Critica Sociale - Anno XVII - n. 7 - 1 aprile 1907

104 CRITICA SOCIALE un po' piì1 rapida: l'educazione verrà con comodo suo, e può anzi darsi il caso che i provvedimenti, che vanno proponendosi, cooperino efficacemente a formare questa educazione. Un primo rimedio può essere la sorveglianza di un apposito ispettore. Più di una Società tedescft ha adottato il provvedimento e ne ha avuto va1.1taggio notevole. L'ispettore può essere un operaio anziano e istrutto, il quale fa un po' opera di propaganda, un po' opera di vern. ispezione. Minaccia, rileva e al caso propone gli sfratti. Però negli ispettori si deve porre una fiducia re Jativa, perchè, nell'ipotesi migliore, diverranno buoni strumenti per la selezione degli inquilini, ma non riusciranno a impedire il male. Conviene quindi cercare altri sistemi che valgano a porre un argine efficaceall 1 incooveniente. ln Francia, ove si crede ancora ai preml morali, si è cicorso qualche volta alle targhe, ai diplomi, costituenti qualcosa come un riconoscimento ufficioso del valore igienico dell'inquilino. :Ma i premi morali hanno un mediocre valore: certamente valgono assai meno degli ispettori e delle minaccie di sfratto. Più efficaci sono i premì in denaro 1 assegnati sotto forma di lieve diminuzione dell'affitto, o come vero e proprio premio annuale a quegli inquilini che più si sono distinti nel tenere in buon ordine la casa. Il secondo sistema - premio in denaro vero e proprio - ha un maggiore valore pratico: il premio in forma di diminuzione dell'affitto, ripartito quindi in dodi-1 cesimi, ha sempre un valore assoluto così lieve, che la sua efficacia divcnta problematica. Ma il premio non basta ancora: esso è una ricom– pensa logica per gli inquilini che cooperano a man– tenere basso il tasso di ammortamento e la percen– tuale delle spese di riparazione, ma non difende contro il pericolo dei consumi vandalici di quegli altri, che non si curano di prem'ì materiali la cui esiguità è necessariamente a detrimento dell'impor– tanza e dP.lla eflìcacia morale. Bisogna quindi far qualcosa di più .. \. Torino 11O– pera Pia di S. Paolo, la quale ha costrutto, per le vedove ed i figli degli operai, delle casine econo– miche veramente encomiabili sotto tutti i rapporti, ha risolto la questione in questo modo. Ogni mese aggrava il fitto di una piccola aliquota, sino a rng• giungere un determinato valore: valore che rappre– senta un fondo di garanzia dei proprietari. Parte del fondo viene restituita subito se l'inquilino di– mostra di comprendere l'importanza sociale della cooperazione di tutti alla buona conservazione della casa. In caso contrario, lo sfratto salva l'edificio dai guasti ulteriori, mentre il fondo di garanzia com• pensa i danneggiamenti passati. Anche nella fondazione RoLhschild, la quale rappre– senta quanto di più ideale un privato può fare a scopo filantropico in fatto di case economiche, si sono introdotte clausole di tal genere. Assai bene si può unire l'un fatto all 1 altro, cioè il premio all 1 inquilino e il fondo di garanzia. It premio all'inquilino ha dato anche a Roma qualche risultato lodevole, e 1 sino a quando gli ar• gomenti morali non avranno una valutazione più grande e reale, esso varrà a spingere qualcuno a trattare con riguardi maggiori gli edifici. In questo momento, nel quale a Milano, a 'l'orino, a Genova, a Venezia vanno sorgendo i gl'andi Isti• tuti autonomi, con prevalenza di carattere munici– pale, per le case economiche, è bene che si studiino queste vie per la difesa delle future case popolari anche contro l'inquilino. Potrà sembrare una minor fiducia verso il prole– tariato: ma il proletariato intelligente non deve troppo commuoversi alle fisime sentimentali, se queste sono a detrimento del successo pratico. In caso contrario rideranno di cuore i sostenitori degli antichi sistemi delle case individuali, destinate a trasformare tutto il gregge umano in proprietari di case, colla visiono finale della apoteosi, un po' tardiva., data la lunghezza degli ammortamenti, ma non meno gloriosa, della proprietà privata, almeno ne 1 riguardi dell'abitazione. E. B1mTARELLI. Nel paese dei disservizi LA CORTE DEI CONTI (Come funziona in Italia il supremo c ntrollo delloStato) I. li funzionamento della Corte dei Conti - della suprema istituzione di controllo nell'attuale regime costituzionale e amministrativo - è talmente man– chevole, deficiente, intifficace che, come abbiamo testè appreso, alla Commissione ordinatrice di quello, dei quaranta Comizi di impiegati indetti dalla Federa• :done Nazionale, che si terrà i11 Roma, sarà proposta la pubblica trattazione del seguente tema: 11 lt dis– servizio alla Corte dei Conti,,. Questa tendenza sempre più manifesta degli im· piegati ad eserc\tare la loro critica competente sugli organismi della pubblica amministrazione è di no– tevole utilità, quando naturalmente la critica sia perspicace, materiata di osservazioni concrete e di fatti, e ohbiettivamente serena. Uu ministro, ì'ono– revole Schanzer, non ha esitato a riconoscerlo, in atti parlamentari e in piena Camera. A mano a mano che il paese si è politicamente ed economicamente sviluppato, è avvenuto un mutamento correlativo anche nella coscienza dell'impiegato. Questi ha. avo– cato a sè il diritto di discutere il funzionamento delle amministrnzioni pubbliche, non solo perchè ha acquistato un più squisito senso dei doveri del cittadino, ma anche perchè ha compreso che sarà consentito tanto più Yolonterosamente alle giuste ri– chieste di miglioramenti agitate dalla propria classe, quanto più le amministrazioni e i servizi dello Stato agiranno normalmente, e conforme agli interessi e ai bisogni e ai diritti dei cittadini e del paese. Quello che sembrava il più chiuso e impenetrabile degli ambienti, unicamente geloso dei suoi privilegi, e costituito e operante spesso in antitesi con le esi– genze del paese o in n]Ododa inceppare i movimenti e da accumulare difficoltà su difficoltà invece che appianare la via alle libere e feconde attività dei cittadini, ora - pur rimanendo ancora molto di tutto ciò - si è aperto alle correnti più rinnova– trici, e comunica col paese, desideroso di trasfor– marsi in uno schietto e fedele interprete dei suoi interessi e bisogni, in un collaboratore agile e fer– vido della sua prosperità e grandezza. 1 1 ale la tendenza, anche se i risultati non siano ancora cospicui, poichè il cammino è appena intra– preso. E di tale tendenza nessun segno migliore del movimento di endocrit_ica, di questa critica dal di dentro, che si sprigiona nella massa degli impiegati in generale, e orn, fermandoci al nostro caso, nella stessa compagine burocratica di quell1organismo, che è la chiave di volta di tutta l'amministrazione pub– blica, rispetto al suo funzionamento, e cioè, per usare l'espressione del tema proposto al Comizio di Roma 1 al suo " disservizio ,,. E si noti che alla Corte dei Conti il diretto non sta tanto, generalmente parlando, nelle leggi che ne stabiliscono le funzioni e ne disciplinano l'eser-

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