Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

dice111bre ~:~: % ~ ~ ; ~ ·,f ~ ~r-:~- ~ ' ~ l- ~ ,; ; LA DISERZIONE DALLA POLITICA. Contro la diffusione della xenofobia nei quartieri popolari non basta /'appello etico, bisogna tornare a essere presenti nel sociale. Lo spazio che si creerà per la rimessa in scena di identità forti. Intervista a Mare Lazar. In seconda e terza. Insieme a L'INSANO DECRETO, dove /'avvocatessa Nazzarena Zorzella ci spiega come il decreto sia veramente anti-immigrati: parla solo di espulsioni e le possibilità di sanatoria sono effimere. FAR TORNARE LA FIDUCIA sarà possibile a tre condizioni: la punizione dei criminali, il ritorno dei profughi, libere elezioni. A parlare è Selim Beslagic, sindaco di Tuzia. La lettera da Saraievo è di Kanita Focak, BOSNIACI A PARIGI di Dzevad Sabljakovic. In quarta e quinta insieme a QUEL PIANTO AL FUNERALE, intervista a Wlodek Goldkorn sulla situazione in Israele dopo la morte di Rabin. Ne IL MASO Reinhold Messner ci parla di culture di montagna e della necessità realistica di coniugare ambiente ed economia. LE ALPI è /'intervista a Helmuth Moroder, sui problemi non conosciuti de/l'inquinamento alpino. In sesta e settima. In SOTTO TUTELA Marco Boato fa un quadro poco rassicurante della consistenza di una cultura garantista nel nostro paese, dove, di emergenza in emergenza, la lesione alle garanzie de/l'imputato è diventata regola. Il protagonismo, a volte eversivo, dei giudici. Il processo Sofri e quello Andreotti. La necessità di riaffermare che i cittadini non sono sotto la tutela, tanto meno morale, dei giudici. In ottava e nona. In COSTO CONTATTO Annamaria Testa ci parla del lavoro del pubblicitario, riciclatore di significati. In NUOVI LAVORI Aris Accornero ci spiega che inoccupazione non è disoccupazione, che il sud sta prendendo la scia del nord, che il lavoro è ostacolato dalla proprietà della casa. In decima e undicesima. LO SPAZIO MEDITERRANEO è cui/a di culture e religioni che sempre, anche scontrandosi, si sono influenzate a vicenda. Intervista a Muhamad Arkoun. In dodicesima e tredicesima. IL MIO NOME è /'intervento di Clotilde Pontecorvo ad un seminario a Modena su "come insegnare dopo Auschwitz". SO ANNI DOPO è il ricordo di Hermann Langbein, scomparso recentemente, animatore della resistenza clandestina ad Auschwitz. In quattordicesima e quindicesima. I RAGAZZI DI PADOVA sono ragazzi del bar che hanno dato vita, insieme a donne e a cittadini comuni, alla più straordinaria rete di solidarietà di questi anni. L'intervista, in ultima, è a Lucia Zana rei/a. E in copertina: Bologna, quartiere Pilastro. Bianco

Uf1 B LA DISE IONE DALLA POLITICA Il grande cambiamento della società italiana che i programmi di intrattenimento hanno recepito. Lospazio che forse si aprirà in futuro per la riproposizione di identità forti. Il rischio di confondere xenofobia con razzismo e di lanciare anatemi etici contro chi sta male in quartieri abbandonati dalla politica e dalla sinistra. Intervista a Mare Lazar. Mare Lazar insegna ali' Universi tà di Nanterre e a/l'Istituto di Studi Politici di Parigi; è ricercatore presso il Ceri (Centre d' Etudes et de Recherches lnternationales). Una destra che guarda la Tv e una sinistra che legge i giornali. Ci può essere qualcosa di vero? Penso che la divisione fra chi legge e chi guarda la televisione possa diventare una potenziale linea di divisione, la domanda è interessante, ma non abbiamo abbastanza risultati di sociologia elettorale o politica per rispondere. Mi sembra una domanda del futuro. D'altra parte è vero che in Italia c'è stata una correlazione fra chi guarda le reti Fininvest e quelli che hanno votato per Forza Italia. Questa è stata una novità nel panorama politico, anche se dobbiamo fare molta attenzione al tipo di indicazione che ne deduciamo. Io sono stato molto colpito dal fatto che le diverse indagini fatte -penso a quelle del Censis, dell 'Eurispes- dimostrano che in Italia si guarda la televisione più che in altre parti d'Europa e, in secondo luogo, che la Fininvest ha successo grazie alle trasmissioni di divertimento. In realtà i telespettatori italiani guardavano le trasmissioni di varietà sulla Fininvest e le trasmissioni d'informazione sulla Rai. Quindi non si può dire, con un'idea molto meccanica, che la gente vota per Forza Italia perché Berlusconi manipola I' informazione. In realtà la grande forza di Berlusconi è stata quella di sfruttare il rapporto degli italiani con le trasmissioni di varietà e di divertimento per creare ed offrire una forma di rappresentazione, di identità collettiva, di valori, in una società che ne sentiva il bisogno. La grande lezione italiana per me è proprio questa: la gente in politica non ha bisogno solo di programmi, di proposte, c'è anche la voglia di trovare forme di identità collettiva. Berlusconi ne offriva una, anche se molto fragile, anche se superficiale. Questa in sociologia è un'idea di Pizzorno: la politica non è solo una scelta razionale in funzione di interessi, ma anche di ricerca, di domanda di identità, di riferimenti. li che rende tutto più complesso. Così, quindi, mi spiego parte del successo di Berlusconi. Su tutti i canali che ho potuto guardare c'è una forma di mix che mi sembra riflettere la società italiana di oggi. Mike Bongiorno quando fa La ruota della fortuna parla spesso del lavoro: "Lei che lavoro fa? Sì, si deve lavorare". C'è un continuo riferimento ali' idea che nella vita si può riuscire grazie al lavoro ben fatto e per la quale voi avete questa espressione: "professionista". E' l'idea del farsi da soli, con le proprie mani, un'idea del Nord, e del Centro anche, che Berlusconi è riuscito a incarnare molto bene: "Sono un uomo molto impegnato nel mio lavoro, per conto mio". E non importa poi se non è vero, se ha approfittato di Craxi, del suo sistema politico; è riuscito a presentarsi così. Ma tutto ciò, del resto, corrisponde a un'enorme evoluzione della società italiana che voi non vedete più, perché ci siete dentro, ma che per un francese risulta incredibile: l'Italia, dopo la seconda guerra mondiale, era un piccolo paese meno industrializzato -lo dico sempre agli studenti- della Polonia. Adesso è la quinta, sesta potenza industriale. L'Italia ha fatto in 40 anni il percorso che la Francia ha . . . trasformazione è stata fatta con gente che si è impegnata molto, con uomini fatti da sé, un po' all'americana. E poi, insieme all'esaltazione del lavoro c'è quella della famiglia, un valore quasi sacro, che, però, nello stesso tempo, si accompagna al1'esaltazione di valori esattamente opposti: godere della vita, in tutti i sensi, dei soldi, delle donne o del sesso. Di nuovo, le reti Fininvest con i seni nudi. E' uno strano mix fra una visione austera, un po' calvinista, del lavoro e della famiglia e una visione spregiudicata del godere e del sogno del potere. Ecco allora "Forza Italia", "andare in avanti", ecc. Tutto questo, oltre a riflettere l'evoluzione italiana, ha contribuito a plasmare la nuova società