Critica Sociale - Anno XVI - n. 23 - 1 dicembre 1906

362 CRITICASOCIALE (erariale, provinciale e comunale) di 16 milioni di lire circa rappresenta 1'8 ¾ del totale reddito netto ed il 2,66 del totale reddito lordo. Il « trf.nta e qua– rantri ,, lor a;ignori non lo trovano nelle imposte che non pagano, ma nelle bische che frequentano. :Nelle suddette statistiche doll'[nchicsta agraria si nppr<'nde che, per mancato pngamento delle imposto dnl 1873 al 1882 1 si csprnpriarono in Sicilia l3il3 foucli rustici, per un debito complessivo agli C8at– tori di L. H8.356,8G 1 con un reddito imponibile cli L. 552.07:?,72. Di questi heni, soltanto 693 furono rivenduti, mentre 13.056 restarono al Demanio, gra– ''i\ti di un dehito dì L. !L82G.697 1 44. [ fondi espro– priati, se restarono quasi tutti invenduti all'asta dopo il terzo incanto, vuol dire che meritavano di essere cancellati dai ruoli: e ciò, non porchè tutti i fondi pagano una imposta maggiore del loro reddito 1 ma pcrchè alcuni di essi sono malamente tassati o in piì1 o in meno. Però dei latifondisti, che pagano quasi nulla in proporzione al loro vero reddito, non c'è statistica. Non si sa poi se l'imposta dei fondi messi all'asta dall'esattore sia stata pl'iacipalmente dovuta per i fabbricati rurali più diffusi e piit tassati in Sicilia nei piccoli fondi che hanno reddito agricolo quasi nullo; o se i fondi suddetti furono abbandonati dai contribuenti e non richiesti da alcun acquirente per altri imbrogli nei quali è aggrovigliata specialmente la piccola possidenza. Il fiscalismo davvero rovina la piccola possidenza, ma premia. il latifondo incolto. Alcuni fondi pagano u11'imposta esagerata per causa degli imbrogli fatti dagli antichi controllori, e sopratutto per la incer– tezza delle identificazioni dei terreni in un cataato semplicemente descrittivo: sicchè avviene che pagasi per una superficie maggiore della posseduta o anche per fondi non posseduti. Questi errori sono natural– mente 1>h'1possibili, e in proporzione inversa, nei piccoli fondi, anzichè nei feudi. La piccola proprietà è soggetta a frequenti pas– saggi ed a frequenti espropriazioni, su cui pesano le enormi tasse di registro e bollo, in modo che, iu un breve periodo, essa è confiscata per sperperarne il valore . .r latifondi, invece, poi· la loro dimensione mastodontica, hanno un movimento di circolazione assai più lento e pagano assai meno imposte per passaggio di proprietà. Sulle ipoteche, di cui sono oberati sopratutto i piccoli fondi 1 pagasi, oltre la fondiaria del fondo ipotecato, l'imposta di ricchezza mobile, come se il mutuo contratto per sventure domestiche o per crisi agricola, il residuo di prezzo non pagato nella. compra del fondo o la semplice garanzia non one– rosa, migliorassero la produzione. Non vale che la ricchezza mobile sia intestata al creditore; essa grava sulla produzione e di conseguenza sul debi– tore. rnvece la stessa legge di classe esonera anche della imposta di ricchezza mobile i canoni enfiteu– tici che gravano in perpetuo sui feudi censiti e as– sicurano il più ozioso dei redditi; la legge riconosce il domino diretto suJl'enfiteuta in tutt'altro che per il pagamento delle imposte dirette. L'imposta fondiaria grava sul reddito netto. Or questo, nell'agricoltura intensiva della proprietà col– tivatrice, è dovuto, oltrechè al fattore terra, ai ca• pitali impiegati in bonifiche, piantagioni e fabbriche e al lavoro del colono possidente; invece il reddito clcI feudatario assenteista è tutto nella rendita pre– levata con la. gabella. Ahbiamo visto come tale reu– dita, oltrechè gratuita, sia crescente con lo sviluppo sociale; e come per essa sia. tornaconto tenere lo terre siciliane alla granicoltura e alla pastorizia