Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

CRITICA SOCIALE 259 Berra 1 attestante che quell'inizio di cose nuore non aveva compiuto un miracolo: il miracolo cli cancel– lttro in un giorno - in ogni plaga, in ogni occasione, in ogni testa cli funzionario o di soldato privo della medesima - tradizioni di arbitrio o di tirannide radicato <ht secoli j bastò alcuno di quegli incidenti, dolorosi o criminosi - pure fra la nrng-giore libertà, non mai prima sospettata possihi\0 1 delle coalizioni, degli scioperi, delle manifestazioni popolal'i <l'ogni maniera - perchò <1uolla nostra politica pal'iamcn– tarc venisse squalificata, a dir poco, come tradi– mento o, (>Crl'acquiescenza di troppi, resa od infe– conda o impossibile. Perchè tale è il circolo vizioso costruito eolio no– stro mani : che, più noi tornavamo alla vecchia po• litica 1wstra delle proteste violenti e sentimentali, e più verso ht vecchia politica loro dove\'ano ripiegare il Governo e i partiti borghesi i e i;li effetti della nostra tituhnnr.a apparivano alla monte dei sem• plici como ht riprova di un errore inizialo, e le nostre clobolczze assumevano coloro cli ra,•,•edimento. Così, sotto apparenza di viemmeglio combatterla, l°i· suscitavamo, sotto nuove e pili ingegnose forme, la reazione già sgominata j e, ad ogni slancio, perde• vamo terreno. E, allorquando la nostra debolnza non impaurì pili nessuno, e il partito ebbe persa gran parte dolln. sua influenza sulle masso disgustate e deluse· e sulle classi borghesi; fu p<'rmoltissimi di noi un respirare intenso cli soddisfazione e uno stro• picciarsi le mani, come per una libernzione inattesa, per una nostalgia alfìne saziata del ritorno all'an– tico: all'untica concordia formale, sotto la quale cova pur sempre, e soltanto, nell'inerzia forzata, non ha più opportunità veruna cli estrinsecarsi) la contro– versia dei metodi; all'antica opposizione inconclu– dente e all'antica impotenza politica. Della quale gli avversari, ripetiamo, si giovano come di nn re– galo squisito offerto da noi, e lo sanno le organizza– zioni del Reggiano e del Genovosato e gli uomini pili attivi e devoti di parte nostra, do,•trnque s'erano iniziati lavori fecondi, di educazione e di difesa pro– letaria, che la nuova situazione politica - afferma– tasi visibilmente nelle ultime elezioni - intralcia in ogni maniera o ne disperde gli effetti. Così, di concessione in concessione, pervenimmo alla Babele attuale, che tiene tutti in disagio. Pcrchè è questo l'effetto delle concessioni sul metodo e del– l'equivoco sapiente degli opportunisti : che, dove essi credono di concedere per salvarsi) sono i11"ece tra– volti loro malgrado, e la logica trionfa a loro marcio dispetto. Così quelle correnti 11. anarcoidi ,,, delle quali noi denunciavamo, or sono quattro anni, il pericolo (e quanti vituperi i,u di noi per cotesta diagnosi, che non era affatto un vituperio!)) presero nelle file del partito quello sviluppo, cui la logica. dava loro diritto. 'l'eoricamento, dall'intransigenza si svolgent il ri– voluzionarismo, dapprima verbale o 11. scientifico ,,, concretatosi cli poi, al Congresso di Brescia - in– vaao riluttanti i rivoluzionari verbali - nell'uppro– priazione della fahbrica 1 nel sasso che infrange la macchina e ncll 1 atto risolutivo, che 11011 gio\'a riman– dare nd epoche indeterminate quando por le masse aspettanti e doloranti ~ nessun altro còmpito si pone, n colmare il lungo intervallo, tranne la pro• testa irucondil e la impotente minuccia; e eia qu...:sto rivoluzionuri1m10 si evolveva di poi logicamente - come, con 1te11tannalisi, illustmva il \'arazzani in una conferenza recente - quel sindacalismo che teacle conf'essatamcnte, in seno e sotto l'egida del partito socialista, alla soppressione del partito me– desimo) per tutto riassorbirlo nell'aziono, mouca e puramente meccanica, del