La Nuova Europa - anno II - n.15 - 15 aprile 1945

/ .Dll5npsrllesl045E IL' CORVL,IONUOVA EUROP,l'----- 7 - \ prc quell'immutabile r.intocCo f~m~ Le città non han veduto eS1ingucrsi • reo: Ncvcrmorc. Per te Queste cma. ~~ll~e1 ~-~e;~~ ~l 1~~~ 0 ~l~~iite~~~~~~~: e ~;~c~~;or~~b:?~td~~~~~aal~~n~~~g~; lazlonl sono state abolite 1n un·ora. tn• noi che le abbiamo viste ner loro flore. terl. firrnnmcml sono stati inghiottltt M A I P I U ' così com·eran cJ·esciute nel lento sforzo 1n una notte. } 1 lcvcrmorc. NeJ;ermore, creatore dei secoli. ha, come dire quel E se la ,1s1one d'una civiltà nel suo Il )~ che noi proviamo? Nessuna efiiPCJienza fiore e nel suo lento disgregarsi potcvti ,, del pass.110 ci soccorre. Invano rlcor· accendere la fantasia d'un Gibbon, a Q UELLI che furono un tempo I mlei vfaf,'~Isi trovano condenscltl 1n cinque grossi album dt car– toline tllustrate, poichè tra le mie de– bolezze è da annoverare anche Questa. d'iver- raccolto d'ogni luogo visitato le più belle in?mng1ni e magari d'averne spedito aualcuna per PoSta a me stesso {(ero .scapolo in Quegli anni) al mio in di?izzo consueto; e non sapevo allora r1uan10 quest'Io idealmente sedentario sarebbe stato un a,orno una realtà sof• {erta, e quanto t1.,vrebbesentito incre– diblfo, quaSi favoloso, l'io vagabondo che sole,·a ogni primavera moverSl verso la scoperta d'un nuovo paese. Qualcosa òi favoloso de,·e esserci dav– vero In quei cinque grossi tomi, per chè la rnla bambina. alla Quale ne ·mo· stra! uno una volta, mi ha chiesto poi sovente di-farle vedere 1 « libri pesan· J1SSirn.1 con tutte figure». Ll sfogliamo ,jnSleme, lei fennandosi sulle lmmagi.ni vistose: le cartoline a colori del Mu· seo Br1tanntco, o di certi quadri di fa· mose gallerie - un'immagine favorita è quella dell'ariete ùi bronzo del i\luse9 Na21lonale di Palermo, che le fa sem· pre fare un'esclamazione di gioia -; io 1nvece con tutt'altro animo. medi· !landa sul destino di molti dl. Quegll edifici. di quelle vle, di quelle piazze. a-nzt. di Quelle città un tempo superbe• Giorni fa stavamo appunto sfogliando uno dl. quesll album. quando fui ch!a· mato al telefono dal direttore d'una rt· ,rista letteraria che ml chle<leva di commPmorare In due succose . pagt· nette, con una • messa a punto» :POS· sib\lmente e definitiva» - come, bontà sua, supponeva che io sapessi fare - il ccmtenarlo del Corvo di Edgar Poe 11 m!o animo, di Questi tempi. è plut• ;tosto alieno <lalle poetiche, e declinai r in\'lto : Yentlquattro annt prima m'ero peiiìn provato a tradurre la poe· 61a conservandone, m'illudevo, }'essen– ziale. e m·era parso che Mot pfù, ora potesse tn Qualche modo echeggiare <1uel famosissimo Nevennore; ma adesso QUe}mio tentaUvo ml sembrava groS€olano e puerile. e un poco dl tar grossolllnità e pueJilità ml pareva dt M!nt\re anche o,el decantato originate. Ma Quando ml rimisi a sfogllare ~'album delle cartollne 1Uustrate con Lucln, ecco che mt parve che Jo spi· lito di Poe si fosse stranamente tru.1· nuato nell'aria de}la stanza, e come nella Caduta della Cosa Usher 1 suoni !mmagimui del racconto g\)ttco. che t1 protagonista !eg,ge, a un tratto s'l<len- T RA tutte le grandezze quella del· Uficano col suoni nall dentro Ta casa, ftnchè sl