Critica Sociale - Anno IV - n. 22 - 16 novembre 1894

CRITICA SOCIALE 345 Non insisto su questa. dimostrazione perchè l'evidenza mi par meridiana. Tu scrivi però - per combattere la. mia tosi - che l'ora.toro il quale dica veramente delle cose o non dello parole soltanto, eleva il livello intellettuale dei suoi uditori, - e fln qui siamo d'accordo e l'ho ammesso anch'io, scrivendo che l'oratore, in tal ca.so, ra dei se– guaci, cioè suggestiona e avvicina a sò intellettualmente il suo pubblico; - o sostieni anche che fra gli uditori può osservi chi superi roralore perchè spesso il disce– polo sorpassa il mH.estro. E qui - pur essendo d'ac– cordo con lo nella osservazione (troppo semplice, del resto, perchè si possa combattere), - mi permetlo di dirti che non modiflca in nulla. la mia tesi. Verdi ha avuto un maestro di musica, Dante avrà avuto un maestro di lettera.tura., Raffaello un maestro di disegno. Che cosa significa. questo, per la psicologia collettiva 1 Significa forse - come tu tenderesti a pro– vare - che le racoltà. intellettuali non solo ranno dogli eguali, come le forze sentimentali, ma fanno dei supe- ,·iori'I ' " Qui mi pare to abbia dime11ticata quella tua felice distinzione rra psicologia collelliva e psicologia sociale, che ò stata. la scintilla. del mio libro sulla Folla delin– quente. La psicologia collettiva - quale tu stesso la definisci ed io ho studiata - è la psicologia delle collettivilli t·itmitc stalicamcn'te. Quando dunque io dico che la suggestione delle idee - al contrario della suggestione dei sentimenti - ra, non degli eguali, ma degli inre– riori - intendo parlare da un punto di vista statico. Il rispondermi che in un'aula d'università. dove parla un proressoro, o in un teatro dovo parla un Oomostene - vi può essere - nascosto ed ignoto l'ra il pubblico - uno scienziato o un artista che supererà quel pro- fessore, o un oratore che supererà quel Domosteno - è un eludere la.questiono, non un risolverla, è un uscire dnl campo della psicologia collettiva por entrare in quello della psicologia Sociale. La mia tesi - esposta in un modo esagerato o bru– ta.lo - è questa: - staticamente - cioù in un brevis– simo spazio tli tempo, per sola virtù di contagio - si può rare d'un uomo un eroe o un assassino - non si può fare un genio del pensiero. E sfido chiunque a. contraddirmi. Quando tu poi, per provare la rorza di suggestiono dolle idee, mi citi i discepoli che superano i maestri, 0 1 per provare che non solo !"individuo ha influenz~ sul pubblico, ma anche, e più, il pubblico sull"individuo, mi avverti che a un poeta può venire un'ispirazione da un intelletto mediocre, e che a uno scienziato può balenare un·ìdca. geniale da una conversazione ruga.ce o insipida - io ti rispondo che hai ragione, ma che questa ò 1}8icologiasociale e non psicologia colleUiva. E degli etrotti e dell"importanza della suggestiono (tanto dei sentimenti come delle idee) da un punto di vista dinamico o non sialico, io ho troppo a lungo parlato altrove, perchè debba ripetermi qui. Tu scrivi questi periodi, limpidi e inconfutabili: - • Non è sempre esatto che la. somma collettiva delle idee sia peggio,·e delle ideo genialmente individuali. Nel gonio, e a·nche nell'ingegno potente, c'è sempre una qualche esagerazione, un qualche squilibrio nelle pro-– messo più acutamente vedute e ravvicina.io , come nelle induzioni più. velocemente e lontanamente anticipate. Nella collettività, invece, ò vero che domina la media, ma.appunto perchè tale, questa. rappresenta. così un·e1&- Bib 1oteca Gino B1arco vazione equilibrata e doflnith•a della intelligenza comune