Critica Sociale - Anno XVII - n. 7 - 1 aprile 1907

èRITICA SOCIALÉ i03 venzioni di reciprocanza; Commissioni di fabbrica; cre,1zione di Segretariati operai; istituzione di co,·si, speciali per gli impiegati delle Leghe: a tutti questi prnblcmi e a tutte queste iniziative possono dare vi• goroso impulso, mediante l'intervento diretto, i tipi rappresentativi del riformismo, il cui ascendente sulle masse è ancora granrle, e i quali 1 oltre rnccogliere in tal modo dati sperimentali per l'elaborazione ul– teriore del revisioniamo teorico, potranno facilmente dimostrare agli operai organizzati la necessità di svolgere l'azione politica accanto a quella di resi– stenza professionale, ovviando al pericolo - insidio• samente più minaccioso di quel che non appaia - che si incapsulino nel corporativismo esclusivistico con svantaggio del gruppo e con danno del movi– mento generale. Questa azione recherà senza dubbio i suoi frutti: si rassoderà la compagine del movimento socialista, le associazioni di mestiere non tarderanno a espri– mere dal loro seno un numero suffiuiente di uomini adatti alla hisog-na. Ma intanto agli intellettuali <lei socialismo (almeno a quelli che ad esso sono affluiti non per basse mire personali) spetta di assolvere un ben gra,•e còmpito teorico-pratico. Poichè noi potremo ricorrere a mille ragioni per ispiegare la paralisi onde siamo colpiti; gli alibi anche alla nostra inerzia non ci mancheranno; ma è certo che, come da un lato i1 socialismo 1"iformista (gli altri socialismi ne sono o la negazione o la ca– ricatura) è una cosa lunga, seria e difficile, perchè i miglioramenti effettivi delle clas&i lavoratrici non sono automatici e pronti e perchè, più si sale, e più crescono le difficolt1\ dell'ascesa; dall'altro però è anche certo, a mio parere, che non si uscirà tanto presto dalla crisi attuale e non si acquisterà mag– giore capacità di attrazione e maggiore prestigio, senza che i militi del riformismo intellettuale (tutti e non alcuni pochi) mostrino un po' di spirito di sacrificio e d'abnegazione, rinnovino parte della loro coltura, ed attuino una fenida emulazione di sforzi e di iniziative. E. AfARCHIOLI. Al prossimo numero: Gli scio1>cri i1n\in11i nel 1906 di ARTURO SAl,UCCI. COME DIFEHDERE DA6LI IHQUILIHI LE CASE POPOLAlxl?( 1 > Le pubblicazioni di qualche giornale milanese n. proposito di quanto è accaduto alle case Celesia, ha dato occasione allo sfogo di gioia di tutte le anime rancide, che nel movimento in favore della casa igie nica ed economica hanno veduto un pericolo morale e finanziario. Il fatto è ben noto. Una signora, spinta da senti– menti filantropici nuovo stile, ha pausato di inve • stire forti capitali in belle case economiche, senza ·preoccuparsi eccessivamente di fare un'opera di spe– culazione. Si può discutere sulla bontà del sistema, e si può senz'altro pensare che è assai meglio porre da lato l'entusiatlmO filantropico dei privati in ma– teria di tal fatta, che deve essere maneggiata dagli enti collettivi; ma sta che in per retta buona fede, questa volta 1 lo spirito filantropico si accingeva a far cose belle e buone. Un primo saggio, limitato a poche case, doveva 1•1Lo scritto che segue era già steso quando apparve sul Tempo la risposta alle accuse mosse dal costruttori delle case ce1e11a.Sie– come però l'Inconveniente non è lsolflto, lo scritto 81e88o- fl parte 11fatto che lo originò - ha il' 11ue. ragione di eSBere. essere il termometro dell'opera, la quale si presen– tava trncciata sn linee imponenti per vastità: ma il primo saggio segnò 1111 insuccesso. Le case riescirono bensì simpatiche o ricercate e parn anche economiche, la richiesta cli alloggi fu bensì viva e continua, ma gPinquilini si incaricarono di mutare tutte le basi economiche dell'azienda, ro– vinando completamente i 1>iani prestabiliti. Si erano fatti i pavimenti in mattonelle di ce– mento per tranquillare gli animi dogli igienisti lr· requieti e le mattonelle furono svelte dagli alveoli; le finestre erano state fatte leggiere e provviste di serrn.nde tali da accontentare i pro1>agandisti del rin• nova.mento estetico clelln casa, e gli inquilini hanno pensato bene di dimostrare il loro amore per le ma• nifcstazioni della forza e dell'energia, torcendo i ser– rumenti e riducendoli fuor d'uso. Così è capitato che tutto il piano cli ammorta– mento fu modificato radicalmente, e le easc minac– ciano di non essere 1>iùeconomiche se vogliono re– stare popolari. [I fatto, che, del resto, come ha rilevato il 'l'empo, può in parte dipendere anche da mediocre attitudine tecnica dei costruttori, se anche vero, non può fare grande meraviglia a chi altra volta ebbe occasione di occuparsi in pratica del problema delle case eco– nomiche nei rapporti degli inquilini, ma non per questo è meno istruttivo. Una volta collocavamo tra i più fieri nemici del10 casa i capitalisti, che nel mercato dell'abitazione tro– vavano un utile troppo grande per tollerare che l'intervento dello Stato o dei Comuni, o pur anche scm1>licemente Ja cooperazione, venisse a rovinar(.-' una industria così proficua e sicura come è quella delle case per gli operai. Ora a questo nemico se ne elevo aggiungere un altro, anche a p1u'te il caso di Milano, contro il quale la guerra è ancora più dif– ficile: l'inquilino. Quanto è avvenuto a Milano si ripete, in grado diverso, un po' ovunque: le case economiche debbono contare t.ra i loro primi nemici - nemici in buona fede - gl'in quilini. Anzi, ciò ha spinto spesso ad affermare che, come risultato pratico, sono infinitamente superiori i ten• tativi fatti rendendo la casa, mediante lunghi am– mortamenti, proprietà individuale, che non i tenta• tivi recenti, nei quali sempre, per mille buone ra– gioni, si vuole che la casa rimanga indipendente dall'inquilino, e sia quindi o proprietà di associazioni, o del Municipio. Che cosa si può fare per impedire che in questo rinnovamento della CtlSa 1 rinnovamento che non è più oggi un pio o platonico desiderio, ma è un vero e reale fatto in via cli compimento, si verifichino i gravi inc.:onvenienti economici che hanno conturbato i promotori delle case economiche Celesia? [ sem– plicisti hanno suggerito dei rimedi molto elementari: essere più prudenti nei calcoli degli ammortamenti ed elevare in conseguenza, sia pur e lievement e, gli af fitti. Oppure, si è consigliato di rinuncia.re a talune preteso estetiche ed igieniche, f acendo cas e che ri• sponduno un po' meno ai nostri concetti idealistici, ma che resistano un po' di più ai concetti vandalistici dell'inquilino, il quale, non trovando~i pill nelle case economiche come nemico il (>adrone, si fabbrica un nemico nella casa medesima. Infine non mancano quelli che fanno la meravi– gliosa scoperta che tutti questi inconvenienti sono dovuti ad una mancanza di educazione del nostro proletariato, e invocano il rinnovamento ertucativol Sgraziatamente nel frattempo saltano i serramenti, si sgretolano i pavimenti, e l'educazione arrischia cli arrivare quando le case saranno in istato di falli– mento. Bisogna quindi cercare qualche rimedio di efficacia

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