Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

CUITICASOCIALE 2Gl certo avrebhc compiuto f\lcun mirnrolo e trasformato in un hattC'r di citdio il lllflilio rvo incomhentt.' sopra il )lezzodì; ma [nrclJhC' ini1.into un lavoro cNta– mente fecondo - il solo risolutivo e ancbhe l\rnimo in pae('. J nsistiamo sull'iMtruzione <'lcmrntare: pc-rocchè non è dire rosa peregrino, ma è uhhidire ai precetti del senso comurH\ nunmC'nlnr€." che, mentre in Italia la media dell'elettorato è dl'l I:? 0 0 1mll"intera popola– zione; mentre, nelle pro,•incic )liÙ evolute, r:tggiunge il 18 e il 20 ° 01 che vuol dire quaBi tutta In popoln– :done adulta mns<·hilc; lnggiì1, n<'llc provincie de– solate, dorn gli rr<'icli fiorist•ono nccanto agli aran– ceti, scende qtl('\ln, media al 2 o al 3 ° 0 soltanto, e sil!nifica. che sono elettori Holamcntc i hnroni) gli usurni o i camml<li del ('nHino dl'i civili. F. non è arrischh~to po111rnro ('\1{' 1 nl pmitutto, so la dispera– zione spinl,{C Bpt'Si:lO quai contadini contro lo bocche dei fucili, una delle c•nui-10 decisivo dev'essere questa: che combattono coi H1u1sie colle torcie perchè ogni arme civile è loro toltn; pornhò 11011 hanno la scheda. Onde, a non volere come pure sostiene per es. il Snh'Cmini - propug-nnrc per quei paesi il suffragio unh·ersnlc, esteso ng-li nnnlf1tbcti 1 coi pericoli che in ambienti tanto nncorn ft•udnli trnrrchbc seco per lo ~tesso vrolC'torluto 11011 rimane che ht scuola lo strumento effìcnrc J)<'I' smiritarc il cittntlino nello schiavo e nel rihC'lle. ).la saremmo trop1>n semplicisti pensando che la scuola per 8è ste~sa ns~olvfl intero il debito nol)tro. Anche il seme mi~liorC' non fruttifica sull'arida arena. Se ogni scuolu ('he si n1>re, nei paesi civili, chiude, suol dirsi, una carcero - ciò ll\'\'Ìenc per<'hò ivi le altre condizioni di vitu, chC' permettono all'istruzione di fruttificare, sono nhbastrrnza rispettate. Questo intesero i Grtt})J)I 1wriall,'ffi milanesi - il cui ordino del g-iorno poi fotti di Ornnmichele, rin– negando a phori Il• ngita1.ioni incompost.e e per ciò stesso dnnno1m (moritn11do:-1i perciò quell1accusa di " tradimento del prolctnrialo ,,, cho ò ormai il luogo comune cl('I 1:1ind11c11lhu110 contro tutti i suoi aYver– sari). ohho l'On('ato <·or111,rg-io di additare l'opera di riformo, e-ho HOht puÌJ llVviarc a l'iaol,•cr<' 1 come quello di Ricilin, così tutt.i qunnti i prohll'mi che rig-uardano il proletariato. J,: a quC'll'ordino del g-iorno aderirono, con quelli del Hl•g-ginno, non snppiamo quanti altri socialisti e Circoli e 1-'l•tl(lrnzioni sparse per l'ftalia - quasi a rivelare il hiiw~no di un orientamento deciso e di u11\1zionc concordo sulla direttivn. da esso indicaht. Questo è cio ehe 11(1 clitargomento n. bene sperare. Perchè è dum1u<' ,i }Jrohlema dtlla !ìf,wla eia J)er– correre che 1>i~lia nlfìnc il soprn,·yento. Pcrchè è lecito arguire che ul i.rridìo " riforme, riforme! .,, diYenuto nelle stes~c file riformistt,• un ritornello altrettanto ineont'luckntt.• e noioso qunnto la fraseo· logia che rimprovt.'ril\1110 ni riYolu1.ionari, sei;::uaalfine un print'ipio <.linziont.•; d1c allu prerazione, mille volte recitata, scg-ua il lihro, eh<•n('si.uno ha scritto. E, Sl' il snngue clt.'i JlOH'rÌ morti di Oranmichele produrrà questo riinalb1to MCesso annegherà l'e• quivoco che fin <1ui e-i tt.'nno come trnirngnati e di– spersi - non invnno r\\'rà arrossnto le pietre. . .. Queste cose non ~crivinmo per foia di ipercritica, che ci fo quulcho volt11 1 forse 1t torto, rimproverata. Nè le nostro cc1umre 111111110 nlcunchè di personale. Se rinllaccinmo que!ltO critiche 11\10 opinioni che esprimemmo /.tiÌ\ in nltl'i t.cmpl, noi f11cciamo per puc1 ile ,•ellcità cli attC>g-,:cin,·rin fHrili profeti, ma perchè :11pcnsi('rO ll<.'Cl't.'Sl'O valore di persuasione la continuità e· ln coerenza. Ncll'opern comune di un partito, le esperienze sono aspre, le colpo sono spesso fatali o possono essere di tutti noi nr lH11rnrninmo ,·olontiNi la nostra parte. Sentiamo siumo CPrti - rhe quel che noi pen- sianH> è O,!?