N. Corsini; C. Matteucci - Due lettere d'illustri toscani sulle cose presenti

-18principali, e direi quasi Immensi, che essi otterrebbero, senza tener conto di altri minori, come sarebbe per esempio la eventualità di un aumento di territorio in un nuovo assello che potesse darsi alle cose d' Italia, della quale eventualità non può nemmeno parlarsi quando si hanno in vista interessi tanto maggiori. Vediamo ora quali sarebbero i pericoli. Forse la perdita degli Stati per la dinastia granducale in seguito di una guerra disgraziata? Io credo che questo pericolo non esista nemmeno Jontanamente. Quello che non avvenne nel 1849 • in cui il disastro fu completo, non potrebbe mai avvenire nel 18f>9 in cui le forze sono altramente bila·nciale, e le potenze che non permessero allora l' assorbimento della Toscana dalla Potenza austriaca, moUomeno lo tollererebbero oggi. D'altronde questa è una di quelle cose sulle quali il governo potrebbe ottenere piena sicurezza fino da oggi , dalla Francia non solo, ma dalle potenze neutrali. Cosa altro dunque resta a temersi anco nel caso di una disfatta ? Forse la perdita dell'amicizia del gabinetto di Vienna 1 Crede forse il governo toscanQ di averlo mai avuto benevolo dal 1848 in poi? Crede egli che a Vienna si siano dirne nticati i fatti di quell'epoca; oppure il governo toscano ha egli dimenticato tutte le umiliazioni che ad esso ed al paese, c perfino alla persona augusta del Principe furono inflitte durante l'occupazione austriaca, e delle quali citerò i due punti estremi, cioè: la giustizi~ punitiva e il diritto di grazia esercitali in Livorno dai generali austriaci, e l' arroganza colla quale in certe occasioni si arrivò perfino a volere imporre al Principe l' uniforme che doveva vestire? Se dunque l'Austria non è fino da oggi per il governo granducale che una dominatrice irritata dalla Storia passata, poco imporla al governo di averla anche in seguito qual'è oggi, quando la sua indipendenza sarà garantita dalle altre · potenze, e la dinastia avrà le sue salde radici nell' affezione dei suoi sudditi. Mi pare adunque che la scelta non possa essere dubbia, subitochè mi sembra evidente che la neutralità non solo è impossibile ad osservarsi, ma conduce inevitabilmente il

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