Critica Sociale - Anno X - n. 13 - 1 luglio 1900

B 202 CRITICA SOCIALE concorressero a uno scopo, non vi avrebbero mai grandi trasrornrnzioni o rivoluzioni sociali. V'è rivoluzione in una società. solo allora che una società porta in sè una contraddizione, eh~ essa non può risolvere senza passare a un'altra. forma di so– ciotl1. I~ ciò che oggi a1>punto condanna la società. capitalistica, è che essa porta in seno un'antinomia, che essa non 1>otrh. risolvere se non clisparendo essa stessa. Vi è contraddizione nel sistema capitalista fra il modo di produzione e il modo di proprietà; sempre pili il modo di produzione è coUettivo e socialc;è la grande produzione nei grnndi opifici, nei grandi laboratorii, colle grandi Hocietà anonime. Sempre piì1 appare che la produzione non ò nò l'opera cli un uomo, nò di un esiguo grup1>Ocli uomini, ma che ha un carat– tere sociale. Ora, la proprieth, al contrario, conserva un carattere individuale, e a poco a. 1>ocogli O1>erai si accorgono che, poichò producono in comune, ben potrebbero anche possedere in comune, e il comu– nismo appare ad essi come il mezzo di risolvere la contraclclizione che porta in sò il capitalismo, e che iJ capitalismo stesso non può risolvere senza perire. :Marx ha dunque ragione cli dire che vi ò una dia– lettica clelhi storia) una dialettica dell'umanitò. Non ignoro le obbiezioni che Dernstein fa e i timori ch'egli esprime. l~gli dice: " Sì, ma con questo gioco cli formule, voi scmp!Hìcate oltre misura i fenomeni. Quando avete detto che il grande capitale ha comin– ciato dall'espropriare il piccolo produttore, e che in seguito gli espropriatori saranno espropriati a loro volti•, ,•oi, riassumendo in una rapida formula dia– lettica il movimento della società. umana, date al proletariato l'illusione che la marcia effettiva delle cose sarà altrettanto rapida e agevole quanto la marci[t. delle formule dialettiche nel cervello. ,, Non contesto questo ))ericolo; ma esso non deriva gi1\ dall'essenza della clialet.tica; ò bensì il pericolo essenziale del pensiero umano, il quale non può comprendere l'universo se non riassumendolo e non può riassumerlo senza precipitarne il ritmo e senza ingannare gli uomini sulla, velocith. naturale dei fe– nomeni naturali e sociali. Ma spetta a noi correggere, coll'os8orvazione costnnte, questo pericolo, che il me– todo dialettico può genernre; e Marx ne diede l'e– sempio studiando minutamente le innumeri trasfor• inazioni, sottili, lente, per Je quali passò il sistema industriale o la legislazione del Javoro. La dialettica non irnplica cho la conciliazione definitiva debba farsi in un solo concetto e in un solo istante; vi possono essere numerosi concetti intermedi, nume– rose forme intermedie cli societò) scaglionantisi via via fino all'intiera soluzione della contraddizione fon– damentale, della quale una società deve perire. :Noi possiamo dunque consenare il metodo dialettico, la potenza. dell 1 interpretazione dialettica, della. storia, senza rinunziare all'azione positiya, graduata, imme– diata, efficace, che è oggi, ed è ogni giorno più, la legge del socialismo milit,ante. .Ma noi avremmo gran torto, e ha gran torto nernstein, nel chiedere al proletariato di rinunziare alJa t'orza. che gli dà questa interpretazione dialettica delle storia. msogna che i lavoratori, così oppressi dalle realtà dell'oggi, e che potrebbero disperare cli aver mai nelle loro mani la forza necessaria per tras– formarle, si seDtano aiutati dalla logica stessa della storia, da.Ila diolettica. stessa della storia.. Bisogna ch'essi si sentano, per così dire, portati dal ragio– namento interno che si sviluppa nella realtà e che non appaiano a se stessi se non come la forza com– plementare, che viene a porre in moto la dialettica umana. Nè Bernstein ò 1>iilgiusto quando