La vivandiera di San Martino

DI ·SAN MARTINO ROMA EDOARDO PERINO, EDITORE-TIPOGRAFO ' ' · · Piazzetta e Vicolo Saiarra, 62 I886. l " l

• P!'Oprictà Letteraria dell'Editore EDOARDO PERINO .. Roma, 1886, Stab. tip. dell'Editore EDOARDO PERINO . ,

• .------ '---~ .. ···- ... . .... . .•... : - . · .. · . - x i CAPITOLO l. Linguaggio di popolo e linguaggio di re -Napoleone III - Che cosa facessero gli Austriaci - Urban - La strage 'idi una famiglia - Sola! Aì pr·incipialré· dei 1859~ il linguaggio; déJ ~po;lo H~aHano era un:arrlimé. Tutti- 3'g01gll.àvano é ;.5Jre1ta~v~no i mm:in ente la cac-ciata <:te-H' 0'dit\S01 s~tra;niero': \ N e i vari:i s-tatì d'Itafia. la: re-a1Zio·n~ éra starta terri.bHe; .ministri, poliziotti, carneficl àrveva1n0 g~règ'gia1!0 coi ·s·o- . . vrani per trarre ferocissima vendetta delle paure avm~te nel Q-uara:n tolto·. Il' L' .Austrìa irrrper·versarva a Vene·zia:, ~ !fa"Ht0v·ar, a Mi· lano. Lé tol'ture, i suppHzi si su1ceedevarto· s·enza tttegua; i tedeschi, che erano stati costr-etti rt~l r8'48 a; v0lg:ere 1e spalle, in·crudeliv:tno- con tntta la ra:bhi~ dei vinti uroi· liati, che ripigliano per un ist~nte il sopravvento. Tnttài"tia fftalia aveva, tt~f 184~8', eompi.u-1€} tfD ~Fan passo ; essa ave"t"tt sétltìto· t~ sua 'forza:, e tWe-1'a: Tedllt<if •

4 BIBLIOTECA PATRIOTTICA come la concorde volontà della nazione fosse bastevole a cacciare la prepotenza nemica. Nel 1848, e soprattutto nel 1849, le discor:lie che dividevano così fieramente i partiti, l'ubbriachezza cagionata dal primo soffio di libertà respirato dopo tanti anni, ' le soc;eta segrete, l'intolleranza di alcuni capi repubblicani avevanò condotto la rivoluzione all'ultima rovina, Si era quindi cred•1to opportuno di mutar metodo, di adattarsi a una vera disciplina, di raccogliersi intorno a un capo riconosciuto.' Questo capo era Vittorio Emanuele, il re che aveva difeso lo statuto perfino contro le baionette dell'Austria, \ il soldat~ nel quale, fino d~i terribili giorni di Novara, i patriotti italiani avevano riposto intera fiducia· e speranza. Infatti, .. n giorno stesso in cui Carlo Alberto partiva per la via deU'esilio, in cui le truppe austriache dilagavano dapper·tutto e i tirann~lli espulsi l'ientravano pieni di fur~re nei JOro stati, Vincenzo Salvag 1oli, uomo di altissimo intelletto e glorioso patriota, seriveva ad un amico: l « Oggi -gli ·Austriaci hanno rioccupato la città di Firenze. Fra dieci anni il figlio di Carlo Alberto sarà re d'Italia. ~· Il tiglio di Carlo Alberto, oltre alle sue qualità personali, aveva al fianco uno di quegli uomini che Di o destina e fabbrica apposta perchè rt,ggano e guidino a voglia loro le sorti dell'umanità. U ministro del re Vittorio Emanuele si chiamava Cavour. ' Questi, spaziando coll'occhio d'aquila nell'avvenire, aveva preparato ai soldati italiani un nome e una posi. l • •

LA VIYANDIERA Dl SAN MARTINO .. 5 zi0ne in Europa, facendoli in Crimea commilitoni dei soldati di Francia e d'Inghilterra; poi, conquistato in tal modo il diritto di sedere nel congresso di Parigi, aveva audacemente evocato il nome d'Italia, e sostenuto i diritti della gloriosa oppressa in faccia al rappresentante dell'Austria. Questa nobile audacia, che aveva fatto risorgere pienamente quella questione italiana che la diplomazia austriaca sperava di aver sep0lto per sempre, suscitò in tutta I talia speranze e allegrezze viviss1me. I cittadini entusiasmati - a quell'epoca c'erano degli entusiasmi, in Italia !... - rac<~olsero fondi per una medaglia che portava l'effigie di Cavour, circondandola di queste parole • si Dante: Colui che la difese a viso aperto. Str~.ni rumori correvano per l'aere. Una specie d'im· presstone fatidicà mostrava a tutti i figli d'Italia vicino, imminente il momento in cui si sarebbe di nuovo fatta vedere alle spade la luce del sole. L'Austria,, inquieta e tremante, conobbe dove fosse il pericolo. Esso era nell'attitudine del Pjemonte, clte si era collocato risolutamente a capo dell'Italia nuova. Il peri~olo era nel carattere del giovane Re, che aveva assunto come una cavall9resca intrapt·esa la redenzione della patria oppressa, e che diceva ai suoi amici: - Vendicherò mio padre sull'Austrja, o ci perderò il trono, e mi ridurrò semplicemente il signor di Savoia! » L'Austria dunque minacciò. Grandi forze si ammassarono sul Ticino; il generale Giulay, un ungherese che, per servire la causa d' .Austria, dimenticava i suoi com- . .

6 BIOTECA PATRlOTl'lCA: patriotti impiccati dall'Austria~, aveva il comando supremo delle truppe imp.eriali. Tutti aspettavano le parole che V1ttorio E;manuele a.. vrebbe proferito all'ape1"tura del parlamento. La fermezza del giovane Re,, la vaLentia e i l ca~rattere di Cavoup avevario intanto ottenuto ques to risultato: che gli u.omini politici europei guf;u·davalilo a Torino, eome in altri tempi si gl!lard8lva a Padgi o a Vie·Hna. La ]>'aiPU>la d~el R·J V.jJU!lle, e fu s p.lettdiàa, pQderosa, t€1r· ribH@ e·0me u.n c·au.to di gu:erra. Essa r1spon.deva degna· mer;}lte 3111e aspili.r~z i oni. ~el ·ptopolo ; (eSSa suggQllsbava ili patto 1:m-dis~olub>.iie <dd aHea.RZa fra 1a stirpe ài Savoi.a e l'Italia tutta. Il Re, narrata brevemente la situazione delle. p~01vineie Italian_e, oppresse da spietati signori, aggiangeva: << Questa condizione di cose non è scevra di pericoli; perehè, mentre rj spe~ttiamo· r trattati, non sriamo insensibi·~1 al grido di dol'Ore che· da tante· parti' d'Italia ~i leva verso cl!i Noi. - L 'Italia comprese ed esuttò. '\ Essa; aveva, come una re-gina oppressa 'irnvoeato iT soccorsa dei pt,ocli cntnpior.~.i ; e· i'f slgnore di Savoia, fe·d1 ele alle cavaneresch,e· tradizioni d·ei padri suoi snudava la ' . spaJdfaJ ~n dH!esa d!ella n;O'bilissima vittima. L'e·se}~ci~O' P';em0nt~·se si affermÒ' e· organi·zzò rapidamente . Da tutt~ Ptali'a accorsero giovani. enttrSiasti; l'e -yarie :p~li·zic N'O a bè1Stalro·D~ a h1fl•pedh~a- c'f11e H f:.ì'ore delle uni nl~r.sità e deFre fa-n1-iglie' i'taiiane· si preci·pttasse in Piernc~n~-t~·, c~.irtnEencfit>, un fN~c· il e e urr'u,ni·form·e. E.. a~ n_a·ovèlì rivo~uztom'e italiarl'a., l'a gt1erra del'r'IncNpe-lltl(fem~za, era C0Mi.rrch~:tas.

