Critica Sociale - Anno V - n. 11 - 1 giugno 1895

162 ORI'I'ICA SOCIALE minuiti di capo» 1•itorna a galla e fa i1•1•uzione nei comizii. Avviene allora, da parte dei socialisti, quello che avverrà, da parte dei clericali, il giorno che i loro condottieri stimeranno opportuno di revocare il non ea;pedtl: le forze reali del paese si rivelano ad un tratto, ed è uno sconquasso per la baracca dello Stato. Questa politica dello struz,o e dell'ap,·és rnoi le deluge rivela tutta l'incoscienza, e peggio, degli attuali governanti borghesi. Ohe importa ad essi del domani? Essi sanno di non averne. . .. Naturalmente, anche il progresso dei socialisti viene sfruttato, già lo accennammo, da chi vi h;i interesse, a sostegno degli attuali governanti. E curioso, a questo proposito, il ragionamento della Riforma (28 cori·.), il giornale crispino per eccel– lenza: e Se l'onda - essa scrive - delle idee so– cialiste ed anarchiche (sic) procede quando al go– verno v'è chi ha la mano piU forte per contenerla, ben si può imaginare che cosa avverrebbe quando lo redini dello Stato passassero in mani fiacche di uomini esautorali » (leggi, gli avversa,·! di Cr1spi). Lo stesso ragionamento ripete l'Opinione (29 cor,·.): < Ohi 'sa dire quali sarebbe,·o stati i risultati (elet• torali) sen,.a le repressioni! È molto probabile che si sarebbero avuti peggiori. .. » Non ci pare ve1-osimileche questo singolare modo di argomentare possa far molta presa sugli elet– tori borghesi ai quali è diretto. La Ri(o·rma, in– tanto, e gli altri ufllciosi, constatando la « innega- ~fiecf1:~~~ss~~~~~t1e~c~~~.~~~sg1g;~ s~nei~~!i~co;~:ui~!~ fatti facevano sopratutto merito al Crispi, e per questo sostenevano la necessità del suo permanere al Governo, dell'aver egli mozzate radicalmente le teste all'idra rivoluzionaria; i « sovversivi » erano completamente sgominati: Dio, la proprietà e la famiglia pote, 1 ano sentirsi, finché Crispi durasse, completamente al sicuro. Ora ammettono che « il cammino dell'agilazione socialista è 1•isulfato evi– dente dall'esito della lolla di ieri » (Ri(o,·ma, nu– mero citato). Questi giornali, dunque, o mentivano prima o mentono ora. Salvochò, corno noi crediamo e come è piU consono alla loro indole, non men– tissero e prima e poi, ieri esagerando ad arte la nostra disfatta, oggi la nostra rivincita. Ma piit facile all'elettore bo1•ghese si presenterà, crediamo, il l'agionamento inverso: se eone persecu– zioni il socialismo progredisce, sarebbe assai meglio evitargli le persecuzioni. Qui il post hoc, e,·uo p,·opter hOc, che qualche volta è un sofisma, ha il rincalzo dell'esperienza ben nota cli altri paesi. Comunque sia, noi lasciamo volontieri che i gioi'· nali borghesi si accapigliuo fra loro sulla questione, la quale è per noi affatto indifferente, comunque la si voglia risolvere. Infatti, se le persecuzioni ci gio– varono, benvenute, diciamo, le persecuzioni; i nostri av, 1 ertiari saranno tanto più perduti quanto più ci saranno av,•e1'Sari. Se poi le pe1·secuzioni non ci gio, 1 ai·ono, una cosa è fuori di controversia: che noi si progredisce malgrado le persecuzioni. In ambo i casi noi siamo sicuri del nostro avve– nire: e i giornali borghesi possono ben gridare a perdifiato - come fanno ogni giorno - eh~ noi siamo utopisti, scervellati, malvagi, una mano di f~~:~~~!i ~ ~~ {~1~~n~~~i~ss~~~~ e_:c·df!J~~~ n 8 os~ 1 ,~: utopia, ed è scervellata, malvagia, ambiziosa e fa– cinorosa come noi. E per noi, che siamo modesti ne11e pretese, questo ci basta e ce n'avanza. M;.t il quesito, se la pe1'Secuzione ci giovi oppm· no, è un dilemma mal posto. Noi traggiamo forza dalla persecuzione, come ne traggiamo dalla libertà. Questa