Critica Sociale - Anno V - n. 11 - 1 giugno 1895

176 CRITICA SOCIALE Se il nuovo libro della Negri fosse inreriore a Fata– lità, il pubblico avrebbe torto marcio di lamentarsi. Che indiscrezione è questa, di chiedere due fioriture alla primavera1 Ada Negri sembra aver compreso i pericoli della sua rapida celebrità. Lavora, studia, fugge il chiasso e os– serva il mondo, quol mondo che ba descritto prima ancora di conoscerlo. I lettori, pronti a.gli entusiasmi come agli oblii, pos– sono forse abbandonarla; la critica, così dubbia nel suo contegno verso gli ingegni femminili, può mutare il galante elogio nel cenno di degnazione, ma con lo studio Ada Negri restera sempre un forte valore nel regno severo delle intelligenze e delle volontà. Il pubblico, commosso solo dalla novità dei trastulli intellettuali, fa poco caso di una donna.che studia per migliorarsi e che istruisce per migliorare la nuova ge– nerazione. Eppure ò questa l'Ada Negri più meritevole di elogi: è questa che io saluto con un senso di com– mozione e di rispetto. VI. Non Invano, di ARGIA CASTIGLIONI VITALI$. Un'altra genio.lepoetessa: Argia Castiglioni Vitalis. Ne lessi ·qualche o.nno fa. gli scritti migliori sulla. Vita modenia, e mi par"·ero di tanto valore, che non perdetti più di vista l'autrice nelle colonne di quel giornale. Altezza di pensiero con sensibilità femminina, abban– dono poetico con sostenutezza di stile, ecco i pregi principali di Argia Co.stiglioniVito.lis,la. quale ha un senso modesto o degno insieme della. propria porsona– lità, raro a trovarsi in chi scrive, e per di più in chi sa di scriver bene. È deplorevole che le poesie di questa ,·atente signora siano rimaste sparse nei giornali; impossibile cosi ogni conf'ronlo e ogni c ritica. Ove fossero raccolte in Yolume, si potrebbe do.re un giudizio del loro significato com– plessivo, della loro compattezza. organica. Non credo rispettoso lo stralciare qua.e là una strora. o due da queste poesie che il pubblico non ha como– dità. di leggere intere. Meglio ò ch'io mi tonga a una lirica sola e la presenti completa. Ho scelto Non invano, che raduna in sè i migliori pregi letterari dell'autrice, e la rarà.certamente amare, tanto in questa. poesia la semplicità della. forma si sposa alla commozione dell'animo.e all'altezza del pen- siero. NON INVANO. Il vc«hio mano"al che da tanti anni salia, sccndea, su i ponti vacillanti, curvo aolto i pesanti carchi di pietre, di calce ... e d'affanni; il vecchio mano\'al scarno o spnruto, pareo d'accenti, tristo no 'I sorriso, povero, ma bonviso da tu lii, benché spesso torvo o muto; jer l'altro a un tratto, ignorasi por quale vertigine impro\'\'isa o passo errato, è già. precipitalo dall'alto, ed ahi I gli fil il cader fatale. Un tonfo, un grido ... e l'infelice giacque esanhne. D'angoscia e di terrore un senso in ogni core penetrò degli astanti, e l'opra tacque. I suoi compngni, con l'ansia nei petti accorsero, ma in,•an. Sol con pietosa cura la sanguinosa spoglia eare:1r sui saldi omeri cretti . 81h te Cd G ne-B1ar E s'avviò triste, solenne e lento il lusubro corteo. Per via la gente seopriasi reverente la sventura onor::indo in quel momento. Senza Caàto verun je,ri sepolta fu nella fossa più appartati e umile quella salma tenile, quella vita d'un tratto al mondo tolta. Sola rimaso nel silenzio austero del pio recioto, senza van rumore di Illudi sonore, fra gl'ignoli che copre alto Il mistero. Pur ne la notte che sorvcnoe, bella di tranquilla bellezza e d'nslri d'oro, s'udi per l'acre un coro, un sacro coro risonar sovr'ella. - Ve~ehio, dicea, tu sei vissuto n lungo, povero, onesto, umilcmento pio; vecchio, nessun disio Corseapp3gasti vagheggiato a lungo. Hai lavorato n cosa aspra ed i11gra1a, bassa, in dispregio, senza plausi mai; bai la,·onato assai e la fatica mal li fu pagata. Ma non invan. Se là, di forze esausto, cadesti, o veglio, in quell'ultima sera, i tuoi di una preghiera rnro·, e un'ara, un incenso, un olocausto. A l'opre eccelso che ne 'I sol raggiante adergono le cime ardue e i !astigi, a i sublimi prodigi de l'arte che il pensiero alza giganto, il tuo carco di pietre, il tuo fardello di sabbia e calce, o veechierel, tu pure recasti; e l'opre oscure non fllro indarno, no, buon veeebierello. A questo de la vita immenso ordito verun s'intesso tenue filo io,·ano: n::isr.eun tripudio umano dal men pregiato sforzo inavl'el'lito. S'inalza l'odifieto e, su pci flnnehi aspri e diruti ne la pietra sculli, con ansie o con singulti s'alfannano infiniti uomini slanehl. Molti arrovescia nella polve estinti un ,·acillar d'assi sconnesse o funi, l'opra compiuta alcuni non veggono, e son lassi, o sono i vinti. Ma sta la molo poderosa, o sfida i secoli no 'I tempo, e splende in essa la divina promes•a di chi nell'avvenir guarda e confida. Non so se leggendo questa poesia voi sentirete le delicate emozioni che mi ha risvegliato nel trascriverla. Per me ci trovo, come ho detto, una miro.bile sempli– cità. e la visione di cose grarrdi. La strora: A questo de la vita ùnmenso 01·dito, ecc., mi pare cosl bella., dtLnon essere sdegnata da un poeta di primo ordine. Con Ada Negri e con Argia Castiglioni Vilalis finisco la mia rassegna, lieto che due donne italiane coltivino con tanto valore la poesia, e per di più la poesia so– ciale, mentre i decadenti intonano la. nenia funebre alle muso, come a povere vittime del furore plebeo. POMPEO 8ETTINJ. ATI'. FILIPPO TURATT, <Urettore re•p0tuab-Ue. Milano, Tipoa:rafta degli Operai (Soc.coop.), c. Vitt. Emao., t!-16.

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