LA VIVANDIERA DI SAN lUARTINO 7 Le sorti dell'Europa erano in qu~l momento nelle mani di un putentissimo, che aveva con singolare audttcia e fortuna collegato due cose fino allora non credute com... l patibili; l'interesse dei Cesari e la causa dei popoli. La memoria di Napoleone III, attraverso le calunnie dei nemici e la rabbia impossente di taluni radicali, apvare assai più limpida che non la vedessero i contemporanei. Egli ebbe giorni orrendi, che gli saranno certo impu... tati a perpetua infamia; Mentana fu tra questi. Ma nelle molte occasioni in cui il suo spirito, libero dalle funeste influenze femminili, potè svolgersi a modo suo, l'inJperatore dei Francesi, apparve davvero t'autore delle Jdèes Napoleoniénnes, il cor~nato demo~ratico pel quale unica basé del trono era l'interes~e della moltitudine, il falciatore mistico che troncava i rami più alti e frondosi a beneficio .delle umili piante che avevano bisogno della luce del sole. Due grandi principii furono propugnati e attuati da Napoleone III nel suo impero; l'uno, il diritto dei poveri al lavoro e al nutrimento; l'altro, il principio della nazionalità. Pel primo, egli creò in Prancia una ricchezz~ così diffusa, così strabocchevole, che non bastarono i disastr~ delle guerre colla Germania tt distruggerla, e che i miliardi chiesti al prodigio~o tesoro nazionale piovvero com~ nei racconti delle fate. Pel secondo egU fece sorgere al sud un'Italia unita; al nord una Germania ricostituita· e potente. I politici francesi gl~ rimproverarono assai questo che dissero errore. Ma non fu colpa della politica delle na...

' 8 BIBLIOTECA PATRIOTTICA zionalità se i clericali .condussero più tardi Napo-leone a gettarsi in traverso dell' i talia a Mentana, e a suscitare in tutti i modi possibili la guerra colla Prussia. Se egli avesse comandato nel suo impero, avrebbe posto la Francia a capo delle nazioni libere; avrebbe av- ~ vinto a sè l'Inghilterra coll'interesse, l'Italia col vincolo d'oro della gratitudine , la Prus;sia colla paura del-. l' Anstria. Ne sarebbero andati a rifascio i due avanzi di Medio Evo che ammorbavano allora l'Europ·a, il Pontificato l tem~orale e il d1spotismo austriaco. Ma questo non turbava i disegni dell'imperatore; questo anzi entrava nei suoi piani. I preti ~vvisarono il pericolo, e si affrettarono al riparo. Tutto fu messo in opera per distògliere il Cesare incerto e vacillante dalla via che egli si era scelta; -una donna, carissima a lui fra tutté, distrusse colla sua bianca manina la faticosa opera dell·erede di Napoleone I. ~1entana e la guerra del 1870 furono errori e colpe che ~ l'imperatore subì più che non commettesse. E'gli non è. men reo per questo, perchè un reggitore di popoli non ha il diritto di essere imbelle o incapace; ma sarebbe ingiu'sto il dimenticare che le buone idee il figlio di Ortensia le trasse dalla sua mente, le cattive gli furono , suggerite, imposte da altri. Nel momento che descriviamo~ Napoleone nr, che poteva tutto, aveva deci~o di cacciare l'Austria dall'Italia· E il suo esercito, salutato allora con tanta fede di ea.. tusiasrno in tutta Italia; il suo esercito ehe allora non sognava nè le tristi avventure• del Messico, nè le sconfitte , lorenesi, nè le infami vittorie di .Mentana, il suo esercito . l

.. LA VIVANDIEUA. DI SAN MARTINO 9 si apparecchiava a varcare il mare per correre ad aiutare fratellevolmente l'Italia, risorta a nuova vita. Intanto che facevano gli Austriaci? .. . Apparecchiavano armi e profonde masse di soldati; ma, prima di t otto, intendevano ad avventare sull'Italia la loro arma consueta, il terrore. Non il terrore prodotto. dai fulmin~i ftttti di ~uerra, dalla dimostrata valentia dei generali e dalla prodezza dei soldati; ma quello che s: solleva nell'anima u1nana all'udire, al vedere le crudeltà più atroci. Si narra che i capi dell'esercito crociato a Gerusalemme, vo1.endo lasciare nell'animo dei Saraceni la pilì grande impressione. di spavento, fclcero arrestare due principi, il padre e il tiglio; e ordinarono che il tiglio fos se scannato, arrostito e divorato da al cuni mangiatori di carne • • umana, in presenza del padre, che ne morì di spavento. A simili spedienti usò sempre ricorrere il governo·austriaco. La ferocia delle umane belve che la casa d'Ab- · sburgo soleva trarre .fuori dai pantani di Croazia e ùalle semiselvaggie popolazioni slave, ecce:lette ogni limite. Nella guerra d'Ungheria, nel 1849, un uomo era riuscito a rendersi _celebre p er la sua crudeltà anche in mezzo ai suoi crudelissimi colleghi. Costui era iL feld-maresciallo Haynau, il bastonatore di donne. Europa tutta feemette di orrore al raccont0 delle atrocità di costui. Un giorno, mentre il vecchio infame visit ava, a Londra, una birreria, si sparse voce fra gli operai (~he Haynau • l

• lO BIBLIO'fECA PATRIOTTiCA . aveva osato profanare colla sua presenza il suolo d'Inghilterra. Tosto quei popolani, degni di essere liberi figli di un libero paese, insorgono, e a fischiate e a grida minacciose costringono lo scellerato a ritirarsi, carico di vergogna, fremente di rabbia. , Nel 1859 un altro maresciallo austriaco volle emulare la gloria orribile. del carnefice delfUngheria. Costui fu il tenente-maresciallo barone Urban. La Lombardia, prosper~ terra chè gli Austriaci senti... vano di dover abbandonare per set11pre, fu il teatro scelto da Urban per le sue gesta bestiali. E così, mentre tutta l'Europa era inondata da r scritti clericali e tedescanti cbe preQ.icavano essere il governo di Viennc:t l'antemurale de1la civiltà d'OccidenteJ l'esercito austriaco una schiera di cavallereschi eroi comandati da un cavalleresco imperatorè, un lungo grido uscì per tutto il mondo; un grido d'orrore e di esecrazione. Er~ nota la strage della famiglia Bardinì. E tutti sbigottiti proruppero: · Veramente l'Austria è sempre la ·stessa !... / I Bardini erano agiati contadini. Furono sospettati di aver voluto porgere preziose indicazioni all'esercito francoitaliano. Furono accusati di avere ,nascosto armi per organizzare un'insurrezione popolare contro gli Austriaci, appena fossero impegnati nella guerra. ' Di tutto quest.o nulla era vero; e i carnefici lç> sape· vano benissimo, lo sapevano quanto le vittime. Ma bisognava incutere terrore...

