N. Corsini; C. Matteucci - Due lettere d'illustri toscani sulle cose presenti

-6Vorrei con . lutto il cuor mio che siccome potè il Salvagnoli dir la parola dell'alla teoria, eome i sei della Biblioteca ci vile poterono esporre il linguaggio dei fatti, così fosse stato via vi~ permesse• ad ogni buon toscano di metter voce in capitolo; e neppure il povero Piovano Arlotto si fosse improvvisamente sentita la lingua presa alla tagliola. Dirò di più. Vorrei che anche il gover·no, anche il Granduca, e lo stesso Landucci, avessero un giornale di dottrine al comando Jor0, perchè, almeno si risentissero, e ragionassero quel che fanno. Veramente, non so cosa potrebbero concludere, mf;l almeno si farebbero vivi , e mostrerebbero che hanno qualche fautore e qualche argomento: ora in questo silenzio mulesco, perdono ùn tanto ogni giorno; e a me rincresce amaramente vedere chi dovrebbe essere fra noi l' autorità delle autorHà costituite, rendersi a bello e lungo studio spregevole e abietto. Io ebbi un impiego: or.a sono riposato da qualche anno: debbo in gran parte quello che sono al povero Ciantelli, il quale, fra parentesi, negli ultimi anni .suoi aveva fatto un gran cambiamento, e aveva preveduto quasi a puntino i rivoltoloni che \ noi vediamo; e se certi miei padroni, che pure andavano a prendere il verbo da lui gli avessero dato retta, non saremmo ora a questi ferri. Benchè io sia stato sempre liberale in fondo dell'anima, q'ùel vecchio io l'amavo, e gli son grato molto: e' mi ha preservato da molte inutili imprudeQze. Ora, passata la sessantina, io bo concentrato tutti i miei desideri a salvare dal naufragio comune un

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