italiana, soprattutto quando le altre grandi identità culturali e politiche, la cattolica e la comunista, cominciavano a crollare. Berlusconi è riuscito a sfruttare il momento per dare una dimensione politica all'evoluzione che stava avvenendo. Quindi, lo ripeto: non è Emilio Fede a dare voti a Berlusconi, è il resto delle trasmissioni che plasma, che façonne, si dice in francese, tutta una mentalità che poi può venire sfruttata anche politicamente. la gente non ha bisogno solo di programmi Naturalmente il fatto che la gente legge meno e guardi molto la televisione rende il tutto più facile. In Le Monde des Livres di qualche settimana fa, c'era un 'inchiesta sulla lettura in Germania, Francia e Italia dove si vedeva che l'Italia è molto indietro rispetto alla Francia e alla Germania, riguardo innanzitutto ai giovani. Ora, in questa situazione, sarebbe un errore gravissimo per la sinistra pensare che la destra sia stupida o che, addirittura, il popolo che guarda la tv sia stupido. Una sinistra che cominciasse a pensare così non potrebbe non andare a finire male. La sinistra dovrebbe anche rispondere alle domande della gente che non legge. Dovrebbe, cioè, tornare a fare politica, cercando di dare risposte, e non solo in termini economici e politici ma anche culturali, alla ricerca d'identità e di riferimenti delle persone in una società ormai basata su un forte individualismo. Per la sinistra, questo, non sarà facile. In una situazione di così grande difficoltà può tornare un desiderio di identità forti che autorizzi una loro rimessa in scena? Come si può spiegare, in particolare, il successo fra i giovani di una sinistra vetero-comunista? Innanzitutto direi due cose. Rifondazione Comunista non è un'anomalia: in tutti i paesi dell'Europa Occidentale c'è, e rimarrà, una corrente comunista, animata dalle idee classichedell 'anticapitalismo e del1'antimperialismo, nonché da un radicalismo della lotta, da una cultura della protesta, del "dobbiamo essere contro". Guardando la Grecia, la Spagna, la Francia, e adesso la Svezia dove i comunisti hanno fatto grossi progressi, si vede che c'è uno spazio a sinistra della sinistra moderata che non viene occupato da nuovi movimenti come si sarebbe potuto pensare alcuni anni fa. Verdi, Sinistra Alternativa hanno un po' di difficoltà nei paesi dove c'erano gartiti comunisti ab- ~ f'Q bastanza forti. Questo spazio per una corrente comunista io l'ho valutato tra il 6 e il 15%: Izquierda Unida in Spagna ha il 15%, il Pcf adesso è fra I'8 e il I0%. Per definire le caratteristiche di questa corrente, mi sembra importante distinguere due tendenze: quella di un comunismo "classico", io direi Rifondazione Comunista e Pcf, e quella, invece, che cerca di federare le diverse forme di protesta integrandole a volte con la visione ecologica. Per esempio, Izquierda Unida in Spagna ha un rapporto molto stretto con il sindacalismo contro il governo socialdemocratico di Felipe Gonzalez; in Svezia il Partito Comunista, che non si chiama più così, porta avanti una protesta di sinistra antieuropeista, contro I' integrazione europea, un argomento che ha molta influenza soprattutto in settori molto fragili dell 'industria classica, e, adesso, anche del pubblico impiego. Quindi direi che i comunisti hanno una clientela importante con due variazioni politiche: una classica, anche se non negli stessi termini di venti o trent'anni fa, che è di tradizionale matrice comunista e un'altra che può aprirsi ali' ecologia, alle donne, al femminismo. Per quanto riguarda il voto dei giovani a Rifondazione Comunista, beh, secondo i dati che ho sotto mano, la gioventù va piuttosto a destra, nel corpo elettorale, in Italia, così come in Europa. Parlo dei giovani fra i 18 e 25 anni. E' vero che c'è una corrente minoritaria di gioventù attiva che vuol fare politica, che può ritrovarsi dentro Rifondazione Comunista. Epifenomeno o fenomeno del futuro? Non lo so, ma c'è un'ipotesi alla quale sto pensando e che devo verificare nel futuro. In un periodo di così grande incertezza in tutti i paesi europei sulla politica, su li 'economia, sulla congiuntura sociale, sulla vita umana e su quello che sarà il nostro futuro nel rapporto coi nostri figli, con la nostra terra, fra uomini e donne, mi chiedo se i partiti, gli attori politici che difendono un 'identità forte, una qualche forma di dogma, non potranno avere risultati importanti. Teniamo presente anche che sarà sempre più difficile vedere la differenza tra destra e sinistra, non tanto al momento della competizione elettorale, nel quale è chiara la differenza, ma al momento in cui sono al potere, dove finiscono per fare più o meno le stesse cose. Questa profezia per il momento non si è avverata in Italia, ma negli altri paesi sì. Un 'eccezione in Europa è stata l'Inghilterra, dove c'è stata una rivoluzione conservatrice; io ho pensato che l'Italia sarebbe stata un secondo esempio, per ora non è stato così e penso che non lo sarà neppure in futuro perché allo smantellamento dello stato imprenditore si oppone Alleanza Nazionale. Ma quali sono le differenze? C'è una sinistra un po' più aperta ai problemi morali, un po' più tollerantesull'immigrazione. Per esempio sulla politica economica: la congiuntura internazionale ha fatto sì che la sconfitta delle sinistre in Francia avvenisse su questo problema, Chirac aveva annunciato un'altra politica economica, ma farà la stessa di Balladur. che aveva fatto più o meno la stessa della sinistra. In questo contesto gli elettori che nutrono sempre una speranza: "Voteremo per lui perché cambierà", dopo un anno o sei mesi, regolarmente dovranno concludere: "Ma sono gli stessi!". Terribile argomento perché aumenterà la voglia nell'elettore di andare a vedere altrove, Front National e Tapie in Francia, Haider in Austria e qualcun altro che emergerà in Italia: Fini forse no, forse un altro, non sappiamo. Allora succederà che la gente dirà: "Non ci capiamo più niente, ma almeno quelli dicono che sono comunisti, hanno un'ideologia e un 'identità forti, dicono che vogliono cambiare, hanno una forma di dogma". Mi chiedo, insomma, se in questa fine-secolo non avremo un movimento verso riferimenti dogmatici di destra o di sinistra o anche localisti, verso chi afferma cose dure, decise: "Se vado da Rifondazione lo so perché lo faccio: ho la mia convinzione, le mie idee, sono sicuro, non faccio come voi, che siete tutti uguali". E' un'ipotesi. Non mi immagino uno sviluppo enorme, ma significativo sì. Ho pensato a questa ipotesi parlando con Robert Hue, il segretario nazionale del Pcf, un dirigente molto diverso da quelli con cui eravamo abituati con i comunisti francesi. Ebbene Hue mi diceva: "Voi osservatori, esperti, giornalisti, mi chiedete spesso di cambiare nome, ma all'estero i vostri comunisti, come sono chiamati? Ex-comunisti!". Non era stupida come battuta, nel senso che se si deve essere chiamati ex-comunisti, meglio rimanere comunisti, almeno c'è una certezza. Meglio avere un'identità, avere un nome, un dogma, in