LA VIVANDIERA DI SAN RIARTINO 11 l disgraziati - erano nove - furono r.aessi in fila. Un giovinotto biondo, che comandava la schiera tedesca, ordinò con tono indifferente che 1uei nove infelici fossero fucilati. Per quanto la dis ciplina e l'abitudine avessero indurito il cuore dei soldati austriaci, un simile comando doveva suscitare molto proteste, e le suscitò! ·un vecchio sergente, che aveva fatto tutte le campa.- gne da trent'anni e che godeva molta autorità fra i suoi compagni, u~cì dalle file e si avvicinò con rispettosa timidezza al capitb.no. - Signor .capitano - disse con voce tremante - se mi fosse permesso di dire una parola... - Ah, sei tu, Karl ?... Ebbene, di' pure. - Io direi che la strage di questi infelici, che non hanno fatto nulla, potrebbe costarci molto cara. . _L'ufficiale corrugò le sopracciglia. - L'ordine del maresciallo Urban è formale. « Tutti r coloro che sono sorpl~esi colle armi in mano, saranno fucilati. .. » - Ma costoro non sono St·ati sorpresi colle arm1 1n LJ.ano - insistè il sergente. - Non avevano in casa che un vecchio fucile inservibile di quaeant'anni fa ... - Ebbene, ascoltate, mastro Karl - disse l' ufficiale con tono di indicibile alter-igia. -Quando il capitano barone Schwartz ha parlato, non si discute più, si obbedisce. Fate fucilare quei contadini. - Ma! .. - azzardò il sergente. - Dopo eseguita la fucilazione, vi metterete agli arresti di rigore. Il sergente, rosso di rabbia e d' indignazione, sentiva

i, 12 BIBLIOTECA PATRIOTTICA l' nell'anima un bisogno fortissimo; q~llo di mandare -il capitano a precedere all'altro mondo le vittime che voleva fucilare. , Ma era soldato, era dell'eserc~to austriaco, era avvezzo alla disciplina passiva; le rimostranze da lui fatte ecce-~ devano dì molto il limite di tolleranza che sarebbe stato conceduto a ciascun altro. Si avvicinò quindi ai suoi, e cona fronte bassa e gli occhi pieni di lagrime, ordinò il fuoco. I nove italiani caddero, bagnati nel loro sangne. Risuonarono tre o quattro altre detonazioni ; era la seconda metà del pjcchetto di esecuzione che, secondo l'ordine, andava a sparare nelle orecchie dei moribondi il colpo di grazia. · - Anche questo è fatto - mormorò pon atroce indifferenza l' uffic·iale tedesco, guardan~o quei cadaveri ancora agitati da scosse convu1se - così potessi aver qui fra le unghie il loro Gar·ibaldi, e tre o quattro dei suoi migliori luogotenenti!... Mi metterei io stesso nel pelottone di esecuzione! .. In quel momento si udì un grande strepito ; e tre o quattro soldati dalmati capitano tenendo per le braccia un giovine co'ntadino che pa1 eva istupidito dal terrore. . - Ah !.. . nuova caccia!... disse il capitano, squadrando il nuovo venuto. Sei arrivato un po' tardi, amico .mio, la festa è finita; altrimenti ti avrei fatto fucilare cogli altri. Ma chi è costui ~ ... Uno dei ~o1 dati raccontò che a vevano trovato quel contatlino ranni cchiato dietro una siepe, e che per mìnacciarlo e bastonarlo che facessero non avevano potuto cavargli una parola. '

LA VIVANDIERA DI SAN MARTINO 13 Sfido io - borbottò il capitano - queste bestie non parlano l'italiano, e costui non capisce altro... Poi voltosi al prigioniero, in ottimo italiano : - Che facevi dietro la siepe, eh 1 - Eccellenza!... - balbettò il misero. - Lascia stare l'Eccellenza, e rispondi franco; altrimenti, per variare lo spettacolo ai miei soldati che ne hanno abbastanza di fucilazioni , ti faccio impiccare a quell'albero. Il contadin@ tremò tutto. - Avevo paura.... - rispose. - Paura di che?... IIai dunque la coscienza incerta 1. .. Tu portavi informazioni al nemico!... Se questo fosse... L'altro giunse le. mani. · - :B~ccellenza - gridò con accento, la cui sincerità era indisclltibile - avevo paura perchè ho visto fucilare quelli - e accennava ai cadaveri - Mi sono nascosto, per paura che mi vedessero e mi facessero la stessa cosa. Il capitano sorrise di gi0ia; a-veva ~.·aggiunto,lo scopo. - Ah, dunque hai avuto un po' di battisoffia, eh?... E che faresti, r.er sfuggire a una minaccia dello stesso genere?... - Tutto !. .. - esclamò il disgraziato, con un'enfasi che fece sorriùere il capitano. Io sono un povero diavolo, ma la vita è sempre la vita!... Il barone Schwartz sorrideva, accarezzando un'idea che gli era nata nel cervello. - Come ti chiami 1.... - domandò. - Giampaolo, Eccellenza. - Ebbene, Giampaolo, può essere che tu sfugga alla forca, ma a un patto. Noi ci allontaniamo da questo prato tu resterai qui , a guardia di questi cadaveri...

. , 14 BIBLIOTEC! PATRIOTTICA - 10 ~ - esclamò con terrore ii eontadino. - Sì, tu... E a coloir0 che, passanclo di tl&'i, ti doman- , ' deranno che ·cosa s'fan.o qu(ji morti, l,.isponddrai : E ii capitano barona Schwartz ~elte H ha fatti ~ucH.at'".e, e ehe tratterà aqo stesso modo quanti italiani gH cadranno fra le mani. n eontadia<> non fece un motto nè diss~ una parola~; so~o il , trem()!Pe interso di tutta la persona indicava il auo grande spavento. La compagnia, a un segno de[ capitano, fece an mezzo giro a dr itta, e si avviò verso il corpo d'esei"cito principale, eoma~da.to -dal gene,rale u rban... Appena scomparsi i soldati il viso del contadino perdette il carattere di stupida paura che aveva avuto fino allora. Una espressione di sdegno e di dolore trasfigurò H suo volto energico, stese il pugno in direzione dei soldati partiti, minacciandoli con imprecazioni che gli sarebbero costate la vit a, se fos s-~ro state intese. - Trionfate t. trionfate ancora per poco !' - mormorò - Nelle vostre viscere, nel vostro cuore schiantato cercheremo ii segreto dell'odio ebe avete per uoi... Volse lo sguardo ai cadaveri, e stilie di freddo sudore gli bagnarono la fronte. - Mio D~ o 1. .. - mormorò - mio Dio t .. - E Carolina che non sa nulla. ,. che tornerà a casa, credendo di t~~ovare i genitori e i featelli in buona salute, come li ha la~ciati. .. Una voce fresca e pura di· donna, cbe cantava una canzone popolare, si fece udire all'est remità della radura~ Il giovane accorse da quella parte. Apparve una giovi- . ,

