Critica Sociale - Anno XI - n. 15 - 1 agosto 1901

234 CRITICA SOCIALE Jc basi della scienza de11e assicurazioni. Nel 1885 in Italia non si sapevano ancora creare le Casso pen– sioni dei ferrovieri. La storia degli errori tccn.ici di t'alo Istituto sarebbe un documento di onta. Non passò anno da allorn, che relatori di bilancio non rilevassero il t..lejfcil a getto continuo lasciato da elette Casse, non passò anno che Io Stato non get– tasse in esse miJioni, che le Società non dovessero aumentarvi le loro quote, rivalendosi, al solito, con economie ccl angherie di ogni $Orta sul personale. A questo vennero aumentato lo ritenute, violando i capitolati annessi alle ·convenzioni; si accrebbero i casi di sospensione dallo stipendio; si diminuirono fino all'assurdo Je indennità di malarin. Si procc– .dette con piccoli palliatiYi di ogni sorta: ma la que– stione delle Casse pensioni nel 1901 si può dire flll– cora aperta.! E ciò mentre le Compagnie frnncesi dedicano ogni anno somme sempre maggiori por ist.i• tuti di proYidenza tl'ogni genere a fnvore dei loro im1>iegati ph'1 umili. Oli articoli 103 del- capitolato per le reti Adria– tica o Mediterranea. e 98 per la Sicula decretavano: che si stftbilisso un organico clel personale ferro– viario e si emanassero regolamenti 1>er gli a"anza– mcnti, lo sospensioni, le <lispensc dal servizio, ecc. li ruolo organico non è ancora stato eseguito. Non vi è pnese civile, anche dei pili liberisti, dove lo Stato non sia intervenuto, por motivi cli urnanitl~ da una 1>arte, di sicurezza del pubblico dall'altra, a regolare in modo tassn.~ivo l'orario di lavoro dei fer– rovieri: la stessa Jnghiltorra, con atti del 1900, dà preciso o severe disposizioni in materia. Nella sola Italia si sono avute scarse norme, a cui lo Società sanno abilmente sottrarsi, risolvendosi così quelle in una irrisione. }J tutto questo sarebbe ancor poco, so ad invele· nire i mali non concorresse il sistema cli oppressione morale (>crmanente, con cui lo Società sanno asser– vire i loro subalterni, mecllanto trasferimenti in massa, sospensioni, sorveglianze avvilenti, ccc. ecc. Di fronte a c1uesto stato di cose, insopportabile, c1uando si pensi al grado cli elevatezza richiesto per esercitare l'arduo servizio dol ferroviere, sì pieno cli delicate responsabilità 2 coloro che si occupano delle nuove Convenzioni, uadoHnl, Carmine, le Società. stesse, altro non sanno se non chiedere che queste siano lasciate più, libere nei lo,·o ra,)JJXJtti col verso- nate subalterno. · Noi ammettiamo la libertà di lavoro, ma ad un 1>atto: che essa valga per ambo le parti contraenti. Ora, una delle armi piit legali o potenti della classe operaia, por rivendicare i propri deaiclerii e le pro– prie aspirazioni, è il diritto di sciopero. Ma quando, di fronte alla minaccia di uno scio1>erodi ferrovieri, il Governo intervieno così compiacentemente a farsi il manutengolo dei signori azionisti delle Società, militarizzando i ribelli; quando invece, dall'altro lato, esso non trova J>iì:1 le sue energie per costringere gli azionisti a mantenere i patti contratti coi lavo– ra.tori; non si può pil'1 parlare di libertà, poichè i ferrovieri restano abbandonati, mani e piedi legati, al più sfrenato arbitrio delle Compagnie. A dir vero, quest'orine della militarizzazione non ci sembra gran fatto pericolosa. in sò. Quando uno sciopero generale e ben organizzato scoppiasse, per forti motivi, a Camera aperta, quando i dC(>Uta.ti li– berali potessero esercitare in tutti i modi pili ener– gici la loro azione un rifiuto di assumere servizio, malgrado il decrelo cli militarizzazione, non vediamo a quali S\'enture potrebbe condurre gli scioperanti. li loro numero ingente li protegge: e d'altra parte, l'Italia del 