~i il prn1:1it•ro di molti~simi; e ,·orremmo che altri occhi si di1•P-1igilln1:Hwro tl quPlla che a noi pare In luce. Xon è da clhiHioni formuli - da fe,1c razioni, che 11ltri invoca, di OrupJ)i riformisti in seno al partito o accanto o fuori di CRRO che atten• diamo il compimento elci nv~tri ideali. Le (Juestioni di forme e di frontiPrc e-iinterC'SRAnomediocremente. Xon la fcdcrn1.ione dt•i Gruppi ri pare necessaria ed urgente: mn (1w ('Ot1Ì poissinmo C>sprimerci) la fe– derazione dello cose. In intcsn. o la emulazione in uno stesso luvoro. Che so a questo non ai rioscissc so il momento non sembrnsse 1u\ro1· giunto, n l'indugio do,,esse ancora a lun).{Osncrvn1·ri nell'ozio fttticoso di questi ultimi nn11i doli!~ vitfl <lei nostro purt,ito - noi do– vremmo dit1pc1·u1'l' dclht gngliardn virilità che ad esso augurammo - che pm l'sso 1d1hinrno sognata. LA ÙIU'l'ICA SOCL\l,E. VENTINOVEANNI DOPO " Xci marzo di queHt'nnno {1d7fì), a Oranmichele, uno stuolo di conhtdini dette l'u~snlto al ('u;:;ino dei ~ galantuomini ,,, ed uccise C' fèrÌ 1mrecchi tra questi. La causa oecasionPle del mo\'imento fu la voce che i signori si fossero mel',si d'accordo per rappalto del dazio consumo a dunno dei contadini i ma la rugione vem erano l'odio e la mucua diffi– denza tm 1(1 due clnssi. 11 Così, nelle estremo pag-inc del suo lihro sui con• tadini di Sicilia, Pon. Sonnino narrava l'ultimo epi– sodio di san,l.{uo eho nvevn interrotti i silenzi operosi delhL sua indagine nccuratn o i,rofonda. E quell'epi– sodio, mccolto nelle est.remo pa~ino cli u11 1 opera de– stinata a trarcinrr, in concorso n.i risultnti di un 1 nl– trn inchi(l!:ll!~ uf'ficiulc, un vnsto pinna cli rinnova• ziono ccono111icn.clcll'h1ola 1 ptu'l'Vf\. ammonire clic il pericolo cm urgente, che lo prime fia,mmc minac– rinvuno In cnsu, o cho non bisognava porre indugi fra l'inclug-ine dolio studioso o l'opera dello statista. Invece, dopo "entiuove anni, sinmo daccapo. La Sicilia odirrua è uneorn. In Sicilia che prorup1>0 nella insurrezione del t:reffer mruo, hl Sicilia vbitat.a dal Sonnino e clnl Fmnrhetti. ~: ,rncorn. oggi a Oranmi• chele i conta,lini ns~nltttno il C118ino dei ""galan– tuomini., per" odio e diffitlenza tra le due classi,,, e il libro, che registrtl. i dolori ilei proletariato e la mi!:ieria dL•ll\•conomii1 sicilinnll, si tipnlancn allo stesso punto por dire nneorn le me1le!1ime cose. Quale pro~rr~~o, infittti, in questi Yentinove anni: Questo soltnntt>: che a Grnnmil'ltclo i contadini non uccidono pii1 rame unn volt,, i ~ g,\lnntuomini ., 1 ma si limitano a hrnciarnc il C1n8ino, mentre la forza armata, che:-non MCJlfl<' ullorn impedire l'omicidio, vendica. ogQ"i l'innocuo incendio con diciotto morti e ben duecento feriti. " La Sicilia laRciutn n RÒ - scriveva il Sonnino - troverebbe il rimedio. Una trnsformnzionc sociale accadrebbe neressnrinmcnlC') sia col prudente con• corso della clnHSO111,d11tnl sin por cm•tto cli una vio– lentr~ ri\•oluiionc. 11 ,\lil n Sicilia, in tanti anni cli unità ituli1rn11, 11011 è stntn nrni 1111 solo momento n.bhu.ndonntll H MÒ 1:JtC'MNH. 'l'utti i Oo,·crni hanno cor– l'Otte lo suo cinesi EmpC'riori e oppresse quelle infe– riori; tutte le 110:\trc iNtitnzioni liherali, trapiantate a. forza in un n.rnhil•nte arrt•tmlo, hnnno fotto più male del mule eh" t'Sl!IORi proponM·nno di tog-liere. E intanto In clt•mocrnzin o hi1ttezz:1nt per rh·olte della fame le periodiche conYulsioni della plebe,

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