questa fine-secolo così incerta. Se quest'ipotesi ha un po' di validità, in Italia si potrà avere un piccolo sviluppo di Rifondazione Comunista, anche verso i giovani che cercano riferimenti e certezze, specialmente se il centrosinistra, l'Ulivo, arriverà al potere perché farà una politica molto moderata, come ha annunciato, con molte difficoltà sul piano economico, con ristrutturazioni, riforme dure dello Stato contro l'elettorato classico della sinistra. Rifondazione potrebbe sfruttare tutto questo, questo è il suo gioco sul piano tattico: precipitare le elezioni, per poter dire, nel caso di una sconfitta della sinistra: "L'unica opposizione siamo noi perché di fronte a Berlusconi voi avete già due sconfitte, quella del '94 e quella di adesso", oppure, per prendere tutto lo spazio a sinistra nel caso una vittoria del centrosinistra. Se lo fa come lo ha fatto il Pcf in Francia sarà un disastro. Il Pcf è stato colpito duramente perché la gente non ci credeva. Se, invece, Io fa "intelligentemente", come il Partito Comunista Spagnolo che ha costituito un fronte, l'Izquierda Unida, nel quale non era egemonico, non era l'unico protagonista, facendo accordi, sostenendo, a volte, alcune misure del governo, facendo un'opposizione critica, allora il ruolo di Rifondazione potrebbe diventare importante. C'è il rischio che in una situazione di grande incerteZ7..alo stesso razzismo penetri a sinistra? Questo noi l'abbiamo visto in Francia e adesso lo vediamo in Italia: un razzismo popolare, una forma di xenofobia differente dal razzismo tradizionale. La xenofobia dice: "Io difendo la mia particolarità, ho un po' di difficoltà ad accettare la particolarità dell'immigrato", "ti rifiuto perché penso che sei diverso e io penso che non ho bisogno di accettarti", mentre il razzismo è l'idea che uno è superiore all'altro, è il dire: "Non solo sono diverso dall'altro perché diverso, ma penso che sono a lui superiore e quindi devo fare alcune cose contro di lui". Voi italiani dovreste fare molta attenzione a non ripetere gli errori che su questo problema abbiamo fatto in Francia, dicendo subito: "Ah, siete razzisti!". Credo che così rischiamo di crearla la "realtà razzismo". Continuando a dire alla gente: "Siete razzisti", alla fine molta gente risponderà: "Dite che siamo razzisti? D'accordo siamo razzisti!". il Fronte di Le Pen è il primo partito operaio Queste tensioni vengono da popolazioni che sono in una situazione molto difficile, popolazioni operaie che perdono il lavoro, che non hanno più la loro cultura, che sono destrutturate come organizzazione di classe e organizzazione del lavoro. Hanno la sensazione che i partiti tradizionali di sinistra e i sindacati non s'interessino più a loro e nella disperazione, nel sentimento di ri-

piegamento, reagiscono trovando facilmente un capro espiatorio nell'immigrato. In Francia abbiamo visto questa xenofobia salire dalle zone della periferia di Parigi e delle grandi città. Si trattava di un movimento di protesta sociale, di malessere sociale, es' è crasfonnato, dopo, in un voto politico, perché il Front National ha fatto un'offerta politica. Alla fine si è cristallizzata nel voto per Le Pen. La sinistra ha avuto, secondo me, molte responsabilità: ha negato il problema, ha rifiutato di parlarne, ha accusato subito dicendo: "Siete razzisti!". Ma non puoi avere solo una posizione morale su questo problema, devi assolutamente dare risposte, che la sinistra in Francia non ha dato, devi essere presence sul territorio, provare a dare risposte, fare politiche urbanistiche, suscitare movimenti associativi, non solo per combattere moralmente il razzismo, ma per rispondere concretamente alla popolazione che chiede qualcosa, che chiede aiuto. In Francia la sinistra e alcuni intellettuali hanno avuto una posizione disastrosa dicendo alla televisione: "E' orribile questo razzismo della sinistra, degli operai". Ma loro vivono tranquillamente nel centro di Parigi! Con quella posizione hanno dato possibilità al populismo di destra di svilupparsi. E adesso abbiamo questo enonne problema del Front National. Credo che in tutti i paesi stiano crescendo questi movimenti di xenofobia popolare che vengono dalla base di sinistra, che in un primo tempo non sono "politica", ma che possono diventare politica in assenza di una risposta da parte della sinistra. A questo proposito, penso che gli immigrati non siano un problema in sé, anche se è vero che esiste un problema di ordine pubblico, al quale la sinistra, contrariamente al la sua tradizione, deve anche saper rispondere sul piano del lavoro, dell'integrazione degli immigrati, facendo un lavoro pedagogico. Ma soprattutto è vero che la xenofobia cresce laddove i partiti popolari della sinistra disertano il campo della politica. Questo è anche il risultato, apparso sull 'Humanitè, di un'indagine fatta recentemente a Villeurbanne, dove fino ad oggi il Pcf era largamente maggioritario e dove il Front National ha avuto un forte aumento di voti. Naturalmente la cosa è molto complessa, il travaso non è immediato. Succede che l'elettore comunista operaio, che non aveva più lavoro, era disoccupato, viveva nella sua periferia in condizioni difficili, si lamentava del comportamento degli altri, aveva difficoltà ad accettarlo in questo contesto duro, non vota più comunista, non ci crede più, non vede più interesse nel votare comunista e lascia passare una, due, tre elezioni, astensione o voto bianco e poi dopo vota Front National. Adesso il Front National è diventato il primo partito operaio della Francia. Questo potrebbe ripetersi in Italia. L'unica cosa che posso dire per rassicurare gli italiani è che gli studi comparati mostrano che, in Italia, il tasso di razzismo e xenofobia è ancora il più basso di tutta l'Europa. Tutti i sondaggi di Eurobaromètre che sono fatti a Bruxelles, mostrano che ai primi posti ci sono Germania, Inghilterra e Francia, poi un po' lontano l'Italia, anche se, da alcuni anni, c'è uno sviluppo impressionante. Per l'Italia sarà un grosso problema del futuro che metterà alla prova il famoso non è un francese anche se ha un cognome di origine italiana. Qui una grande influenza positiva l'ha avuta la forte comunità ebraica. ln Francia, ci sono polacchi, gente dell'Europa Centrale, adesso arabi. Basta guardare gli studenti che sono qua, all'Università di Nanterre, i loro visi ... E ci sono tensioni, a volte importanti come adesso, ma noi siamo abituati a questo. Gli italiani, invece, scoprono ora che c'è gente diversa. E anche se avete sempre distinto fra nord e sud, avete una grandissima "omogeneità" etnica e culturale. Conosco questo famoso problema del campanilismo italiano, del fatto che l'emiliano è molto diverso dal dialetto siciliano, avete le vostre differenze, i vostri antagonismi, ma c'è una dimensione di omogeneità, direi quasi etnica. Adesso sarà interessante vedere la reazione. Io temo che sarà un po' "provinciale". Nelle piccole e medie città italiane si vede ancor oggi la gente stupirsi al passaggio di un nero, di