Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

260 CRITICASOCIALE Camere del lavoro tenutosi a Genova, non si fossero do,•utc disperdere sotto la severa lezione di cose che quello sciopero ci ha dato, certo nessuna occa– sione più del massacro di Oranmichele avrebbe im– posto alle organizzazioni proletarie e allo stesso por– tito socialista la ripresa immediata di un gnu1dc sciopero politico. Questo non avvenne, e fu hone; ma fu malo l'in– ainccrità colla quale si tentò di velare i motivi della rinuncia, sotto mendicati pretesti o nella speciosa apparenza di una sempliee proroga e cli una iattanto minaccia. E or si disse che lo sciopero non scop– piava per l'assenza di quel Sogrotariaro della resi– stenza, che il sindacalismo, in effetti, obbligò a SJHI· lczzarc; ora, che non era stato preorganizzato abba– stanza; ora che gli scioperi politici non son coso che si preorganizzino, ma devono erompere spontanei dall'istinto della massa, come dopo Buggerru e Ca• stellu;.;zo. L'un motivo fa a pugni con l'altro, o tutti servono a coprin~ la nuda o salubre verità, che non si vuol dire. Bgli è che collo sciopero generale si è troppo ci• vettato l}Cr poterlo sconfossare apertamente quando - per l'enormità del massacro - pii1 forse ,,i ri– s1>onderebbe l'anima dei lavoratorij e tro1>po se ne sono appresi gli insegnamenti per volerne, a cuor leggero, rinnovare lo sperimento. Egli è che pel partito socialista - a differenza dall'anarchico - uno sciopero generalo politico non può essere che o semplice e breve e contenuta ma– nifestazione di protesta - come fu a Monza nei giorni di settembre e ieri ad Alessandria - manifestazione che l'abuso renderebbe inefficace e risibile e mute• rebbe in una espressione festaiuola - oppure è ve– ramente l'atto risolutivo che accom1>ag11ao precede la rivoluzione nella strada: la rivoluzione di cui tutli gli elementi siano preparati e maturi. Fuori di qui, fuori di questi due casi 1 è uno sperpero di forze, un fomite di ostilità e di repressioni, disastroso pel proletariato. Egli è che lo sciopero generale - usato corno mezzo ad affrettare riforme o conquiste proletarie - follisce quasi sempre al suo scopo ed è nrmo che ferisce il più spesso la mano che l'impugna. Mezzo facile, mezzo negativo - edi appunto per questo, impotente a produrre, per se stesso, effetti positivi, duraturi e ben6fioi. Eppure Enrico li'erri - il peso delle cui parole o propoote è misurato dalla largi\ suggestione che esercita intorno a sò, e il quale dell"inconcludenza e dei pericoli di uno sciopero generale de,,'essere quanto e più di noi convinto dalla ricchezza. del– l'ingegno e <!ella roltura 1 tontochò vi accennava noi suo discorso di Roma - non sapeva rinunciare tl concludere formulando e focenclo accettare Ja cl'Ca– zionc di un Comitato, presso quella Camera del la– voro, incaricato di organizzare lo sciopero generale poi caso cli futuri eccidi proletari - da decidersi, sia pure, " in casi estremi ": mi~ quale caso 1>il1 " estremo " di un Oranmichele, e come si impedirà cli scattare, alla prima occasione, all'arme preparata o caricata a questo scopo preciso? B lo stesso nostro ami<'o Ca.brini, alla cui opero– sità essenzialmente riformista - per usare la parola accettata - nulla può essere più paralizzante del rivoluzionarismo sindncalistn 1 e che, sugli effetti dello sciopero generale, dev'essere, nel suo intimo, per eloquenti esperienze, ben fissato e deciso - - anch'egli, proponendo nell'Avanti!, con molta sagg-czza, uno spedicnte per raccoglier fondi desti• nati alla difesa delle masse proletarie siciliane, non riesch·a ad esimersi da!Pacccndere al feticcio il suo piccolo cero - sotto forma cli francobollo comme– morativo delle ,l!iornatc cli settembre. * .. Gli