Critica Sociale - Anno XIII - n. 16 - 16 agosto 1903

242 CR11'1CA SOCIALE lustrazione. Fermiamoci piuttosto sopra alcune que– stioni concrete e discusse di recente. :Nessun argomento ò pii1 atto della nostra politica estera a saggiare le due tendenze della democrazia. Jn llolia i partiti democratici hanno sempre fatta. la loro 1>oliticaestera prolungando oltre i confini lo loro contese sulla politica interna. Quando la Francia et·a clominatn da Napoleone, Patteggiamento della democrazia fu contro la r"'nrncia. Quando noi ci alleammo agli l'inperi centrali, e intanto la ~•ran– cia si dava un Governo repubblicano, i nostri demo– cratici si rivolsero verso la Francia e combatterono la Triplice. Orn, nessun concetto ò più assurdo del saggiare le nostro alleanze alla stregua delle idee politiche del Governo alleato. Cotesto concetto aveva largo sèguito al principio ciel secolo scorso, quando Ntt• poleono rappresentavi\ ht rivoluzione, e la Sant.L~ AJleum.a era una necessità di conservazione. :i\[u oggi osso ò un anacronismo; nnzi peggio: ò un po· rioolo. Bisnrnrck, che, poi suo spirito rozzamente realistico, ride\'a di queste ubbie e sole,•a dire che lo Stato piì.1reazionario em in fondo il piiL perico– loso per lo idee conservatrici pcrchò ora un campo fertile per tutte lo rivoluzioni, Bismarck potò gio– varsi dolio superstizioni della democrazia por spc– culure sulla paura. delle classi dirigenti o camminare dritto ai suoi fini. Og-gila nuova democrazia adopera, nell'esame della politica estera, critcrii pit'1 realistici. 8:ssa sa che, nell'attuale sviluppo clollo formo rnppreseutativo, Ja politica interna dei paesi allenti non ha, sul po• polo che dei duo_,è più pro~redito, alcuna apprez• zabile influenza. E possibile fra duo nazioni alle11.te una piccola. esportazione di ideo innovatrici, non ò piì1 possibile al contrario una im1)ortazione di poli– tica reazionaria. [ criterii nuovi restano quindi questi duo: interessi economici eia difendere o da svihq>– pare mediante i nostri rapporti internazionali; Hl– lontanamento d'ogni possibilità di guo,·ra, quale nc– ocssal'itt preparazione al grallutllo disarmo. A questa stregua le fra.zioni più progredite della democraziiL - con all'avnnguaL·dii:t l'ala così dotta l'iformista dei socifllisti - hanno potuto l'iesaminaro la 'J'riplico Al· leanza, il nostro recente accostamento alla Francia, e i ,•anhtggi che da questa situazione migliorata si poasouo trarre pei- l'avvenire. Ma, cli contro a questo atteggiamento della demo– crazia nuova, insorgono le abitudini mentali di quelli che si sono fossilizzati nelle idee ,,ecchie. La 'l'riplicc rimane per costoro (o tra questi sonvi so– cialisti, repubblicani o radicali) l'alleanza di tre monarchie per esclusivi interessi dinastici, onde pare delitto di lesa democrazia inclugarno il significato e le recenti mutazioni. Così, ora. che lo Czar si ap• presta a venire in ltalin, l'avvorisiono - certo con– divisa da tutti i democratici d'ltalia - alhL politica. interim clcllr1.Russia. soverchia in costoro ogni nitra considerazione cli politica internazionale. E' l'antico e superato concetto che riprende il soppran•ento; è la superstizione che esercita la sua inesorabile tirannia. Nò diverso ò il caso per la 1>olitica.militare. L'an– tica democrazia, quando non l'urgev11 l'ossessione ir– reclontistn1risoheva il problema militare con le sen• timentftlità umanitarie. La. rtveric di una pace uni– verHHI0 cli là da venire doveva consigliare il dis11rmo o pòr fine ulle guerre. Og-gi questa concezione in~enun. ò supera.ta. Gli spiriti pili acuti vedono elle ht diffusio ne dolio ideo di pace, se può giova1·e como propnrazione psicolo• gioa a un grande mutamento l'orso immiuente, non può essere tutta l'azione politica. della democrazia. li problema militare va diventando, in tutte