Critica Sociale - Anno XIII - n. 4 - 16 febbraio 1903

CRITICA SOCIALE LA TEORIA CATASTROFICA nella questione meridionale Ogg-iil perfetto soci!llista ha. due doveri: comme– morare Bmilio Zola o cercare la. soluiione del 1·elms meridionale. E se ad ammucchiare i rosolacci della rciorica sopra la tomba del gronde romanziere siamo noi soli o quasi, a discutere e a proporre intorno alla tribolata questione meridionale vengono in gara affnnnosamente uomini d'ogni pnrte; e sono in testa i governanti e i loro op1>ositori. 1:; un 1 iuflue11za di buon cuore. li credito agrario ò dolio molto proposte la pHl bC'naccottu, chò se no f,rnno nvvocttti i più schietti conso1·vatori sonniniani come i pili rumorosi socialisti 1·h•olu1.ionarì; mentre a noi paro un riformismo n fl'OPl>O lunga scadonzit, nò molto sicura, il prestito f11tto con la borsa ciel conll'ilmente oi proprietarì di frrre ucciocchè poss11no ",far htvoro,, ai braccianti. 1\1:t il credito agrario ò una di qucllé proposte cho lumno la. fortuna di riempire In. bocca é che sem• bnuto balu1te vive e prc>J>otcnti dalla bacchetta di 1111 mago. Nessuno è pili presuntuoso di chi è infa– rinato di mezze cognizioni j 1>oche idee sono atto, com(I <1uesta del credito ogrnrio, nel cs~ere intuite d11I t,:"r11n pubblico, ma vagmnente, n un dipresso; e l'incertezza elci contorni o l'ig1tonuiza del meccanismo n cui l'idua dspondc nellfl. praticit conferiscono ad estut un'ottm.ttiva che ha del fnscino. 'l'utti vogliono s'istituiijCt~ il credito agrario. Nò si l11d11g-n se per questa, funzione delicatissima si ttb· biuno, _ne~PJtalia mcridio,rnlc, gli organi convenienti, o se v1 SUL modo d'improvvisarli. :Nò si ha la cura di accertare quanta sia la fume di denaro delJe terre non redente, o si arrischia unn cifra con calcoli da poeti estemporanei, fatti con la punta delle dita sulla 1)U11tadel naso. L'idea gnrbl\ e però induce ol• l'ottimismo. Quattrini, si 1>ensa e ci si consola, non cc n~ \'Orranno a saCCl\; ciel resto, co no sono; c'è un discreto avanzo noi hil:tnci dtillo Stato; o poi \'Cl'rÌ\. I~ conversione della roudita; o poi, aggiungono con ami furbesca i sovvo1•3ivi, c'è uni\ miniern cli risparmt da scavare noi bilanci militari. A proposito: gl! ottuntu o cento milioncini di <1ucsta miniem er1lrea donanno serviro A. libcrure il paese dal dazio sul grano e da ogni altra tassa indiretta, ad a1>rire sruolc, ad aumentare le OJ>Cre pubbliche, a cento altre coserelle e in ultimo nnche al credito agrario. nunquc, i quattrini ci sono o non ci sono? E se non cl lii~no•.i - P se (rldio _non c'è .... argomentava quel prod1catoro - oh, ma [ddio c'i•. - B allora ci sono nncho i <1uattrini. Chi non si fida delle idoo tanto belle da sembrare fa11tasic domanda consiglio a. chi no sa qualcos,1. Ohino Valenti, in uno studio 1n1bblicato nel Gio1'nale cl~yli economisti (1), calcoli, che, per una trasforma• z1ono modesta delle tene italiano che richiedono aggiunta di CaJJitali, occorrerebbero sette miliardi di lire e che, a YOler coltivati tuiti i latifondi e inten– sificate tutte le colture, \'t•nli miliardi non bastano. Tenendoci nl disegno mono spendereccio e distri• buendo lo Stato dugento milioni all'anno, la terra snre bbc red enta do1>0:lppenn quarant'anni. . o.nv.em\ anche stud~tiro se µH1 rapido si ùtte11ga Il m1gltor1tmento del àlezzogior110 d'lt:.11ia coi mezzi p1·opug11nti da l;'rancesco Savol'io .Nitti e da alcuni nl!ri, o so quei mezzi rispondn110 meglio al uatumlo svolgimento dell'economia nuzionolc. J~ certo ante omnia, che risponde meglio olle leggi del soci~lismo la trasformazione del Mezzogiorno in senso indu• (1) l"1Ucl('1,1lo di m.