LA VIVANDIERA DI SAN MARTINO 15 ~etta, vestita come le contadine doviziose di Brianza, benchè · pe.r la durezza dei tempi non portasse n è spiiIoni nè gioielli. Il giovinotto le corse incontro con una specie di frenesia. - Non passate di là, Carolina, non passate! ... - esclamò prendendole le mani con tanta e sì verace espressione di terl~o:!:e, che la glovinetta ne fu colpita. - Che è stato, Giampaolo~ - domandò la giovane con viva sorpresa - Non mi trattenere; sai bene che i miei genitori mi aspettano. ~ - I tuoi genitori... Oh, Carolina, non passare di qui, te ne supplico in nome della tua vita ! Un orrendo pensiero illuminò come lampo la mente della giovane sventurata. - Gli Austriaci ? -~gridò. E sfuggendo, con uno sbalzo di belva, alla st retta disperata del giovi ne, giunse neHo spianato ove erano dis tesi i nove cadaveri. La luna, tranquilla spettatrice 'di qualunque esecrando misfatto, illuminava quei poveri corpi di assassinati. Carolina vide il viso .di suo padre, di sua madre, di un fratello, dei suoi parenti-; la morte aveva restituito loro la lll:armorea immobilità sconvolta .un istante d~lle con.vul· sioni dell'agonia. Caì.--olina non mandò un grido, non versò una lagrima· Le parve che una mano di ferro le strappasse dal cuore qual che cosa di vitale; le parve che una striscia di fiamma corresse in fondo ai suoi occhi a disseccrtrvi per sempre la di v ina fonte delle lagrime. Come non morì ~ (~ome non diven:pe pazza sul colpo?... La fibra femminile ha di tali resistenze, ignote agli uo- . .

. ' l .. 16 BIBLIOTECA "P .A.TRIOTTICA . mini. Rimase immobile e muta per dieci minuti; un'eternità di spasimi !... Quando rialzò il capo, il suo sguardo aveva assunto unà tale apparenza di fissità e di crudeltà fredda, che Giampaolo, eh6 pieno d'ango~cia spiava il ~risvegliarsi di quell'anima, ne fu spaventato. - Essi, non è vero ? - domandò con voce che aveva sonorità strane, profonde, come se ·uscisse dalla cavità di un sepolcro. Giampaolo si avvicinò. ' ..-- Questo - disse cupamente - questo è l'ordine che mi è stato dato. Dirai a tutti che questa strage è stata compiuta dal barone Schwartz, capitano nel corpo del feld-maresciallo Urban; e che ,egli si promette di fare altrettanto a quanti italiani cadranno in suo potere. Carolina che aveva ascoltato tutto, stese la mano su quei corpi sa.nguinolenti. - Sul vostro capo, padre mio, madre mia, miò fratello; sul vostro cadavere jo giuro di vendicarvi, e di consacrare la mia vita, il mio co~po, l'anima mia a punire i vostri assassini. Il vostro sangue sarà espiato da torrenti del sangue loro. - Cosi sia! -- soggiunse Giampaolo. Carolina si volse, e contemplò 'la fa,ccia energica e scura del gio~ane. - Giampaolo - disse - in questo aspro cammino mi sarà l utile up. compagno. Noi periremo probabilmente, perchè intraprendiamo soli una lotta impossibile ; ma prima di mor·ire faremo agli assassini tanto male, che se ne · ricorderanno. Vuoi tu accompagnarmi?... ' l { \ 1

• .n . ' LA VIVA.NDIERA DI SAN MARTINO 17 Fino all'inferno ! - esclamò 0on entusiasmo non simulato il giovane contadino. - Bada che ti impegni a molto, perchè probabilmente andremo fin laggiù - disse con un funebre sorriso l'orfana. - Ma in ogni modo sta sicuro che ci arriveremo vendicati. E quei due, baciando i cadaveri esposti al cielo, come \ per gridar vendetta al cospetto di Dio, si presero per mano e sparirono nella notte. \' CAPITOLO II. ~~Verona - Il quartier generale - La bella . Lombarda -· Giuoco, donne e debiti - Il .generale Giulay- Il segretario particolare - . Filtri e bevande - Vitto1·io Emanuele - · La vivandiera. ' l Verona, - la gran Verona, come la chiamava Cesare Balbo - è la chiave militare dell'alta Italia al di là del Ticino. Annidati in quella formidabile fortezza, i generali austriaci signor'eggiavano tutto il corso dell'Adige, erano padroni dei valichi alpini, donde scenùevàno ad aiutar li nuovi torrenti di armati ; fronteggiavano con sicurezza quasi completa il territorio lombardo e gli assalti _che potevano venire dal resto d'Italia. Già più volte fu rimproverato ai diversi ministri della 2 - Patriottica. ·- .

.l 18 BIBLI6TECA PATRIOTTICA l . guerra che si succedetterò, un fatto enorme ; cioè ch.e le fortificazioni veronesi fossero sempre, com~ a tempo ~el- . l'Austria, fortissim.e verso l'Italia e aperte verso le Alpi .· ' ' Giulie, quasi braccia ~palaneate a ricevere il nemico che tornasse a minacciare la patria. Si assicura chè adesso questo gravissimo sconcio sià l evitat9, e che i s<tldati di Francesco Giuseppe, tornando in Italia, troverebbero nei cannoni di Ve~ona un'acco .. glienza tutt'altro che fraterna. E in verità; troppo pese:- rebbe a' cuori italiani il dubitare che così fosse. Noi siamo amici con tutti; questa almeno è .la frase obbligata di tutti i discorsi della corona che si prQnunciano in Europa., e che salgono in capo all'anno a una l somma di parole ragguardevoli. Ma siccom((, con tutta questa cura pacifica~ sei milioni di soldati sotto le armi non attendono che un cenno per precipitarsi gli uni ,sugli . ' . altri a macello reciproco; siccomP-, in questa Arcadia di felicità e di amore universa~e, i popoli curvano le spalle l ' affaticate Gotto il peso incomportabile dei bilanci della guerra, ne risulta che è sempre bene tenersi · in guardia. Dunque, amici e alleati quanto si v uole ; ma Verona saldamente fortificata e guardata... , / . , Il quartier generale, posto a Verona, aveva anche accresciuto l'animazione di questa città, piena anche in ' tempo di pace di quel fermento, di quel viavai che ac- · compagnano sempre un gran comando militare. Il generale in capo aveva preso alloggio :nel pa~azzo del 'governo ; àl suo fianco erano il capo di stato mag-

