Critica Sociale - Anno XIII - n. 16 - 16 agosto 1903

CRITICA SOCIALE 243 fase in cui la lotta ad oltranza contro il potere po– litico era l'unica ragione del nostl'O vivere. Ma, se ciò può illuminare lo stato d'animo cli certe frazioni che oscillano frn l'anarchia e il socialismo, questo non basta a spiegare l'atteggiamento di quell'ala piil numerosa. che fa capo all'onor. 1"'erri. La spie– gazione ci pare un'altra. Il partito socialista ha - durante il periodo della sua dj.fferenziazione e della sua infanzia - fatto ma.. gnificamente H dover suo. Nel caos vaporoso del– l'Estrema Sinistra ba recata la voce, non cli un gruppo di intellettuali, ma di una classe organizzata e di– stinta. La lotta politica ha cessato di essere il duello di alcune individualiti't e di alcuni grnppi, per di– ventare una bh-ttaglia sociale in cui gli interessi economici ebbero, per la, prima volta, coscienza di sè e del loro potere. Così il partito socialista. fu il reagente chimico che produce lo nuove combina– zioni: la. democrazia, sotto il suo stimolo, sentì la necessità di rinnovarsi, o, mentre alcune sue parti rimasero fedeli alla tntclizione mazziniana o caval• lotti1Jna) le altre procedettero arditamente verso una concezione pill realistica della vita politica o delle sue forze imnrnnenti. l\Ia quest'opera preliminare del partito socialista do,·eva - indipendentemente dal cessare della rea• zione - esaurirsi. Orientata la politica secondo una concezione materialisticn., occorreva portare un con– tributo di ideo che esprimessero la particolare poli– tica del proletariato. g fu qui che si è manifestata la insufficiente preparazione del nostro partito. fnl'atti 1 mentre l'ala cosidetta riformista sta. cer– cando nella soluzione dei tH'oblemi urgenti, ch1lpunto di vista del proletariato) una. baso realistica alla sua politica (e la ricerca purtroppo procede ancora lenta ed incerta), l'ala che si proclama rivoluzio– naritt si ò mostrata subito insofferente d'ogni in– dugio. B allora, poichè essa non poteva improvvisare un suo programma, nè voleva confonclersi con le frazioni quasi anarchiche, ha dovuto accettare tutto il vecchio ciarpame dell'antica democrazia. Qui è appunto la strilnezza della situazione at• tuale. Coloro, che si proclamano intransigenti e che si credono immuni d'ogni contatto borghese, hanno dovuto ilssmnere dalla antici:t clemocrazh1, che sta per essere superitbl le vecchie formule e i vecchi metodi. Nulla di cib, che questa frazione del socia– lismo italiano ci ammannisce quoti<lianamente, può aspirare al merito dell'originaliti\: l'avversione apl'iO• ristica fllla Triplice considerata. corno una semplice alleanza. dinastica, il disarmo atteso quasi unica. mente dalla propaganda antimilitarista, la politica finanziaria considerata come un enorme strumento per dissanguare il paese, onde il rimedio pili spic– ciativo ò quello di 11011 p.:1gure, la. rigenen1zione eco– nomica dell'ltalia affidata Ai favolosi milioni da as– segnarsi al l>ila11cio dell'agricoltun1, tutto questo cd altro ancora noi abbiamo letto fino alla saz.ieth nei programmi figliati ch1l famoso " l'atto di Roma ri e continuiamo a le~gere noi giornali cli ,·occhio stile. li socialismo rivoluzionario non è, nella sua azione pratica, che la vecchia democrazia rimessa a nuovo. Nò questo può troppo meravigliare. Chi vuole mettersi al!a coda della folla per darsi l'illusione di capitanare molta. gente, deve appoggiarsi a quella parte di passato che resiste e sopra,vvive. Per nu– trire la nobile ambizione di rinnovare coloro che ci seguono, occorre aver rinnovato noi stessi, ossia oc– corre un'energia rivoluzionaria che i " rivoluzio• narii ,., non hanno. lVANOJ~ BOK0.