Il Conte di Cavour e l'Italia - 1859

5 teressi delle altre parti d'Italia... I ministd chiamati a succed ere a quell'illustre uomo di Stato non mut~rono poli~ica, solo cerc~rono di applicarla con maggwr estensione, con maggior vigore; e ciò non pereh è erano mutati gli uomini, ma pcrchè il sistema seguito da alcuni anni aveva già prodotto i suoi frutti, ed era giunto il tempo in cui potevasi, senza imprudenza imprimergli ulteriore e più energico svolgimento... « Questo nostro sistema trovò un'occasione propizia , pet· essere largamente svolto, nella guerra d'Oriente. » Solo che si dia un rapido sguardo alla condotta tenuta dal Piemonte lnngo gli anni che precedettero la guerra d'Oriente, non si può non rimanere pienamente convinti della veracità delle parole del conte di Cavour. Tutto non fu perduto, come nella profonda e disperata amarezza rlell'animo suo ebbe ad esclamar· Carlo Alberto, su'campi di Novara. Su quei campi medesimi, uve in mezzo a' sanguinosi cadaveri de'vinti parve crollar l'edificio della nazionalità italiana, rimaneva l'addentellato per ricostruirvelo quando che fosse di nuovo. Spente o domate le libertà in ogni altra parte d' Italia, il Piemonte assicurava colle sue costituzionali franchigie l'asilo a'fuggiaschi, che portavan con loro l'amor della patt·ia e it desiderio dell' indipendenza; concentrava nel suo seno le forze latenti della nazione, che dovevano necessariamente mantenere sempre viva la speranzn immancabile del risorgimento. Nè fu difetto di tentativi da parte del Piemonte per persuadere agli altri Stati d'Italia i vantaggi di accomunar nella pace i propri e pnrticolari interessi all'unico c supremo interesse della nazionalità. Quand'egli ne vide sdegnosamente respinto il

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