LA VIVANDIERA. DI AN MARTINO 19 giore e il segretario intimo, ufficio tenuto a quei giorni dalla nostra odiosa conoscenza, il barone Schwartz. Da quel q1,1artiere generale partiva!lo incessanti dispacci, che raggiungevano celeremente "le varie divisioni dell'esercito. Le vie intorno a Verona erano solcate da cori~ieri che s'incrociavano in tutti i versi; ·semplici s·oldati che portavano un ordine di servizio, o ufficiali d'ordinanza che trasmettevano gelose comunicazioni ai capi delle squa· dre attive. La sicurezza per questa gente era assoluta. L' ésercito 'franco-italiano non si era ancora avventurato in qnei din- ~ torni; quanto ai contadini, per voglia che avessero di insorgere, sapevauo troppo bene quali terribili esempi sal) ' ' pessero dare, coi loro giudizi statarii, i generali di Fran.. cegco Giuseppe. A Verona abbondavano le provvigioni, che nes uno in ... - ' . tercettava; il denaro, grazie ai proventi della guerra; affluiva; e se talvolta si pensava alla guerra, gli"uificiali non potevano separare questa idea da quella di vittoria, tanto era evidente la sproporzione di forze fra l' esercito austriaco e quello ,degli alleati. Per questa ragione nella città di Alboino si viveva allegramente. Gli ufficiali, senza preoccupazioni riguardo ali~ battaglia, la borsa ben fornita, ·si divertivano a più non posso. Nei loro circoli si giocava un gioco d' inferno ; e le ra- , gazze alla moda, razza internazionale che non si intende nè :punto l!è poco di patriottismo, avevano numerosi e munifici avventori. A tempo di Radetzky gli ufficiali che avessero passato tempo a giuocare e a far la corte alle ragazze, sareb- •

20 BIBLIOTECA IP ATRIOTTICA bero , stati messi ragli arresti. Ma Giulay non era Radesi ky e il suo vivace sangue magiaro, ancora scaldato dal fuoco della gioventù, non poteva es~ere paragonato ' alla gelida impassibilità del vecchio croato. Egli chiudeva un occhio nei casi ordinarii, tutti e due negli straordinarii, specialmente q~ando l' ufficiale che mancava un po' alle regole della castità e della sobrietà, era uno di quei prodi che avevano nel loro passato qualche azione di valore, Ma d'i tutte le bellezze che gli ufficiali austriaci si disputavano a colpi di banconote- e taf volta anche . a . l colpi di spada - n~ssuna poteva 'essere paragonata alla bella Lombarda. Questa fiera bellezza, che aveva fino allora avuto molti l aspiranti, ma di cui non si conosceva alcun :vinoitore, forniva argomento ai discorsi di tutta l' ufficialità. Ella non faceva mist~ro della gua professione· anzi l ella aveva ben caro di far sapere ·che ..apparteneva alla · " schiera delld venditrici d'amore, e che non cercava punto gli · amplessi di un arhante ideale, ma gli scudi e i biglietti di banca. Ma, cosa strana fra le sue pari ! pareva che la bizzarra creatura si fosse riserbata un diritto, al quale di solito le femmine della sua specie non tengono punto; il diritto di scegliersi l' amante. Perciò i giovani uffici~li, gli eredi dei magnati ungheresi, dei gentiluomini polacchi di Galizia e dei principi media·- tizzati ~i Germa;nia, prodjgavano biglietti, p-romesse, re- ' gali. Ella rinviava_i biglietti, riteneva i regali - perchè . l l'estituirli sarebbe par~la troppp inverosimile affetta- , zione - e non dava retta a nessuno. ..., \ •, •

LA VlVANDIERA DI .SAN MARTINO ~ 21 Fra i ~ospiranti s' era anch~ collocato qualche colonnello ancor verde e pretensjoso, che cercava di collocare in maniera piacevole gli zec(~hini che gli venivano dalle fertili terre di Carinzia o di Transilvania. Ma non pareva che la giovane facesse questione di grado, perchè i co· lonnelli avevano la stessa sorte dei semplici sottbtenenti; un no tanto fatto. Il barone Schwartz, che.godeva fama di gran vincitore di donne, fu punto da curiosità riguardo a questa alterigia, a senno suo, di princisbecco. In una cena di ufficiali, riscaldato dal vino e dalle chiacchiere che si facevano, il brillante ufficiale assicurò che entro una settimana egli avrebbe ottenuto... quello che i più belli e ricchi giovani dell' esercito non erano stati in grado di ottenere. La prima volta che la :bella Lombarda vide il barone Schwartz, divenne visibilmente pallida, e fece per fuggire'. Una specie di servitore che accompagnava la ragazza le si avvicinò e le disse vivamente poche parole, che sembrarono farle grande impressione. Ella si volse, e rispo8e con un' occhiata ardente al sorriso del barone. Schwartz fu conquistato, egli che voleva conquistare. Una passione ~iolent~, selvaggia, che no:!l aveva nulla di alto o 4i ideale, ma che non era meno irrasistibile per questo, invase quell'organizzazione bestialmente robusta. Egli am(>, se non col cuore - che in quella belva tedesca era un muscolo e, nulla più - almeno col sangu~ , colle ·fibreJ con tutte le forze del desiderio violento; egli giur~ che, dovesse commettere un delitto, quella donna gli sarebbe appartenuta. La lotta che tentò di fare contro questa specie di os= ...

, { \ 22 BIBLIOTtcA PATRIOTTICA s~ssione diabolica, finì di domarlo. Indurno cercò di stor-- dirsi, bevendo, giocando un gioco d' inferno, e prodì·gando il denaro e i baci alle altre ragazze galanti, assai meno crudeli della bella Lombarda. Nulla lo guariva. Al gioco aveva una fortuna insolente, e i suoi amici p~r consolarsi delle sconfitte gli dicevano· in tono burbero : ! . • - Povero amico! .. . è giusto che, sia fortunato al giuoco, - dal momento che è così d.isgraziato in amore!. .. , Un bel giorno, finalmente, la testa esaltata . da quella 11bbriacbezza morale che è mille volte più terribile di quella del vino, egli volle penetrare nella casa della ' diva... Fu accolto, non diremo a braccia aperte, ma con tutte· le ·più vive dimostrazioni di amicizia. La eortigiana, pur resistendo, mostrò di essere dispostissima a cedere; e intanto accQnSenti di farsi vedere una domenica in carrozza, accanto al barone trion.fant-e·. Egli vinse la scommessa, e ricevette le congratulazioni piene di invidiosa deferenza dei suoi compagnL Il suo successo ·era di pura apparenza, ma non per qùesto egli ne fu meno inebriato. Allora cominciò pel disgraziato amante un~ vita infernale. La sirena, lusingandolo sempre e non contentandolo . mai, gli taceva provare angoscie indi~ibili ; ed egli tanto più si affondava, quanto più vedeva il pPecipizio che lo attendeva. ' Finalmente un gi orno la bella Lombarda parve· con- . tenta. Ella aveva avuto un lungo e tempestoso colloquio col capitano, che doveva essere ferito al , cuore, percbè era uscito bestemmiando e protestando che avrebbe fatto ' ' l

LA VIVANDIERA DI SAN MARTINO 23 fueilare J.a strega e il suo compagno. Ma un'ora dopo tornava, pa1lido, raumiliato, ·oppresso, e porgeva nuovamente ~ - il collo al giogo che per un momento aveva osato di scuotere... La situazione non poteva durare, e gli strepiti della battaglia vennero in bnon punto a interrompere la tragicommedia d'amore del capitano Schwartz... Entriamo adesso nel palazzo del comando militare. Il feld-maresciallo conte .Giulay, comandante in capo le f0rze imperiali austriache in Italia, sta SE-misdraiato sopra un divano. La stanchezza della notte passata, a lavorare appare sulla sua fisonomia maschia ed energica. Giulay, nostro nemico, era però un fe.dele suddito al suo imperatore, e un prode soldato. Colla sua abilità, e colle forze di cui poteva disporre, avrebbe senza dubbio riportato la vit+~oria, se la sua causa non fosse stata di quelle maledette da Djo, che sono segnate come perdute , nel libro del destino. Seduto innanzi al ta ~lo lo, il segretario particolare, ba· rone Schwartz, ~criveva sotto la dettatùra del mare~ sciallo. - Gli ordini agli altri corpi ·sono già dati -- diceva il maresciallo, conS\}ltando le sue memorie. Scrivete, Schwartz: « Ordine al generale principe di Lichtenstein, coman· dante il secondo co.rpo d'esercito, di passare verso Poz.. zolengo e di . eseguire un movimento girante sulla sinistra del nemico. « Ordine al generale Wernardt, comandante ill0° corpo '

