La Nuova Europa - anno III - n.4 - 27 gennaio 1946

--27gennoioJ046---------------LA NUUV.4 EUROPA------------------- 5 -- NUOVA POESIA ROMANESCA Q UANDO 1· versi delI'arehitetto Ma· che appena appena si sente, un buf! rio Fagiolo saranno più d:Ulusidi fetto che è poi una carezza:s'lntltoJa quel che siano oggi, i lettori d'~ Giardinetto: recchl.o sicuro vi rloonosceranno la più limpida voce dd :poeta che <la Trilussa tn qua Si sia sentita nel nostro dialetto. E poco tmparta che li suo eampa d'azione sia limitato, che si trat· ti d'una voce per musica da camera: Un piz::Eco .de sole Ca8Ca su q1.t4ttro aiole, ma 11-une'.) un pup<:1, 14fl pa.ssero, un [vecchietto. e l'erba ~ 11ova novo. Le case, appena ~ g;orno, Jc se chlu.den 0 intorno 1 e, cr glai•dinetto nes.1uno {'arttroi:a. . ~•lm,portante è che cl 9.a, come c'è, la nota d'oro, 1l trillo di lodola. Io ignoro te qualità <li Fagiolo professionista: ma ·s•cgU PoSSiede la tecnica del suo me· Ed ecco un id11llo, La grandine. che stlerc come quella <lelverso, bravissimo ha la grazia e Ja leggerezza d'un qua· :nte~~~~l~~bf ~~ ~~t~è~!¼e c~:;:ts~~ dro di De Pìsis: romin,i le sue volute, compone in lm• Nu-volc, nutJOlette, nuvolon• prevJste armonie l pieni e t vuoti, le wrreno come tantl reoazzlni rette e le curve. Padroneggia le rime e cor zlnal-One .blallCO, grigglo, ros11. non ne lascia cadere una sola, ma !1.0n ~ una nuvola tn abblto cl'a sposrJ ne abusa. anzi ne smorza a tempo e apre er .sacchetto de li con/etefnf. ~g:i ~~ ~~;~ ~elev~~-mJ~f 1:\1 :~~t Dicono che non e' è possibili~ dl Insomma. di quella sonorità meccanka, poesla ron:ianesca se non dove s lntro– dl qu~lla rimeria _pirotecnica che dà duce a parlare }tn popolano o almeno tanto fastidio in certi parnassiant cosl U poeta fiI_Jga l ingf.!nu1tà o la fresca della prima come de1l'ultim'ora, cosi m~llzia fJ-etpopolam., e fondano. que- ro~~e:u~~~eF~~~1Je~-1i. Ma sentite piut- = ~s~~~ltitn ~~1!!t~~ c~~e jh ~~~;;~~ tese e U veneziano e tanti altrl, parla; to da tutte quante le classi sociali. gniftcato eUmoJoglco dell'aggettivo. E lo studio del dialetto, la •licerca del ghiotti vocaboli e modi di dire e Bln slntatttcl, dJventano allora mfgl.ior co– r,.os::!iimento di sé, approfondimento del la propria psicologia e della :propria vena. Il procedimento consueto at Bel· ~e~lta;h~r1a:;e:tit.~riig~i.V~rcrii~ vannJn Bongee e della Ninetta del Ver· Z'(!ee trasmise al Chlapplnl e a tantt altri fino a Pascareua e a Trilussa. è senza dubbio efficacissimo, ma non per questo toglie leslttlmltà ali' altro, del If<)etache parla ln persona propria, sen• za S])Ogl!arsl del ;>roprl abiti borghesi e d€Ua propr!ia mentalità d':uomo colto. Tutto sta che non violl lo spirito del dialetto e non c1 appaia come un ro– manesco da -ballo in maschera. stonato t: convenzlonale. Ecco qua per esempio come Fagiolo, romano e archltctto. vede Ponte San– t'Ange10. La vtslone è nuova, persona· llssima, e si atteggia in un gioco sa· piente, quanto mal raffinato, l'ha non potrebbe intonarsi meglio al genio del nostro J>OPOlo: E' cascato pe' sbaJo sopra ar Tei:ere: l'an9ioli, bonl boni, se so' appellati su li muraJ011i; t de guardia a t'Imbocco cc sta,i110 li capoccia dc la nave: San IJ"ietro co' la chlav• San Paolo cO' lo stocco. Sotto ar sole, San Pietro oorre er rl$chfo de .1cottasse la coccia ~ 1m ber olorno se scoccia: soffia dentro 1a chiave e manna un Cammino pla·no plano t /aedo er