Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

258 CRITICA SOCIALE maggior vantaggio perdere che trascinarn. Non è Yero che il proletariato non avrebbe inteso; esso era dispostissimo a intendere, noi ne aveyamo mille prove; avrebbe, ad ogni modo, inteso quanto ba– sta; ricordate le invettive dei "ri,·oluzionarissimi" contro 11 infn.tuazione ministerialista delle Leghe, contro l'ottimismo del "contadiname,,, fonne rozze, incomplete quanto si vuole, ma sintomatiche e fe– conde di nuove orientazioni dello spirito popolare? Ma bisognava aiutare, sviluppare, integrare là nuova orientazione proletaria verso la effettiva e graduale conquista del potere, vincendo, con concorde e co- raggioso impeto, le naturali ritrosie, figlie unica– mente de!Pinerzia, della consuetudine, doll'incoltura. O non s'era fatto così agli inizi del partito? Anche allora non s'era debellato, nelle nostre file, l'anaL·– chismo schietto, il corporativismo diffidente ed ar– cigno, il possibilismo miope e taccagno e il demo– cratismo formalistico e inconcludente? Quanta lotta per persuadere, non diciamo ai soli operai 1 ma a tutto quanto il partito, il principio - nient0 altro che il principio - della conquista dei poteri pub– blici! Ancora nel '92, al Congresso socialista di Ge– nova, pareva un'eresia a moltissimi dei nostri mi– gliori. E conveniva transigere, presentare il principio in forme attenuate, concedere per rimorchiare. Ma si vinse e, a poco a. poco, si ebbe un partito socia– lista anche in rtalia. Questo sforzo si doveva ripetere. Ogni metodo, ogni atteggiamento di partito, non ha valore che per un tempo. Superato il periodo) vuol essere in– tegrato, ossia rinnovato. Jt Pesigenza delle cose. La rinnovazione, che ubbidisce alle cose, è continuazione, è evoluzione, è vita: la stasi, l'immobilità è rever– sione, è involuzione, è morte. Nè, se l'evoluzione è matura nell'ambiente, è indifferente il differire, il non fare oggi quello che puoi fare domani. Non solo il tempo perduto non si riacquista, o son lagrime di sofferenti, e delusioni, e sconforti: ma non sempre il domani offre tutto le possibilità dell'oggi fuggito; le prove d'impotenza si scontano. Anche in politica - stiamo per dire, sopratutto in politica - l'occa– sione, la congiuntura, hanno un valore. Lavorare! Fare del cammino! - Ma il lavoro, ma il cammino suppongono una via da battere. una mèta da conquistare. Ogni tappn. hn.una sua mèta, e la finalità ideale dell'anno duemila può senire di bussola, ma 1 nelle anfrattuosità del cammino, non sen'e di guida. La politica non navigt\. su un oceano piano, non procede per una steppa uguale e deserta; ogni passo affaccia un ostacolo, presenta uu dubbio 1 esige un indirizzo ed un metodo. Questo ostacolo bisogna girarlo od abbatterlo, questo dubbio risol– verlo, questo metodo averlo nella mente hen chiaro, fuori dal comodo empirismo del " caso per caso 11 • Il problema dellct strada d(t percorrere non si può rinviare a una data qualsiasi: conviene, a un dipresso, risolverlo ogni volta che si prende J1aire. Nò, quando la fiducia animi le folle, importa che ciascuno conosca, palmo a palmo, il terreno. },fa vuolsi che i condottieri - essi almeno - siano con– cordi. Che l'uno non additi Gerusalemme qua.ndo l'altro addita l'l~gitto. Sovratutto importa che nes– suno esca a gridare: "Gerusalemme od .Egitto, che ci venite a seccare con queste quisquilie? Cammi– niamo, questo è l'essenziale, ed arrh•eremo. ,, - Ma dove? . .. Sono passati quattro anni, e siamo anivati... alla confusione delle lingue: a tale una confusione da disgradarne la leggendaria Babele. Confusione, nella quale il clamore, l'anfanarc, il brancicare irrequieto non dissimula il profondo marnsma. Questo ormai è paletio un po' a tutti; anche a, quelli che ci hanno gridato pessimisti testardi e incorreggibili Cassandre; è palese -- ciò è peggio - sovratutto ai nostri avvor– Rarl; che ne profittano a ragiono ed ai nostri danni. Xelle teste anche le più semplici una impressione è nitida, lo confessino o no: che il partito socialista, che il movimento proletario hanno rinculato. Non si tratta cli numero di voti nelle ele.