Critica Sociale - Anno X - n. 9 - 1 maggio 1900

CRITICA SOCIALE 131 che tempo, la Giustizi(, di Prampolini e s'era fon– data in quell'anno la Critica Sociale. Doveva nell'anno seguente fondarsi la Lotta. ài Classe, d'onde verrebbe la spinta al Congresso di Genova, vera culla del nuovo partito, che do,•e,·a poco doJ)O Rffermare ga– gliardamente la prot)ria vitalità., nella. città. per l'a.p– pm1to .di Prampolini, col Congresso di Reggio. In– tanto s'era agli inizii : e gli inizii eran pieni, come sempre, d'ingenuo entusiasmo, che non vedeva gli ostacoli, cui pareva bl'eve e pia,rn la via. Da quei giorni quanto reo tempo si volse! Quante prove, or ricscitc, ora, pili sposso, deluse, quanti sconforti e che scarse gioie! Il mar morto del mutuo soccorso fu penetrato e sconvolto eia correnti nuove: Sorsero leghe di resistenze, Camere di lavoro, Cir– coli socialisti un po 1 da per tutto. U partito prese radice e ramificò. Allorn scioglimenti, sfratti, t)rO– cessi, carcerazioni, domicilio coatto: la. tela cli Pene– lope venne piiL volte ritessuta con pazienza 1 e con violenza disfatta. Vme qualche cosa sempre rimase: una cresciuta maestria, una coscienza. piì1 salda nei t.essìtori ostinati. La persecuzione, che intendeva a distrnggerli, al contrario li selezionava e li tcmpe– ra,•a. I•: la lotta, compressa sul terreno economico, rimhalzani più ah1crc e gagliarda nel campo eletto– rale. La scheda, un tempo spregiata, divenne stru– mento a moltissinii usi: bandiera di collegamento, scahi ai poteri, espressione di protesta., ariete per forzare le porte degli Spilbcrghi italiani. Bel ora, al tirar delle somme) questo si trova: che l'Italia 1 in gran parte, non è 1>iùl'Italia cli prima: i partiti non son piì1 quei partiti; tutto è spostato e ha preso nuovi orientamenti. Dove esiste un bar– lume cli pubblica opirlione, un alito di vita moderna, ivi la popolazione è pervasa da un nuovo sentimento, da un'anima nuova. Lo spettro socialista è diven– tato la mira di tutta la politica, Passe intorno a cui ruota la legislazione. L'essenza di questa stessa rea– zione, che ci opprime e pili ci minaccia 1 non ò altro - conrn b2110avvertiva testò Guglielmo Ferrero - che paura cieca e bestiale, confessione di debolezza, prodromo e presagio cli non lontane agonie ... . .. Da questo duplice aspetto, che presenta la vita politica italiana, da questo marasmo ricco di germi nascosti, da questa contraddizione che è nelle cose, nasce e si spiega la contra.clclizione che il nonomi nota nel nostro linguaggio: nel quale, per quanto schivi da un impressionismo che sarebbe la nega– zione di ogni criticn, la fiducia e il timore si alter– nano, secondo che lo sguardo sia, ,·olto ft un futuro pH1 o meno lontano, all'uno o all'altro lato della situazione. L'animo nostro è bifronte, perchè son bi– .fronti le cose che esso riflette. Se guardiamo al pas– sato) se pensiamo alla supina apath1, alla assoluta incoscienr.a politica dalla quale, in l>re,·issimi anni, siamo assurti a incutere così intenso e dissennato terrore, certo uon abbiamo cagione che di conforto; ma l'ansietà ci ripiglia se pensiamo al presente; alle lott.e imminenti !)Cl' lo quali le masse popolari an– cora non hanno sufficiente prcparnzio1fè e sembrano B b ,otera Gino B1r1 co inconseie dell'avversaria pcrfid.ia.Il filosofo della. storia 1 che contempla, dall'alto la cun•a larga dei fatti, può abbandonarsi ad un sereno ottimismo: non così chi ò impeglmto, come noi, in battaglie che si combat– tono e decidono giorno pcL·giorno, e il cui esito in– fausto sarà germe cli as1>riconflitti, di lunghi dolori, e sequcStrerà. per un. pezzo il nostro partito, fuori ciel suo vero terreno, ]unge dallo funzioni che la storia gli affida. È appunto nel mezzo di una di queste battaglie, e delle pili decisive, che s1nmta.questo 1. 0 maggio, uJ– timo elci secolo. Esso non lHlò essere liQto nò gui– dare alle nostre labbra lusinghieri peana. Non l>Crcjò, come va bofonchiando qualche avversario, cnntinmo, desolati, il nostro epicedio. Il nostro tenace pessi– mismo non è che il grido di allarme ripetuto di una sentinella, che sa le insidie 1'10tturne onde è minac– ciato il suo Ca.mpo e scuote il sonno dei bivacchi. Non da essa dipenderà. domani la sorte della gior– nata .forse campale; ma ò. l'onore .J>cr essa, è la fc. cleWL A.Ila conscgna 1 durare nell'assidua vigilia fin– ch~ Paurora sia sorta. DA CRITICA SOCIALE. IL I AESE C'aro ~l'uraf i, Vuoi' pe·rmettere ch'io mi provi cli conciliare il pessimismo della CriUca con l'ottimismo cli llle Jtyo? Il tentativo non parmi soverchiamente diffì.cilc, perchè so la parentela intima che allaccia l'uno a l'altro scrittore, e so, per alcune facili indiscrezioni, ohe i due scritti rappresentano 1 piuttosto che una profonda divergenza d'idee, due percezioni successive di una medesima. impressione. La qual cosa non è mera– viglia sia a\·venuta proprio sotto i tuoi occhi, av– vezzo come sei a lasciare aperta la tua Rivista a tutte le correnti pili opposte, a tutti i dubbi pii, tormen– tanti, a tutte le analisi pili sottili. Che se questa volta forse i due contraddittori si sono trovnti a contrastare in un medesimo spirito, non io te ne moverò rim– provero: J'Amlutismo non è sempre un male, e S(}esso vale assai piì1 cli tutto il nostro ottimismo irriflessivo. Dunque proviamoci a conciliare. L'imputato è questo nostro povero paese, al quale, dopo tutto lo strazio che si ò fatto di lui, non parrà vero di trovarsi da– vanti all'indulgenza bonaria d'un semplice concilia– tore. Vaccusatore è la Criti.ca, che gli attribuisce nel suo atto d'accusa queste colpe gravissime: incoscienza politica per la quale accetta senr.a discuterlo l'atteg– ginmcnto de!P~strema Sinistra, e per la quale si ab– bandona acl una esultanza fanciullesca appena credo ad un barlume di vittoria; nessuna vibrazione al Ma~ niresto dell'Estrema. e nessun inizio cli agitazione proficua; amore cli coreografia nei mezzi con cui tenta esprimere la sua. protesta contro i violatori della. li– bertà .. Alle quuli cose llle Bgo, assuntosi Pulficio di avvocato difensore, risponde, con molta foga oratoria, che, se l'imputato non fa tutto quello strepito rivo– luzionnrio che piacerebbe agli agenti provocatori, fa però di piì.1e cli meglio: sente, capisce, ricorda e prepilra. " F'ate pure - esclama trionfalmente nella sua perorazione concitata - ma l'agguato non riesce piì:1,e dovrete lottare in campo aperto in piena luce cli sole.... " Dopo di che giudichiamo. Che il paese non fac– cia tutto quello che, chlta. la gravi~\ del momento, parrehb,, <t 1wl si dovesse fare, è corto e htdiscuti-

RkJQdWJsaXNoZXIy