un africano. Si voltano a guardare come succedeva in Francia quando io ero un bambino. Anche per questo problema vale il fatto che l'Italia è entrata nella modernità a una velocità accelerata e si confronta all'improvviso con una situazione inedita, che provoca tensione. Quale può essere una risposta? Non è facile rispondere. Ma, lo ripeto, io credo che le risposte alla xenofobia popolare debbano essere concrete, sociali, politiche, e non solo etiche. Sarà importante riflettere sul tipo e sulle forme di integrazione. Se sarà un'integrazione alla francese, un po' dura, del tipo "dovete assimilare molte cose", o se sarà un 'integrazione di tipo comunitario come in Inghilterra, si dovrà aprire un grande dibattito in Italia su questo problema. Poi è importante un'analisi molto minuziosa delle situazioni. Una cosa molto interessante che abbiamo riscontrato in Francia, è che il Front National ha conseguito un grande successo non già nel quartiere "terribile", dove è presente una grossa concentrazione di popolazione immigrata, bensì nel quartiere immediatamente limitrofo, dove ancora il problema non esiste. Abbiamo chiamato questo fatto "I' effet du ha/o", ossia la gente sente parlare, a voce, di qualcosa che succede nel quartiere che è ad un chilometro di distanza. Quindi fantasmi,angoscia, "votiamo Front National", mentre nel quartiere che aveva problemi di immigrazione il Front National non faceva progressi, perché la gente, anche se era in condizioni difficili, trovava mezzi di vita, si organizzava. l'effetto diceria dove il problema non c'è ancora A un chilometro c'erano voci: "Ah, ma sai, in quel quartiere ad un chilometro, ci son tanti arabi, sembra terribile, ci sono degli stupri, degli assassinii, votiamo Front National". Oggi anche lì si vota Le Pen, ma all'inizio c'era questo effetto di voce, di diceria. Quindi dobbiamo essere molto precisi, vedere esattamente chi ha paura, come la gente si organizza e soprattutto non mettere il discorso solo sul piano etico. L'elettorato del Front National in Francia non è un elettorato aggressivo, offensivo, si tratta di gente piccola, che non legge, che non ha lavoro, angosciata. Io ho fatto fare ricerche e adesso è confennato dai razzismo italiano, la famosa tolle- miei studenti che sono andati in ranza italiana. Finora l'Italia è stata un paese che, a differenza della Francia, ha dato e non ricevuto emigrati. La Francia ha conosciuto molte volte questi problemi d' integrazione e quindi di xenofobia, anche contro italiani, ma la Francia è l'America dell'Europa. In Francia, lo dicono i dati, su più di 55 milioni di francesi, un terzo è di origine straniera. Si può anche pensare che noi siamo orribili nazionalisti, ma non c'è un altro paese che, come la Francia, abbia affrontato e in parte risolto tanti problemi, molto più della Germania e, in maniera diversa, del l'Inghilterra. La Francia accoglie immigrati da un secoqueste periferie e hanno visto chi vota, chi è membro del Front National: piccola gente che vive nel1'angoscia e nella paura, povera gente disgraziata. Abbiamo trovato una popolazione completamente diversa da quella che pensavamo, gente completamente terrorizzata dall'evoluzione di tutto, senza più riferimenti. A questi il Front National offre un'identità, un dogma: "Tutti gli immigrati indietro, tutti gli immigrati fuori, viva la Francia, contro la decadenza, contro l'élite politica, contro la partitocrazia, contro ...". Insomma, idee chiare. Non è sicuro che la gente sia convinta ciel discorso, ma lì si ritrova. B 'f èalfoìetcaanG I no Bianco· L'INSANO DECRETO Un decreto che tratta solo di espulsioni, che restringe le possibilità per gli stranieri, che introduce disparità di trattamento con gli italiani, che propone una sanatoria di dubbia realizzabilità, che arriva a prevedere strutture ad hoc in cui raggruppare gli extracomunitari in attesa di espulsione. Una forsennata campagna xenofoba e un baratto politico avallato dalla sinistra. Intervista a Nazzarena Zorzella. Nazzarena Zorzella, avvocato amministrativista di Bologna.fa parte del 'Associazione nazionale Studi Giuridici sul 'immigrazione. Che giudizio dai del decreto sugli immigrati? Pessimo al punto che, secondo me, non è neppure emendabile, va eliminato completamente. Per tante considerazioni, ma in primo luogo perché il decreto parla quasi esclusivamente di espulsioni. Rispetto alle altre due leggi sugli stranieri presenti nell'ordinamento italiano, quella dell '86 sul mercato del lavoro e la legge Martelli, si fa un passo indietro, perché di nuovo gli stranieri vengono considerati esclusivamente un problema di ordine pubblico. D'altra parte cosa ci si poteva aspettare da un decreto che è il risultato di calcoli soprattutto politici? Abbiamo assistito a una campagna di stampa pazzesca, imperniata su un unico concetto: gli stranieri sono delinquenti, spacciatori e violentatori e vanno cacciati. Infatti il decreto, a parte due articoli sulla sanatoria, uno sul ricongiungimento familiare e uno sull'assistenza sanitaria e sul lavoro stagionale -che temo, però, restino lettera morta- tratta solo dei sette o otto tipi di espulsione possibile. Tutto ciò non può avere altro intento che quello di tenere sospesa sulla testa degli stranieri una minaccia continua di espulsione e di lanciare il messaggi oche gli stranieri sono 11nproblema di ordine pubblico e come tali vanno tenuti sotto controllo. Ciò serve a rassicurare l'opinione pubblica italiana sul fatto che loStato è forte e in grado di difenderla. E' veramente triste che un simile decreto sia stato avallato da forze di sinistra, come il Pds, che, d'altra parte, avevano mostrato già sul piano sociale un totale disinteresse rispetto ai problemi legati all'immigrazione. Qual è la cosa più brutta di questo decreto? Anche se presumibilmente non avrà effetti pratici, il decreto prevede delle strutture ad hoc in cui tenere gli stranieri in attesa di espulsione. Questo perché una delle critiche alla legge Martelli era stata che non consentiva di eseguire effettivamente le espulsioni. Ora, invece, quando il questore, nel caso dell'espulsione amministrativa, avrà bisogno di tempo per dare un'identità o fare delle ricerche perché l'immigrato espulso non ha esibito il passaporto o ha tentato di sottrarsi all'espulsione -il che, fra l'altro, ora costituisce reato- questi dovrà essere collocato in strutture dalle quali non può allontanarsi pena l'arresto. Le stesse strutture sono previste anche nel caso dell'espulsione -che avviene su disposizione del Pretore in seguito ad una segnalazione del Questore al P.M.