\11. Al v1·ossimo nmnero: JJotti, di classe L•rol'essornlc: nell'iimnùtenzct del Congresso nazionale di Cremou(t.; dì x. Y. 10 na o LA QUESTIONE MERIDIONALE e i partiti politici Dalla maniera, con cui si risolveranno nei prossimi mesi la questione doganale e la. questione ferroviaria, dipende in buona parte l'avvenire economfoo e po– litico dell'Italia meridionale. L'Italia meridionale deve oggi comprare dall'Italia. del Nord i prodotti manifatturieri ai prezzi, che gli industriali si son compiaciuti di stabilire in base alle tariffe ciel 1887; viceversa non può vendere al Nord le sue derrnte agrfoole, pcrchò le tariffe ferro• viarie rendono impossibile la circolazione delle merci cli gran volume e di basso prezzo quali sono ap• punto i prodotti dell'agricoltura meridionale. Così noi assistiamo allo spettacolo che i limoni si pagono cinque a soldo a Messina e due soldi l'uno a Fi– renze, e un litro di vino costa venti centesimi a. .Barletta e cinquanta a Lodi. E meno malo che in Loml>arclia sono scarsi i vigneti, o che i proprietari lombardi non sono minacciati, come i piemontesi, dalla concorrenza dei vini meridionali, perchè, se questo fosse, noi vedremmo anche in Lombardia lo amministrazioni comunali, dominA.te dai proprietari, istituire dazì differenziali a danno dei vini a forte grc1cb1zione alcoolica (meridionali) in modo da rial– zarne artificialmente j prezzi più che non sieno rialzati dallo tariffe ferroviarie e restringerne il con– sumo a tutto vantaggio doi vini locali: questo) per esempio, è il regimo daziario impiantato dai nohil– uomini proprietnri di vigneti i11quella città di Torino, donde, come tutti sanno, partì il movimento della unità. d'[talia. Potessimo almeno le nostre merci venderle fuori clc!l'.ftalia unita per 1rng-are coi capib:tli così rea.liz– z.ati lo manifatture del Nord! 11a le nM:ioni straniere, non potendo per le tariffe del 1887 rnuclerci i loro prodotti industt-ia!i - oliò il monopolio di questi se lo sono attribuito gl'inclustriali del Nord - non vo– gliono saperne naturalmente dui nostri vini, dei 11ostri ortaggi, della nostra frutto, dei nostri ng-rumi. E ai coltivatori meridionali non resta che dib!itter:-ii in una fonea rete di cliflicoltà sempre crescenti; e gli cff~tti cli questa disperata condizione cli cose si ma– nifestano giorno per giorno in tutti que~li aHeni· menti più o meno san/,!'Uinosi, che fornrnno la storia ciel .Mezzogiorno ib11iano chilla insurrezione fascista (lei JSV4 alle recenti agitazioni della. pro,•incia di Lecce. Pino a quando resteranno immutate queste condi– zioni, è inutile darsi l'ada di Yoler risolvere la que– stione meridionale e chiacchierare cli credito agrario, di lavori pubblici, di riforme tributarie, cli nuovi patti colonici. Le riforme, che potrauno compiersi su questo terreno, saranno senza clubUio ut.ilissime, se subordinate e coordinate a un nuoYo ed organico sistema doganale e ferroviario; rappresenteranno un inutile sperpero di ricchezza, o un rogalo concesso a cuor leggern alle classi parassitarie ciel Mezzodì, o c11dranno nel Vltoto, so saranno avulse da quello che ò il vero tronco ciel problema meridionale, cioò dalla necessità. cli creare per via di un acconcio or– dinamento doganale e ferroviario le condizioni, che consentano lo sviluppo della ricchezza agricola. del :Mezzodì. .A che serve rinno\•are - anche ammesso che ciò avvenga con ottimi criteri - i patti colonici, se il coltivatore non troverà clu.smerciare i suoi pro– dotti? nessuno si presenterà a colt.ivare fa terra, quali che sieno lo condizioni con cui sarù, offerta) e le plebi rurali continueranno ad emign1re in 1\merica. Ottima cosa il credito agrario! ma quando non esiste nessuna convenienza a inizia.re nuove imprese pro– duttive) o nessuna trasformazione e intensificazione

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