di fronte allo stadio precedente, come un'attenuazione integratrice delle audacie pili o meno squilibrato, ma sem1>reprecoci o perciò mono vitali, del genio indivi– duate. Nella scienza, la scuola dei seguaci vale som]}re più e meglio del maestro iniziatore, od hanno - runa o l"altra - due runzioni utilmente diverso. Senza !"indi– viduo creatore la scuola. non sì rarebbe o la media indivi– duale non si eleverebbe; ma. senza. una colletth•ità. soli· da.le ,l'intuizione del genio no,: \'ive e cade jn un torpore o in un oblio talvolta. secolare, lìnchè le condizioni più propizio o meglio adatte della collettività., o spontanea• mente, o per spinta ri:111ovatadi un altro gonio, o anche di un talento, non no !Issino doftnitivamento la strut– tura o lo s,•iluppo. • Parole d'oro, ma che non le\'ano una. virgola. a. quel che io ho affermato, perchò sono parole o concetti ap• plica.bili in sociologia e non in psicologia collelliva. Ho ammesso anch'io, e l"ho scritto ( 1 ), tutlo questo; ho ammesso anch'io - e l'ho scritto - che il genio non ò che un simbolo il quale rappresenta le a.spira– zioni o le tendenze di una data. classe o di un dato periollO; ch'egli non è so non lo scm·cio incoscic,atc di un momento storico, quasi una figura. in cui sì rin.s• sumono e si fissano tutto le suggestioni infinito e di· verse che su di lui hanno a.gita; - ma, riconoscendo che il genio è un parto meraviglioso della collettività, ho inteso e intendo di riconoscere soltanto dinamica– me11te il potere della' collettività sull"individuo. Ancho staticamente esiste questo potere, ma produco il malo anzi che il bene, abbassa o non eleva l'inl.elligonza..Ed è in questo senso, cioè da. un punto di vista. statico, cho io bo osato esporre la rrase pessimista. che « 1mini, nel moneto 1,mano, vuol cli,·epeggio,w·si •· Da un punto di vista. dinamico, cioè di psicologia. sociale, bisogne– rebbe essere pazzi per affermare una cosa. simile, e tu ha.i ragiono di dire che - allora - bisognerebbe anche rinnegare la tool'ia dell"evoluzione o riconoscere che il selvaggio val più dell"uomo civile, e la scimmia antro- .. pomorfa. più del selvaggio. Por essere più preciso, io avrei dovuto scrivere che « unirsi noi mondo umano, solo staticamente, vuol dire peggiorarsi. • Ma. all'esattezza del linguaggio, cito ho trascurata, poteva rimediare il senso e l'intonazione del mio articolo. lo parlavo della folla non della so– cieU,: io parla.va di suggestione immediata o incosciente; non di suggestiono lenta o cosciente; io - in una pa• raia. - parlavo di impro,•vise rivoluzioni psicologiche, non di graduali evoluzioni; io non applicavo quindi la mia conclusione a. tutto il vasto campo cJellasociologia., ma soltanto al campo rislrotto della psicologia col– lettiva. Tu mi hai voluto far dire più di quello che avevo in animo di dire, e per combattere una tesi che io non ho sostenuta., hai esagerato. 1'u hai scritto che il prin– cipio: hmione fa la fo,•;a, ò vero sempre in psicologia sociale o in psicologia. collettiva.. No: in psicologia col• letti va l'unione sposso fa, intellettualmente, non la rorza, ma la debolezza: i giuri, le commissioni, le assemblee informino: inrormino sopratutto i tuoi Nuovi 01·i::onli, dove questa. verità. è stata così genialmente accennata. Ed io non avrei altro da aggiungere se non preve– dessi una tua. domanda, anzi alcuno domande: e quali sono i limiti - tu potresti dirmi - quali i confini tra. ( 1) Vedi l'Jntrodu.:lont: al volume IA (olla dt:Unq1«tttt: - U crimt: tl dt:ua:. - e l"artlcolo 1A ,uggutloHtr tull'ark.

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