-allo scopo di prevenire l'eventuale commissione di reati. Leggo: "Quando occorre procedere ad accertamenti supplementari in ordine a identità o -nazionalità della persona da espellere, ovvero per acquisire documenti, ovvero nei casi in cui vi sia il pericolo che la persona si sottragga all'esecuzione del provvedimento -per cui, in questo modo, si ricomprendono tutte le altre ipotesi di espulsione- l'autorità giudiziaria dispone lamisura dell'obbligo di dimora per il tempo necessario, comunque non oltre i 30 giorni. Prescrive all'interessato di non allontanarsi dall'edificio o dalla struttura indicati nel provvedimento e scelti fra quelli individuati da un decreto del Ministero degli Interni". Ora, come si possono chiamare queste strutture? Io li chiamo campi di concentramento. Naturalmente, come ho già detto, con ogni probabilità non se ne farà niente, perché non ci saranno mai i soldi per strutture che necessitano di personale di sorveglianza -polizia? Guardie giurate?- e di personale per la cucina e il resto. Se prima non si avevano i soldi per portare il singolo straniero alla frontiera o imbarcarlo su un aereo, immaginiamoci! L'intervento dei giudici è negativo? No. L'intervento dei giudici, nell'affrontare il tema immigrazione, in sé è positivo. La disciplina precedente sull'espulsione noi l'abbiamo criticata moltissimo perché sembrava di esclusiva competenza del prefetto, sia nei casi in cui c'era una sentenza definitiva che come misura di prevenzione. Quest'anno due sentenze della Corte Costituzionale ricollocavano nell'ambito dei poteri della magistratura l'espulsione a seguito di condanna. Il decreto non fa che recepire ciò che aveva già stabilito la Corte Costituzionale: l'espulsione come misura di sicurezza a seguito di condanna deve essere disposta dal giudice e non dal prefetto. Alla fine della pena il magistrato di sorveglianza può revocare il provvedimento di espulsione se decide che il condannato non è più pericoloso socialmente e il condannato può chiedere il riesame del provvedimento di espulsione. E anche questo va bene perché c'è parità di trattamento con il cittadino italiano, che è il principio fondamentale da salvaguardare. Il problema è che prima l'espulsione a seguito di condanna avveniva solo per reati gravi come la rapina, il furto aggravato, eccetera, ora hanno introdotto l'art. 381 del codice penale, che comprende tutti i reati, dai più piccoli ai più grossi. Un altro problema è che in questo decreto hanno introdotto anche l'espulsione a seguito di patteggiamento. Ora, la struttura normale del patteggiamento esclude l'applicazione di misure di sicurezza. Quindi in questo caso si crea disuguaglianza di trattamento fra italiani e stranieri. Riguardo all'espulsione di tipo preventivo, il fallo che la decida il pretore invece che il prefetto, come avveniva prima, garantisce di più, ma il rischio è che diventi un 'azione meccanica perché i tempi sono strettissimi: il questore segnala al Pm che entro 48 ore propone al pretore di applicare la misura dell'espulsione come misura di prevenzione e il pretore deve decidere entro 7 giorni. Con la mole di lavoro che hanno i giudici italiani è difficile che in 7 giorni si possano fare indagini, portare elementi, ecc. E teniamo presente che il pretore dovrebbe dimostrare che lo straniero è pericoloso per la sicurezza pubblica. Qui, poi, è previsto il ricorso alla Cassazione, che nessuno farà perché costosissimo, in quanto presuppone la difesa di un cassazionista, che ha tariffari onerosi. I termini della difesa sono ridotti anche nel caso dell'espulsione amministrativa disposta dal Prefetto contro la quale, prima, c'erano solo 15giorni per ricorrere al Tare chiedere la sospensiva, ed erano già pochissimi, mentre ora ne restano solo 7. Non solo: ma prima il Tar cui far ricorso poteva essere scelto, nel senso che doveva essere il Tar dove lo straniero eleggeva domicilio -poteva quindi essere Bologna mentre l'espulsione era firmata dal prefetto di Palermo, per cui gli stranieri si spostavano dove il Tar era più favorevole- adesso si deve presentare ricorso al Tar competente per territorio. Ancora: con sette giorni di tempo per il ricorso non si ha materialmente il tempo di presentare la richiesta di gratuito patrocinio, di far riunire la commissione e di far decidere in merito. Non solo: prima se si proponeva il ricorso con istanza di sospensiva, l'espulsione non poteva essere eseguita fino alla definizione di due gradi di giudizio sulla sospensiva, il che voleva dire guadagnare qualche mese, mentre adesso si prevede che l'esecuzione del provvedimento sia sospesa solo fino alla decisione sull'istanza di sospensione, fino, cioè, al primo grado di giudizio, il che vuol dire 20 giorni. L'esigenza di decidere in fretta se l'espulsione va comminata o meno può anche essere ragionevole, ma si dovrebbe , comunque garantire davvero l'esercizio del diritto di difesa. Un altro tipo di espulsione, quella proposta dal Ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato, è l'unica non impugnabile, sebbene, a detta della Corte Costituzionale, sia un atto amministrativo e non un atto politico e, pertanto, dovrebbe essere soggetto a impugnazione come tutti gli atti amministrativi. Qui invece si dice che il ricorso al Tarnon si applica al provvedimento di espulsione emesso dal Ministero dell'Interno. Un'altra è l'espulsione a richiesta di parte, che già esisteva, ma ora è stata integrata. Gli stranieri arrestati in flagranza o condannati con sentenza passata in giudicato, possono essere espulsi, a richiesta del Pm, o prima del giudizio nel caso della flagranza o prima di scontare la pena. Questo è l'oggetto del primo ricorso alla Corte Costituzionale presentato dal pretore Amendola. Ma in questo decreto troviamo altre cose gravi. Una, sicuramente, è aver introdotto una nuova ipotesi di reato: la mancanza di documenti. Uno stranièro che non esibisca senza giustificato motivo il passaporto o altro documento di identificazione viene punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 800.000 lire. Se oltre a ciò lo straniero è stato espulso la pena è elevata fino a tre anni. E' una norma penale molto ampia e molto pesante, in cui di nuovo entra in gioco la parità di trattamento con gli italiani. Dicevi che la sanatoria resterà lettera morta... Sono stati inseriti degli articoli su una sanatoria che secondo me, ma spero di sbagliarmi, verrà attuata molto raramente. Nelle due precedenti sanatorie bastava la presenza in Italia per avere un permesso di soggiorno, iscriversi al collocamento e poi trovar lavoro. Adesso, invece, la sanatoria si ha solamente nel caso in cui lo straniero denuncia il lavoro nero che ha svolto fino ali' entrata in vigore del decreto. Ma sappiamo, visto che questo era uno dei modi per ottenere iI rinnovo dei permessi di soggiorno anche in base alla legge Martelli, che ciò avviene con grande difficoltà, perché ledenunce presuppongono l'accertamento da parte dell'Ispettorato del lavoro, che deve andare dai datori di lavoro per verificare se questi facevano lavorare in nero gli immigrati. Testimoni che confermino le dichiarazioni dell 'immigrato sul lavoro nero non se ne trovano, di modo che l'Ispettorato del lavoro, non trovando conferme al lavoro pregresso, può revocare il permesso di soggiorno. Perciò, sicuramente non saranno molte le denunce di lavoro irregolare. L'altra possibilità per ottenere la sanatoria è che ci sia un datore di lavoro che fa