' 24 BIBLIOTECA PATRIOTTICA ' d'esercito, di secòndare in tutto il movimento del corpo Lichtenstein. » Il barone scrisse questi ordini, e )i porse poi a Giulay perchè li firmasse. - Voi comprendete, capitano - · di~se ùìulay che .. amava di spiegare i suoi concetti ai subalterni - voi comprendete che di fr-onte a quaste misure la situazione , del nemico è 1isperata. ,Noi abbiamo una supsr.~orità di · numero di sessantamila sqldati, e pel Dio Ungarico r. ... la sentiranno! -:- Vostra Eccellenza ha dunque già completato il piano di battaglia? - domandò rispettosamente il capitano. - Certo; è semplice e di effetto immancabile. Metto alla destra, per l'attacco, i corpi di Clam Gallas, di Stadion, di Lobel, .di Benedek; alla sinistra spingo Schwartzemberg, Schaffgotsch e. Weigl. Queste forze sono goià sufficienti per vincere la battarrlia. Ma intanto che gli alleati faranno ogni sforzo per non esse1•e sopraffatti, io mando i due corpi ai quali voi dovete portar l'ordine a girare la sinistra degli alJeati, e inviluppo Francesi e , Italiani in un cerchio di fuoco. Il resto spetta alla ·artiglieria. - E alle nostre sciabole, Eccellenza! - disse con un feroce sorriso il capitano. -- 8arà questa la volta che faremo alle vene italiane un tal salasso, da rendere pe1~ molti anni impossibile ogni v~Jlei~à di ribellione. C~oce -. di Dio! dire che siamo stati per tanti anni i padroni a~­ luti, che a.vr~mmo potuto sterminar·e·senza fatica e senza l fastidii di sorta chi ci fosse pinciuto, e che non lo abbia- , mo mai fatto. - Col vostro metodo, non è vero, Schwartz? ·- disse

LA VlVANJllERA DI S!N MARTINO 25 con fredda severità il generale. - Ma badate che certe esec~zioni sommarie, se talvolta possono essere utili per diffonde,re lo spavento,"esse non potrebbero essere adottate come ruetodi di guerra. L'imperatore non ha punto approvato il vostro modo di procedere verso la famiglia Bardini. ' . Schwartz tremò tutto. Non credeva che l' imperatore sapesse dell~ sua scellernggine, e sopratutto non,.gli pareva possibile che la biasimasse. - Suvvia !. .• - diss-é con indulgenza il maresciallo - son cose passate, e non ci si 'pensa più... Ma badate che non si rinnovino ; e intanto eseguite la vostra commis- ) . sione colla dovuta prestezza, perchè dal movimento dei , due generaTi dipende l'esito "'della battaglia. L'alutante di campo serrò preziosamente i due fogli nel suo giustacuore, che abbottonò con un sorriso indicante come fosse risoluto a compiere la sua commissione fino alla morte. - Nòn desidero che chiudiate quelle carte così addentro - disse trascuratamente il fe]d maresciallo. Tenetele sempre a portata, in modo che se vi uccidono, possiate, prima di morire, ingoiare i due documenti. - Vost.ra Eccel1enza non dubiti; saprò fare il mio dovere - disse l'uffièiale, dopo avere atteso per vedere se il suo capo avesse qualche altro ordine, pol uscì di fretta. -- Semi uccidono - mormorava. - Sì, ma io ho tutta l'intenzione di tornare sano e salvo fra le braccia di Carolina... che mi ha 'promesso... Tuttavia partire senza ri· vederla... Eppure è necessario ; il generale mi ha racco- , mandato sopratutto .la solltcitudine. E uomo da farmi fucilare, se per cagion mià avvenisse un ritardo. Passerò ..

. ,. 26 inBLIOTECA PATRIOTTiCA a cavallò sòtto le finestre della mia bella, e forse la vedrò. Qtiesta prima concessione fatta all'amore a scapito del dovere, doveva tor nare funes ta àl capitanb. Ègii aveva iiifatti dèliberato di passare sàlutando sot-to Le finestre di Carolina. Ma ella era alla finestra più lie~là ~ desid~rabile che mai; e ~ gli rivolse un sdrriso cdsì pieno di car~zz~, di promesse, di supplichevoli inviti, che l'ufficiale nor1 potè resistere. Balzò da cavallo,. gettandb la briglia al suo\soldato, al qtlalè ordinò di ahdàr~ ad 'aspetttlrlo a porta Vescovo; ' quitidi, ~o l passo rapìdìss~ìno . del desiderio, deUa felicità, salì là scalè. Carolina lo rièevette cdh occhi umidi di tenet·ezza e di vtllrtttà. Ìl capitano rrìàlediceva il suo dt Stinb e gli ordini di Girllay ; iria tib·n c'era mezz0 di es,imetsi. Per rispondere in qualche modo alle pressanti sollecitazioni della sua innamorata, H barone raccontò che avevà una 1nissione importantissima per due comandanti d~l 2° e 10° cbrpo d'esercito, ·e è h e, secondo le proprie part1le del generale Girilay, dall'esecuzione di questà mis· sione dipendeva l' esitd della battaglia. . - Un'ora!.... un'dra sdla !.... supp1ic? - la cortigiana - e ti prometto.... ' Ltt paro1a fi ni. sottovdce, iH~ll'drecchio di Sèliwartz. questì mandò un urlo di gioi~, e deliranté, dimentico di tttttb; àfferro la ragazza e la porta di peso nella stanza da lètto .. .. · • • • • • o • • • • • • • • • • • • • • • o • Un'ora ddpo Al luogoten~nt~ usciva sf~tto e infiacchito •

LA VIVA.NDIERA. DI SAN MARTINO l nel viso, ma con tutti i segni della più radiosa felieità negli occhi. Egli baciava le mani di Carolina, e le ripeteva: - Ti sposerò... oh, ti ·sposerò, lo giuro !.. . A queste parole - che erano sincere da parte del tadesco - la g·iovane non rispose nulla. Se nonchè nel suo viso, che sorrideva come sempre, si diffuse un terreo pallore, che durò un istante. , ' Il capitano; scendendo le scale, si [portò la mano al giustacuore, che si era tolto un'ora prima. I due dispacai erano alloro posto; il suggello intatto. Schwartz respirò. . - E adesso - ·disse fra sè, risalendo sul .cavallo che nitrì di gioia rivedendo il padrone - e adesso, ventre . l ' a terra, e a campo ... .. Intanto nella casa della Bella Lombarda accadeva un1altra s.cena: . Giampietro, appena us.cito il capitano, si precipitò nella stanza di Carq,lina. Ma al vedere l'espressione di ferocia , di .odio, di dispe11azioJ1e che si leggeva sul viso della .. donna indietpeggiò spa-vezltato. ' ~ ' . -- E fatto 1.. . - domandò essa. - Si .... Ma a qual prezzo, Dio mio!. .. - rispose il con· . tadino angosciato - Il prezzo non monta... quando sarò morta, nessuno si preoccuperà se io sia stata pura o infame - rispose la giovane donna con un riso stridente - Orsù, dammi. Giampietro consegnò alla figlia dei Bardini la copia dei dispacci, che aveva aperto, copiato, -poi riaccomodato n maniera abilissima, jntanto che il capitano si abbandonava alle dolcezze dell'amore. - Finalmente I - mormorò la giovane donna con un