rimprovera. a :Marx una protesa contradclizione di metodo. Esso gli rimprovera di dichiarare, <la una. parte, che tutte le grandi trasformazioni sociali, tutte le grandi rivolu_ ate G zioni clebhono essere preparate dalla. evoluzio:1e lenta delle condizioni economiche, e, d'Altra parte, di non escludere ciò elio Bernstein chiama. " il ricorso blan– quista. alla forza li· .Ma non v'ò contraddizione dì sorta fra i due me– todi. B certo che ogni grande rivoluzione sociale procede, al tempo stesso, eia una lenta. preparazione o evoluzione economica. e da un intcrrnnto decisivo delln cla.sse op1>rcssa, allorchò questa evoluzione eco– nomica è abbastanza avanzata r>cr consentire un in– tervento eflicacemcntr rivoluzionario. Non v'ò in ciò alcuna contraddizione, e Bernstcin ha un bel dirci che si può sempre ingannarsi, riuando si intervie11e colla torr.a, circa il i:rado tli preparazione evolutiva ed economica; ciò è v.ero altrettanto per le riforme propriamente dette . .Noi possiamo anche ingannarci sull'ora, in cui urHt • semplice riforma sia matura e possibile, e spenclero invano in (1uesto senso la nostra agitazione. I~ vero che è difficile agli uomini sapere in che momento UIHL società. nuova è possibile; non Yi hanno SC'gni corti della. ma.turanza umana., come ve n'ha per la nrn.turanza dei raccolti o delle frutta i cd è tanto pili ditlicile v1\lutare se una soci<'tà nuova ò matura 1 in quanto che la maturità delle massa umana si misurn all1ardorc interno del mietitore i non vi è dunque segno certo che assicuri essere scoccata. l'ora. di un decisivo inten•cnto rivoluzionario. Ma non ò c1uesta una. ragione per contestare che, nella storia, è scm1>re al punto d'incontro dell'e,·o– lur.ione economica sufficientemente sviluppata e di un intervento decisivo della classe OJ)f>ressa,cho un grAnde movimento storico nasce. (Qmtinua). G1ov.. \XXI J,\lrnts. LA SERVA HELLA EVOLUZIONE S CIALE c,i li prof. Riccardo Bachi, che ò una delle giovani e mi– gliori speranze della nostm scienza economica e che ò uoto fra gli studiosi per essere stato fra i J>rimiin 1tali1~ ad occuparsi sistematicamente del socialismo municìJJale inglese, (') - divenuto JJOseiafra noi, grazie alla larga onda ))OJ)Olare penetrnta. nei Comuni, pit'1e meglio che argomento a disquisir.ionc teoriche e dottrinarie, il vivo e 1>ra.ticomodel 10 1 su cui tende a esemplarsi la nuova vita muuicipale italiana, - ha raccolto nel bre,·e àm– hito di questa conrercnzl\ tale e tanta materia che - a buon diritto glie ne dà lode il Lombroso - anebbe potuto non prolissamente occupare di sè un grosso YO– lume. Ha cioè studiata una delle JJiùnumerose e pietose schiere di sfruttate della nostra società., quella delle serve; ce no ha rapidamente narrata l'odissea attraYerso i passati 1>eriodistorici ed economici; cc ne ha descritto, senza sentimentalità, ma con arguta e suggesth 1 a dcli· eatezza, le miserie presenti; ce ne ha infine vaticinata o, meglio, positivamente dichiarata In sorte anenire. Vale la pena di riassumere, a larghissimi tratti, la geniale e ben ordinata messo di notizie e di riflessioni, di che va. ricco il denso volumetto. 1.,•umilee domestica prosapia delle sene ha, J>ur troppo, antichi lomlli e non lieti: si riconnette niente• meno che al ~rrvo-schiai·o de!Pnntica Homa, del quale, schi!~viU1 e tortura a parte, serba, a cosìenorme distanza di secoli, alcune qualità. e deficienze caratteristiche; o si riconnette J)oi, riproducendone peggiorata. la. condi· (') mcc.1.111 >0 11.1.cm, TA.r 1trC1111tllt1 tco111;:1:tmt sodale, con 1,rdnzlonc (Il Ctll(ll't /,Omb,·0110. Torino, TIJ). o. Saccrdolc, 1000, l)J). "'· (2) Idem, fA ,u,oce (ormt dtl/(1 f1111::lo1t~ 1111111klJJ(l/t lii T!l(l/1Ut~•TII. Tortuo, Roux •·rana li e C,1 1897.

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