una dichiarazione scritta di disponibilità ad assumerti immediatamente per un contratto a tempo indeterminato o determinato, ma per un periodo non inferiore ai sei mesi. In questo caso si ha diritto a un permesso di soggiorno di sei mesi senza dire, però, cosa succederà al primo rinnovo. Comunque il datore di lavoro deve versare anticipatamente sei mesi di contributi: sono dei milioni a seconda del tipo di lavoro e secondo me nessuno lo farà. In primo luogo, perché non si sa che fine farà questo decreto legge, ma ammettendo pure che sia convertito in legge, questo implica che per sei mesi almeno non si potrà licenziare né si potranno accettare le eventuali dimissioni del lavoratore. Anche se questo fosse di fatto consentito, quale cittadino italiano si fida che l'Inps gli restituirà i sei mesi di contributi versati? Diventa un meccanismo allucinante. Così come non è scritto cosa succede qualora si interrompa il rapporto. Mettiamo pure di trovare un datore di lavoro che si fidi dell 'lnps: se si interrompe questo rapporto di lavoro, cosa succede? Il decreto non lo dice. Si ha diritto ancora al permesso di soggiorno oppure questo viene revocato? E in questo caso, non avendo altri titoli per avere il permesso di soggiorno, viene comminata l'espulsione? E guardate che l'espulsione comporta il fatto che non si può tornare in Italia per sette anni, o per il tempo che viene imposto nell'ordinanza dal pretore, nei casi in cui sia il pretore a darla. In realtà tanti immigrati dopo il decreto sono stati licenziati, perché il comma 2 dell'art.12 dice: "Gli stranieri che dichiarano rapporti di lavoro subordinato in atto alla data dell'entrata in vigore di codesto decreto e dimostrano di aver lavorato per almeno quattro mesi presso lo stesso datore di lavoro possono iscriversi alle liste di collocamento per sei mesi". Questo vuol dire che alla data del 18novembre, giorno dell'entrata in vigore del decreto, questo rapporto di lavoro doveva già esserci: se per caso si fosse interrotto solo qualche giorno prima, questa disposizione non potrebbe più applicarsi. Capite la demenzialità? Non sembra neppure scritto da giuristi! E non è vero affatto che ci sono le file alle Questure, come il primo giorno hanno mostrato al telegiornale! La gente in realtà va per informarsi. E tutti dicono: "Ma io non ce la farò mai", perché non si troverà mai un datore di lavoro disponibile davvero a versarti sei mesi anticipati, a farti un contratto vero e proprio. Purtroppo anche la sanatoria per il ricongiungimento familiare è peggiorata. Hanno modificato i presupposti per il ricongiungimento. Se prima presupponeva che si avesse un contratto di lavoro a tempo indeterminato, il matrimonio, un alloggio considerato idoneo dalla questura, adesso è necessario avere un permesso di soggiorno di almeno due anni -e questo esclude tutti gli altri permessi come quello per gli studenti che dura un anno e quello per gli stagionali-, si deve essere in Italia già da un anno, ma, incredibile, ma vero!, non si deve risiedere in Italia insieme ad un prossimo congiunto, perché in questo caso non si può fare il ricongiungimento con altri familiari. Quindi se uno è in Italia con il fratello non può fare ricongiungimento con la moglie! Poi "prossimo congiunto" chi è? Il fratello? Anche lo zio? Anche il cugino? Non è specificato il grado di parentela del "prossimo congiunto"! In realtà, sembra che contrastare l'immigrazione stabile sia l'unico obbiettivo del decreto. Udiritto al ricongiungimento familiare ci poneva ali' avanguardia rispetto a molti paesi europei nei quali costituisce solo una possibilità. Ora, per ricongiungersi con la mgglie, chiedono che uno non abbia altri familiari in Italia mentre tutti sanno che, per creare un piccolo ambiente solidale in un paese straniero, spesso si muovono gruppi di fratelli, sorelle e cugini, così come succedeva da noi nel dopoguerra. Sempre per il ricongiungimento, si deve poi dimostrare di avere un reddito netto mensile pari a due volte l'importo dell'assegno sociale per coniuge e coppia di figli, che va aumentato di una volta per ogni ulteriore coppia di figli. Non solo: oltre ali' intervento del questore è previsto quello del sindaco, che dovrebbe certificare l'idoneità dell'alloggio, ma non è scritto con quali criteri. Ora, coinvolgere l'ente locale potrebbe anche essere una buona iniziativa, ma in questo modo si somma un controllo ali' altro, quello della questura a quello del sindaco. E quando un locale è idoneo? Un monolocale idoneo per tanti italiani sarà considerato idoneo per l'extracomunitario? Ma l'intervento del sindaco ~on si limita a questo: c'è un'altra norma che stabilisce che in fase di rinnovo o di proroga del perméss·o di soggiorno il questore può chiedere il parere del sindaco del Comune di residenza o dimora del cittadino extracomunitario. In tal modo si chiede la clausola di gradimento al sindaco. E questo parere è vincolante o non vincolante? Qui non è scritto. L'assenza di criteri che regolino il parere del sindaco permetterà l'arbitrio più completo. Quali sono le note positive? Il fatto che con questo decreto vengono assicurate agli stranieri lecure ambulatoriali, ospedaliere, assistenziali, malattie per infortunio, maternità senza obbligo di segnalazione, il che dovrebbe voler dire che lo straniero non deve essere denunciato alla Questura se non ha il permesso di soggiorno. L'altra nota positiva, che sarebbe veramente importante in tema di espulsione, è che non può essere espulso chi risiede in Italia da almeno 5 anni. Ma questa, probabiImente, sarà eliminata perché incompatibile con il trattato di Schenghen. Le legislazioni degli altri paesi europei sono molto più restrittive, non mi risulta che si riconosca un diritto così pieno alla permanenza, vietando l'espulsione dopo 5 anni di permanenza. ln conclusione, devo dire che personalmente sono contraria alla logica del le espulsioni perché secondo me un uomo ha diritto di muoversi dove vuole; ma questa logica non è mai accettata dagli ordinamenti giuridici. Devi allora prendere atto del fenomeno, riconoscere i diritti di pennanenza, poi chi sbaglia tornerà nel proprio paese o andrà in un terzo paese. Non devono esserci solo regole impositive, ma anche riconoscitive. C'era il progetto di legge Contri, dal nome del ministro del governo Ciampi, elaborato da una commissione nazionale di giuristi, sociologi, composto di 175 articoli, che dava una mappatura completa dei diritti e anche delle espulsioni. Era motivato in tutti i suoi articoli, malgrado fosse stato elaborato in fretta prima che cadesse il governo. Non è stato tenuto in considerazione. Credo che la sinistra abbia perso per l'ennesima volta la propria scommessa. Nel prossimo secolo ci saranno migrazioni bibliche, trattare il tema dell'immigrazione solo codificando una sequela di tipi di espulsione èda non credere. - UNA CITTA'

