Critica Sociale - Anno XIV - n. 24 - 16 dicembre 1904

CRI1'ICA SOCIALE 37D rito. La strada è fascinatrice! L:ì, tutte le lotte e tutto le avventure! " Vi sono dei tempi, scrivo il nostrn autore, in cui l'onda irrequieta delFumanità. pare si arresti, ccl allora le strade, Je grandi strade che sono i canali della storia, rimangono abbando– nate. " JI verde le ricopre, " ma poi, i secoli del sonno profondo passano, l'uomo si risveglia, o l'onda umana torna a diffondersi rumol'osa e fecondatrice sulla terra: allora là, nei loro angoli oscuri, nel fondo delle valli, rimangono abbandonati, deserti i vecchi focolari e le vecchie case, e si sfasciano silcniiosa– mente, briciolo a briciolo, in rovine o polvere di morte. ,, Una volta gli uomini addormentati sotto la cappa nera del ca,mino, " cullati dalla piccola fiamma ciar– liera del focolare, invecchiavano o morivano dentro le case "; oggi gli zingari dello spirito corrono per lo strade, "camminano, camminano, fìnchè una sera la morte li ferma sull'orlo della strada con l'occhio fiso lontano nel sole che tramonta, continuando nel suo viaggio infaticabile, in cui essi non lo potranno seguire })ili....-"' Ma molti, o fra questi si mette anche egli, lo scrit– tore, molti non hanno " nò la saggia immobilitìt degli uni, nò l1audacia vagabonda degli altri, o bruciano un po' della loro \·ita fra la legna secca del camino e un po' ne disperdono nella polvere della stra.eia"' Rpoca di transizione! Sono gli indecisi! Cattivi vian– danti, esclama egli! Viandanti che ritornano col " far– dello delle esperienze sulle spalle ,, 1 pronti a consi– gliare i giovani pellegrini a non abbandonare la casa. Se vi riescissero ! Guai! Le vie del mondo si svolgerebbero solitarie sotto il sole. J giovani, pe1· fortuna, non ascoltano e partono, partono sempre. Jl nostro libro s'apre con una elegia appassiona– tissima, " La, Vecchia Casct ,,, e si chiude con una stupenda lirica, " J_}Epilogo "' canto cli profondo do– lore o cli sublimi speranze; l'ultimo canto del pocnrn, il pii1 dolce, il pH1 tenero. In me7,zo stanno i capi– toli che formano il corpo dell'opera. Bd anche questo è diviso cla un canto maestoso, quello dell'" Intermezzo" che sta come un inno a. separare " Il ritorno della, madre "' " L'amore dellct Luna, ,,, ed i " ,J,.\fendicanti, ,, che illustrano il " Ji'ocolare ,,, dai .capitoli " 1 viag– giatori rlel mondo ,,, " L'immobile pellegi·ino " cd i " Vagabondi " che illustrano la " Strada, ,,. A prima vista non apparisce, ma in tutto il lavoro v'è una organizzazione rigorosa, una straordinaria armonia. Il poeta, dopo tanti anni di assenza passati n~lle strade del mondo, torna alla " Vecchia. Casa ,,. Ho ricordato Dickens '? Non a torto. :ì\Ialagodi è insupe– rabile nel dettaglio, nella sincerit~i, nella evocazione. Come gli parlano domesticamente ed amorosamente il cortile, la finestra del pollaio 1 il sedile di pietra 1 il comignolo della cucina, il camino! Sentite il co– mignolo: "Da un pezzo il fumo non sbalza pili dalla mia bocca. Ecl io sono corno morto, qui in alto, fra tanti comignoli fumanti che hanno ognuno il loro fuoco e la loro famiglia, o nello notti di dicembre ho freddo; nelle notti di pioggia sento un hrivido. La novo dell'inverno si ammassa sovra cli mc ,i· J,: il camino? Anch'esso ha tanto coso da dirgli e con quale accento malinconico gli parla! Povero camino! ".l~ra disavvezzato dal suo mestiere, il vecchio ca– mino: la fiamma borbottò incerta: la canna affumi– cata ebbe degli scroscii: caddero gii1 dei pe;,;zi di fuliginc cd una pioggia di grosse gocce nere fece stridere, rabbrividire lo brace. La fiamma ebbe un guizzo di morte, un brontolio cli soffocamento: nrn poi si svincolò, abbracciò vigorosamente la legna arida, si arrampicò in alto e dominò: h~rga, palpi– tante, trionfale. L'ami,ia cappa annerita