Critica Sociale - Anno V - n. 11 - 1 giugno 1895

CRITICA SOCIALE 163 o di disarmare l'ostilità del Ministero durante il periodo elettorale e col 1·ot1·opensiero di gabbare il santo, passata 1a festa. Assai più importante - in queste condizioni del Parlamento - è la sua com– posizione mo1>ale. Sotto questo aspetto non ci pare possa essere dubbio pe1· qualunque osservatore spregiudicato - e noi possiamo esserlo piit di chiunque altro, ap-– punto per le buone condizioni in cui ci pose la lotta - che la dittatura crispina è grandemente e irreparabilmente scossa. Invano si vanta la settemplice o novemplice ele– zione del dittatore. Elezioni ottenute, come a Pa– le1•mo ed a Roma, a furia di intimidazioni e pro– cessi, impedeuclo persino l'affissione del nudo nomo del candidato avvel'sario, carcerando a centinaia gli elettori ostili la vigilia dell'elezione, facendo pigliar d'assalto i l01·0tranquilli ritrovi, chiudendo gli eser• cizi, sostituendo con frode centinaia di questurini fra gli elettori del collegio, mandando gli agenti per le case a inquisire ed a minacciare, sorve– gliando 113 sezioni con squadre di gendarmi osten– tanti le rivoltelle alla cintura, ecc., écc., e tutto ciò per non ottenere che una miseria di voti di mag– gioranza; elezioni come quelle di '!'ricarico, un col• legio 1•u1-aledi una delle pili al'l'etrate e barbariche p1·ovincie del mezzodì, un collegio di poche centinaia di elettori che si chiude facilmente in uno scatolino, e non vogliamo dil'e in un borsellino per non pro– curarci dall'egregio sindaco del paese una querela per diffama1.ione; elezioni di questa fatta non sono davvero di natura da bastare per un Procida piit vero e maggiore, che ha messo il paese sotto~opra per amore della propria persona e che chiede alla nazione, non solo la giustificazione de' suoi colpi di Stato, ma ezia11dio la propria riabilitazione giuri– dica e morale di fronte alle accuse più insistenti e più concrete di mascalzone nei rappoPti domestici, di ricattatore volgaro e di concussionario. E di rronte a queste caricature di plebisciti, stanno ben altri plebisciti e di ben altra origine: sta il qua– druplice schiaffo della elezione del galeotto De Felice a Oatania 1 contl'astata in o~ni modo più ignobile; della doppia elezione del piu risoluto accnsatore di Crispi, Felice Oavallotti, a Corteolona ed a Piacen;,,a; della vittoria inattesa del fino a ieri sconosciuto Ma– rescalchi a Bologna, che vuol dire la discussione imposta dal paese alla Camera delle ignominie del domicilio coatto; e infine della elezione di Barbato a Milano, il fatto più significante di tutta la cam– pagna elettorale, a cui fanno corona le elezioni con generi di Ravenna, Rimini, Cesena e il pullulare delle affermazioni di protesta, con migliaia e migliaia di voti, in tutte le regioni del regno. Un fatto, il cui significato non può essere qui rilevato a pena di sequestro, ma del quale l'eloquenza è appunto rad• doppiata dal divieto di ragionarne, e che per gli ostacoli che incontrò, per la città in cui avvenne, per gli entusiasmi che ha destato, per il seguito immancabile di rielezioni che dovrà avere, val bene - come documento e come sprigionato1•e della re– sisten1,a morale del paese - tutta una guarnigione di lacchè ministeriali venuti a Montecitorio dai borghi marci, dove il servilismo, la corruzione e il regno del te1·rore danno le racili maggiol'anze ai ruffiani del Governo. 01•a, con questo ambiente generale e col ritorno alla Camera di tutti i piì1 combattuti e calunniati capi delle opposizioni, la provvista di al'ia respira• bile pel Governo deve presto essere esaurita. E se non sarà sulla elezione del presidente, o su quella tiella Giunta dei bilanci, presto nasceranno le que– stioni che porranno a dura prova la compattezza lìttizia e occasionale della maggioranza. Cavallotti interpellerà sulla condotta del Governo nelle ele- zioni: l'elezione di Orispi a Roma sarà sovra• tutto gravida di incidenti clamorosi e pericolosi. Cavallotti medesimo chieder<.