Critica Sociale - XIV - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1904

276 CRITICA SOCIALE nollo pllgino che seguono - la loro esclusiva vit– toria. Costoro hanno recato qui, dal Congresso di Brescia, la teorica del sasso che, scagliato nella mac– china socinle, ne nrrC'stn e ne infrange il congegno, e il prodigio <lell1atto risolutivo, e il mira~gio del libcrntorc colpo di mnno. Per essi, gli omicidii im– puniti della polizia, i poveri morti di Buggerru, di Castelluzzo e di Sestri, il ùolore non mentito o In virile 1>rotcsta dei lavora.tori, reclamanti l'in,·iolahi– lità della Yita dei loro fr atelli, non furono, non do vo,·ano essere, so non il coufes.çn ,Jo p,-etesfo ai primi esperimenti pratici della loro dottri nn. Nello svolgimento della quale - rendiamo loro il meritato ouore - ossi furono del tutto cons(' guenti 1 n& si sentirono inceppati da Psitanz(' o dil scrupoli umani. Alleatisi -- essi, cui manca la.·pn– lente e non g-ioverehho a qualche anarchico pn• tentato e gli anarchici C'rano i !lOJi che dovessero sentirsi a loro agio in quoll'avvo11t11ra -; sopprossu. per tutti, tranne che per sè, la voce molesta o il temuto controllo della stampa quotidiana. d'ogni CO· !ore; inanimiti a facile eroismo dalla latitanza, ordi· nata dal Governo, degli agenti della 1>11hblica forza; iniziarono la loro predicazione ing-egnandosi lii per suadere alla folla sciopernntc, con,·enuta ai Comizii, es,,cr ossn 1 per un nuovo e porcg-rino portento, con una piccola anticipazione umoristica dell'anno due-– milf11divenuta, senza. sforzo e d'un balzo, In sola cd assoluta signora, non pure di una g-ranlie città, ma dell'intera naz.iono; eostituil'ono unu grottesca pnro– dia di Governo prov\'isorio 1 enrnnunte ukasi e pre– scrivente alla 'Municipalità la forma. e il tenore dei manifesti ufficiali; pn•imnsoro di impartire ordini, come a liberti, ai deputati del po1>olo e di dichia rame, a loro libito, la decadenza dal mandato; im• prov,•isarono una polizin. por loro uso e risuscitarono, nella cittadinanzn, i ricordi e il senso di terrore c\('lle esecrabili giornate dello stato d'assedio; tentarouo di lancitlre una valanga di popolo, sovrcccitnto o minaccioso, all'assalto notturno delle sedi dei ferro– ,•ieri, pC'r imporro ad essi, renitenti (e perciò pro• clamati " indegni del nome di lavorntori ,,), la soli– darietà dello sciopero; e, poichè il tentath·o gra– vido di possibili dolorosi conttitti fu svcutnto, essi, sovrapponendosi al voto - concertato con loro medesimi! - dei rapprc:;cntanti lo organizzazioni proletarie, ritentarono la prova abortih1, adoprandosi a prolungare di alcuni giorni - pcrchè poi dovcs!òlc spegnersi in una misemhilo agonia. carneYalcscn - lo sciopero già languente ed esinanito. Promisero solenuemento nei Comizi la caduta del Governo, prima della quale rastensione dal hworo non doveva - così proclamarono - n ne~sun ))atto cessnre; e, contro chi ammonh•a della fraudolenta follia di così fatti propositi, suscibtrono i fischi e gli urli dC'lln folla, ebbra già in pnrte del pi ·opina.to veleno; ma a distanza di poche oro - spett acolo ameno di ilo– tismo rimangiavansi con gesuitici rigiri rli frnsi, arcifischiati a loro volta dalla massa truffata e de– lusa, lo spavaldo promesso della vi~ilia, e masche~ ravano la ritirata protestando quello essere stuto nicnt 1 n1Lro tho un pl'imo spcrimrnto di mol>ilitt11.io11c proletaria, da riprendersi "' per fini pili :unpii ., a una ,·entura occasione: nella quale non il solo Uo– verno, nè In sola forma cli Governo, ma hcn altro :,i sarcbhe SJJazzato via; come disse 1111 dei loro l) iÌI accreditati oratori, "' ai sarebhoro mn11dati all 'a.ri ,l baracca o burattini ,,. 1·1 1 in quel documento da m a• nicomio che ehho nome di supplcmeuto ull'~Jmu guarrfia o di '- Bollettino della OamOl'lldel Lnvoro ", (1ualifìcarono la loro effimera org-ia personale " dit– tatunt del prolctarinto ,, ! Ora, se lutto ciò è molto trhite, RC questa fHrsn, <'he J)Ot('n ,·olg-rrr 111 (rng-ico t', l'!