eccidì ricorrenti e lo condizioni di Sicilia hanno questo per noi di importante: che ris1>ecchiuno come in i~corcio, e in forma soltanto piìt acuta, il malessere e le condizioni di tutto quanto il paese. Primitività di costumi, impulsività. ed ignoranz(i di plchi 1 disagio delle stesse classi medie, pl:lrassitisrno diffuso e famelico - tutto ciò, nel Meridione d 1 I• talia, è soltanto pii1 sviluppato e più generale che altrove. Ma quanta 8icilia .anche alle nostre porto e nelle nostre campagne! E perciò che il problema siciliano e i metodi per risolverlo non si staccano sostanzialmente - fuorchò per l'intensità aei midi da guarire - dal problema nazionale e dai metodi che si convengono a. questo. Nell'articolo che scsrue, Tvanoe Bonomi, colla con– sueta lucidità e precisione di analisi, traccia appunto lo linee somme del problema siciliano. La sua non ò che una cornice, dentro la quale co1werrehbo molto disegnare. ~ una triste coasb:itazione ne sgorga: per la Sicilia e poi Mezzogiorno nulla han fotto 1 di quauto pote,·ano fare, la democrazia ita• liana e il partito socialista. Noi abbiamo perduto questi quattro anni in clamori e chiacchiere vane. Ma, la sua tesi 1>nòestendersi, con mutazioni cli forma più che di sostanza, a tutti gli altri problemi, a tutta la nazione e a tutta l'opem nostra. È se•npre il problema della strada da percorrere. l'erchè - se la via, ùtt percorrere è quella- non ò dunque, per contrncldizione irreclucibile, IA- via degli scioperi generali o delle minaccie iracouclc. Conviene scegliere fra due metodi opposti, elio a vicenda si escludono. Le stes3e proposte, caldeggiate anche da noi in una lettera pubblicata nel 'J'empo, cli una legge che assicuri alla. giustizia popolare i funzionari omicidi - proposta di cui di::1puta col Cittadino di Genova il nostro battagliero Lm:oro e sulle quali torneremo altra volta - di Segretariati del popolo da impian– tarsi in Sicilia, ecc., ccc.; sono mezzi, senza dubbio, da esperirsi pel piccolo aiuto che possono anch'essi recare: ma non crediamo di vedervi delle panacee, 11òdei rimedi proporzionali alla gravità del bisogno. Dove lo Stato stesso, fosso pure animato dalle in• tf'nzioni migliori, con due miliardi di bilancio, con l'enorme influenza dei suoi funzionari e dei ).[unicipi, e dei maestri e dei medici sparsi in ogni dove, non potrebbe che lentissimamente modificare condizioni di vita che hanno radici millennarie nella storia e nell'economia cli tutta una regione, sarebbe pazzo pensare che molt.o possa fare tlireftamente- inviando qualche missionario e <Jualche migliaio di lire - qualsiasi partito. }.fa i partiti possono agire - con forze centupli– cate - per mezzo, appunto, dello Stato. Ond'è che 1 se il partito socialista, scambio cli cor– rere dietro a qunnti parvero, volta a volta, soggetti di scandalo, di predicare in astratto contro lo spese improduttive (il che non impedì al Parlamento, quando scemò la nostre,forza politica, di aumentarle di nuovo sotto il nostro naso, e più le aumenterà. quanto più crederà di dover opporre forze nume– rose, e perciò meno facili ad essere assalite dal pa– nico, a possibili tumulti ed a scioperi genemli invo– cati); se~ scambio di smarrirsi nelle astruserie sin– dacaliste (ahimè! si tratta cli paesi - e sono i tre qua1·ti cl'.ltalia - in cui non ò neppurn concepibile ancora un vero sindacato operaio!), arnese fatti propri e agitati nelle masse duo o tre punti di pro– gramma i più urgenti: il credito per la trasforma– zione delle economie primitive i la riformo. tribu– huia1 per passare allo t;tato le imposte personali sottraendole alle camorre dei Comuni meridionali; e l'istruzione elementare, questa soHatutto - non

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