Critica Sociale - Anno XIV - n. 24 - 16 dicembre 1904

378 CRlTICA SOCIALE porti economici da parte dello Stato ci avvicini al so– cialismo. I riformisti vogliono soltanto che sin affidata alla ge– stione o al controllo del potere politico q11elfriparte di ricchezza sociale che non può essere prodotta o distri– lmita so non monoJ}olisticnmcnte, se non, cioò 1 dando luogo a degli extraprofltti che non ripetono la loro ori– gine da un lavoro o da un c·osto ctretth·amontc sop· portato. Xella. presente costituzione economica, accanto a quelli w·li/friali, che do\'Ono 1 direttamente o indirettamente, la loro esistenza al protezionismo, sono numerosissimi i monopoli naturali. Per abbattere queste posizioni mono• polìstiehe crediamo occorra proprio e unicamente l'in– tervento dello Stato; solo con la gestione diretta da parte di esso si può difendere la colleltività. dei consu– matori dallo sfruttamento. Il Sindacato operaio che si impadroni~sc, sia pure cooperativisticamente, di queste posizioni monopolistiche, sarebbe necessariamente por. tato a compiere opera sfruttatrice, poichò - ad esclu– sione di tutte le altro economie singole e collettive si avvantaggerebbe delle rendite che dal monopolio de– ri\·c,·cbbero. Di tal che si può dire che non è concepi– bile la socializzazione completa dei mezzi di produzione, senza l'esistenza di una economia che distribuisca equa• mento tra i cittadini i profitti di monopolio (distribu• zione che nel modo più vantaggioso per la collettività si può solo attivare mediante la gestione diretta); non è possibile l'attuazione pratica del socialismo senza I'o. pera e il funzionamento di economie pubbliche coattin, municipali o statali. L'intervenzionismo statale dei ri– formisti in materia economica trova io questo fatto non solo la ragione sufficiente direbbero i matematici ma necessaria; riuscendo in tal modo a tagliare alle ra– dici l'aliJero mortifero del monopolio e a superare uno scoglio contro il quale fatalmente naufragano gli ado– ratori del liberismo formale ecl assoluto, sieno essi bor• ghcsi o socialisti rirol uzionart. Per citare un caso pratico, noi siamo convinti che l'e• sercizio delle strade ferrate in Italia crei naturalmeute delle rendite libere che vanno a finire ora nelle tasche dei grossi capitalisti; operiamo pertanto coerentemente ai nostri principì allorquando esigiamo che lo Stato avochi a sè la gestione delle ferrovie. Lo stesso dicasi per tutte ttuel!e municipalizzazioni di pubblici servizì che trovano in noi i fautori pili r.onvinti e pii', sinceri. e. m. Al prm,simo fascicolo: Nr-11mcsoe nel parlamr-nto del pro{. Vt-:uct CI::itA:\m'0LA. "JL FOCOLARE E LASTRADA ,,<' 1,a nostra età tramonta! Breve, tumultuosa, an• siosa 1 fervida età! Quante trasformazioni! Quante coso perdute, quante altre trovnte! Che cambiamento nlpidoi portentoso in tutto lo manifestazioni della vita! Quante torpido :'tncorc strappate dal fondo a porti sonnolenti! La fine del secolo è stata precipi– tosa. li decimonono si è affrettato, come un ammi– nistratore a corto di termini, a completare alcune fasi, a rendere i conti più urgenti. Quando tutti gli orologi dei campanili e delle torri del mondo suo– narono l'ultima ora dell'ultimo suo giorno di vita, il lavoro di demolizione ad esso commesso, tra gli {1) 01.1x1io ~IAl..