Critica Sociale - Anno XIV - n. 24 - 16 dicembre 1904

CRITICA SOCIALE 377 stinzione di scuole te(:niche e ginnssi. Oisogna convin– cer~i che l1e\'Oluziono industrinle, contrariam~nte alle apparenze, cammina mono di quel che si crerle \'Orso lo specialismo delle attitudini. Ci sono specinlizzazioni di ratto, cioè diverso appli– cazioni del soggetto umano, ma la diversità tra le attitudini da cs5e richieste è sempre minore. Quando la macchina non esisteva od era ai suoi inizì, l'abilità. ma– nuale dell'individuo era essenziale ed esigeva una lunga educazione di noviziatoj ma pili la scienza viene ap– plicata e il macchiniimO pro,qredisce, l'importante è pOS$Cdere una COi;'nizione di quello leggi meccaniche e flsico-chimiche, dr.Ile quali le vario specialità. sono solo applicazioni diverse, e la cognizione dello cose su cui agire, nonchè il potere continuato delPattonzione. J.,'e– ,•o\uzione indu..,triale, lungi dall'c'ligere una cultura uni– laterale, ne esige una som1>re 1>il1concreta e universale. 1'.: a questo scOJ>O che le scuole secondarie dovrebbero senirP., mediante lo studio pratico delle lingue moderne, del dl.:egno in tutte le sue forme, della geografia intesa come lo studio delle risorse di cui l'uomo può gioire, dello scienze della natura, ecc. E con ciò donebbero dare quel seniio cli freschezza permanente della Yitache lo nostre scuole non danno. Uscendone, invece di sentirci già ,•eeehi 1 dovremmo sentirei uomini ansiosi di lottare. lla J)er raggiungere questo scopo, che è poi quello di faro una cla'!se di imprenditori sapient.1 e indipendenti, invece che di professioni ..ti e runzionart, bi'logna modi– ficare due altri caratteri del nostro orgauismo scolastico. Lo classi non devono e!'sere affollate, nftlne di per– mettere all'in,;cgnante la quotidiana comunicaziono col cen 1 ello d'ogni scolaro, e l'in'icgnante non dcv'esilere scelto solo in ba"ie a diplomi o n titoli <li pubblicazioni. L'no può essere un ottimo studonte, un ottimo scrittore, storico, scienziato, ccc., o un pes'limo in-,egnante, specie nelle scuole secondarie come da noi inte'lc, e specie In una società che non può 11rogrcdire che industrializzandosi. Orn, si può egli dire che il nostro personale inscgnanto 1 sin reclutato a seconda dello spirito missionarifl, come qui si dice, che ne anima pi\l o meno gli elementi? Jn Jnghitcrra la cosa procedo altrimenti. Le scuole secon– darie sono organismi autonomi, presieduti eia un con– siglio di persone com))etenti, che cercano le persone adatte, indiJ>Cndentemente eia ogni qualificazione, come un industriale corchercbbo gli uomini adatti alla sua impre!òla. Xo11 è il funzionarismo che regna, non l'anzia– nità, non la pubblicazione erudita, ma il \'alare del– ruomo. Ed ò lo stesso dappertutto . .Nell:l City c'è il Pri11ti11y llridl' !11stifufl', cioè la pili perfetta scuola per l'apprendimento dell'arto tipografica. Sapete voi chi il Comitato diretth'o chiama all'inse– gnnmento '? I migliori operai dei vari stabilimenti tipo– grnflci di Londra, che sono quasi tutti membri di 'l'nules– U11ions. i•: sapete per qual legame la scuola è direttamente connessa alla vita'? Non ,,i sono ammessi che coloro che già. lavorano in qualche stabilimento tivo:naflco, perchè in tal modo la scuola ha ))Or <ò!UJ)J)Orto il naturale desi• derio di ogni allie"o di migliorare la sua condizione per mezzo d'un miglioramento nella pratica del suo me– stiere. E i padroni pa,:ano agli aJ)prendisti le mezze gior– giornate che C'l'li pa'isnno alla scuola. In tal modo la scuoln. ò "eramente un organo della evoluzione sociale, è la continuazione della