Critica Sociale - Anno X - n. 11 - 1 giugno 1900

176 CRITICA SOCIALE Ma !'on. D'Annunzio SOl'ride. Egli pensa e,,ictentemente che noi abliiamo dimenticato la sua. siepe, la " non mai ab\Jastanza tenace e folta e spinosa e viva siej)C 11 , che egli magnificò nel suo discorso di Pescara. .Ah no 1 non l'abbiamo dimenticata! Egli piuttosto non ha ancora rilevato come <1uell'ostaco!o terminale, oltre non essere nò sacL·a, ,1è i11sormonta.bile pel 1,atrio Visco (i semplici agricoltori del suo Collegio potrebbero dir– gliene qualche cosa), ben sovente si allarga per arroton– dare le grandi tenute di qualche altezzoso don Rodrigo a speso delle antiche torre demaniali e delle 1rnbblicho vie rura.li. 1l crepitlo dello fucilate del nostro esercito vilJrate contro poveri contadini inermi, che ha rotto })Or un mo• mento il silenzio del nostro mezzogiorno semi-feu<htle, avrebbe dovuto rl\•elare in proposito anche a lui qualche cosa ... Che se egli, come ha chiosato nelle sue recenti ·polemiche, intende })er siepe non solo quella agreste ma. anche quella che si estende intorno al bene 1>il1 ideale, molto più dobbiamo meravigliarci come egli non sappia del diabolico gioco di certi }JOteri1 che pur pro– fondano le loro radici nel prh·ilegio economico, inte.~oa fare che i pochi eletti 1 fra i molti chiamati a. concorre1·e al culmine degli onori e della gloria, non siano - sal\'0 le inevitabili eccezioni - i migliori. Ah, buon poeta, che hai l'occhio sì flso alle superne astrazioni della bellezr.a, ma che non sai 1)0rre mente al prosaico terreno della realtà! . .. )la la responsabilità, che incombe sul 0'Anuunzio per la. sua evoluzione politica 1 è resa innegabilmente più gra,·e dalla qua.lità sua di artista. Egli stesso 1 pensi:uno, non si ò questa responsabilità. dissimulata allorchò, oltre che del problema politico, si è anche preoccu1Jato del– l'nrte e della cultura nazionale. Egli ha eletto che la fortuna cl1Jtalia ò inse1Jarabile dalle sorti della bellezza e dell'arte. D 1 1tccorclo: noi non vogliamo contraddire questa sua affermazione perchò, francamente 1 non abbiamo alcuna voglia nè ci piace di essere in com1>agnia elci barbari e dei beoti. .. di sua e nostra conoscenza. Solo ci 11ermettiamo di ossenare che non è. necessario essere filosofi della storia pm· asserire che anche l'arte e la bellezza, queste sommità. floreali della. vita sociale, protendono le loro radici nel terreno clelPeconomia. Basta risalire la storia anche su11erflcial• mente per convincersi che il sorriso e l'incanto di esse rifulsero 1 nei }l:\esiche ne godettero il privilegio, durante i periodi di maggiore e pil1 diffusa prosperità economica. L'on. D'Annunzio mostra di credere di aver contl'ibuito emcacemcnle alla nostra rigenerazione artistica mante– nendo, con un la\'Ol'Opertinace, il culto del sacro ùliomci di Dante. Certo egli si loda di un merito che uoi non disconosciamo. La sua liugu:\ ò, invero, adorna di un:\ bellezz1\ e cli una gra.zia tutta greca, ò ricca di suoni e di ritmi, e si modella J)lasticamente sull'essere e sul mo– vimento reale delle cose. Ma noi siamo tentati cli anuno– nirlo: - Badate; non è solo l'eredifadi una lingua me– ravigliosamente bella ed armoniosa che il padre Da11to ha lascia.io a noi italiani! JJ<mte - diCe\'a il Mazzini - è ww, tremenda unilcì. ~l\:0ll'operasua immortalo vi è più che il verso e la potente inunaginazio.ne . "In essa ,•i ha lo sdegno genoroso e l'irn maguanim,J contro tutte le scelleraggini 1 contro tutte le corruttele, contro tutti i vizi del suo secolo cli ferro, fra le cui forti passioni