28 BIBLIOTECA PATRIOTTICA ghigno satanico - E adesso, preparati : fra un quarto ' d'ora partiamo. - Per dove~ - Pel campo italiano.... Orsù, non c'è tempo da · perdere! ... Il fedel servo ·era troppo avvezzo ad obbedire ai capricci, non che agli ordini di Carolina, per esitare stavolta. Un'ora dopo non rimaneva più alcuno, nella casa della Bella LombarJa. Il re Vittorio Emanuele II era solo nella sua tenda. . ' Gravi pensieri offnscavano la nobile frohte del Re. La partita impegnata in quel momento era così terribile, che la vita era la più lie~re fr-a le ·poste d~f giuoco. La , , corona, la dinastia, l'avvenire d'Italia, tutto stava per essere avventurato in quest'ora suprema. 'E, bisogna èonfessarlo, la situazione non si presentava sorridente per l'augustb figlio di Ca~~lo Alberto. Le masse degli Austriaci si erano venute irLprovvisa- · mente ingrossando oltre misura. L'esercito Francese e l'Italiano uniti insieme erano ben lungi dal pareggiare la colluvie di uomini che si apparec,~hiava a percuotere un colpo tremendo. Poi, cosa grave, il nemico era scomparso tutto atl un tratto. E Vittorio Emanuele conosceva abbastanza i gener~li austriac~i per comprendere che costoro non erano mai tanto terribili come quando non si sapeva dove fossero. · L'imperatore, il Kaiser, che formava allora come adesso una specie di idolo pei suoi soldati, era sceso in persona l

LA VIVANDIERA DI SAN 1\1A.RTINO l---__:__.___;___;_______ ~_ 29 , · dalle Alpi a schiacciare, nuolvo Barbarossa, la libertà italiana. La sua presenza raddoppiava il coraggio e la valentia degli Austriaci. Mentré il Re era occupato i~ questi pensieri, e si riprometteva se non altro di cadere in modo che la sua sconfitta mettesse paura al vincitore, un aiutante di campo si avvicinò. - Sire - disse - c'è una donna... - Che cosa vuole 1.. ... - disse .Vittorio Emanuele di malumore. - Dice aver cose 1mportanti da comunicarvi, riguar- ' danti il . nemico. Gli occhi del Savoiardo sfavillarono. - Che entri! .... che entri! .. .. - esclamò. - Qualche cosa mi dice che di qui viene la salvezza.... Un momento dopo Carolina Bardini era innanzi al re. - Figliuola - disse questi colla paterna bontà che noi tutti, o Re nostro L. . ricordiamo con lagrime -figliuola dite quello che sapete. - Sire, il nemico che Vostra Maestà crede lontano, è qui vicinissimo. Ecco l'ordine di concentrazione dei corpj; ecco le disposizioni date da Giulay .... - Contagg! - esclamò il Re, balzando ìn piedi e bat- , tendo sopra un timbro. Comparve un ·'aiutante. - Qui subito Fanti, ·e si avverta l'imJ?eratore che fra / un minuto avrò l'onore di fargli visita. E come avete potuto avere le notizie occorrenti, figlià .. -· Sire... da un ufficiale austriaco... aiutante del gene·· rale in capo... Una ripugnanza istintiva fece arretrare n monarca. Il

30 l .. BIBLIOTECA PA.TRIOTTICA tradimento il più ignobile dei tradimenti, quello fatto sotto il velo dell'amore - pareva talmente orribile a quel leale soldato, che dimenticava il servigio resogli per vedere soltanto l'infamia di chi lo rendeva. - Capisco adesso - ID?:?morò senza celare ii suo di· sprezzo -- capisco in ·che modo avete potuto ottenere... , - Sire - gridò fieramente la ragazza - l'uomo che io ho tradito e quello che ha comandato la strage della famiglia Bardini. .. e io sono l'unica superstite di quella t . l' ' am1g 1a .... Vi era tanta sincerità in queste parole, tanta nobiltà l di sdegno, tanta violenza di dolore, che il re comprese tutto. Egli prese la mano della giovane. - Poveretta!... - disse con atto di nobHe commisera. zione - e voi a.vete sacrificato... - Tutto, sire. ; io sono scesa al livello delle ultime prostitute, io mi son data senza amore, odiando anzi a morte l'uomo che mi stringeva fra le braccia... ma gli Austriaci assassini della mia casa saranno vinti, ma il sangue dei miei parenti sarà vendicato!... - Voi siete una santa e pure creatura - disse ·gravemente il re - e il vostro eroismo vi .rende più degna di ammirazione delle vergini più illibate. Posso offrirvi, non già una ricompensa, ma un segno di amicizja ~ ... - Sire, io domando una ricompensa; voglio essere nominata vivandi~ra del primo battaglione di bersaglieri 4he andrà al fuoco. - Sarà fatto ·- disse il Re con melanconico sorriso, perchè egli comprendeva quale disperata risoluzione ce· lasse questa doma.nda. - Ma credete a me, :figliuola, vivete; voi siete fatta per essere amata e rispettata, e in-

LA VlVANDIERA. Dl SAN! MARTINO 31 felice quel marito che non riverisse in voi la più pura delle donne. L'entrata del generale Fanti, che aecorreva al comando del re, pose termine al colloquio del monarca colla figlia degli assassinati. - E adesso - mormorò cupamente la donna - adesso vedremo se troverò anch'io il modo'- di farmi uc· .d 1 Cl ere ..... CAPITOLO III. , La battaglia di san Martino. La ritirata degli Austriaci al di là del Mincio, col quartier generale del loro imperatore a Villafranca, i risultati delle varie ricognizioni operate dagli alleat.i nei giorni 22 e 23 in più direzioni sulla destra del fiume, inducevano a credere che gli Austriaci non pen~assero a dare od accettare battaglia in quest~ parte, e vole~sero invece attendere i Franco-Sardi al passaggio del Mincio, e fare ivi vigorosa difesa. t l Determinati quindi gli Alleati a varcare ·il fiume, ed assalire sulla sinistra l'armata austriaca che pareva aver ivi concentrata tutta la sua resistenza, e voler tentare ancora l'esito di una battaglia campale prima di rinchiu · dersi nelle foi..tezze, importava loro di occupare prontamente · i punti principali delle alture che si distendono ' ... ,

