F.A. Gualtiero - Gli interventi dell'Austria nello Stato romano

)( 13 )( sciarsele sfuggire di mano , nè così scrupoloso per ripugn~re a qualsiasi mezzo le si offriva per profittarne. E un 'processo questo che non può farsi se non procedendo per epoche, e studiando attentamente i fatti e i documenti del tempo con ordine cronologico. L' Austria ben sapeva che l' Alta Italia cadutale nelle mani, come il resto della Penisola, covava un germe di rivoluzioni incessanti che dovevano necessariamente pullulare all' ombra della sua dominazione. Al grido d' indipendenza le bandiere Francesi avevano rinnovate le loro passeggiate trionfali nella pianura del Po, la corona di Teodolinda aveva riacquistqto il suo prestigio per un momento, e a quel prestigio si doveva un primo rialzamento della nazione e del nome Italiano dopo due secoli e mezzo di avvilimento e di silenzio sepolcrale, interrotto soltanto a quando a quando ùal grido della coscienza di pochi uomini generosi. Sapeva benissimo l'Austria che il grido dai Siciliani emesso nella loro lettera al Pontefice nel secolo XJII: Respuit, pater, Jtalùt, respuit peregrina dominia, (1) non era più l'eco di una sonora voce che si ripeteva nel deserto da poichè l'Italia aveva provato sotto la Cisalpina e il Regno llalico la speranza di vedere tradotto in una realtà il voto di tanti secoli. Non ignorava l'Austria infine come essa stessa, allorchè voleva gettare a terra il Colosso Napoleonico, aveva fatto appello a quei voti, a quei desiderj, aveva lusingato , esaltato e santificato il culto dell' Indipendenza. Chi mai leggendo oggi i proclami del generai Nugcn t riconoscerà (1) Epistola dei Sicil iani al coll rgio de' Canlinali e al Papa. Amari., Vespro siciliano , FJrcnze , Le Mounier, 1851, pag. 569.

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