B lettera da Sarajevo Sarajevo, novembre 1995. Caro amico, dopo gli orribili bombardamenti della primavera e dell'estate e dopo l'intervento della Nato, cominciamo lentamente a vivere una vita normale. Per quello che può essere normale una vita senza acqua, senza elettricità, senza gas o con poco di tutto ciò. Chi non ha mai provato questo tipo di vita non può immaginare quanto sia orribile. E' una sofferenza tutta speciale. Anche il buon Dio quest'anno ci ha mandato freddo e neve con molto anticipo. 1118novembre è cominciato a nevicare e proprio non ci aspettavamo già tanto freddo. Senza riscaldamento le nostre case sono gelate, come pure i nostri uffici (naturalmente sono raffreddata). E' un grosso problema per gli studenti a scuola e infatti in alcune scuole hanno dovuto interrompere le lezioni. Ma questa situazione non durerà a lungo, perché, grazie ad un progetto della cooperazione italiana e del ministero bosniaco per i rifugiati e per i problemi sociali, ogni classe di ogni scuola di Sarajevo avrà stufe, legna da ardere e carbone. Ci sono altri due progetti che si stanno realizzando grazie all'aiuto italiano: l'approvvigionamento delle mense pubbliche per i poveri e per gli anziani e la captazione di due sorgenti d'acqua naturali che si trovano a Gazinhan, nella parte vecchia della città. Ciascuna di queste sorgenti, finiti i lavori, sarà in grado di rifornire 1000 persone. Questo progetto sarà utile anche a guerra finita, perché questa zona della città, a causa della sua posizione, ha sempre avuto problemi con l'approvvigionamento idrico. Quando sono andata a vedere come proseguivano i lavori, unuomo che vive lì mi ha semplicemente. dett9: "Grazie". Ma era un grande grazie ed era rivolto a tutti gli italiani che hanno contrJbùito alla realizzazione di questo progetto, E' stato, ed è ancora, un lavoro durissimo, perché a causa del freddo i nostri operai stanno lavorando in condizioni impossibili. In questi giorni a Sarajevo c'è anche un gruppo di geologi di Piacenza che sta sondando il terreno per trovare altre sorgenti d'acqua. Prima della guerra Sarajevo era ricchissima di acqua che proveniva dalle vicine montagne, ma quando sono cominciati i combattimenti tutte le sorgenti sono finite in mano al nemico, che naturalmente ha chiuso tutte le condutture e così è cominciato il nostro incubo. Qui il sogno più grande è farsi ogni giorno una bella doccia calda. La popolazione di Sarajevo ha avuto un rapporto speciale con l'acqua dai tempi della dominazione turca, quando era tradizione che chiunque avesse un po' di soldi costruisse una fontana nel suo quartiere o in città. Per l'uso di tutti e a memoria del benefattore. 500 anni fa Sarajevo aveva già un acquedotto e una rete di distribuzione idrica, bagni pubblici e anche una stanza da bagno in molte case. Durante la guerra tanta gente è morta facendo la fila in strada per prendere una tanica di acqua, da bere e per lavare, come sanno bene gli stranieri che sono venuti a Sarajevo in questi anni e sono rimasti stupiti per la pulizia delle case anche in circostanze così orribili. Questo per cercare di far capire come sia importante e apprezzato l'aiuto italiano in questo campo. Oggi a Sarajevo è arrivato un importante personaggio: il ministro Susanna Agnelli, che ha avuto una calorosa accoglienza (e io ho avuto l'onore di preparare i dolci per il rinfresco offerto in ambasciata). E' questa la notizia più importante di questi giorni ... In tutto il mondo si sta parlando di pace in Bosnia, ma qui le cose sono un po' diverse. Anche ieri e il giorno prima ci sono stati dei feriti colpiti da cecchini serbi. Tutte le zone della città in mano serba continuano ad essere separate e la tragedia delle famiglie divise da oltre tre anni continua. Sarajevo come Berlino. Stanno accadendo un sacco di cose strane, c'è gente che muore improvvisamente per attacchi cardiaci o strane forme di tumore. Un mio amico e vicino di casa, Ibrahim, dentista di 45 anni, ha sentito improvvisamente un forte dolore alla schiena e tutti gli abbiamo detto che è il suo lavoro, sempre in piedi ... Ha fatto gli esami: un tumore già in piena metastasi. Sua moglie mi ha detto: "Non voglio sapere che è la guerra! Non sono responsabile né colpevole di questa situazione. Rivoglio tutte lecose che avevamo prima...". Ibrahim è stato sotto pressione per tutta la guerra, ha un figlio piccolo, forse il suo organismo ha improvvisamente deciso di non lottare più e si è arreso. D'altra parte, una donna di 45 anni anche lei, Halida Bojadzi, dopo la morte dei suoi due figli di 16 e 18 anni, uccisi dalla stessa granata esplosa nel giardino e che ha distrutto anche la casa, ha avuto quattro mesi fa un altro figlio e ora è ritornata a Sarajevo. E' felice, la vita va avanti. Ultimamente ho avuto un sacco di amici per casa, perfino Jane Birkin, che ha portato un bel regalo per mio figlio Faris: la mamma maialino col piccolo. Il problema è che mio figlio non conosce quell'animale, perché non ha mai avuto l'occasione di vederlo (da quattro anni siamo chiusi in Sarajevo e il più del tempo nella nostra casa), neppure per tv, dato che l'elettricità non c'è quasi mai stata. E così ha avuto paura. Questi giorni credo che siano i più importanti per Sarajevo. Spero che la prossima volta ti scriverò da una Sarajevo aperta e libera. FAR TORNARE LA FIDUCIA Una pace precaria che è solo una premessa. La necessità di punire i criminali di guerra per smettere di dire che tutti "i serbi sono assassini". Il problema decisivo del ritorno dei profughi e delle elezioni democratiche, oggi non ancora possibili. L'intervento Nato, bloccando i loro carri armati, ha rivelato tutta la debolezza militare dei serbi. Gli aiuti internazionali che servano a ricostruire il paese. Intervista a Selim Beslagic. Selim Bes/agic è sindaco di Tuzia. Può darci un giudizio sugli accordi di Dayton? Quella che è stata firmata adesso non è una vera pace, semplicemente sono state realizzate alcune condizioni per arrivare alla pace. Ma le condizioni più importanti sono altre: la prima è che devono essere puniti i criminali di guerra per far tornare nella gente la fiducia. Finché non sarà possibile separare i colpevoli dagli innocenti, i criminali dalle vittime, continuerà a succedere che si dica: "i serbi sono criminali". Perché si possa tornare a convivere senza remore i colpevoli, siano essi serbi, croati o bosniaci, devono essere individuati e puniti. Per questo noi siamo pronti ad accettare l'autorità del Tribunale internazionale. La seconda condizione è la garanzia del ritorno dei profughi nelle loro case. E la terza è la garanzia di vere elezioni democratiche. Senza queste tre condizioni la vera pace non arriverà. Se poi teniamo conto che questa è la trentaseiesima firma per la pace, che tutte le altre trentacinque volte non ha funzionato, uno non può non essere scettico. Preferisco essere scettico e poi avere una bella sorpresa, piuttosto che essere ottimista e poi dover assistere ad altre tragedie. Il 25 maggio, alla firn1a dell'ennesima tregua, 71 ragazzi di Tuzia, dai 18ai 20anni, furono uccisi con una sola granata. Così non voglio più illudermi che la guerra sia finita. Ritiene