bel/imb1isto co' un carwcccteo dc fu.sale in mano. llo speso cinque lire e nun me laQ110: magno, e me levo er gusto • de scmincl per tera, de stvaforo, bensl un vernacolo usato dalla plebe Qul san Paolo, decf$O, soltanto. Ma l' asserzione è fallace: raJa ta corda all'ilncora; [Jischlo, prlma cit tutto, perchè c'è un romane· e i-anoioli, ar aeonale, opren·o l'ale ~~tt~ic~rr~~tibo:tt~~~dl~~l~:~~rre ~;. ,: Tlporteno er p~nte in Po.radisr>. . le nlcl1eletle d'oro. ghese senz'altro e addirittura patri2io Anche quando s' intenerJsc-e, anche (11 romanesco del prlnc:ipl romani me- quando, come qui, si libra a volo co' Nlente di plQ, niente di meno. L'ar· r\terebbe uno studio). e in secondo suol angeli. Fagiolo non perde il sen· ~!~~~~h6; sfèn~~~!~a;t~.es~t!!!!f.a~~~f. ~~~1. J?èr~~\nocd: 1 iom~~estciJi;:~ ~~/~b~~~sg[g~v1 3 d~~:~tài~~~ 0 r~~~tt1~ cosa cM meno lnv~e che Qualcosa di filare e di sentire che non ha nulla a !talla, lo fa mille volte pià poeta dl più, Il letterato sa bene che una del· che fare con la conoizion~ sociale. Un tanti romantl<l o crepuscolari attarda- }t q'.;:~iJ~ia~1 ~t~ fi1~si,. 1 ;ii~~ ~~o:ee:i~~~~~aF~~l~~~~ 0 r~~ ;~:a~:C~~ a&;'!i! 0 ~~~~~o~[u~gg~~~ che eccedere. lerebbe romaneso, anche se scrivesse che abbiamo visto che son freQ.uenti Borromi.nt o Le CorbUSier, Il nostro 1n 11.ngua. Se preferisce il dialetto. non ne' suol versi. Passi un angelo e dica _poeta è bravissimo nelle trovate. Eque- è tanto perchè 1 modi e le forme di Amen, auguriamo dunque al poeta se· sto potrebbe essere. ma non è, U suo Questo gli siano più familiari che quelli condo l'adagio popolare. Gli angeli, vo– sdrucctoJo. Si sarebbe tentatd. di dir- della lingua (e' è sempre uno sposta• gllo dJre. _loassistano net momenti dJ fi~i~ 0 :fri~~:~sff ;~~~f: 1 ~1~~u~~ =~~~re~~,h:~~!h~ 1 ~ f=t~ ~elp~ ria: 1 :;!'io 1 dfir:i~e1;f~ 11 :~~ten:i gl:i che non se lo rifaccla da se,,~co- tare tn romanesco) quanto perchè gll a tentarlo. me troppe volte accadde al Pascoli. A son p;ll sl-mpatlcl, ne) plù rigoroso si· l'IETRO PAOI4) TROMPEO Fagiolo finora non è mai accaduto. ~~~r~ ~:~i e~~~!. !erni~lt=e ::J ""'""'""'""'""'""'""'""'""'""'"""""'':""""'~=======-==="" Ma Jasclamo la metafora funambulesca, Ac ahe liSchta &i. fare una parte", trOPPo w . o y z ·· E I( larga all'ln8'egno e troppa scarsa alla . .. facoltà poetlca. E aggiungiamo almeno .._ . che :ln quel suoi giochi n flunambulo è quast sempre un angelo, magari un poco 1ronlco, e .)a trovata quast s~· e 0MPOSTO J)lil di cento ann1 fa, pre redenta da .quella presenza ange- u Wouzeck di G. Btichner è pa· llca-. Ne v.Iene alla sua racoo1th_1a, che · rola di oggi. Molto d1 ciò è dovuto per ora clrcola maooscritta, un'aria al suo essere un e torso drammatico>: dl domemca, di giorni dl festa, un'jn• Quasi un ampio e tormentato abboz· tonaztone d'allegretto. Se Quelle di zo che l'autore non condusse a tennl.· Trihtssa son «favole», lnlmttablhnen· ne. In esso quel fascino segreto che te sapute e pungenti come QUelle ò\ troviamo ln certi framment.l della li" Esopo, queste <li Fagiolo son «fiabe>, rtca greca: <love proprio la mancanza Jn ~Ul .non si sa bene. se gl~ f!SJ)etti fa· di interesse si risolve In un che di es– tati del mondo ce U additi ia mali· se:nziale e dt evocatAvoInsieme, da cui zia o ~l ca-ndore, co_n1e ln questo Ozzto, esula ogni peso dl costruzione. dove ,1 bU1co tra ..1ronl~ e Poe.sta non Non c'è solo questo, però: J'1ncom· potrebbe essere p1u deilzloso: piuto con 11suo fascino. Ma già un'jm• Chi ph) de mc, Mc sdrJio fn mezzo postazione tutta nuova del teatro: [ar pra,o non plil classica.