Critica Sociale - Anno X - n. 11 - 1 giugno 1900

CRITICA SOCIALE 165 che sarebbe flisnto alla tanto acclamata Costituente, la quale dovrebbe accctt.are il punto di partenza delhL mo– narchill cli Sa\'Oia.? Nel pili sta il meno. J,: se voi fondate u11 partib sull'ipotesi di poter raccogliere quella forzfl su1>eriore, che ò necessaria ad abl.Hi.tterc una forma di Ooverno; così altri potri'l. rngionO\'Olmcnte fondarne uno sull'ipotesi di poter raccogliere que\lf\ forza inferiore, che ò nece:-snrin soltanto nel imporre a una forma cli Oo,·eruo deterininatc riforme. Si obbietterà ancora: una volta che voi avrete la forza per imporre a una forma cli Ooverno i postulati seria– mente e profondamente liberali ('he vagheggiate, allora voi avrete anche la forza per infrangere I.\ stessa forma di Govèrno; voi potrete insomma ottenere quest 1 ultimo s;copo coll'istesso impiego di fon:a, con cui voi J)ensl\te di ottenere soltanto il primo. flra que:,to è evidentemente un errore. SupJlOniamo 1 in un paese qualunque (o lontanissimo, s'intende, da noi), una lotta tra il JlOJ}OIO e il potere rC'gio. Avverrà. cli que:da lotta come della guerra di un esercito contro un paese nemico. ).'esercito conquista una provincia do1>0Paltm. )la, a mano a mano che ne eonqui:,ta una e che si accingo allfl conquista cl'un 1 altra, egli deve affrontare nuo,·e fortune di jt'Uerra; e i rischi continuano, dunque, per esso a rinnovarsi. Per arrivare a conquistare il centro, ht CflJ>itale del paese nemico, e!lli <1ovr1\dunque incontrare rischi assai maggiori che non JlCI'conqub;tarne una od alcuno provincie. Avviene lo stesso nelll\ ipotetica lotta trn. un J>Opolo e un re. A mano a mano che il popolo strap1>a al re una provincia del suo potere e si nccinge a conquh:;tarc In succe:;si\•n, clon-:'inaturnlmente affrontare nuovi rischi e andar incontro a nuo,•e incerto ,•icende dì lotta. Per Jlenetrnre fino nlla. capitale del 1me:;e nemico, cioè J)er to1?liere al re il suo trono, il J}OJJOIO donà. dunque anelar ineontro alla rinno,•azione, pili volte replicat:t, dei rischi e clello \'icende della lotta. S1~rà 1 dunque, relativamente tacile che un popolo str·apJ)i ad un potere 1·egio la provincia, per osempio 1 de\11\ legi..;lnzione e la avochi a sò o ai ()l'Opri rapprc– sentauti; sarà meno facile che lo stesso f}OJ)Olo strappi allo stcs:.o re una pro\·incia successivi,, quella, mettiamo, della politica estera; sarà ancora meno facile che riesca a strn1>pnreun'altra provincia, ancora 11iì1 interna, quella del potere militare; ma sarà. men racile che ogni altra conquista, quella della capitale, os-;ia la distruzione del trono da parte del JlOJlolo. Mano mano che si procede dnlln. prima di queste con– riuisto :tllo successive, lo difflcolb\ num<lntano, le resi– stenze da superare si fanno pili grandi, i rischi della lotta di\•entano sempre pila gravi. Ì•:, quindi, evidente che la. forza, materiale o mora.le , che un popolo deve spiegare per raggiungere una od alcune di quelle con– riuiste, ò inferiore a quella che dovrebbe spiegare per ottenerle fatte, per occupare nneho la caJ>itale del paese nemico; ed è, quindi, pili logica ed attendibile la for– mazione di un partito sopra. l'ipotesi di poter raccogliere i;oltanto la. forza J>er ottenere alcune di quelle conquiste (oc\ anche tutte, meno Pultinrn) cioò la distruzione del trono), che non la formazione (ii un partito SOJ>raJliJ}O· tesi di poter raccogliere la. forza sutncicnte per tutte queste conquiste, l'ultima compresa. ... ln una notevole lettera scritta ad Agostino nertani il o dicembre 1S59, Carlo Cattaneo, esprimendo il suo 1>a– rere circa la ricostituzione dell'Italia, in quel momento jn cui le foglie del carciofo, la. Lombardia e J>Osciai vari I Rtati llelPltalia. centrale, Yenh·ano a 11ocoa. poco a.