Critica Sociale - Anno X - n. 11 - 1 giugno 1900

Crìtica Sociale f? IVIST.fl QUINiJJCIN.f/LE DEL SOCI.f/USMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L, 10 . Semestre L 5,50. Letlc1'e 1 vaglia, cartoline-vaglia att'Ufftclo di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E. 23 (2, 0 piano DOGllel Anno X - N. 11. Non si vemle a 1w:m.e1•i separati. Milar.o, 1. 0 giugno 1900. SOMMARIO Attualità.. ... //(f Vi-(IUk, (/ti/O St<mll"O (I,.\ ClllTICA socau:J. /,(I l"(l(l.011 d'ustrd 1lell',111kme de• p:wli.tL J)()J»<iltlrL ((l. ll!e:SSI). li parr(X() .\'(l/f/11(11111 ti /(I <ltlll()Cr(l~k, 1111lUw·ht11 (A10:1n:o llOII.\S• DOTTI). Studi sociologici. li fattol't tc<mom/co 11t//<1 rlvo/11.::UmtHaHmw (I,. msu:1u in: 1:oc<:111). Politica municipale. ,'511/, ,wci<f/1$1110m111llcLpa1e: lii. f,e l11111re,e 1111111/.clpali. deùbo110tlm·e ,m profitto~ (AIITURO L,UIUIOL.\). XotL:iai·w ,mmklpuk, FllosoOa, letteratura e varietà. //C,J)(}fta.;Jil.l l)(}lltka dl Gubrkle D'A11111rn:W (Gn:&t:l'I'~: l)'.\S(H!I.O). J,'r(I Libr• t IUci,tt: 1'11bbllo1u:lonl di ,I. GrOJ)JIMl (Il.) Dopo lo ultime nostre sollecitazioni la pilÌ parie dei nostri morosi /Ja mandato /'abbona– mento. .lii pochi t:he rimangono spediremo Ira giorni, a nostre speso, la riscossione postale. Li preghiamo di farlo buon viso o di disporre poi pagamonlo al fal/ori110 o a/J'ufficio postale. ALLA VIGILIA DELLO SCONTRO Xell'aria, ò già odore di pol\'c1·c. (òli amici o com• piono gli ultimi apprcst..amenti di batt:1g-lia. 1 o giìt tendono le orecchio ansiose ai primi aspettati mes• saggi, che porteranno le novelle chll campo. ~on è l'ora delle lungho analhsi. Come a\'Cvamo previsto, il ltul)icono l'll varcat0 s<'nzi~esitan1.t~ dall'l~strenrn, che si accampò sull'op• posta rimi intimando l'alto là! 111 regohu11e11to-truffo. La propost11 1 cosiddetta concìlhltiva, fatta dall'Opposi• zionc di Sinistra per bocca del Giolitti, non ebhc, in realtà) che una portat~~ fummlc cd clcttornlc: (Juclla di porre il Governo in iml)arazzu e lii assumoro un atteggiamento elio la dilforenz.iussc 1.hlil'J,:strenm Si– nistra. Ben sapeva il proponente ciie non sarebbe st,1ta. così mnlaccorta. l'Estrema, dtt. aderirvi sc11z1t chiarire - e lo fece il Pantano che la. discussione delle nuovo riforme doma fart1i, se mai, col vecchio regolamento, l'unico che fosse da essa riconosciuto. .i-\pparentomcntc chtsa dal Giolitti, la questione era tutta (Jui, e, posta, si doveva rii;olverc. La Sinismi era vincolata, a tale proposito, dallo sue dichiarazioni precedenti e, uncho volendo, non aHchbc potuto sfuggire . Al Prcsillcntc e Hl Governo, do1,o che si diedero l'innocua sodclisfttziono di un'altra illegale, pcrchò tumultuariai approvazione del precedente verbale, non rima11cvtrno che tre vie: dimissioni i espulsione delle Opposiiioni mwrn militari i nppollo al paese. J,a pr·ima soltanto era. una. soluiione, ma Panai·• chico Pelloux, o chi puoto su di luii 11011 la, volle. La seconda. l)Oteva essere il principio della fine, mit 11011 si sapeva bene se della fine dclln questione, o di qualcos 1 altro. [ mag-giori uomini della Camera, ad eccezione del bieco beccamorti del Centroi recisa– mente la. sco11sigliaro110 u11animi1 come idea da paizi; CoJombo non l'osò. ~gli si rivolò pii', che mai il bt· pinello Soderini, incapace anche della. coerenza noi crimine, che abbiamo trat.teggiat0 1 due numeri addie– tro, nelle nostre Note prirfm11f'nfari. Xci suo discorso di Milano, tenuto a porte chiuse come i processi per offesa aJ costume, tentò una misera scusa, alludendo a motivi misteriosi, che 11011 è questo, egli dissr, il momento di arfiditl'O al pubblico. Ma.ht studiab~ reti– cenza non lo salvcrh pe1· lo meno da un brevetto di supina incapacit:\ in quella mcccanièa applicata., di cui passa per cultore insigne. Dopo avere messo a soqquadro la Camera o tradito ver~ognosamcntc il suo geloso nrnndato con l'unico fino di domare Postru• z.ionismo, si accorse di non aver s1tputo neppur faro, con approssinrn.th, a esatteiza, il calcolo elemontaro delle forie ncceSsaric a \'inccrc la resistenza prc~a di mira. 1': rimase, egli stessoi vinto e scornato. :Xci deliberare 1'11ppello al paese il ÙO\'Crno non fu dunque agente, ma agito. Fu un semplice 1110,·i· mento riflesso, come queIJi dolio ntnc c:ui l'operntoro ha nn~n, ta.to il ccn•ello. Invero le olczionii chocchò gridi og-gi suldutcsca111e11tc il g-eucrale Pelloux, cui rex o non pili mai Presidente delltt Ca.meni tiene bordonei allora solo sarebbero una. soluzione quando rimandassero ulla Camera le Oppo~izioni così deci– nrntù e str('111atc, (fa toglier loro og-ni forza mornlc di rcsistcnztl. .Pretendere che hustenì u1ut magJ.('io• rnm:it JHII' che sia, la metà più uno arittnetka, percliù il Governo" faccia il suo dovere., come spavaldcg-g-iu Pelloux, pcrchò esso, non gfa l'impote11te regolamento - come soggiunge il meccanico bocciato Colombo - nHt im1mgni l'armo della legge penule, quando non g-li bastò la enorme maggioranza di cui cUsponcva fi1\o n ieri, e dopo ht grottesca prova del processo

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