è pili utile a noi come ai nostri avversari, B oter,q C no Hr':lnr perchè consente un progresso più uguale, piano e palese, senza sorp1·ese, senza convulsioni stricniche, con meno odii, dolori, violenze, in ro,·me insomma più civili, con minore spe1•pero di forze dall'una pal'to e datraltra. Ed è perciò che la invochiamo e faremo di tutto per conseguirla il piit la1•ga che sia possibile. Ma se le classi che hanno il potere in mano prefel'iscono di perseguitarci, facciano il comodaccio loro. Nell'igiene individuale come nell'igiene sociale, non è ancora risolto il problema - né si può ri– solvere in tesi generale - se una lotta per la vita asp,-n e malagevole nuoca più che non giovi a1lo sviluppo degli 01·ganismi; ben si può dire, con una illustre scrittrice francese, che « tutto è sano pei sani », che gli organismi robusti si ritemprano nelle difflcolb.\, come sanno trar partito dalle con– dizioni propizie. Lo stesso è del socialismo in que– st'ora della storia; libe1•0 1 p1•ocede; compresso, rim• bttlza; comunque lo trattiate, vi si rivela irresi– stibile. E questa - che è convinzione antica di tutti i socialisti coscienti ed è elemento essenziale della coscienza socialista - riceve dalle elezioni attuali una cresima nuova. . .. Noi non ci perderemo nel laberin to della discus– sione se il Governo esca, dalla prora dell'urna. rinfo1•zato o diminuito di saldezza, di autorità, di p1•estigio. Non potremmo, in una simile disputa, 1•iuscire molto Ol'iginali; ci toccherebbe ripetere e tutt'al piU bilanciare gli argomenti htnc inde de– dotti dagli opposti partiti. L'al'itmetica elettorale, è cosa risaputa, si presta alle conclusioni pitì disformi, e non rifiuta mai un'illusione od una consolazione a chi la domandi. Di cotesta disputa ci limiteremo a lumeggiare qualche punto. Il risultato elettorale presenta due aspetti di– versi: uno numerico e l'altro morale. Si presta inolfre a considerazione di ordine, diremo cosi, territoriale. Numer·icamente, il governo ritroverà a tin di– presso le condizioni della Camera dianzi disciolta, le condizioni cioè per le quali esso prorogò e sciolse la Camera: circa 300 deputati nominalmente go• v01•nativi e cir~a 200 avversal'ii. In quelle conrli– zioni, date le questioni che erano sul tappeto, dati i venti che tiravano anche nella parte più fida den·ambiente parlamentare, il Gabinetto giudicò impossibile il governare. Ora nessuna di quelle questioni è stata sepolta: al contrario, il ritardo e il tentativo di sopprimerle colla violenza non fecero che invelenirle: la sentenza della Cassazione nei p1-ocessi Giolitti impone alla Camera, fin dalla sua ,·iapertura, la più spinosa fra esse, quella che fu chiamata la « questione morale ». La opposizione, si dice, è incoerente, divisa, inorganica, incapace di formare un prog1·amma positivo e concorde di Governo, e questo è verissimo; ma essa era tale anche prima dello scioglimento. Per questo lato, dunque. nessun guadagno fece il Governo; ma il solo fatto di aver tentato di mutare la situazione e di non esservi riuscito, è evidentemente per esso uno scacco e una debolezza. Ma la composizione numerica di un Parlamento non ò il dato più importante del problema. Ognuno sa, e ve n'ebbero esempi recenti, come facilmente si sg1•etolino certe maggioranze raccogliticce, il cui unico legame è la dichia1-ata od ostentata devozione ad un uomo, massime in un paese nel quale le elezioni avvengono in gran parte a base di com– pi-omessi personali, di favori sperati e fatti spera1·0, di reticenze e di dissimulazioni opportuniste ratte dai candidati al solo scopo di acquistarsi l'appoggio

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