Critica Sociale - Anno X - n. 13 - 1 luglio 1900

CRITICA SOCIALE 197 ex}Jellit ed a votare per' le piì.1spregevoli candida.– ture conservf~trici governative, il prete di Robecco uscì a dirn in queste righe la t·agione del suo e del– l'inten·e11to dei suoi pari alle urne contro il socia-– lista: La popolazione del collegi~ di Pescarolo non si di– stingueva in 1>assato dalle altre del cremonese: buona, religiosa, economica, amante del lavoro, consacrata alle fatiche dei campi o delle officine(!!!). Si vedevn.noregnare la pace, l'armonia, la tranq_uillifa (!!). t; arrivato il socia,. lismo, quale è 1>redicato adesso (sic): e coi suoi giornali o colle sue conrerenzc ha raccolto nelle sue file i fannul– loni, i sorvegliati, i viziosi, le teste bizzarre, le persone liquidate, in società (.sicsic). Fu una scossa terribile a tutte le classi della società.. Ora tra. il ricco e il povero, tra it su1>eriore il s1ui– c1ito (! !) vi ha un odio 1Jrofon<lo 1 accanito e IJasterebbero piccolissime circostanze per avere uno scoppio spaven– toso(???). Cli operai, piena. la testa di una felicità. e di una eguaglianza chimeriche e che mai troveranno la loro realtà., non hanno pili amore al lavoro e fanno ogni sforzo JJel' fuggirlo. :Man~iare bene, bere meglio, vestire alla signorile, de• sidorare IJagordi, f1ire poco o niente, ,,ssei·e esosi. nella mercede(!!): ecco la meta e lo scopo della vita. Sfrondata delle eleganze dello stile e attenuati i colori onde Pepistoht del prete gareggi!\ coi pili ftllegri " rapporti ,, del Prinft agli illustrissimi dei 'l'ribunali marziali, se ne ricava lucidamente che i clericali si ribellano al favoloso non P,Xl)ellit per fron– teggiare dirnttamente le aspirniioni delle classi lavo– ratrici ad un miglioramento economico (essere esosi nellct 111ercelle !) in (Jt1anto (JUesto stride con l'inte– resse dei grassi reddituari delle città e della cam– pagna: perciò essi si sprofondano nel bailamme elet– torale, guazzando allegramente nella corruzione fino al collo, come quel prete del collegio di Pescarolo (è lo stesso arciprete di Robecco o un suo collega?) che cercava di persuadere gli elett.ori del nissolati a votare per il marchese Sommi Picenardi dicendo che " Bissolati non sarebbe riuscito perchÒ Sommi ha dei buoni biglietti da mille e con questi 11011 si scherza,, (L'Bco del poJJolo, 23-24 g·iugno, n. 518). fnsomma il precetto del non expedi.t nato dal te• nace conservatorismo della Chiesa spodestata, come una protesta viva, implacabile contro Jo spodesta– mento, muore per la stessa logica di principii e di sentimenti che g·Ji ha dato vita; i cattolici, che per spirito consenatore si astenevano dalle urne, ora, di fronte al progredfre minaccioso del socialismo egua– litario, per lo stesso motivo, vanno a votare. Ciò ò semplice e chiaro come la logica stessa e dovrebbe mettere la pace in cuore al veg·liardo e persuadedo a lanciare un gl'iclo di giubilo dalle <lotte pagine cleJ\a Antologia. Ciò risponde pure a\l'obbieiione che ci muoveva l'Osservcetore cattolico osservando ~ èhc se è vero cho moHi cattolici votano oggi pel' i candidati moderati e antisocialisti ,•oterobbero domani per i canditati cattolici se il non expell'it fosse l'imosso ,,. Sì, questo sarebbe esattissimo, se i cattolici 11011 pensassero es– ser·e piì't sicuro por i fini della conserYn.:1,ione sociale agg'iungere i propri ai voti dei governativi Jiberali, anzichè far. causa autonoma, palesando la propria. debolezza ed indebolendo la. parte conservatrice Jibe– rale. È la vecchia storia che si -rinnovella ad ogni elezione amministrativa; clericali e liberali sì strin– gono in fascio contro i partiti della. democrazia. ])ove è che i cattolici 1 pur solo ci fosse un'o.mòra clispe1·anza in una vittoria comune, han resistito .alle Iusing·he dei moderat,i? Là. soltanto ove la sconfitta di og1ti coa- liziono clorico-moderata era et JJri01'i certissima, i due eserciti uniti nella