(' non voh;r, non fu 11u•ri10 l'f'rhunente dogli allei.:-1·i impresarii che l'hanno messa in iscena - lascia impresso un incan– cellal>ilo Rtigma sul ~eneroso movimento proletnrio nel quale parassitiC'amente si insinuò ed al quale artificialmente ~i sovnappose - sarehbo tuttavia manranza d'ogni n ~urne politico, o delirio di piccoli borghesi spaventati e tremanti, confondere una cosa coll'altra o pretendcro dell'una o dell'altra. un unico ed uguale giudizio. Xo 1 la prodicaz.ionc, fra pazzesca e maccheronica, dei Labriola e dei Mocchi, elci Cor– radi e elci Lazzari - questo epifononieno transeunte e (1uasi unicamente milanese dello sciopero generale politico - uon è stata affatto lo sciopero, nè fu cli esso la conseguenza necessaria e inscindibile. Diciamo di più: essa non fu l'opern, discussa, consaputa, voluta, della Cnmcra del Lavoro, delle or~anizzazioni prole– tarie; le quali so, per vero, non reagirono - dando segno con ciò di una ancora troppo scarsa cons1,pe– volczz11 cd educazione politica - non perciò si con– fessarono complici, e meditano certamente in que– st'ora. la portata e le conseguenze possibili dell'av– venuto; e presso le quali, di poi, la loro Commissione esecutiva non trovò mig-lior via di salvezza che pro– porre e far accogliere - con nstuta abilità di S(lnti– mentali pretesti - la rinuncia ad ogni discussione. Perocchè, dall'analisi postuma dei fatt.i, essa. doveva temere formidabile il i·isveglio della critica nelle co– scienze oper,lie e la sua propria conclaona. . .. Ma so una Camera del Lavoro - si comprC'nde di leggieri - potò essere, scnz.a troppi guni, il soggetto passivo di una breve :,razz.arra che non pe– netrò le sue Yisccre. hcn altrimenti la questiono si pone davanti al partito socialista italiano. Pcrocchè quei guidatori dello sciopero milanese, quei predi– catùri della violenza redentrice, quegli apologisti della "' piazza n conquistata e conquistatrice, dio il lavoro faticoso e complesso dell'esercito proletario tentano ricondurre nlle miserevoli trestn primi ti ,·o dell'orda, sono pure - se guardiamo ai quadri - suoi leg-ittimi figli. Essi stanno alla testa cli uni\ sua Sezione, :1nzi di quell'unica Seziono ufficiale, nella quale (lacrimevole burla.!) si vorrebbero costringere h, domicilio coatto tutti i socialisti milanesi; essi puhhlicano un loro g-iornalc, che si gio,•a del pro· stigio e dell'egida del partito soch1lista italiano, non importn se per dissolverlo e f>Cr,·ituperarlo, e nel quale - è giustizia riconoscerlo - niuna foglia pudibonda di fico dissimula la. fede o i propositi loro. Con essi pili d'un nostro compagno della vec– chia guardia fraternizza nei bivacchi d 1 una battaglia, reputata ronrnne; di loro altri compagni si rnlsero 1 come di ausilio decisivo, per salire alle piì.1Rublimi vette del pal'tito; e il Congresso di Bologna li issò - sia pure per persone interposte - a spartirai i posti nella Direzione del 1>artito. Ond'è chC', :se par– larono cd 1lgirono ieri, se domani parleranno e ag-i• ranno in nome del partito socialista italiano, u~nrono ed useranno del loro buon dritto. Si chiede: il pnrlito socialista. italiano, i deputati del Gruppo parhui1cntaro, l'iconosrono questa. solilla– rictì1, che prorompe <lnllc cose? $i h:1di: finchè il dissidio rimant'va nei lihri, nc>lle formuh.• 1 n(•g-li articoli di giornale e ne,:?li ordini del f!iorno, era 1>oqsibile - non diciamo fodso onesto - faro il tra– so:.;nato e lo gnorri; parlare, crollando le s1>nlle 1 cli hcgho pcr donali; giu:,rillarsi in restrizioni mentali, scantona.re inneg~iando nlla libertà della critica e alla discip lina. nell'az.ione, scovare il comodo alibi delle tendenze intermedie j sconfessare, nei momenti hruschi, "' caso per caso~, gli speculatori sull'inge– nuità dello masse, e schernire sistematicamente g-li operosi artefici dl·l lavoro di riforme'; o allo n.ntitesi pilt violC'ntC'opporre - come In croce a )lrfii,tofclC' il f,•liccio e il g'io1·u di 1,tar1lh'lif'll'uuìtil dt>I par-

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