· ma dl poesia. La "'. tra papave·rl e bocche·de-leone, cenda ba Q.Ul ogni peso, Si è fatta nuda e ,ne senio er padrone der creato. come un rasoio: taglia l'aria diritta, Ma cr celo b troppo limpido: con un moto semplice e fatale. E l'am· JJl!co una naulonale ner pacchetto blente che c"è intorno~ U coro delle e to nauc una nuvola, anticl'),e tragedie, non la tiguarda dap- cosl domanJ i)tOve e resf-0 a letto. presso. Procede con essa ogni tanto. Ma li più delle volte è ,al di fuori: mondo indifferente, nel senso più pie• no dell'a varola. E la storia, l'llroi1e storia dt Wouzeck, acquista da ctb un rilievo ecce,-Jono.le:diventa nella pro– spettiva cangiante del vivere. nel tra· scorrere dei personaggi dlverS!, nel tono atluslvo d1 ogni frase, il volto stesso della vita. fissato in un suo at· tuno. · E nuovo il senso della scena. Più nulla di oggettivo. dl pesante. Non p:ù l'« atto D nel senso tradizionale del termine. Ma uno sfondo incolore. che solo nel discorso sl anima: e su cui le parole gettano Ja lOro ombra, quasi fossero cose. E 1I dfalogo, infi• ne: con 11suo procedere a rappcrU sot· ~~/f~ba~t~~c~Ì~1~Chi~~nod:~ 1 ~ 0 st~ se: monoJogh\ essenziali, che hanno un che di attonito, di p1etrt.ftcato. E le parole ptil semplici acquistano in clò un peso particolare, un stgntflcato che trasèende il loro valore ·tette!'3le: quasi fossero pronunzi.ate ln sogno e portassero con sè quel senso misterio– so (iµa a 'lampi chiarificatore) che è proprio det soKJll. * Ed è, notate, ironia romanesca che J)ià non potrebb' essere. Questi sette Nersl, come tanti altri dl Fagiolo, con ~hl t,rattl di penna potreste render– li ltaMant. Ma vedreste alla prova che una buon:i metà de} colore è svanita, prOJ)riOperchè Fa8i.olo pensa e sente in romanesco. Pub essere che ci sia una certa :parentela tra lul e Palazze– Scitl, mettiamo; o ZavattlnJ, o magari Jules Renard. Ma un tratto che ,Io Jn. divJdua è senza dubb!o Questo senso romanesco. proprio non_ solo del suo Jesstco e della sua sintassi, ma della wa psicologia. Poco maJe se non se ne accorge-ranno, o non vorranno accor– gersene, I romanesconl della dupnce sahtera; I ridanciani per ! CJ,uallnon e' è paes1a romanesca senza il solito cpac:1occone», il solito «ciurctnato• e la solita « pernaccbla :t, e :i senti.men· tau. che si sc:Ulinqulscono :per I rm\• fthan1• ,e 1 «mtgnanelli :t di Trasteve– re. Fagiolo sorride e rtde, ma alla grassa nsata non Indulge mal, e tan– to meno alla vassallata, che il soJo Tr1lvssa 1 fra t modem!, è riuscito a redlmere dana scurrilità dei macchiet· tlsU. m1nort. 11 sentimentausmo poi, che è diventato una piaga della no. stra letteratura vernacola, non lo co– nosce neppure di vdsta. Il che non A questo stne nudo. lineare, senza vuol dire che manchi alfa sua l)OeSla concessioni retortehe mal, si accorda la nota •le'liaca. Ecco un'eleg<a in ml· la nudità della vicenda: quella di un nlatura, quasi un tour de force 1n fat- pitocco che ama una donnaccla e che 10 ,d1,preot,,1one; con. UD culzzo Ironico 1radlto· Ja uccide, N:a anche qui la nu· dità è 11 segno estremo~ esasperato. di tutta una lunga espertenza. E la storia metafisica di \Voycz:eck va molto pi.il 1n là della sua storia terrena. Che egli debba finire sotto la ruo– ta, è