spa!anca come d'Incanto la J>Orta della camera e nel nero vano appare la SJ)aventosa figura~ della se-– polta viva, così quel Nevtrmore deT· l'antica J>OCSia continub a rò'nzarrni peT capo, fino a raggiungere un•o~sstva intensità mentre guardavo le imma· ~lnl del luoghi visitati un tempo. Ecco 11 chiostro di Santa Chiara dl Napoa. il soffitto col trasporto dell'arca santa, la chiesa di Santa :Maria della Catena di Palermo: uno del miei primi vtaggt, questo, del HHG, e- anche allora c'ern una guerra, ma in quelle terre felici quasi non cl se n'accorgeva. Quoth thc ll<1ven, « Nevermorc ». Ecco Piazza San Carlo dl Torino, Il Palazzo Rosso. e H Palazzo Bianco di Genova, e ouella ni• Uda strada che sembrava cclvata dal Sogno di Poli/ilo. Ecco 11 Tabernacolo di Filippino In sul canto a Mercatale di Prato. E San Sisto di Viterbo- 'Ncver– more. Altri cieli: i ma&azzini ottocente· schl del porto di Liverpool, le case cu– spidate di Lubecca. 11 Royar Crescent cll Bath, la casa di Goethe a Weimar. la cattedrale di Coventry, Il Belvedere di Vienna, lo Zwinger di Dresòa. l\"ever– more. Una veduta del ROmer di Fran– coforte. la cattedrale di Exeter. la Re– sidenza di Cassel, le vetuste chiese di Colonia: San Gereone, i Santi Apo– stoli, Santa ~faria in Campidoglio; le Houses or Parllarnent, !e ch\ese di Wren nella City di Londra, le vie per cui s'aggirava Il dottor Johnson; antl· che ve<lute di Miinster riprodotte da stampe In acciaio che davano al vi.si. · tatore t1 piacere di ritrovare pressochè Identico l'aspetto degli e<lifiel reali. Quoth the Raven, « Ncvermore •· Ali, nere ali di corvo sull'Europa morente. « Questa casetta c'è per davvero? » mi chiede Lucia -affascinata dall'irnma• glne dello Zwlnger di Drescla, che le pare un castello di fate- « Che buffa piazza tonda! • dice del Royal Crescent. « Ci andremo un giorno? ». Temo di no. Lucia; molte di Queste case che vedi non sono più consistenti del pa– fazzi Incantati. che son fatu dl tefe d1 ragno, di raggi di sole, di colori del· l'arcobaleno, e d'aeret. pappi di cardo: è bastato un soffio. è bastata l'ombra d'un volo cli neri corvi, ed ecco. come nella pcesla del Poe, t canti della no– stra Speranza avranno sempre ciuel melanconico ritornello di Never-never– more; ecco che alla domanda, un po' grottesca. che ripetiamo: • Dì, v'è bal• samo in Galaad? • la riRJ}Osta sarà sem- diamo Je parole di Poggio allorchè ebbe che cos.., donebbe stimolare la nostra contemplato Roma In rovina dall'alto questo subitaneo. secco trapasso da del Campidoglio, ut mmc omni decore un'Europa flo1ida, ricca dei tesori dt nudata, prostr<Ha Jaceat. instar Gil)aw sccolt, orgogliosa di memorie mlllemt· lei cadaverfs corrupti atque 101dique rie, a un immenso campo di macerie, exesi; invano ripensiamo al momento a una terra desolata come nessun:i culminante d'Ila vita di Edward Gib- terra è stata mai? Una sola dole11te. Tu• bon. 11 quindict ottobre 1764., al calar subre paroln, un Ncvermore è forse delln sera. si trovava 11 futuro grande tutto quaoto sa balbettare il noe.1ro storico Inglese nella chiesa del • frati sblgottiménto. Cosi. a nostro modo, fn zoccolant 1• sul Campidoglio. e ascol- Europa commemoriamo il centenario tam i frati scalzi cantare li