Critica Sociale - Anno X - n. 11 - 1 giugno 1900

170 CRITICA SOCIALE ricali; e ciascuno dal suo proprio punto di vista, cioè dal J)Unto di vista dell'interesse cli classe, si rese suffi– ciente conto del movimento e dei suoi effetti. Una Co– stituzione, abbastanza larga, quando rettamente a.J)pli– cata, J)er quel tempo, vigeva negli Stati sardi da un decennio, e la. riunione del resto d'ltalia al Piemonte, colla com;eguente espansione cli (tuella libertà, sorrideva a.gli industriali e ai lavoratori per l'allarg-amento delle opere Jrnbbliche e dei traffici; ni Uanchieri e agli alfa– risti perchè essi intuivano le future danze dei milioni; infine anche ai JJOliticnnti cd ai cortigiani. Certamente non mancò chi sostenesse doversi dare altre ba.si al movimento; ma i J)OJJOli erano tutt'altro che maturi per qualche cosri di piìt alto, e Io stesso Ga1·il.mlclidovè JH'Cnclereuna via diversa da quella segnata nel pro– gramma del filosofo di Staglieno. Comunq_ue, Popera. compiuta dalla rivoluzione italianrt. del 'M)-60 fu grande, se si pone mente ai mille ostacoli di ogni genere che le attraversa.vano la strada.; ma ciò, che era costato così ingente sforzo, avrebbe dovuto <lare tutti i suoi frutti, ed olJtligare la nazione n. consen'are fjuanto era sta.to con<1uista!o. Perchò questo non si ò verificato? 11erchè la carrozza del progresso sembrri subire gli effetti del controvapore? li perchè lo tro– viamo nella risposta che ormai siamo J>er dare a chi nega la legge della neces~itù di un fattore economico nelle rivoluzioni J>Olitiche, portando come e,;;cmJ)iOla rivoluzione italiana scaturita. semplicemente dall'ide:i d 1 inclipendenza e di liberfa. ?!fottiamo dunque le cose al loro posto secon(lo i cri– teri e i metodi positivi; e i tatti appariranno limpidi e conformi a quelle leggi che ne regolano l'andamento. Incominciamo dal rileva.re che,.nelP:tlta Jtalia., il fat– tore economico, nell'epoca della rivoluzione delh~ quale si parla, era tutt'altro che assente; in tutti era una vi– sione abbastanza concreta dei miglioramenti cui proba– bilmente sarebbel'O anelati incontro nelle rispettive con– dizioni. Nel centro e nel sud la coscienza. popolurc, molto meno desta, si lasciò volentieri traspol'tare da slanci in apparenza puramente ideali, ma che pur fa.ce ,,ano capo o alla cacciata. di ogni elemento <l'influenza straniera, come in Toscana, o a. un malcontento diffuso, sorgente <lalle cattivissime condizioni materia.li , come nel regn:> di Napoli. Però, tra i fautori del nuovo, appartenenti a classi pili elevate e spingenti le folle alhi riscossa, non era ignoto che indu!'ltric e trnffici si saretlJcro avvan– taggiati, tanto è vero che gli affaristi di ogni genere seppero subito profittarne. Nondimeno è verissimo che la. maggioranza dei ri\,oluzionari di quell'e1>oca era prin~ di un critel'iO economico sufficientemente definito, e che le sue forze si unirono a J)iantare un albero, i cui frutti migliori o non sono venuti a JJerfetta maturazione, o Mno, sembra, in ,•ia di disseccarsi. Se il popolo italiano, preso nel suo complesso, a.vc. -:se avuto la coscienza chiara che la conquista della libertà. o dell'indipendenza non era che il mezzo per elevare la dignità. e il beuessere delle sue condizioni materiali, non avrebbe, sbolliti i primi entusiasmi, tenulo in così poco pregio i suoi acquisti, da lasciare che a JJoco n. }JOcogli venissero diminuite quelle guarentigie e quelle libertì1, per le quali esso aveya sofferto e combattuto senza sapere tutto il vantaggio che poteva trarne. Così il grande camlJiamento })Olitico apparve, rispetto ali.i collettività. tutta insieme, come fine a se Stesso, mentre non doveva essere che un mezzo; e qui sta il nocciolo della questione. Il poter J>rovvedere da sè ai JJropri interessi è la cosa essenziale per ,le classi lavo- 810 o e rl I..JlnO Ola u ratrici i ma esse, allora, non lo comprnsero abba.stanza. Le minornnzc seJJI)Cl'Omolto giovarsene e, presa in mano la somma delle cose, posero ogni studio nell'escludere le masse ])Opolari dalla sorveglianza. diretta. 