senza alcuna spesa trasformatrice del suolo. Intanto l'uno o l'altro reddito è colpito con la stessa per– centuale d'imposta. Ciò vuol dire che questa premia il latifonclismo ozioso e tassa di più l'agricoltura in– tensiva. L'imposta dovrebbe, invece, colpire di più il reddito ottenuto per diritto di camorra fondiaria. Ma a questo non c'è bisogno di arrivare, se le organizzazioni di lavoratori, togliendo i fP.udi alla sinecura padronale, fecondino la terra col libero la– voro di tutte le braccia ora disoccupate e con i ca· pitali da esse croati per industrializzare la produ– zione agricola. Nel Giornale ài Sicilia del 26-27 ottobre 1905, scrivendo delle condizioni agricole di S. Stefano Quisquina per il 1'eferendum indetto sul problema siciliano, il sig. Paolo Riioa, a conferma di quanto noi qui sosteniamo e contrariamente all'unanime affermazione o interessata o stupida degli altri, ci fa. sapere quanto segue: " Lo imposte, por una speciale condizione di cose, formatnsi al tempo della compllo.zione del catasto nel 1843,gra\'ano molto sulla piccola. proprietà fondiaria, mentre sono mitissime in proporziono per le terre del latifondo circostante. lufatti 1 rilevato che la superficie totale del territorio (cli S. Stefano Quisquina) è di circa 12.000 ettari di cui 9250 circa appartengono al Iatirondo dell'ex barone e le restanti 2i50 a tutta la popolazione, si ha che il re<l– dito ca.tastalo del latifondo è di circa L. 50.000 e di L. 99.000 quello gravitante su tutti gli altri piccoli pro– pri~tart dei 2i50 ettari di terra. Cosicchò la propor– ziono della possidenza tra popolazione ed ex barone è come 1 a 4; quella sul reddito fondiario è come 2 a 1, con una cronica trasposizione di termini. E si noti che i 2750 ettari di terreno sono divisi tra 2455 piccoli proprietari, mentre gli altri 9250 sono divisi fra tre soli proprietari. E non solo questo, ma ò da osservare che sui 2750 ettari appartenenti alla generalità della po– polazione e che sono i più aridi erl improduttivi gra– vano L. 25.000 annlle di ca.noni dovt1ti all'ex barone domino diretto di essi; oltre 12.000dovt1te a vari enti e privati. E, se a questi posi si aggfongono lo imposte indirette e le tasse locali nonchè l'imposta sui fabbri– cati, si avrà una cifra esorbitante di annue prestazioni, cho basta a spiegare il perchò delle misere condizioni economiche nostre. ,, Quello, che si è detto per Santo Stefano Qnisquina, può ripetersi per ogni altro territorio siciliano. Po· tremmo riferire Je gabelle autentiche e Ja scarsa quota d 1 imposte di alcuni feudi. Con quale faccia tosta puossi, adunque, asserire che l'imposta fon– diaria impedisce il miglioramento dei feudi ex-ba– ronali? Pure, i grandi signori della proprietà fon– diaria, nei loro Congressi che essi chiamano dì agri– coltori, e nella stampa che ne sostiene gli interessi, sfruttano il grido di dolore che sorge dalla vera agricoltura impoveritH. dal fiscalismo e da tutto il parassitismo sociale, per domandare anch'essi la ri– duzione delle imposte al loro ozioso ed odioso diritto padronale. Oh, niente agitazione socialista contro le spese pubbliche improduttive, se la loro abolizione debba servire, anzichè al miglioramento de1la classe lavo• ratrice, n nuovo premio per coloro che insultano le miserie umane tenendo barbaramente coltivate le tel'l'e che si dicono appartenere a loro! La semplice riduzione a metà dell'imposta fondia– ria erariale ugualmente per tutti, grandi e piccoli possilienti, come propose Sonnino in un suo discorso a Napoli ed approvò qualche socialista, se da una parte solleva per poco la piccola proprietà, dall'altra dà un novello tornaconto a mantenere i latifondi senza alcun miglioramento produttivo.

RkJQdWJsaXNoZXIy