\1;001. Rnnx e nnrcngo, l:urnn 100,. altri, era compiuto cd i suoi 111uratori deponevnno, non stanchi ma soddisfatti, i loro pesanti martelli e gli acuminati picconi. Le prospettive erano mutate. L'uomo ora stato snidato dai suoi tradizionali covi, un nuovo astro ave,,a inondato di luce novella tutte le segrete rmu·hes del mondo; una mano potente aveva. disordinato i riti, i sogni, le aspirazioni, le tendenze, le idee, sradicando le immobili tradizioni, strappando con ,,iolcnza dalle mani dei vecchi pian– .!!Cnti Ja catena di incoscienti ed amate schiavitù di pensiero, di metodo, di condotta. A questo passato volge il cantore in quel tramonto della vita il suo occhio e, spiando fidente le nuove prospettive, contempla il demolito e c,rnta l'elegia. al perclufo. Noi non ci separiamo mai, da nessuna cosa. del patrimonio umano ereditato, senza rimpianto; sappiamo cli lasciare qualche cosa che fu amata e venerata da nostro paclrr, da nostro nonno, dagli :1vi pili lontani; sappiamo cli lasciare qualche cosa diventata sacra attraverso il tempo por gli affetti cli quelli che amammo e che circondiamo cli ,·encrn– zione fin negli utensili che usarono. Lo psicologo esa• mina e studia: il cuore del poeta canta ed, in mezzo alle lacrime sparse sulle cose morte, s'alza il sogno dorato clell'an'cnire. A Londra 1 nella quiete del verde Park Lee, pensando alla patria lontana, agli affetti perduti, al piccolo cimitero campestre dove dormono i piì:1cari parenti: rimpiang-endo I1età infantile, le illusioni del tempo [giovanile, con tutte le vie del mondo innanzi allo ,'iguarclo, là, nella terra inglese ricca cli brume e di sogni, Olindo ì\falagolli ha scritto l'Elegia, del Secoloi dolce e dolorosa elegia. 'futto il suo libro " ll focolare e la strada " è un poema. Figuratevi di sentire parlare Dickcns commosso fino alle lacrime! :Oickens, tornato al mondo, è an• dato in cerca di i\Cadama Peribingle, della bella ed onesta Dot, del generoso John, della cicca e sven– turata Berta, del compassionevole Caleb Plummer coi suoi soprabiti di tela. incerata, di 'J'acleton, del pa• dronc ciel " Jfagaziue of lite Old Curiosity n· Ahimè, quale sconforto! Non ha tro,·ato nessuno nelle vec– chie caso inglesi: tutto deserto, tutto sperduto! Po– vero Dickens! ::\fa la notte, allo s,·olto della chiesa delle sue portentoso " Chimes "' le meraviglioso Campane, ha incontrato però un superstite, il suo vecchio amico, il povero '.l'rotty \\'eck col cilindro piì1 ammaccato cli allorn, col suo corto sopi-abito piìt logoro cli allora, col grosso ombrello sotto il braccio, battuto dalla tramontana 1 trottando su e giù per scaldarsi i piedi ed ingannare il tempo; o 'l1rotty 1 il povero fattorino di città 1 lo ha. riconosciuto e gli ha eletto che tutta quella sua brava gente, Dot 1 John, PcribinglC', Caleb, Berta, e Tacleton, hanno lasciato il loro forolare e sono nella strada da un bel po' e camminano, camminano e non si vedono ora piì1, perchè si sono nllontanati tanto che le loro figuro si sono sperdute in fondo all'orizzonte. Dickens piango! ::\[apoi, negli intervalli cli tregua, vuol rendersi conto ciel fenomeno e si domanda perchè gli amici beati della Casa del i.: Grillo del Vocolare " Phanno abbandonata e sono nelle strnclc del mondo. "E )[alagocli è riuscito psicologo esattis– simo, minutissimo, e cantore commo,·entissimo 1 ricco di passione e di dolore. fl focolare è la tradizione; la strada ò 11avvenire ! L'uomo moderno non è piì1 l'immobile avo antico. Quest'avo arnva. innanzi a sè tante barriere, tanti confini, tanti ostacoli. I suoi nipoti han libero tran• sito per tutte le strade del mondo cd, abbandonati i focolarii si sono gettati in esse, correndo dietro il fantasma della felicità umana. Una nuova felicit:\ senza rosarii mormorati nelle lunghe notti d'inverno, se11za abitudini immutabili, senza ripetizioni eterne, senza la pcl'petua immobilità elci corpo e dolio spi-

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