dall'inizio che lo sapp1amo: prl· ma che la sua donna si metta alla fine· ~~groJ:.1:ro~e~; :!t?a~g~ :r:ii~ pre l'arla che qualcuno gll corra_ dle· tro •: non per nulla egli sente nena macchia che « qualcosa sl muove die– tro dl lui ,. E' un predestinato; tutto per lui sarà come è naturale che sta. E li suo dramma consiste nell'oscura cosrt.enza di questo ratto. __ , Egli avverte che qualche cosa deve accadere. Cbe cosa sJa, non sa. M.a qualche cosa deve accadere: è certo, li mondo per lui è come uh libro aper– to. Quel che nel libro sta scritto, quet e: disegni che i funghi fan'no sul ter reno •• sono parole che gll· sfuggono. Ma solo net loro senso letterale. tr senso tragico dt Quelle parole. l'ammo ntmento che hanno in sè, questo non gU sfugge. E la sua aria sl fa « miste· riosa ,. quast fosse depositarlo di un segreto. E, U suo Unguagglo si fa im· ma~nrnco, come a rendere per accen· nl quef che dire non si pub: « un ruo· co gira per li' cielo e un rimbombo, come èll trombe>. O si fa biblico, co· me a rtsotvere nel tono profetico ciò che ancora non s1 è rtsolto: « Non sta sc,,itt,,: Ed ecco un fumo sali dalla ter– ra, come sale U fumo dal forno? •· Tutto è allusione In lul: e Intani<>egli corre verso la morte.· Ma tn questa corsa vorrebbe fel'" mars1. Preso 1n un giro senza .scam· Po, trascinato per iJ mondo «come un rasoio aperto•• egl! vorrebbe aggrap– parsi· a qualcosa di vivo, tenersi a queHa vita che gli sfugge. Egll avver– te che dl ora tn ora 11 deserto st allar– ga all'intorno, che ptà grandi &ven• tano Je ombre, t>là profondo U silen· zlo, o pitl terribili le voci che nel sl· 1Enz1o gli parlano. E vorrebbe allon· tanare tutto questo: con un gesto sem· pl.ce , umano. Va a far legna per n ca· pitano e guadagna Qualche soldo: per nnda"re alla fiera con Maria, Sarà tut– to come deve essere. Proprio alla fiera u TarnbUro maggtore sarà vtdno a Marta: e prenderà Ja ruota a &1,rare pii)· In fretta. · · Ma 1a coscienza del fato per \VoY" zeck ·non è altro che pena .. L'uomo greco in una simHe coscienza si tra• sforma in eroe: Woyzeck resta UQ pt, tocco. ., F@'ll anzi avverte che il suo lato è un tutt'uno con lJ.suo essere pi· , tccco: « se fossa un signore e avessi un bel cappello, un orologio, una anolaise, se sapessi parlare con eleganza. si ca· pisce che vorrei ,essere virtuoso». Ma non c'è niente di tutto questo: e il non essere Virtuoso, l'essere un povero diavolo cioè, equivale a una condan1 na a pli"ori. senza appello. E si fert masse a questa terra la condanna. Ma va più in là: : Noialtri sfamo disgra~ ziati in questo e nell'altro mondò•. Non c'è palmo dell'Universo dove ci si passa fermare. Si. dovrà correre. sempre: « Io credo che se cl capiterà df andare in Paradtso, dovremo a.fu • tare gli angeli a fare 1 tuonl·:t. La parola «virtù> ha perduto per \Voyzeck Il suo valore trad12,-:onaJe. E' diventata un termine dl dift'eren~ zlazfone, che serve ad esprimere un fatto sociale. Da una parte ci sono I Virtuosi. quelli che han-no un bel caJ)1 pello e si esprimono bene: i clottorf,· i capitani. Dall'altra c'è la « gente baS1 sa»,, quelli che non hanno soldi: t Woyzeck e le Maric. E Pt:r questi ult timi virtù non c'è, ma solo la natura:· « nol gente bassa, non abbiamo virti),. ci vlene solo cosl. la natura•. E l due niodf cli essere, v:rtù e natura, stanno di fronte: lrrlconclliabtli, Il mondo si è come spaccato: ci sono que1ll che possono procedere plano e quclU che debbono correre; quelli che sanno di.