N. Corsini; C. Matteucci - Due lettere d'illustri toscani sulle cose presenti

-8Ma l'agitazione non è ancora passata. Tant'è: non posso sopportare questo spellacolo: che il rappresentante fra noi della legge e dell' autorità, il capo degl' impiegali, e d'un popolo civile si butti da se medesi mo in terra .... mi par di vederlo in mezzo di Via Calzaioli, lungo disteso, e dire a chi p·assa: Eccolo qua, Toscani, il vero re travicelio, venite, e fategli addosso quel che vi piace, non abbiate paurà di nulla: vedete, io mi s.ono da me stesso spogliato di quel po' d' orpel.lo di rispettabilità che ancora mi rimaneva. Che orrore l - Ecco come mi si rappresentò al pensiero it povero uomo letta ch'io ebbi quella pubblic~zione. E d'allora in poi siamo anda ti di· male in peggio. Infatti : non si sa come intenderla: se i liberali hanno ragione, perchè, dico io, non cede il Governo, e non dà retta almeno a Sua Eccellenza Corsini, unendosi col Piemonte, e mandando là a pigliare il battesimo del sangue un pajo di figliuoli?-A questo punto vedo un liberale arrabbiato che mi guarda in cagnesco e digrigna i denti: La stia cheto, e al suo posto, signor mazziniano riverito, io non sono con Lei ; io, al meno per ora, vorrei un granduca; italiano, intendi~moci! galantuomo, e costituzionale, e perciò autorevole, ma un Granduca. - E se, dico seguitando il mio di~ lemma, i liberali hanno torto, perchè non imprigionare o almeno esiliar dalla Toscana il Cavaliere Avvocato Salvagnoli, il Marchese Ridolfi, il 'Barone Ricasoli, il Cavaliere Peruzzi, gli avvocati Corsi, e Cempini, il Bianchi, e di più il professore Matteucci, il Marchese di Lajatico, i Mar-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==