Critica Sociale - Anno X - n. 9 - 1 maggio 1900

132 CRITICA SOCIALE bi.le , ma è pure innegabile che una certa vivacità nuova il paese l'ha dimostrata e che la sua sensibi– lità ò meno ottusa di quello che era una volta. La questione è dum1uo semplicemente intorno al grado di intensità di questo ris,•cglio, e qui l'apprezzamento è tutto soggettivo e quindi variabile. :Per noi, che siamo cresciuti nella selva as;>m e forte della po– litica e che abbiamo fatti i muscoli alle lotte quo– tiane, può parere tarda, timida, lenta questa parteci– pazione del paese alla battaglia tcstè impegnata aJla Camera. ]!_[aper un paese che, dalla conquista della sua unità a tutt'oggi, è stato sempre estraneo alla vita parlamentare, per un paese dove l'analfabetismo è così diffuso che la stampa vi esercita una funzione cli 1usso, è forse piccola cosa. questo fioccare di vlausi o di ordin.i del giorno e di comb:i .... proibiti? E non ò naturale che uu paese, il quale si sveglia ora da un sonno che pareva di morte, abbia da esprimere il suo pensiero in una forma primitiva e qualche volta anche ingenua.? . Ma io desidero portare questo esame ben oltre i sintomi piì1 a1)pariscenti di questo quarto d'ora. di vita. italiana. Io ,•oglio chiedermi se il paese, o meglio quella sua. parte che pili pare refrattaria ad ogni agitazione per la libertà, fa. davvero atto di nqnic– sccnza alla. politica reazionaria. della maggioram~a par– lamentare. Perchò, se tale dovesse essere la condizione del paese, se meditatamente e con piena coscienza la maggior parte di esso dovesse approvare i metodi del Governo e gli istinti dei suoi pretoriani, allora bisognerebbe rassegnarsi a lasciar passare molto de– cine d'anni prima di saluta.re sull'ori,-zonte d'Italia. l'a..lba augurata. della Jibertà .. Fortunatamente non c 1 è da disperarsi. TI paese, è vero 1 si agita poco ed è ancora timido e incerto nei suoi movimenti 1 ma 1 anche là dove non si agita affatto e dove pare col suo silenzio incoraggiare l'opera della reazione, le infiltrnzioni di un malcon– tento1 che serpeggia per tutti i meandri igno– rati del nostro edificio sociale, scavano un a.bisso che diventa ogni dì piì1 irrimediabile. Hanno un bel rallegrarsi le gazzette ufficiose ciel silenzio dell'Italia meridionale, ma, se domani uno scarso raccolto di grano o una incetta. ingorda cli speculatori farà. rin– carare il prezzo del pane, le plebi elci "Mezzogiorno, Je preadclita.te falangi della reazione, scenderanno ancora in pia.zza a rinnovare le tragiche jacqueries degli altri anni (I). 'l'u sci troppo colto perchò io abbia ad insistere sopra cotesto. Quella parte d'Italia che si nrnnticno quasi estranea a tutta la nostra vita politica, quella a cui non arriva certo l'appello della ]•:strema. Si– nistra, quell'Italia assente, come tu Pilai chiamata. una volta, è forse piì1 stanca., più sfiduciata, piì1 mal– contenta clelle regioni settentrionali. Per quella grande verità che i poveri sentono pii:,crudamente dei ricchi i dolori della vita, .l'ltalia meridionale soffre molto di pili della mala signoria del Governo centrate di quello che non sofl'm )Iilano o 'l'orino, dove la. ric– chezza e le abitudini del viYcr civile e l'impossibilità di ladrerie locali compensano i molti danni di una oppressione politica e fiscale veramente enorme cd insopportabile. Aggiungi a. ciò <1uel sentimento di gelosia astiosa, che è naturnle in tutti i poveri che devono vivere accanto à dei vicini pill ricchi, e che nell'Jtalin, meridionale si riversa sul Governo accu– sandolo di non prov,·cderc abbastan,-a, mentre pal'C 1argisca. n. piene mani fa.veri e ricchezze ai rivnli for– tunati del Nord; aggiungi la poca simpatia che go- (I) l,n 1irc,·l~lonc s•è già R\·1·crr1t1\n 1'1\lmnrlgé!'I,la cui recente som• 1110::1111l ho rlcordat:1, 1\1ironi (\('I 11rnlco11tentoncuto dal 31Czzog101•110, ln nitro mio Mtleoto H Paese (Ai·anli, 2,1 n1irllc). 