~ re ab"e-rratio e queUI che l'abe-rratlo la• scontano nel vivo del proprio sangue. Strano destino di una parola. Poch-t. anni prima che Bilchner nascesse, la natura era un termine d'arrivo: al dl là di ognl superstizione, d!1 ogni lngan· no. Rappresentava lo stato felice, da cui cl si era distaccati, -eda cu1.sl dO'I· veva rftornare. Ma tra BUchner e Q.Uellanatura c'era stata la crisi de!t :: l'Illuminismo. E quel mondo semplice ·• e sereno. fatto di slanci l1berl e set:.. vaggi, non tocco dalla civiltà, si era trasformato in qualche cosa d-t mJste'l r.Joso,che lo spirito avvertiva come un rischio. Impotente di fronte ad esso la Tag,!one. E capace d'intuirlo - e a lampi -:- l'intuito sale: ma con un senso dl disperata solltudine. di sgo1 mento. E Woyzeck appunto è {sunto: ll suo essere natura. tr suo .sentire 11elCielo come un suono dl. trombe, II suo voler decifrare nella macchia l'alfabeto scl.l' etto del fungh[. non è altro che. !st4n,: to. E del suo stato. senza averne co– scienza esatta. egli sconta la condant na: l'essere solo. Egli è secum, per dfrla con t LatJni: e nessuno è mal stato più secum di rui. Tutti gli altri' hanno qualcosa: il capitano la sua m<>t rare, U Dottore Ja sua se.lenza. Solo lui, Il più umile di tutti, non ha nuUa: n~ la morale da cur si sente escluso per via deè. soldi. nò la scienza per cui• non dovrebbe pisciare che ad ore fisse-. Tra gli altri egli è come un oggetto, uno strumento da esperienza. Qul consiste 1'€ssenza più proFonda del suo dramma (e la ragione •insieme più vera di quel suo tendere al mono– logo, alla battuta attonl.ta) : tn questa. sua imf)OSS:bJJitàdi divenfare un lndl◄ vi.duo civile, di vivere. come quem che gW.stanno d'intorno, Qui, insieme. la ragione più vera delTa sua catastrofe-. Se egli fosse diverso da quello clle è, se non fosse cosi solo nel mondo, se la sua legge fosse scritta Il. nei grandi libr-1 della Virtù. il tradimento d[ Ma~ ria non fi. chiuderebbe sune rive dellO stagno, nè et sarebbe il colte!lo. Ma ln quel grande deserto del vivere Maria era la soJa rfcchezza, l'unlca persona con cui fosse dato comunl'J care: « Signor capitano, io sono un povero diavolo... E non ho l'.l[ente ab tro a questo mondo~- E una volta che Maria ha ceduto. che ha commesso. la colpa, dove trovare la parola eh$ perdoni e che glustifichl almeno? 11 Cielo che egli ha sulla testa non è. que1fo df Cristo: è un terribile Clela, ,1ndt.fferente e cui verrebbe voglia df_ plantare un chiodo per lmpJ,ccarsr,. E ra vlrtà, fa virtù degli uonlinl. coli t suol delitti e con le sue punizJonL li. cosa che va bene per chi ha un ~ ,cappello e sa parlare con elega11za'. Per fui, Woyzeck, pitocco senza soldL, solo con se stesso fn questo mondo. non c'è che la natura. l'istinto. Su dal suofo gli' vengono le leggi, Quand'egli, verso U suolo ~ piega. e- Ammazza;. ammama ~·a... lupa. Davvero ? Dev.i! ammazzarla? Eh, lo sente anche qut•. lo dice anche il vento. Sente sempre,. sempre Io stesso, ammazzala. amma2'– zala ~. E la faccia metafisica del' dramma colncise a questo punto ,con la sua fac-. cia sociale. Woyzeck è il personaggio, solo: ma 1.n Woyzeck c'è pure il plt tocco, La sua condanna è quella delt– l'uomo romantf.co, smarrito di front« ad. un reale misterioso •.chiuso nel gi'I r<> della-propria Individualità. Ma. )a . ..

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