e le terribili lQtte egli JHLSSÒ mesto, 11,aim11erturbabile e fiero. Oggi l'arte è isolata, sensuale 1 ca.lcolatrice 1 come è mer, d \j canti lista, scettico, corrotto il vecchio monclo oncPè ema– nazione. Essa ha cessa di i:-pirarsi alla grande unità sociale, per ripiegarsi su!Pio individuale cloll'artistn. Essa si U abbassata a sottrarre alla noia 1 a pascere di frivolezze, a soddisfare di capricci una classe moritura di gaudenti, di svoglia.ti , cli fiacchi. :Essanon è, insomma, che l'istinto animalesco del ciascun j>el' ~è, elevato a contamimu·c l'ordiue I)il, gentile della. vita umana. Di quest'arte decadente, uno dei JJrincipali rappresen– tanti ò stato finora Gabriele J)'Annunzio. Ala, come, fra il vecchio, putrido moudo 1 sorge e si forma, bello di fede e di sncriflcio 1 un m10,'o monclo1 cosl, fra la vecchia arte che ci reca il fetido alito del mondo morente 1 sorge e fiorisce un 1 arte nuova, che tende ad ispirarsi alla grande fede sochle del mondo nascente. Ora ci domandiamo: Yol'l'à. l'on. D'Annuuzio negare alla. \'Ccchia chtsse dei morituri il tesoro delParte sua, come le ha già negato, solennemente bollandola, il contributo della sua azione Ci\'ile ? VorrtLegli dirigere l'acerba sua lotta. per 1',trte ad un novello o pii1 grande rinascimento, ritemJ)ranclo la sua. forza creat1·ìce nelle grandi veritù. soci:tli? ì,; quello che ci clir:t Pav,·enire. Quanto a noi, non sapremmo formulare un augurio ohe sia pili clcguo di lui. ÙJUSEl'l'Y. D'AXOY.1,0, FRA LIBRI E RIVISTE Au:s~A'.'WHO Ùl{01•r,,u 1 Les {Uumces italie1111es - (l::xtr. <le la Re1me Jnterucitionale de f:fociologie). - JJaris 1900. JI giovane e intelligente sociologo cremonese, sul finire dell'anno 1897, pubblicò su questit stessa. Revue de Socio– logie un q_uadro sintetico delle condizioni economiche e politiche dell'Italia.: era uno studio condotto secondo le dottrine Ciel.Marx e del r.,oria, informato acl un pessi– mismo estrnmo, .ma cui gli avvenimenti <lei 1898 offri– rono piena e dolorosa conferma. Ora. eg!i esamina bre– vemonte il sistema finanziario centrale e locale italiano: è questo studio una SJJeciecli Fabian 1'ract, in cui - come negli eccellenti opuscoli inglesi - le concluSioui sgorgano passo JHlsso dalle cifre riccamente accumulate, e sono conclusioni, anche q_ueste, estremamente pessi– miste. La SJ)esaJ)ubblica ò para.gonata co11la ricchezza privata, le spese produttive con le improduttive, le grn• vezze imposte sulle classi abbienti con quelle imposte sulle classi povere: ò studiato il graduale peggiorare delle economie provinciali e comunali, le evoluzioni in esse subite clal~espese obbligatorie e dalle spe'ie facol– tati\'e1 Pingrossal'e dei debiti,· la proporzione delle im– J)O.'lizioniindirette locali nelle varie regi0t1i, ecc. Sono poche pagine, in cui sono abilmente niccolti statistit.:he e dttti in grande copia, o in cui è - con mirabile sin– tesi - mostrata l'ingiustizia di un sistema finanziario che grava in gran parte su di una classe, per favorire, poi, in grau parte, l'altra. ll. DAL CELLULARE FINALBORGO di PAOLO VALERA con illustrazioni di G. ZuccARO Prezzo L. 3. Questo elei;ante volume, estremamente caratleristico 1 e del quale I nostri lettori ebbero già un saggio, pnò a,•ersi presso l'autore, via Bossi 3, Milano (sconto 25 ¾ ai librai e rivenditori che inviano l'importo). I nostri abbonati possono anche richiederlo al nostro Ufficio. GIUSEPPE RIGA~IONTI, gerente ·responsabile. Mnimo, Tlpogrnllfl. degli OtlCrfl.l (SQC. coo1i.), corso \'Ut. Em. 12-Uì,

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