famiglia, è l'atrio dell'opificio e dell'indu~tria. f'Ori,e da noi essa non 1iOtrebbc sorgere come ii1tituziono privata; corto però potrebbe essere autonoma e localo. Una tate scuola secondaria c1;igerebbe for;;;'anche di avere centri pili numerosi degli attuali, di e'l,;ore pili in relaziono cou la scuola elementare, di avere un migliore personale didattico, e quindi sarebbe JJi\l costo'la dell'at– tuale. )la la scelta 110n è dubbia. Oggi non l'ivono o non prosperano so non le nnzionl che sanno creare e darsi gli impieghi 1>il1produttivi delle loro ener~ie; o, se l'Italia non vuol scendere a livello della Spagnn, della ùrccia e della 'l'urchia, deve deci– dersi a spendere produttivamente, per la creazione de' ')UOi produttori, molta parte di ciò che ora "lpen<loimprodut– tivamente per l'e!,ercito, la marina, i caral>inieri, la po• llzia 1 le gu:mlic di finanza. 11 miglior servizio cli pubblica sicurezza ò quello fatto dalla J)rosperità del pnei,e, dal cresceuto ,•igore morale e intellettuale della sua popolazione, dnlla co~C'len,rn di essere nell 1 organismo degli interessi mondiali o nazio– nali un \'alore, che ne~suno 1ml, tralòlcurttre !ileuza dan– neggiare sè stesso. E questa prosperità, '(Ue'lto \·igore, questa :,1alute 1 queslf\ coscienza non si ottengono che in– diri1.zando le generazioni non già. alla ca,;erma e al rnn– gelo della docilità, dell'obbedienza e della rassegnn;,ione, ma al laboratorio scientifico, alla miniern, al campo, allo stabilimento di la,·oro. AsOl:1,0 (.'10:--,1•1. Al pros1w110 mw,ero le conrlusio11i di 01~0 )ll'IH.\l,DI su La mnrina mercantile e i llo\'eri dello S1ato. RIFORMISMO ESOCIALISMO BUR CRATI Enrico Leone, ri~pondendo, R11ll'Ai1011fl ! del 24 no~ vembre 1901, ad un articolo lncisi,•o di L. Bissolnti, in• titolato ~ Fra i dut mucchi (11 {imo ., pretende di a\'er ratto una scoperta nella que-ilione delle tendenze. Il re– dattore capo dell'organo centrai<>," dopo una attenta con• sidcrazione dello S\'olgersi del socialismo in Italia , 11 crede di e!isere arrh•ato a porre a nudo re.;sc1va del riformismo e del riv<Jluzio11arismo. Di fronte alla corrente rh•oluzionaria (o domocratico-proletaria) 1 che è contraria a qualiiasi intencnto dell'azione stntnle in materia di politica economica e che cerca di indebolire ~empre pii1 1a potenza del potere 1>olitico, starel>bo quella riformi• stica 1 che è affine, anzi identica, al socialismo di Stato, col suo soffocante burocratismo, e che è convinta che ogni R\'Ocazione da J)nrte dello Stato della disciplina <lei rapporti economici avvicini ed attui Il iiocialismo. ~:\identemente, in questa idontiflcazionc del riformismo col socialismo di Stato o della catledrn 1 si giuoca sul– l'cqui\'OCO, Pur la,;clando da parte tutto le differenze dottrin1li o pratiche (furono tanto ,·olte notate!) che intercedono tra. il socialismo riformista e il socialismo di Stato - diffe– renze che concernono sopratutto il modo onde questi due indirizzi politico-sociali ,•ogliono attuate le riforme-; pur non J)Arlando dell'ostilità che ogni forma di socia– li-;mo statale manifesta di fronte a qualsiasi J)re:-.~ione proletaria o popolare sul publ.ilico potere j ci .sombrn che l'affermazione del Leone, che, cioè 1 il riformi--mo conce– pisca il 1;ocialismo come la gestione di tfltla la ricchezza sociale soggetta cd l\ffldata allo Stato, sia troppo ar!Ji• trnria e lontana dal vero per non meritare una breve o-, ..enazione in contrario. :Xon è affatto conforme a realtà. che i riformisti sicno convinti che ogni avocazione della disciplina dei rap~

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