sindacato 01>oraio, corpo• rativisht ed antistatale. Praticamente, le medesime correnti conducevano allo sciopero generale del settembre - col preciso significato di primo esperimento di dittatura prole– taria impressogli dal quartier genernlc rivoluzionario milanese sciopero che il partito, come tale, non seppe nè rivendicare a sè, nè apcrtnmento sconfes· si~re; o all'ostruzionismo e allo sciopero dei ferro– vieri, sui cui risultati - poi ferrovieri e pel' lo loro organizzazioni - è carità non insistere; anche di fronte al quale il partito socialista, nel suo com– plesso e nello sue rnp1>resentanzc maggiori apparve - nò allo stato delle cose poteva altrimenti - al– trettanto imJJaCciato quanto reticente. Jnccrtezze e reticenzo che permettono ai propugnatori del sinda– calismo di ri\'endicare a sè, quasi ijenzu contrasto, e con baldanza ammirabile, i11 seno al partito so– cialista, quei duo disastri proletari come loro vittorie. Ma quei Juo disastri, e la responsabilità che il partito ne portò sulle proprie spalle, non sono fenomeni isoh~ti: bcnaì lo sbocco più 0\'icionte o la conseguenza fatale cli tutta una politica molle, di trnnsazioni e di incertezze sul metodo, che proval!i0 ili Congresso di Bologna, e che solo ora. -· dopo gli eccidì di Si· cilia, come fra poco diremo - accenna fortunata– mente a clissolYersi. li sindacalismo - nessuno ci sospetterà di tene– rezza per esso - se è, come noi crediamo, la nega– zione del socialismo e l'aiuto più poclcroirn che il proletariato possa fornire ai proprì nemici - ha per sè nondimeno la forza che proviene ad ogni scuola o partito clitlla schiettezza e dalla coerenza ciel me– todo. Benchò compreso da pochissimi, sopratutto fra i lavoratori ve1·i e proprì, esso dovette a questa forza la possibilità di accamparsi fieramente dentro il partito socialista, che intende a disfare. Nè, data la mentalità e la psicologia delle plebi italiane, ci sentiremmo di negare al sindacalismo - obiettirnmento - una ragione Ji esscrc. J'eccheremmo di mitologia intellettuale, se volessimo attribuirne tutto lo sviluppo a una semplice speculazione per– sonale di taluni individui. )fa il danno del partito socialista non è nell'esistenza del sindacalismo: il quale, tutt'al più, potrebb'essero un ostacolo fra i tanti, un partito eia combattere, como tutti i partiti nemici, collil polemica aperta e colla concorrenza nell'azione. rl danno e la 1>aralisi del partito socia– lista derivano clalh, coesistenza del sindncalismo dentro le stease sue file: coesistenza, tollerata, consentita, accarezzata financo, sino al punto cli ,•eclcrlo assunto, nell'ibrido connubio di Bologna, alla direzione del partito - sia 1>ure per eclissarvisi, 11er ora) quanto più è posidbile. Perchè, mentre il partito sociaJiijta, mentre il centro e la nrnssa del partito non possono, per ra– gioni troppo OYvie, secondario e combattere con esso; viceversa ne assumono tutto le solidarietà e ne sono impediti di esplicare un'azione propria qual– siasi. La coalizione -- mostruosa di fronte alla lo– gica. - diventa deleteria per esso di fronte all'a– zione. Gli avviene come a certi insetti, che nel con– giungimento sessuale trovano la morte. Oncl 1 è che il problema vitale, che ancora oggi si impone ai socialisti d'Italia - inrnno voluto eludere e procrastinare - è sempre il prohlema della strada du percorrere. . . . Questo osservazioni ci sembra ricevano nuova luce e più internm dai recenti eccidi siciliani e clall'at– tegghunento confuso e contruddittorio del p11,rtitoso– cialista cli fronte ad essi; sebbene, corno avvertimmo, anche un accenno ne sorga di visioni pili chiare, di resipiscenze decise. So le sfide lanciate dallo scio1>cro generale di set• tembre, ije le promesse contenute in innumerevoli ordini del giorno e sopratutto nel Congresso delle

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