1901 non è più quella del 1894 e nem– meno del 1898. Ma a(>punto pcrchò l'armo dello scio1>erogenerale, date le condizioni peculiarissime del servizio ferro• B b 1ote Gino B dn viario, è arme sicura da usarsi solo come ultima, 1·afio 1 e d'altra parto un decreto di militarizzazione, anche se sprezzato, introdurrebbe un elemento cli grave inacerbimento degli animi, ò pili che mai necessario che il Governo, respingendo le subdolo insinuazioni delle Socioth ferroviarie e elci loro nzionisti intcres• sati, interven~a nelle nuove Convenzioni con la mas• sima energilt, 1>crregolare in modo ra1>ido e defini– tivo la sih1azione di quei centomila individui, che in Ibtlia mettono in opera i mezzi cli comunicazione e trasporto. r metodi per garantire a questa ingente e bene– merita masila cli lavoratori una esistenza libera e onorevole, sono indicflti <t confrariis negli Atti, tlella, ft. Commissione <L'iurhiesf(i .rmi n1,pporfi fra le Societc't esercenti le In principali refi (li, .F'errovie det Regno e il loro personale (Homa) tipografia elci Senato, 1 09). I capisaldi devono essere: un organico ben detcrrni– nt~to; un regolamento che minutamente esJ)Onga i modi e le cautele per l'a,,ilnzamento, il collocamento a riposo, lo punizioni e i trasferimenti; un riordina– mento definitivo dello Casse 1>ensioni; una Commis– siono arbitralo indipendente, per ricevore i reclami individuali o collettivi dei ferrovieri contro la Società. o contro lo ·tato, con decisione esecuti,Ta e inappel• labile. Solo ~1u11ndo le nostre classi dirigenti si sarnnno convinte, di buon accorcio o con la forza, che il pro– gresso odierno dell'industria capitalista non è e non può essere fonclc\tO sull'asservimento e suU 1 esauri– mcnto dei lavoratori, sari~ av,•enuto in Italia quel passo decisivo verso la civiltl~ e il benessere gene– ralo, che nei paesi più avauzati è or,111rni un fatto compiuto. ATTILIO CARIATI, LUIGI ]~INAUOI. LADIFESA DELSISTEMA LORIANO Alc«ne Unee cli contl'OOl'itica H. Dopo aver criticato, con la solita forza d'argomen· tazione, le critiche di Lexis e Valenti circa la suc– cessio1w delle economie a terra libera, e prima ancora di affrontare le critiche di questo o quel pa.rticolare del sistema mossegli clal1 1 Eulcmberg, dal llolot, dal Houxel, dal Pa11izza, dalla Neue Zeit, s'intrattiene il Loria sul carattere pro1>rio della proprietà. fondiaria libera.. Ricordato che Colaianni, Nitti, Majorana, l'hanno ritenuta mal definita ed incerta, ostegi:;ia il concetto dal i\[iraglia, dall'Anclrews e da mc sostenuto, che la proprietà fondiaria. libera rinnega la sua base privata, nel senso quirita1'io (come io dissi), per divenire un istituto sociale, socialmente funzionante. Qui il Lorin conferma il carattere indi\•iduale della sua. prOJ>rietà. libera, ep1>erò res1>inge la denominazione di sociali– dica che si è voluta dare nlla sua società limite. Ma alle risposte del Lorin. si avventano ~pontanee due obiezioni. Se la proprietà fondiaria libera è una pro1>riet-à comliziouale, e non assoluta, ciò torna a dire che deve essere disciplinata. allo scopo collettivo. }J la libera accessibilit:\ concecluta ai Mopravvonuti al banchetto cieli!\ vita, e l'esercizio della fa.colb\ universale cli a,•ere il quoziente della su1>erficie territoriale 1>crla 1>opolazione,e il diritto di 1>artecipare ad ogni sopra• reddito, ecc., sono scopi ragi::iungibili solo mediante l1intervento del potere sociale? Se sì, il suo sistema ò un sistema formalmente e sostanzialmente sociali sta. 11 socialismo attende allo scopo sostanziale cli a.bo · lire le classi, di abolire il profitto e la rendita, di costringere tutti al lavoro J>er concedere a tutti il diritto alla. vita. La socializzazione della propriet.'l. è

RkJQdWJsaXNoZXIy