si i_lluminù all'intorno; ma rimase nell'alto il buio meraviglioso da. cui venivano gii1, quando ero fanciullo, i regali delle fate. La canna immensa riprese il suo ronfio roco di contrabasso: la fiamma il suo pettegolezzo cantafavole, e guardandomi coi suoi cento occhi dan– zanti, cominciò a parlare." Stupendo! Presso quel camino il poeta risogna le cose dei vecchi giorni j i parenti; il babbo; il nonno, l'odiatore delle novità, di quelli che vanno a correre poi mondo. Vi ricor– date il vecchio Vassili Bezsemenoff dei " Pircoli1301·• ghesi " cli Gorki? n nonno è l'antico! Nella notte arrivano le visioni. Sono commoven– tissime scene quelle <lell'incontro col morto padre. Quanti ricordi dolorosi ha il " focolare ,, ! li "Ritorno clella mculre" è un brano di finissima fattura, di potente origi1rnliti\ e cli profonda psico• logia. La, famiglia è rimasta tanti anni senza mrtclro. Un bel giorno si annuniia il suo ritorno. Qual festa! Ahimè, come s'agita il cuore dei giovani figli! E tutta una miniera di affetti che si scuote, si com– muo\'C e s 1 apre mostrando il suo seno segreto. 11a tutto annebbia presto ed oscura la morte, e tutto ri• mane solo visione, sogno, illusione nella. vita. Le memorie si arfollano ! Noli' " .Amore dellci Lw1a "' che potrebbe anche chiamarsi "Il gomitolo llei sog11i ,,, si syoJgc il filo dorato df'i sogni della vita, dei primi amori, dei primi sorrisi; il filo intorno a cui tutte le farfalle del primo mattino della esistenia si attaccano; il festoncino della infanzia e della pubertà, che poi diventi\ la. nera corona della morta felicità sulla " pietra bianca, la piccola porta della casa sotter– ranea da cui non uscirà mai più ,,. Il giardino me– raviglioso della vita si cangia in un cimitero: in esso " i sogni lontani sono sepolti: allo splendore dei fiori succede la melanconia dei semprevivi che non sono vivi mai della vera vita; le fontane si ta– ciono inaridite j nel silenzio altissimo si sente il volo di un insetto, la caduta di una foglia, si sente cre– scere l'erba e passare per l'aria il sospiro dei mol'ti ,,. .Alla porta della vecchia. Casa il poeta rivede i " mendicanti ,, del borgo. Povera gente! Quanta neve! Che bianca, immensa nove nella settimana del ~fatale, la settimana nevosa! La compagnia elci J)O· veri passò davanti agli occhi del fanciullo cd ora ripassa innanzi agli occhi profondi dell'uomo. Come li ricorda tutti! Come li studia, li anatomizza! l 1 !cco Anna la pazza.j la Nonnina che benediceva i bambini; ecco Giusta, la. vecchia mendicante chiamata per so· prannomo la Giustizia perchè curava che tra i po– veri alla porta della distribuzione non si facessero soprusi; ecco l'Assassino! Che quadri di fame, di neve, cli cenci! E la memoria abbellisce tutte queste miserie, perchò il passato ha la potenza di coprire col musco verde anche le pietre brulle, le brutto pietre sulle quali l'uomo .languì affamato 1 lacero o scalzo. li focolare non ha per ora pilt nulla da dire. Ha i>arlato troppo. t stanco: è sta.neo come il suo in– quilino che ha perduto tutta la grande u aviclifa del f'uturo 1 l'avidità che è morta d'un tratto nel suo cuore, come fulminata, cd il suo sguardo, distaccan– dosi stanco, malato, dai miraggi clcll'avvenirc, si volgo inrlietro verso il passato, amando la luce crepusco– lare dei giorni e clcllo coso che furono ... »· 1fa gii1 nella. strada, al primo bagliore clell 1 11.lba, si ascolta una Jieta canzono. Non si vede persona ,,i– vento. Chi canta? Uno spirito? No! È ht strada che canta. Si snoda, si shrncin, si stondc, prccipifa giì1 nll'oriz1.011to la strada; bianchissima splende fra l'oml.>rcdel piano o del monte; precipito, sfolgora, canti~ In. strada noi sole ed invita: noi sol del mattino che incMta dei sogni il tuo tramite, o Vita!

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