Massimo d'Azeglio - Ai suoi elettori

9 E veder poi il lavoro di tanti ~wni, di tanti uomini, di tante vite; il frulto di tanle veglie, e falic)Je, e sudori, c eu re, e pensieri, sperperato, distnttlo, reso inutile, rimandato Dio sa iu qual lo.ntano avvenire, c da ~hi? Dag·Ji stranierL dagli Austriaci, da'nostri nemici? No, viva Dio, dagli llaliani! dagli Itali.ani! Un povero contadino che senza buoi, senza tHa lro, senz3 marre avesse avuto a dissodare un terreno, e v'avesse logorate le mani e l'ugne, ed alla tìne a forza di strazj gli venisse put' fatto di veder verdcggiare il grano a fior di terra, se non i nemici o gli estranei, ma i fratelli, gli amici di costui gli entrassero pel seminato coi piedi e gli guastassero e sbarbassero ogni cusa, logli endogli quel poco ben di Dio per lui e per la famigliuola, ottenuto con tanti sudori, vi figurate qual cuore sarebbe il suo? Ora pensate che il dolore di costui sarebbe un diletto a fronte di quello ch'io provo al presente, chè uon si tratta d'un campo e d'una famiglia, ma si tratta della vita, dell'onore, dell'indipendenza, della libertà d'una nazione, di quella nazione pe.r Ja quale ho speso quanto avevo al mondo di fot·ze, ed alla quale ofl'ersi inutilmente il sangue e la vita. Pet~ questo parlo, e non per esser rielello, e, d'un~\ cosa sola vi prego, una sola cosa desidero 'l*

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