Il Conte di Cavour e l'Italia - 1859

13 parte sul seggio de' Borboni, è mestieri che sia cancellato, se fu scritto ne' decreti del cielo che i discendenti di Napoleone ~ebbano conservare sul loro capo la corona di Carlo ì\Jagno. L'era delle conquiste è passata; ma un'altra a questa è succeduta, più consentanea all' indole dei popoli e alla civiltà dei tempi, l'era delle nazionalità. Nel principio delle nazionalità è l'avvenire dell'Europa. Fra tutte le nazioni, quella che più sente il bisogno della propria autonomia è l'Italia, che, nn dì padrona del mondo e maestra d~ ogni sapere, d'ogni arte e d'ogni industria, non poserà giammai se non avrà conseguito il suo fine, che da secoli e secoli forma il suo più ardente desiderio, il sogno dei suoi pensatori, il voto de' suoi martiri, la sua ragione di essere. Chi si oppone al compimento di cotesto desiderio è l'Austria; l'Austria, che vede nella dh·isione e nellà servitù dell'Italia il sostegno della sua grandezza. Togliete all'Austria l'Ita lia, e le avrete tolto quella potenza che sotto lo specioso nome d'equilibrio, la fa in certa guisa, arbitra de' destini d'Europa. In tutte le gravi questioni d'ordine europeo è sempre J' Austria che fa traboccare la bilancia dal Iato che m~glio le conviene. Qr tanta preponderanza in uno Stato è d'uopo che scompaia nell' interess.e di tutti gli altri. E non sarà forse avventatezza il pensare che, dopo la guerra di Crimea, a questo principalmente abbiano applicato l'animo la Russia e la Fl'ancia, che, ciascuna per la parte sua, ne avevano ;sperimentato i perniciosi effetti. Il convegno in Stoccarda dei due Imperatori, Alessandro II e Napoleone Ili, ,u questo per avventura dovette provveder·e.

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