identità dello spirito 1 distinti solo dal colore delle assisi, han marciato divisi. Nè alcuno si attenti ad argomentare in contrario, sofisticando sulla diversa na.tunt delle lotte amministrative e delle politiche, perchè, altrettanto come per noi socialisti - se non forse pH, ancora - per i cattolici, che mettono in preminenza le questioni d'ordine spiri– tuale, non esiste dernarca.zione precisa tra politica ecl amministra:r.ionci le quali si fanno discendere entrambe da un'unica concezione superiore etico-relig'iosa, che strettamente le abbina. La riprova del fin qui detto riposa nel fatto clo– (JUentissimo che i soli rari e peregrini cattolici, i quali facciano ancora professione cli astensionisti sono (luegli sparuti democratici cristiani che, han giurato - gli untorelli - cli spianta.re il cattolicismo dal te1-reno conservatore: costoro, rappresentanti ideali, ma sforniti cli mandato, cH (jUel!e masse operaie an– cora a~giogate al cattolicismo, sinceramente ze– lanti cli un rinnovamento economico, sociale e reli– gioso, fuori di tutti gli interessi conservatori, han potuto, senza nessun sforzo, astenersi da.I rncarsi a Yotare per i candidati della. conservazione plutocra– t,ica1non avendo ragione di nutrire in cuore nes– sun timore per il tl'ionf'o elettorale del socialista o del democratico. Ji'orse anche nel duello fra il con– servatore e il socialista, essendo pari di fronte ai tlue cancliclati le iwversioni religiose spirituali, potevano concepire per il socialista specifiche sim1}a.tie per l'a:r.ione JJratica sua o per le minori rna piìl urgenti cd immediate 1nanifestazìoni della piattaforma elet– torale. Ma l'ambizione pill intima e piil schietta del democratici crist.iani doveva di necessiti\ essere quella di farsi dell'astensione elettorale una bandiera pro pria nuova, anticonserutfrice, democratica, insomma, che desse loro battesimo solenne di partito. Vasten– sionismo ributtato per la forza delle cose dai catto• Jici-conservatori doveva diventare fatalmente il se• gnacolo in vessillo dei cattolici democratici.. .. "ì\fa tutto ciò non è quasi altro che aspirazione vaga, poesia di sogno, espressione sentimentale di anime generose, oppure assillo segt'eto di ambizioni politiche audaci e proiettate in un avvenire lontano di rinno– vamento ab1mis fwulameutis: anzi, oggi come oggi non è che la recriminazione di un'impotenza che si giudica immeritata) la protesta dello sdegno contro ciò che si reputa (e non è) t,ra.dirnento di parte. Sentiamo infatti quel che scrive il direttore della Coltttl'a sociale, don Romolo Murri, il giovane e va• lente alfiere della democrazia cristiana in Italia. " L'astensione come programma. positivo, fecondo, opportuno, pot.eva essere sostenuta e difesa solo da coloro ni (JUfllinon faceva difetto nè u11 programma cli azione politica della quale quell'ast~nsione fosse come il limitare, nè una coscienza religiosa e sociale nuova, nò il conta.tto con gli elementi nuovi: una astensione che rassomigliasse negli effetti e nella portata a quella dei socialisti dieci anni addietro(? ...). 1[a dolorosamente uomini e gruppi che possano comprendere e trattare le cose a questo modo sono ancora troppo pochi in Italia; (JUCipochi che vi sono hanno fotto il loro dovere 1 ma. l'opera 1oro è stata, (JUesta volta, sopra.fatta e nascosta da. quella dei più...,, Jn sostanza. (qui si dice) l'astensione ò programma buono o fecondo per i nuovi cattolici: per i vecchi no - non serve! Girate la quistione come volete, tamen usque ncurret; il non expeflit è finito per il partito clericale dell'ortodossia ufficiale, ossia per il partito clericaJe della gente ricca, onorata, della gente pe1· bene! E per quell'altro? Che interesse può avere l'inda• g'ine 1 se la sua voce pili autorevole ci ammonisco dolorosamente che ~ sono ancora, troppo pochi? 11 Il nostro còmpito ò assolto una volta che abbiamo

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