1)('1 resto le Ideo che lo cs1)rl1110 111mssù 111111110 lro,·ato nutorc1·01c conferma 111uu coragi;loso arllco10 <ICIpror. F, s. Nlttl nel ciol'l1Q del 21 11prllc. clono nel 'Mez,-ogiorno le istituzioni, il cu,i nome si lega ad un periodo sanguinoso di conquista, e poi concludine se la reazione può sperare di trovare laggiù 1a sua fedele Vandea. )fa. allora, tu mi chiederai, perchè in me,-zo a queste polYeri asciutte la recente lotta parlamentare non ha portato alcuna scintilla? Perchè tanta quiete indif– ferente? Gli è che una. battaglia parlamentare è cosa troppo intellettualmente alta e presuppone troppe no:1.ioni sulla costituzione politica, sul diritto delle minoranze, sulPinviolab.ilità. delle norme statutarie, perchè essa possa avere lllrn eco suscitatrice h\ dove le popola– zioni non si sono ancora accorte di viYere in un paese a regime rappresentativo. Queste popolazioni odiano il Governo perchè stanno economicamente male, odiano tutti i poteri centrali e locali nei quali vedono tanti strumenti cli oppressione e di rapina, ma non possono ancora giungere ad afferrare la correlazione fra questo loro malcontento sfiduciato e la composizione politica della Camera: il loro è odio sterile, non è ancora lotta. feconda.. Ecco la verità. a cui volevo ·giun~ere: in Italia, quelle che si sono arrogate titolo ed utlìcio di classi dirigenti non hanno dietro loro 1 ac<1uiescentc e docile, il f)aese; se a sagg·if~re l'opinione pubblica. dovessero servire tutti i sintomi e tutte le pilt diverse manife– stazioni1 queste classi dirigenti dovrebbero abcl.icare subito davanti ad un vero plebiscito di riprova.zione. M11tra J1opposiziQne amorfa, inorganica, im1>uJsiya., e l'opposizione ordinata) cosciente di sè e dei mezzi da usare, c 1 è pur troppo una s1: iropor:1.ione grandis– sima: mentre Ja prima è cosl universa.1e da costrin– gere lo Stato a difendersi periodicamente cogli stati d'assedio, la seconda. è ancora timida e tarda. Ora, a noi avviene spesso o di osservare soltanto la prima e di abbandona.rei alla speranza, o di osservare sol– tanto la seconda e d'esser colti dalla 1>a.ura: ma è sagge,-za invece guardare l'una e l'altra, per metterci subito a colmare la distanza che le divide. A che ser– virebbe mai l'allea111.a dei pa1·titi popolari se non mi~ rasse propl'io a cotesto? * * • In Italia ci si diverte molto a cercare le origini della reazione; ma, per quanto questa rea.zione ci stia. in casa, essa, fii nostri esplora.tori, [>are ancora il Nilo dallo scaturigini misteriose. Una volta, era di moda attribuirla a.I temperamento di Orispi e all'abulia degli italiani: oggi invece la si attribuisce quasi eSclu– sirn.mcnte alle istituzioni monarchiche. Se \'argomento non fosse troppo pericoloso, io tenterei di vedere fin dove questa seconda spiega,-ione può essere vera; ma io preferisco correre miglior acqua o acqua piÌI sicura. Che la reazione venga dal parlamento, ossia dal– l'assemblea politica della nazione, è indubitato: è sempre la maggforanza parlamentarn che, nelle sue ore difficili 1 ahdica nelle mani del potere esecutivo, e finora non è stato mai il potere esecutivo quello che ha es~rcitato una coercizione violenta sulla. mag– gioranza. [I nemico, dunque, è proprio dentro il pAr– lamento, cioè dentro il palladio ciel regime rappre– sentativo. Come questo avrnnga -O risaputo. La rivoluzione italiana è passata sopra gran parte del paese come un vent.o di bufera che abbatte, ma che non suscita, e la. consuetudine delle t,irannie passate ha reso possi– bile il pigliar piede dello nuove. Una casta. a.bile nel Nord formata dalle classi piì:1ricche, nel Sud d; una. media, borghesia. economicamente mezzo rovinata, avida, giacobina, anticlericale, ha. alforrato il pot.ere ed ha avuto .facilmente vittoria ciel malcontento inor– gnnico cl'uo popolo già. anemico per tutto il snngue yersato. Oggi questo clomi11io è mant<muto con la

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