>l'ClDhN'. striale; mentre i disegni anche più audaci quello primo di Rerum Scri}}lor, ad esempio, tendono in ispccial modo aJla. formazione di una prosperosa classe di piccoli agricoltori. Nell'esame della questiono si dimentica che a qual~ slo~i impresa il capitfllc, ancho so abbondi non ò 1mfllciontc quando manchi o scarseggi l'inizi~tiva in. divichrnle. La quale ò poverissima nel Mezzogiorno, o no fanno fede le camorre, prodotto tipico dell'oc• ciclia. I partiti politici non hanno alcuna consistenza o sono sinonimo di clientele. Le popolazioni atten• dono ogni benefizio dal potere ; onde il procacciante di favori viene levato agli uffici di consigliere co. munale e provinciale e di deputato al Parlamento. Dove si forma un grup1>0 nnche modesto di corag• i::iosi, iutcsi a proteggere il proprio e l'altrui diritto la fìsonomia ciel paese o clolln. regione muta com~ por incanto. Cito, a c11gio11 d'onoro, Catania: ivi un 11011101 sussidiato da pochi, forse solo in sul principio, un uomo dalle spalle larghe o dal cervello intrn– prcudcntc ha saputo istituire, con l'unica forza di una volont:\ ferrea, un Ooverno comunale di tinta democrntica; davanti a lui, vincilore, gli avversarì dianzi 1mr numerosi o prepotenti, si sono sbandati disertando il campo. Quc::1to è un esempio buono e bello fra tnnti non degni j ma uttesta. anch'esso che le popolazioni meridionali soggiaciono all'uno o ai pochi, o che per ora son fortunate quelle soltanto che si nbbt,ttono (mi passi la licenzi, l'amico De 1"o· licc) 1101" tiranno illumilu\to ,,. J meridionali vivono noll't1.ttesa. cli uno Stato libo– rntoro, come ebrei che so,i:rnino la venuta elci messia. Spernuo ~101G?v~n~o o nell'Opposizione; la maggior p11rto dc, so01ahsta battono le nmni al Sonnino e tutti chiedono aiuto ai compagni del Settentrione. . I.e 1>ro1>0ste del Sonnino sono, fra tante, le più infolici, poichè costituiscono il protezionismo dell'ac– cidia proprietaria. JI Sonnino, supcraudo la fantasia dei romanzieri del credito agra.rio, vuol fare doni e non prestiti. 1'imeo Danao.~. 1 doni son troppo mo• schini per l'alimentazione ncces:mria alla terra. e troppo cari por u1Lbilancio che a brnti bisogni do• vrcbho pl'Ovvederc. Non clicorto il regalo d'una por• ziono dell'imposta fondial'ia accrescerebbe i frutti del suolo, così come non li nccrebbc il regalo anche 1>H1 signorile del dazio sul grano. L'elemosina. non hfl mai dato stimolo al lavoro. Un po' romantica è la J)rctensiouo dei socialisti verso i fratelli settentrionali. JI sentimento della. solidnricti1 c'è e vivo, quale espressione di una più nltt\ morale 1>olitica. )la se nei pitt buoni e nei più consapo,•oli 1>otrebbeanche consi~liare lunghe priva• ziuni e impeti cU altruismo, nell'immensa folla pro– lotarh,, ilncora bruta ieri o rmtL\ dianzi al socialismo, quel sentimento albeggiA. !lpponn. o si avvivA.solo in qunnto risulti manifesto il nosso inseparabile trn il proprio interesse immediato e l'interesse dello ))O· polazioni meridionali. Nò d'altronde la. solidarieb\ può uscire dalla nebbia dei platonici ordini del giorno dovo si fanno voti, ccc., ccc., e si protesta, ecc., ecc: (oh delizia dei nostri circolctti 1), nè può svolgersi cf1lcaccmcnte, se non trovi nel Mezzogiorno forzo disci1>linate ed operanti. La solidarietà. dei setten• trionali J>UÒ seconda re, 11011 crcnre; è il lie,·ito, non il 1>anc. Questo è bene sia detto, perchè, rammen• tinmo, in queste polemiche sul Mezzogiorno, qunl• e-uno ha voluto incolJ)arc il prolotariato settentrionale c\cllo stflto cl'inerzio. in oui vivo il contadi110 dell'ar1m 1'11µ,li" o il cnruso dolh\ soll'nfam siciliana. Oiustamentc avvertiva l'on. Do Viti De Marco nel 1eccnto discorso di Lecce: " Non si speri nulla. dal ùoverno, poichè i1 Governo purlamcnt,aro è più che mai il ruppreseutantc di interessi organizzati; e se voi , i astenete dall'erganiz;,,arvi, non ispcrate la sai• vez1.a dnl di fuori, C' dnl Governo italiano meno che

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