-.:;or· I.lite dal Piemonte, consigliava di 1•ifarea voto universale I le qunttro a.ssemldee sovrane, JJOicli radunare un ton- grosso feclerale a Roma.; indi scriveva: ".E se volete cor• I bollare chi vi corbella, <'iò che io però non approvo, 1>e1 ·c.hò am o le cose semplici, fate uu l·a110ere!lilario11er occupare U seyyiolone, 111a co11 1111 c:orernoeletto (lal CQl1· gresso a tempo fi,s:so . ., I Ju riuel momento, adunqu(' 1 in eui crn ancora attivo il <'Onftitto tra la 11arte t>OJ>olarc e repubblieana. e la parte I monarchica, ma in cui c1uest 'ulli11rneominci.wa ad :\\'ere decisamente l:i. J)revalenza., SJlCCicmediante i manc1,rµi diJ)lonrntici con cui si sep))Cgiuoeare Garibaldi nell'Jtalia l centrale (come pila tanli nella meridionale); in quel mo• mento, la. mente pratica cli Cnrto Cattaneo consigliaYa ad Agostino Bertani, cioè ad uno elci capi della parte popo– lare e repubblicana, di aecotbll'e la monarchia(" un capo credifario prr occ111mreil seggiolone 11), ma con un Oo– ,•erno eletto dal Co11gresrn. Ì•: ehiaro adnnque che In tende.nza dei partiti ))Ol)Olnl'i (:;ccondo noi la. intendiamo) è, nel fatto, cli comprendere il processo di lotta. J>olitiea nel\'identieo modo con cui lo comprendeva Carlo Cattaneo. Questi infatii dimostra apertamente, colle parole surriferite, di considerare come di J)rima importanza mirare alla conquista, da Ilarte del po1,010,del co11te11uto, della sostanza del poterei senza. darsi preoccu1mzione del l'im1Jnlcfltura esteriore di questo; ed ò, del resto, lo stesso J)rocesso e il medesimo sviluppo che ha avuto la lotta ciel popolo contro il J)otere regio in Jnghilterra. :Xell'istesso modo, i partiti popolari ten– dono a spiegare oramai sopratutto In loro azione Yerso In conquista ciel co11te1111to, delle parf.icolari libertà in– terne, da strapJ>arsi pezzo per J)ezzo. E griclano, perciò, vim la l'osfif1te11fe! - yi\•n, cioè, il mezzo col qur1le gj llOssn,senza 1>rcoccu1>nr::i per il momento del segg-iolon(>, conquistnre 11g1wlme11le al JlOJlOIO tutte le libertà. e il massimo potere, magn1·i nno a quello cli eleggere cs~o, per mezzo di JJro1,1·i rnppresentnnti, i mini:;h·i. E perchè - sempre gridando riva Carlo Alberto.I e 1,irn I(, Costituente!, - 11011 potrauno i pa.rtiti po1>olini rin110,,a1·0questo concetto ciel Catta11eo? Perchè non JlOtrauno includere nel loro programma il postulato (pre– ceduto da quello del Scuato eletti\'o) dell'elezione del )linii:ìtero, 1>er un tempo ttsso, da. parte dell 1 Assem1Jlca Nnzionale, come in ]svizzera? Sarebbe un postulato prntico, 1u·eciso, sosta11:iale. 1,'afformnrsi su di esso pre– seuterebbe due Yantaggì: l'uno, che quel postulato 11011 ò seq_uestra.bile, come la. paroln re1>ub1Jlica; l'altro, che ò mono vngo di questa parola, la riunlc ammette ancho un si.-;tema.opposto, cioè la scelta del :Ministero da pal'to del presidente, lasciando quindi ~ndito all'arbitrio di riue!'ltOe alla sua eventuale resistenza contro la volonti'~ nazionale. Quel postulato ù anche 1>errettameute ragionevole, ))erchè non è se non la traduzione in formul:t chiara del J)rinciJliOfond:unentnle del Governo J>arlamentare. Non è forse principio fondamentale di questo Governo che deb• bano essere dal re chiamati al Jlotere quegli uomini che il voto del Parlamento indica? N'on v'ò dunque, dato questo ))rincipio universa.lmente 1·icouosciuto, 11essuna ra.gio11e cliconservare il sistema. barocco, mediante il quale il capo dello Stato, re o· presidente, deve distillare un voto omesso dalle Camere su una. questione, per es. 1 di tariffe, o di spese militari, o nrngari di "sante memorie 11, per cavarne fuori (incontrando spesso lunghe difficoltà. o cadendo in errori) un'interpretazione intorno alle per– sone che le Camere vogliono al Oo,·erno. Se questo ò lo

RkJQdWJsaXNoZXIy