32 BIBLIOTECA PATRlOTTlCA da Lonato a Volta, e formare al sud del lago di Garda un'agglomerazione di colli scoscesi. A tale effetto erasi dall'imperatore disposto che nel giorno 24 l'armata del re si portasse a Pozzolengo; il maresciallo Baraguay d'Hilliers su Solferino; il maresciallo, ,Mac-Mahon, duca di Magenta, su Cavriana; il generale ' Niel su Guidizzolo, e il maresciallo Canrobert su Medole. La guardia imperiale doveva dirigersi su Castiglione, e le due divisioni di cavalleria di linea dovevano por~ tar~i nel piano tra Solferino e Medole. Infine tali movimenti dovevano incominciare alle due del mattino, per evitare l' eccessivo calore del giorno. Verso la sera del 23 erano bensì giunti avvisi che truppe austriache si dirigevano su Pozzolengo e Solferino ed altri punti; ma i rapporti accennavano solamente ad aléuni battaglioni, onde si credettero semplici Ncognizioni solite farsi ovunque dagli austriaci, per esplorare e mettersi in guardia. Erano invece le prime colonne di tutta l' armata austriaca che d,opo Magenta e Melegnano. ritirandosi da Piacenza, Pizzighettone, Cremona, come' p~re da Ancona, Bologna e Ferrara, e da ' tutte le posizioni che teneva ancora ultimamente sulla destra del Mincio, erasi concentrata sulla sinistra per riordinarsi. Accresciuta c0lla maggior parte delle truppe componenti le guarnigioni di Verona, Mentana e Peschiera, e portata così ad una forza complessiva di 250 a 270 mila uomini ripassava nella noae dal 23 al 24 giugno il .Mincio a Goito, Valleggio, Monzambano e Peschiera, avanzandosi verso il Chiese; e rioccupando tutte le posizioni abbandonate noi giorni innanzi, preveniva cùS~ l'occupa-

' l ~ ( • l LA VlVANDI" RA. Dl SAN MARTINO .33 zione che ne volevano fare gli alleati il 24 secondo le ~isposizioni date nel giorno precedente dall' imperatore N apeleone. Questa immensa forza degli austriaci trovavasi distribuita in tre principali masse; la prima composta dei corpi d'armata Benedek e Stadion di circa 30 mila uomini, comandata dal primo, doveva da Pozzolengo at· taccare i Piemontesi molto inferiori in numero, e impadronirsi di Lonato e Montechiari, la seconda massa comandata dal generale lchli.ck, - dove'\ja portar~ i su Sol.. . ferino e Castiglione, la terza massa, sotto gli ordini d~ll'imperatore d'Austria, sboccando da Volta per Guidizzolo e Medole, deveva pure dirigersi a Castiglione , " , contribuire a rendere favorevole ad essi l'esito della giornata. Quindi, allprchè gli AJleati, nell'albeggiare del 24 giugno avevano incominciato i movimenti assegnati a ciascun corpo, aecondo il pre~tabilito piano di marcia sul Mincio, vennero a trovarsi impensatamente a fJ.~onte di tutta quella imponente· armata austriaca, già appostata nelle migliori l - posizioni, forti per natura e rese più forti con molte opere difensive é numèrose artiglierie. L'esercito austriaco, animato dalla presenza del suo ' ' ' sovrano, era anche raffrancato dal trovarsi in località conosciutissime, appoggiato alle fortezze, e fidente perciò nella vittoria. Postisi pe.rtanto in marcìa i du.e eserciti nemici, noi1 tardarono ad incontrarsi, avendo ambedue pressochè gli stessi pJinti di r;nira. . Appena i marescialli Baraguay d'Ililiers ~ Mac-Mahon avevanp oltrepassato Castiglione, che si trovaròno in 3 - P acriottica• • l , .

l 34 BlBLIO'l'ECA ' PATRlOTT lCA presenza di forze 'considerevoli che loro disputavano il terre11o. Nello stesso rnentre il generale Niel si accozzava. contro il nemico all'altezza di Medole. L'armata del Re in marcia verso Pozzolengo, incon- ' . trava egualmente gli AustrJaci avanti a Rivoltella, e dal suo lato. il maresciallo Canrobert trovava il villaggi0 di Carpenedolo occupato dalla cavalleria ne~ica. Non è nostrtJ ihcarico il narrare della battaglia di SolferitH>, eroicamente combattuta e vinta 1 dai Francesi, ' ai quali nohdimeno, come essi' con militare lea~tà riconobbero, fu di inestimabile aiuto la fermezza mir~bile dell'esercito piemontese, r.he sostenne eoh energia senza pari l'urto dei nemici. Infatti, se il nemico avesse potuto sfondare l'esercito Piemontes~ , pei Francesi era finita. ;. Lasciando quindi a un'altra volta il narrare di Sol· ferino, riportiamo, togliendola dalle memot•ie perSonali di un valoroso ufficiale piemontese, la desct->izi0ne della battaglia di San Martino, gloribsa per sempre alle artni ' italiani. « IY.lentre i Francesi coi combattimenti di Solferino, (Ca· t vriana, Medole, Ca~anova, Guidizzolo, sostenevano vigorosi gli attàcchi degli Austriaci, e li respingevano dalle loro posiziont, non meno acremente pugnavano alla sinistra dei primi i Plemontesi il cui còmpito era· reso ancora più difficile per la maggior sproporzione di forze in che trovavansi rimpetto agli :..\ustriaci i cui sforzi sembra· rono specialmente diretti contro l'esercito Sardo, rotta·n qual ~ restava scoperta la sinistra dei Francesi, che assaliti in pari tempo di fronte sarebbonsi troiVati in difficilissima posizione. .. l . . -

LA VlVANDlERA Dl SAN MARTINO 35 Prim~ dello spuntar del giorno le truppa Sarde erano pure poste in movimento secondo le istruzioni diramate ' in base al piano precedentemente stabilito, spingenqo ricognizioni nella zona di terreno compresa fra il lago di Garda e Pozzolengo nella direzione di Peschiera e su Madonna delle Scoperte lateralmente a Solferino. La 3a divisione batteva il terl~eno tra il lago e la strada ferrata di Venezia: la 5a più a déstra avanzava su Pozzolengo : la l a da Lonato per Castel Venzago dirigeva la sua ricognizione su Madonna delle Scoperte per rivolgersi poi anch'essa a Pozzolengo. La ricognizione dell~ 5a.·divisione si componeva dell'So battaglione bersaglieri, del2° battaglione Ilo reggimento, del l. squadrone cavalleggieri Saluz~o e di una sezjone della 7a batteria di battaglìa. Queste tr\lppe da Lonato per la ferrovia che domina , in molti - tratti la campagna e quinrli per la strada Lu· gana si dirigevano su Pozzolengo alle 3 del mattino. Teneva dietro ' loro una colonna di riéognizione dell'e- . . strema destra del generale Mollard compoRta del l o bat· tàglione del 7° e del l o battaglione dell'So reggimento fanteria}di due compagnie del l o o e due compagnie del 2o battaglione ' bersaglieri, di uno squad1 one cavalleggieri Monferrato e 4 p·ez·zi della 6a batteria di battaglia. A poca distanza dai t punto d'incontro d\1lla ferr~via , colla strada Lugana, questa lascià alla St~a destra un altipiano detto di S. Martino, il quale vasto per contenere molte truppe è circondato ad occidente e settentrione da ripida scarpa che sporgendo in alcuni tratti forma bastioni, resi fort~ da caae isolate e da folte piantagioni di abeti che li coronano e ne rendono fac,ile la difesa. La

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