1n questo modo il magnifico movimento abortì nei suoi effetti 1 e chi mostra di marnvigliarsene 110n comprende, o non vuol comprendere, che a quel movimento manca,,a np– JH11ttola coscienza. del substrato economico nel senso integrale. ~; dunque ingenuo l'ossCr\'are elle alla rivoluzione ita– liana mancò il fattore economico i e trarne argomento per negare la necessifa della concomitanza e della pre– minenza. di quel fattore ))er ottenere seri e <luratu!·i ri• sultati; mentre si ,,eae che ap1rnnto I;\ do,'o il medesimo è rimasto latente e non compreso da chi vi ,weva il maggiore interesse, ivi si è smarrito il sen.::odella realtù, si è pen·ertita la logica e si ù fa.tto ca.po aJla impotenza e alla confusione. I.e crwse di ogni ri,,oluzionc sono svarinte e com1>lcs~ ... e per le origini e JJer le fa.-:i. ]fa il filo <PAl'ia,nna <leve essere cercato nell'utile, cioè nella soddi:-fazionc di bi• sogni veri e bene apprezzati J)er parte della collettivit.\ o di chi la dirige e la trascina. Ecco perchè, nel rL51>ondere alle domande che pili sopra ci siamo fatte, abbiamo risposto anche a colorn che cercano nell'Italia moderna l'esemJJio cli una rivolu– zione nata da Jrnri ideali: in que.5ta Italia moderna, nclh~ ciuale J)Oliticanti ed affari-;ti para .. <;siti, dopo aver fatto balenare i grandi vantaggi della unità e della Ii1Jertì1, hanno consen,,ito la prima Jlerchè conveniente ai 101·0 interessi, ma) giovanclosi della incoscienza di una grande parte della popolazione, hanno fatto il ])OS:iibile per distruggere la seconda, che poteva essere loro di im– paccio, inqna.utocht) ò la libertà che illumina la via dell'interesse collrtti"o, costituente I.i bMe dell'economia :-ociale. L. H1:.1rn1 Dt: Rocc111. SUL SOCIALISMO MUNICIPALE. J[f. Le imprese municipali debbono dare un profitto?<• Ho voluto precedentemente stabilire alcuni criteri' per Ja riforma fiscale, essendo io d'av,•iso che le im– prese municipali nou abbiano da essere oggetto <li specula;i;ione e quiudi non debbano consentire alcun pl'Ofitto. Cercherò di giustificaresomtnariarnentequesto mio modo di vedere, che contrasta non solamente nl fatto pratico, 111aanche i:tllc vedute generalmente pre– valenti intorno all 1 ammi11istrazione delle imprese mu– nicipali. E noto infatti come la giustificar.ione prin– cipale del socialismo cosiddetto municipale sia di permettere al Comune di formarsi cespiti propri, in– dipendenti dalle contribuzioni fiscali dei cittadini. Per moJti addirittura Ja riforma fìscaJe del nuovo Muni~ cipio deve semplicemente risultare claJla sostituzione di tutte le imposte sui consumi e sul reddito con Jc imprese o regalie municipali_, le quali dovrebbero provrndere Al fabbisogno locale (2-). Contro quest'ultimo modo di vedere si possono fare ( ) Sottinteso che rlilen·Jamo - su (]nesto tntcrcssnnt!sslmo tema. - In OJ)lntone nostra e tll 111trl no!ltrl collnl>oratorl. (i\'otci della Cl!ITICA). () Data l'lmlolc tll <Juestc note, credo utile trnscurarc ogni lnfor• mn~!one bll>llogrnflca. Cosl A.V\'Crtoclic lo stesso tema è stato trtl.i– tato, lllcunt numeri a<ltlletro 1 <tallo Reonomlc Jo111·1wl. No11110 1 1icri>, p.otuto tener conto dell•artteo10,

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