Massimo d'Azeglio - Ai suoi elettori

!)8 Ora io mi trovo sforzato daì primi alti " da!k chiare tendenze del ministero a dil'e che egli non opera in modo che ci conduca all'obblio d ella sua origine. Io uon m'arresto a r~mproverargli o fargli gran colpa di molli de'snoi atti, che pure hanno generato dispiacet·e e sdegno nell'universale. Come ravere con evidenti c puerili sotterfugi impedito si votasse la legge sui sindaci e sul sutl'ragio dell'esercito·; ed avere sciolta repentinamente la Camera onde i~n·e a suo arbitrio la nomina de'primi, e rendet'e illusorio il Jiritto a votare del secondo. Gli dirò su questo fatto semplicemente che chi conosce gli uòmini, il mondo e le cose politiche sa , che voler governar per sorprese c pet· astuzie da sagrestia è pensiero vanot e segno di poca espet·ienza. Poichè se faivolla la li col p i riescono, si viene però a perdere tanto nella riputazione e nel carattere. -- che è il solo, il vero capitale d'ogni uomo politico·-- da ridursi la cosa, a conti fatli , pi~ a pet·dita che a guadagno. Io non rimprovero al minislet·o l'applicazione rigorosa ch'egli ha falla del principio cose nuove uomini nuovi; quantunque potrebbe dirsi che cel'cando uomini nuovi, nelle nomine diplomatiche Hl specie ~ gli è avvenuto sal v o poche eccezioni di scegliere i più nuovi uomini che da un pezzo s1 saranno veduti a cotale ufficio.

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