vespro tn del Corvo. quello che era stato il templo di Oio· ve; e d'un t.rcltto egli abbracciò con ~BRIO PRAZ l'occhio della mente li corso del secoli, vide In un l_ampola decadenZcl e la ca· duta dell'dmpero cli Roma, finchè eeco, poveri traùcellt scalzi salmodlclvano una m1:sta nenia a un Dio d'umiltà che s'era Insediato nel tempio del superbo Giove. L'immagine balenb clttraverso la fantasia cli colui che doveva e mtnarc una rede solenne con un solenne scher– no•; ma J)er Intensa e pregna dl V:.ta che fosse (auel germe contene,·a fa quintessenza della sua grande opera). non era che un'Immagine. C'eran vo– !utl secolt perchè Roma divenisse quatc egll la ,·ecle,·a dalla chlesa d'Aracoell. E st: le ro,·lne del Fòro r!chiama,·ario a Poggio !a lugubre figura del cadavere gigantesco. bastava ttltta, la sua fanta· sia d'innamorato umanista per rievo– care .lo splendore del colosso d'un tempo? Ma nOi abbiamo veduto sotto i nol!trt occ:ht talora in un sol giorno com· piersl la metamorfOSi che la mano <lell'uomo non clvllizzclto e l'opera del tempo tnsenslbile imptegavano secoli a produrre. Secoli e'eran voluti: ora per un'orda di barbari d\struttort. ora per un terremoto, ora per un incendio. ora per J'avidttà di nuovi signori 1n• tenti a erigersi I loro nuo,·! palazzi, e Infine per n lento, Insistente premere delle radlct. per li rl2oglio della vege– tazione tra le mura abbandonate. per lo stesso prepotente Impeto della fre– sca ,·lta. crol_la,•aun muro oggi, domant pre<:lpltava una colonna, e quando ca· devano statue. quando si sgretolavano mosatcl; e Insensibilmente il paesaggio prendeva altra figura. non senza quaf– (:he dolce2:zn, non senza un ammorbi· dirsi di contorni. una patina vellutata, come la carezza d'un blando Destino che placava cosi la creatura condannata al deperimento e alla scomparsa. Ma la rovina a cui abb\ilmo assiSUto not è n flagell.o dell'Apocalisse: a un'om– bra •• a un soffio, a un fragore, sono croJJaU Interi Quartieri, intere ctttA. Fatale acceleramento del progresso ! CLIMATS V ORREI farmi comunista - ml dice il mto an1icq, jnoeonerc del.. lo Fiat - ma come si fa? Ero a su,li,iorado fauno pri-ma che cominciasse la Qucrra, e in quella ctt– tcì tutta 11 uoi;a. pulita. oroa11iuattssi– ma, per ar:er scaraventato a UYT'<1 1,-1l p11y,10 di biolietti del tram che m1 tro– vaf in wsca, mi buscai 1111a mult<1. «Ca· pirù, cosi vuole il bolscevismo-:> - mt spiegò iL poliiiotto. rico,1osciutom1 per stra11fero. Pochi giomi dopo, hl tretM, in 1rno scompartimento dove non c·cra· ,io che due twmi11i. senza cur<1rtni se sia permesso o no, mi metto a /1,mare. Subito mi. piomba addosso un co1ztrol• lore che m''11vcsu: non è scritto in àue lingue (russo e tedesco). che t1on d fuma? Nof dell'U.R.S.S. - mi di· <:e- ecc. ecc. e devo pagare una mul. to no,i indifferente. ,,._ Qualche gionio fo, qua a Roma, fac- il cio 11otOreal mio portfrwio che il mar• clopiede davanti a casa è tn uno stato di sudiciume ributtante. Mt risponde che, se Dfo vuole, presto sarà Jinito i~ temvo cli comandare per Dli mii e d{ . soobbare per Oli aur,. . e Sa. è comunista, ml spiel)a il Jrut. t1ve,1dolo di fro11te che mi peso un chf• lo di aranci. E teri in tram dove son salito con mia moglie mi accoroo che tutti /11ma• 110.Mia moolie è tn stato interessante e sofjre vislbilme,ite. • Scusi, dico al fattorino, additando una delle to·rghet~. te in ferro smaltato - ·non. è 'lnetoto fumare?» Ma in quel momento mf ac~ corl)o che fuma <1nchelut. . «Era ..