\subito la liberazione di Barbato, e Bovio p1'0porrà un Yoto per l'amnistia di tutli i condannati poi· reato d'opinione. « ·rutta le altl'e questioni - egli sc1•ive ai suoi elettori di Minervino Murge - possono patire l'indugio di qualche settimana o di qualche mese; questa no, perché non s'intende nessuna libera discussione in un paese civile, menll'e molti 1 da troppo tempo, soffrono po,· opinioni e fatti 1 che in faccia alla scienza ed alla cl\ 1 iltà cessa1'0no di essere reati. » Ben ve1·0 che il Gabinetto ha l'idea, a quanto si assicura, di propo1•re che tutte le questioni poli– tiche siano rinviate a novembre. Ma neppure il barcamenante Con•fe,•e della sera crede all'esito possibile di questa tattica dilazionatrice. « L'oppo· si;done ha il diritto che si discutano le questioni che rimasero sospeso pe1· la chiusura della Camera. e il diritto è un'a1·ma rormidabilo .... I nuovi depu– tati, venuti con programma miuisteriale, non co• stiluiscono - ognuno lo vede - una di quelle as• semblee che possa, con un colpo di maggio1·anza, violare il diritto di una minoranza, che alla fine raggiunge1·à sempre i 200 voti, specie poi in que– stioni d'indole delicatissima.» (Corrie,~e, 29. col'r.). I giornali ufficiosi - eccellent.i igrometri per-ra• gione di paga - fiutano il naufragio non lontano e si preparano, come i topi. ad abbandonare la nave. I più intelligenti cominciano visibilmente ad alternare alla lode per il Ministero il mònito e la minaccia, allestendo così il ponte per la defe1.ione. I più legati alla persona del Crispi lasciano inten– de1·e che sarà solo a patto di comprimere la discus– sione politica che il Ministero potrà prolungarsi la vita. Essi indicano perciò il dove,·e della mag!IIO· ,·an;,a (Rt(o,·ma., 20) nell'accogliere subito le pro– poste regolamentari che sa1·anno fatte n questo scopo. La Came1-a dov1·à imporsi il bavaglio. Ma se In salvez1.a del Go\lcrno è ancora a questo prez1.o, a quale scopo allora fll fatto, e a che servi, l'appello al paese! Da tutti questi e da altri scg-ni pare a noi pres– sochè indubitabile che la cl'isi, e una c,·isi generale, sia p1·ossima 1 dalla quale non potrà non uscire uno stato di cose più favorevole a noi. Alle questioni che accennammo si aggiunge il conflitto che chia– mammo di 01'dine tei·ritoriale. La maggioranza ministeriale è data quasi tutta dal mezzogiorno. Il Piemonte, la Lombardia, la Romagna e l'Emilia sono quasi per intero contro il Cl'ispi, il quale infatti non osò, nè pote\la osare, di porl'e la sua candidatura in qualunque dei collegi del sette11- trione. Questo antagonismo geografico non fu mai così appa1•ente e pericoloso come ora, e noi pen– siamo che esso debba dar molto da pensal'e in alto luogo, dove si deve pur vedere che, se la questione dell'indirizzo di governo traligna - come minaccia di faro - in un conflitto violento fra il nord e il sud del paese, tl"isti giorni si preparano non solo pel presente Gabinetto o per altro che gli somigliasse .... . .. Checchè ne sia di questi presagi, a noi ·una cosa importa sopra tutte, ed ò che dalla prova delle urne uscimmo notevolmente rafforzati. Chi pensi a pochi anni sono, quando il Costa era il solo so– cialista alla Camel'a, o quando, più tardi, vi entra• rono Agnini e P1-ampoliui, araldi solitari di una idea che faceva capolino in qualche zona isolata del paese, e getti uno sguardo allo spettacolo, ri– velatoci eia queste elezioni, di un paese dove, oltre le molte plaghe o,•e l'eruzione socialista é matura, si può dire che la vaccinazione socialista ha atfec-

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