atta a<l agire sulla società umana, perchè è della stessa natura di questa, ugualmente complessa e costi– tuita <legli stessi elementi; è cioè, ad un tempo, economica, mate1'iale, intellettuale e morale: una forza sociale nel senso scientifico della parola. Il socialismo è Punico partito che abbia ricono– sciuto e scelto a fondamento della sua dottriDa e della sua azionp pratica questo principio, che è eminentemente scientifico perchè controllabile co– stantemente nella vita reale della società., <love, sotto la pressione di uno stimolo, per un fine da raggiungere qualsiasi, i gruppi sociali di conte– nuto più o meno omogeneo si sono sempre for– mati e si formano spontaneamente, anche all'in– fuori di ogni formula o presupposto teorico. Quarto principio fondamentale del socialismo è f1Uello che ammette l'i1npulsività clei g1~uppi so– ciali p1·oporzionale al disagio L01·0. Ogni aggrup• pamento umano, che ha carattere di formazione sociale, ha, insieme an una capacità d'azione, uu impulso all'azione, spontaneo, connaturato ad esso; non può esistere gruppo sociale senza tale impul– sività, come non può esistere nel pensiero un 1 idea senza la propria impulsività. Il gruppo sociale è 1 perchè è spinto ad agire, ei se 11011 fosse spiuto ad agire, non sarebbe. Ma tale sua impulsività è tanto più pronunciata quanto meno liete ,sono le condi– zioni <li vita dei suoi componenti. E stato detto, e giustamente, che la classe proletaria, per assurgere ad una coscienza politica e ciiveutare un fattore attivo del divenire sociale, ha bisogno di una certa prosperità economica; è stato constatato che il socialismo fa maggiori proseliti dove le classi la• voratrici sono più evolute e più agiate; ma ciò prova soltanto la relatività. del concetto di disagio sociale e non infirma il principio enunciato. Il di– sagio va considerato in relazione alla conoscenza dei beni possibili, e, socialmente, non esiste disagio dove tale conoscenza non esiste per mancanza di raff-:ronti, o per incapacità a fa.rne. Il disagio delle classi è <luuque un prodotto della loro elevazione materiale e morale, e della civiltà generale 1 ma esso è pur sempre il più potente impulso alla tras• formazione della socie.tà , è la ragione prima tli quella lotta incessante che si verifica fra le varie parti dell'organismo sociale, senza la quale non vi sarebbe divenire, non vi sarebbe storia. Nella classe proletaria è dnnque la leva più po· tente, è la sorgente prima <li tutte le forze che tendono allo sviluppo ed al perfezionamento della

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