Il Conte di Cavour e l'Italia - 1859

q6 cherà la spada di un novello Alessandro c:he lo tl·onchi , se così esige la suprernu ragione della tranquillità universale. E poichè l'Austria , non volendo cedere in nulla, sembra decisamente accennare n quest'unico scioglimento, tu l sia di lei . Indarno, ad evitare una guerra, applicherà la diplomazia ogni suo stndio2 ogni suo pensiero. La intromissione dell 'Inghilterra e della Prussia non condurr·à ad {llcun fine pacifico; la missione di lord Cowley p1·csso il ga binetto di Virnna non conseguirà alcun vagheggiato risultnmento; lo sgombro delle tt' uppe straniere dagli Stati Romani non sarà per avventura, per usare una felice espressione, che il principio della finr. . Fintanto che l'Austria non andrà via dall'Italia, saremo sempre allo stesso punto. Non v'è che un dilernrna: o la guerra a Il' Austria, o la sollevazione in Italia. Ammessa questa ineluttabil e fatalità, i nostri ,·oti son quelli che, raccogliendo il Piemonte il guanto gittato dall'Austria, affretti coll'aiuto della Francia il momento della lotta . Ma chi sarà l' aggressore? Chi l' aggredito? << Vi sono offese e difese (rispose a una consimile dimanda nella Camera de' Deputati il presidente del consiglio de' ministri, conte di Cavour, con una sublime reticenza): io dichiaro che noi non siamo pr·ovocatori ; ma che, se siamo offesi, dobbiamo trovarci pronti nlla difesa . » E ricusando egli d i dare una definizione di quello che s' intendesse per offesa, lasciava gli . applausi irrefrenati che coprivan la sua voce, or son poehi giorni, il compimento della frase. VIII. In questi applausi, che echeggiaron sì forte nell' aula della rappresentanza del popolo, è il riposto

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