-;ioni, di frequenza di Circoli, cli robustezza di .Leghe operaie e conta– dine e di conseguenti successi nelle lotte econo– miche - sebbene, su quasi.i ultimi punti, forse i più importanti di tutti, ce1'to non siamo jn progresso. Si tratta di forza morale. La quale 1 si noti, in po• litica, come i11altri campi, stfl. in gran parte nel– l'opinione che noi stessi ne abbiamo e che gli av– versari ne hanno. E fu tempo che, per felice convergenza di casi ma, anche per innegabile virtù dell'azione di noi tutti, il partito socialista e il movimento proletario - con– nessi l'uno all'altro, allora, inscindibilmente ~ ap– pan•ero, e furono, un fattore essenziale, un coeffi– ciente di primo ordine, nello svolgersi della vita politica della nazione. La conquistata libertà cli or– ganizzazione permise molte conquiste e più ne pro– mise; nello Stato e nei Comuni la democrazia son– nolenta ed infida fu costretta ad assumere atteggia– menti più risoluti, pili consoni alle finalità da essa professate; alleanze si strinsero spesso feconde e, se le promesse erano tradite, sorgiungeva la nemesi elettorale a punire i fraudolenti o gli inetti ; nello ambiente parlamentare e governatiYO l'indirizzo della politica. generale, sopratutto della politica interna, subiva sensibilmente la nostra influenza (gli articoli politici della legge penale o di P. S. avevano capo• volto il loro vecchio significato); e nessuna legge di speciale importanza per le classi proletarie si pre– sentava dal Governo senza il nostro assenso o la nostra cooperazione. Gli avversari, esagerando ad arte, rimprocciavano al Governo d'essere nostro pri· gionioro; ma la stessa esagerazione, come suole av– ,•enire,conteneva un punto di vero; imperocchè - saldi essendo i legami fra le masse organizzate e il Gruppo socialista, per quanto esiguo di numero - ogni Go– verno e ogni partito di Governo senti\Tano di aver bisogno di noi, peL·averci alma.neo meno ostili. E fu un fiorire di promesse, che spettava alla nostra ac– cortezza e alla nostra tenacia far sì che venissero condotte a compimento; mentre all'elaborazione delle leggi protettiye e sociali l'Ufficio del lavoro chiamava la cooperazione intelligente delle organizzazioni pl'O– letarie, quasi a stabilire un vincolo di intesa, un vei– colo di pressione costante dei lavoratori sullo Stato, e insieme uno stimolo, in seno al proletariato, di di– scussioni e agitazioni ordinate e feconde. Spingeremmo all'ingenuità l'ottimismo retrospet– tivo) se pensassimo che tutti quei fiori avrebbero fruttificato senza geli e senza gragnuola; che le con– quiste strettamente operaie, sul terreno dei salari o delle condizioni di lavoro, affidate alla tattica rudi• mentale della coalizione e dello sciopero, non avreb– bero trovato, nelle resistenze delle legg-i economiche, un pU11to di anesto, che avrebbe costretto a deviare verso formo di lotta pili intelligenti e complesso; o che nulla -- nello vicende politiche - avrebbe tur– bato, se non era la nostra improntitudine, l'ascen– sione del proletariato per le vie così aperte. Certo è che, queste vie, nulla abbiamo fatto per conservarlo e percorrerle. L'opera di pochi, non sor– retta, anzi designata al discredito, doveva perdere fatalmente Ja già sua scarsa efficacia. All'atteg– giamento politico parlamentare - inteso a salva• guardare e sfruttare le nuove condizioni, essenzial– mente favorevoli allo sviluppo delle forze proletarie ~ fin dai primi giorni mancò la schiettezza; la for– mula elci " caso por caso ,, cl porse la foglia <li fico poi nostl'i pudori i e bastò il doloroso incidente di

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