La vivandiera di San Martino

LA VIVANDIERA. DI AN MARTINO 19 giore e il segretario intimo, ufficio tenuto a quei giorni dalla nostra odiosa conoscenza, il barone Schwartz. Da quel q1,1artiere generale partiva!lo incessanti dispacci, che raggiungevano celeremente "le varie divisioni dell'esercito. Le vie intorno a Verona erano solcate da cori~ieri che s'incrociavano in tutti i versi; ·semplici s·oldati che portavano un ordine di servizio, o ufficiali d'ordinanza che trasmettevano gelose comunicazioni ai capi delle squa· dre attive. La sicurezza per questa gente era assoluta. L' ésercito 'franco-italiano non si era ancora avventurato in qnei din- ~ torni; quanto ai contadini, per voglia che avessero di insorgere, sapevauo troppo bene quali terribili esempi sal) ' ' pessero dare, coi loro giudizi statarii, i generali di Fran.. cegco Giuseppe. A Verona abbondavano le provvigioni, che nes uno in ... - ' . tercettava; il denaro, grazie ai proventi della guerra; affluiva; e se talvolta si pensava alla guerra, gli"uificiali non potevano separare questa idea da quella di vittoria, tanto era evidente la sproporzione di forze fra l' esercito austriaco e quello ,degli alleati. Per questa ragione nella città di Alboino si viveva allegramente. Gli ufficiali, senza preoccupazioni riguardo ali~ battaglia, la borsa ben fornita, ·si divertivano a più non posso. Nei loro circoli si giocava un gioco d' inferno ; e le ra- , gazze alla moda, razza internazionale che non si intende nè :punto l!è poco di patriottismo, avevano numerosi e munifici avventori. A tempo di Radetzky gli ufficiali che avessero passato tempo a giuocare e a far la corte alle ragazze, sareb- •

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