davvero possibile il ritorno dei profughi? Esiste già un piano? Il ritorno dei profughi si articola in due punti: il ritorno dei profughi croati e musulmani nel territorio della Federazione. e cioè nelle città di Iaice, Bussovac, Mostar, Krainick, Yareck, Cakrina, Stolec, equesto è già cominciato perché a Dayton si sono messi d'accordo sul loro ritorno. li processo aiuterà anche le città centrali della Bosnia-Erzegovina: i profughi che ora sono lì potranno tornare nelle loro case e queste città non saranno più in situazioni così difficili come adesso. Il secondo punto di questo processo riguarda i moltissimi profughi che si trovano nella regione del nord-est della Bosnia, cioè la città e la provincia di Tuzia. Lì si trovano i profughi provenienti dalle città che ora sono sotto il dominio dei serbi, Srebrenica, Zepa, Prjiedor, Banja Luka, ecc. li ri~orno di questi profughi sarà molto più difficile, perché bisogna realizzare le condizioni affinché i serbi ne accettino il ritorno. A Dayton si è parlato dei diritti di questi profughi e del fatto che dovranno sentirsi garantiti, sicuri a casa loro. 1 serbi che hanno lasciato Tuzia e che vorranno tornare troveranno sempre le porte aperte, perché Tuzia, ma anche il govern'o della Bosnia-Erzegovina, già da tempo hanno dimostrato che i serbi che non si sono macchiati di crimini durante la guerra possono sempre tornare nelle loro case e tutti quelli che scelgono la Bosnia-Erzegovina come loro patria avranno un posto per tornare. Tempo fa la presidenza, il governo della Bosnia. la città di Tuzia, hanno lanciato un appello in questo senso a tutti i serbi che non hanno commesso crimini di guerra. Per quanto riguarda le elezioni. bisogna innanzitutto creare le condizioni per elezioni libere e democratiche: significa che dobbiamo fare di tutto per evitare che gli aiuti umanitari diventino un mezzo per ottenere voti, dobbiamo ricostruire la nostra economia. dare lavoro alla gente. così ognuno potrà vivere del proprio lavoro, pensare con la propria testa e decidere liberamente per chi votare. Se ci fossero le elezioni adesso, gli aiuti umanitari verrebbero usati da chi li controlla per avere voti e vincere le elezioni, e quindi i risultati non sarebbero legittimi. Elezioni regolari e democratiche implicano la possibilità di muoverci in ogni parte della Bosnia-Erzegovina per verificare se esiste il nostro partito e dove non esiste avere la possibilità di crearlo. Adesso tutto questo non è possibile. Non è ancora chiaro quale tipo di Federazione nascerà. Se questa Federazione si realizzerà, non ci sarà autonomia dell'uno o dell'altro, sarà una Federazione con un unico sistema monetario, un'unica polizia, un'unica dogana, insomma un'unica entità. Gli americani già a Dayton durante le prime fasi dei colloqui ci hanno fatto capire che quello che è stato firmato a Washington, quello che siamo riusciti ad ottenere, bisogna farlo funzionare, perché non potranno discutere con due entità, la Federazione croato-bosniaca e la Federazione serba. Penso che alla fine di gennaio la Federazione dovrebbe già funzionare, il che significherà la libertà di muoversi, di spostarsi, di formare partiti, la libertà e il diritto pertutti di esprimere le proprie idee politiche. La Federazione sarà tanto più forte quanto più noi riusciremo a dare lavoro alla gente di questo territorio. Molto importante sarà l'aiuto delle istituzioni internazionali nel risollevare la nostra economia. L'impressione di tutti gli osservatori è che l'esercito serbo bosniaco si sia disfatto in modo sorprendente, soprattutto dopo le tante chiacchiere sulla sua quasi invincibilità. Dovete capire che nel momento in cui hanno attaccato la Bosnia, loro avevano tutte le anni che prima erano dell'esercito jugoslavo; i croati e i bosniaci allora non avevano arn1i. La politica dell'aggressione da parte dei serbi aveva lo scopo di far sparire la Bosnia-Erzegovina in cinque-sei settimane. Purtroppo per loro e per fortuna nostra non avevano considerato il fattore umano, che rende invincibile chi combatte per un ideale, per la propria vita. La guerra dal '92 al '95 ha indebolito i serbi. il loro morale è lentamente diminuito. mentre i croati e i bosniaci si sono sempre più rafforzati. sia in organizzazione che in armamenti. Certo, loro avevano i carri annali che noi non avevamo e ancora non abbiamo, però. appena l'intervento della Nato ha bloccato i loro carri armati, sono stati sconAbbonamento ordinario a 10 numeri di UNA CITTA': 40000 lire. Abbonamento sostenitore: 100.000 lire. Abbonamento estero: 60000 lire. Cc. postale n.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l., p.za Dante 21, 47100 Forlì. Oppure tramite bonifico bancario sul Cc. n. 24845/13 intestato alla Coop. Una Città a r.l. presso la Cassa dei Risparmi di Forlì, Sede centrale, codice ABI 601 O, codice CAB 13200. Una copia: 5000 lire. A richiesta copie saggio. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì - Tel. 0543/21422 Fax 0543/30421. UNA GITTA' è nelle librerie Feltrinelli. r.o fitti. E' la dimostrazione che quell'esercito non è mai stato motivato, come invece lo erano tutti i croati, i serbi e i mussulmani che sono rimasti a combattere a fianco del legittimo governo bosniaco. Tuno questo è stato chiaro nelle ultime operazioni, quando nel giro di pochi giorni è stato liberato circa il 12% del territorio bosniaco precedentemente occupato dai serbi. Penso che sicuramente un grande ruolo sia dovuto all'attacco della Nato, però credo che l'indebolimento delle motivazioni dei serbi sia stato determinante. La leggenda della loro invincibilità è diventata quasi una favola per i bambini. Noi ci siamo fatti l'idea che i vari Boutros Ghali, Akashi, lord Owen abbiano avuto un atteggiamento volutamente criminale, pregiudizialmente ostile ai bosniaci, considerati tutt'al più un fastidioso contrattempo. Non cambiate la vostra opinione. Non vorrei dire che sono tutti criminali di guerra, però quantomeno sono politici che non hanno saputo fare bene il loro lavoro. E se un medico non sa fare bene il proprio lavoro alla lunga può anche essere considerato un assassino ... Cosa pensa degli aiuti umanitari in questa fase? Il tempo degli aiuti umanitari alimentari è finito: ora questi aiuti dovrebbero consistere nell'aiutare l'economia, concentrandosi ad esempio sui macchinari industriali. Bisognerebbe perciò discutere di questo con le organizzazioni umanitarie. studiare dei progetti e vedere come realizzarli. Non è più necessario che gli aiuti siano alimentari. ma bisogna impegnarsi per ricostruire le strutture economiche, le occasioni di lavoro, le infrastrutture, studiare le priorità e stare attenti a non sprecare né i fondi né le energie. In certe fabbriche si potrebbero impiegare anche gli invalidi di guerra, i familiari dei soldati morti che hanno bisogno di aiuto. insomma aiutare la gente a ricominciare a vivere. - UNA CITTA' Calendario fotografico 1996. Potete richiederlo alla redazione. J

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