le grandi nazioni, un problema cli finauza. pubblica. Su questo Bib 1ote r. G no B1arco terreno va esaminato e discusso, e con questa premessa dehbono proporsi le soluzioni: soluzioni le quali però non possono - come pare a tftluni - dedursi sol• tanto, con condannevole semplicismo, dal confronto proporzionai~ fra le nostre spese militari e la cifra rnggiunta. da queste stesso spe~e negli Sta.ti vicini, mf\ debbono toner conto delle necessità della difesa, dei propositi clella. nostra polith-a. estera, e dello shtto attuale dei rapporti internazionali. Ragione questa, per cui il problema militare non può essere avulso clttgli altri problemi di politi1•1.\ estera, e non 1rnò tollerare che la democrazia affermi la necessità di un parziale di8armo nello stesso momento che chiedo la pilt sconfinata licenza por lo suo dimostra– zioni irredentiste. .\nche nelle questioni tributiu•io si palesano le stesso opposte tendenze. n grido della vecchia dc· mocrazi!t. era.: abbasso le tasso! Por molto tempo in Jtalia la fortuna dei partit.i e:str0mi è dcriYnta eia questa avversione legittima. del paese all'occes– si,•o carico delle imposte, nvvcnsione che essi hanno saputo rivolgere a loro profitto affermando la ur– genza. di uno sgravio per tutto le categorie e per tutti i ,•ari cumuli di ricchezza. ):è la gravità del problema e hi difficoltà della sol11zione hanno mai con:sigliato alla vecrhia domocrnzi:L uno studio spas– sionato e profondo, ma anzi cssi1 si è sempre com– piaciuta di complicarlo chicdoncll/ 1 ad ogni discus• siano dei bilanci, nuovo speso JJ0r lavori pubblici, o nuovi e favolosi aumenti !l.t'I biluncio d'agri– colturn. Ora contro questo semplicismo, che mette capo 11110 piì.t strnnc contraddizioni, t·Omincia.una benefica reazionC'. L'tlvYorsiono ulle tti:si;cnon si traduco piì.1 i:IOltanto nei pl'Ogecti di sgravio, ma. consiglia di– segni com1>lossi ed organici di riforma trihutaria. AIIH.fitse dcliii. chirurgia gros:sohrna, che vuol ta• gli.tre all'impazzata nl'I sisto111atributurio, si sosti– tuisce ht curn. raziomdc, por <'lii esso si distribuisca. con pit'1~iustizia sullo Y<ll'it> cnkg-orie sociali e, at– tenuando i dolori pilt o:stenullnti, riesca proficuo non solo al bilancio dello 8hlfo ma anche all'economia 1111zio111)le. Noi potremmo continunro a ri\1w,ue gli indici pili notevoli di questa beneficit evoluzione, ma ci pare che questi rapidi cenni liastino a provarn il nostro assunto, o cioò che lo due tendenze, che oggi divi• dono ciascuno dei partiti della J~strema parlamen– tare, rappresentano lo stato di lotta fra il vecchio e il nuovo, fra la tradizione che resi:ste e la realtà che s'impone. Per questo in ciuscun partito è la stessa illusione otti1·a: chi rimane fedele alle an• tiche formulo - ogni formuht politica nel suo J>rimo stadio ò semplicemrutr una negazione - si credo piì1 rivoluzionario di 1;hi cerca sostituire qualche cosa di attuabile e di pos&ibilo a ciò che ha nogttto. (nvcco IR realtà. ò pn•cisnmento il contrario: sono pili innanzi nell'opera di rinnovazione coloro che l'i• costruiscono su quello che vengono demolendo, che non quelli che, davaoli al duro edificio del passato, si accontentano di ripetere i loro vasti progetti di demolizione. . .. La situazione del partito socialista italiano, in questa evoluzione della democrnzia, è dello pili strane. Si ò eletto che gli atteg-giamcnti odiemi dell'ala, che si proclama rivoluzionnria, le sono provenuti clol periodo di comprc&sionc e di persecuzione che noi 1Lbbiamodovuto attrnvcrisa1e al nostro nascere. Si ò voluto spiegare quel senso d'irn1)azienza, di op– f>Osizionoostinata, cliindifferenza per tutti i problemi delicati e complessi, che è la carutte1 istioa dei co– sidetti rivoluzionari, con l'eredità psicologica di una

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