••· mi risponde laco11kamente continuando a fumare. e Capirà, - mi spieua un SfDnore che conosco dt Vista - son tutii co– munisti•. Allora ... 110ncapisco pfù. CINEMA TOM ED/SON GIOVANE I ~ 0 osfr:3f~f~~atesee"f: ~li\b~~fi 1 ~i1~ 1 ' definirsi, almeno per i profani. Le vle '--------------------------' menti, di compiacenee, di cose vasheg– giate ma non t,llevant\ al fini del <lrnm· ma. Si sente che Luchlno VisconH. vi ha "uotato Il sacco di tutte le sue in– fatuazioni, di tutte le sue remlnlecen· ze, di tutti I suoi punHgli. E tutta\'la c'è nel film un'implnnto robusto e 11dramma crottco chp ne è 11centro è studiato e seguito con una for;o.ainsoHta nel cinema Italiano. Vi· sconti ha colto con acume l'~ttlmo di fatalità lussuriosa che lega per sem· pre il vagabQ .11.do alla mo~lie dell'oste, nel1'.afosa osteria sul Po. Certe sequen· ze tag11atc po1 dalla censura e che n~ potemmo vedere rafforzavano il sensQ di attrazlon~ morbosa che emana dal}e scene dell 'ini:z.lo.La necessità ,che pr,e. siede a Q.uel primo Incontro sos~nge rapidamente e liDlPldamente l'a2.ione del film fino alla conclusione del de– litto. In ciuesta prima parte sono ~ scene mialloli e più persuasive (noli sempre questo film cosl realistico per, suade di una sua realtà) del film: dlalO:i ghl tra t due amanti, 1 pranzi con tJ marito, la tuga del vagabondo, sopra., tutto Il concorso di canto. e i mezzi coi quali pittori, poeti, uomi– ni J)Olitici e generali sono pervenuti al successo e alla gloria sono abbastan· :i., familiari: da Plutarco In su non s'è fatto altro che parlare dl loro. Jnvec:e J)E'rgli sciem:latl f51ste, si può (l.1re,nel· la mente di molti una specie di dubbio. Si tratta ò1 vera gloria, oppure di pu– ra 3J)J)1icazionepratica? E Inoltre: l'in· faneta e l'adolescenza di chi st Umi· terà a inventare una macchina può es– i:;ere altrettanto interess.ante che quella òl un ~ta o di un guerriero? E' un fatto insomma che gli scienziati appellano all'immaginazione popolare n1eno deg>i anlsti e dei euerriert e de· gli uomini d'azione. Forse Questo dubbio ha suggerito al biografi cinematografici di Tom Edlson di dare alle precoci attitudini sclentlfl· che dell'inventore amerlc:mo tutta l'a• rin di una continua e irrefrenabile mo– nelletia esercitata ai danni del suoi p.a• elfici ottocenteschi contemporanei. Cosl Ila scienza togata e arcigna di certa re– tonica positivista, diventa amabilmente ~n ciuesto film una specie di malizioso :Arlele fertile 1n trovate umoristiche piuttosto c,heIn vere e prop11ieInvenzio– ni. Toro Edlson apparè un ragazzo as- To!1~~~~al!i b:~~~!~~l e ele~N;g!~~g~~naJ; ma la sua irresistibile inventività pre· sentataci come una specie di vizio In· nocente !o porta a combinare continua· mente l peggiori guai. Finalmente que– sta situazione si capovolge allorcht! la mnnla Inventrice di Tom Edison si met· te per la prima volta al servizio dell'u• manità e In particolare quando il ra· gnmo, grazie alla sua conoscenza del· IJ'alfabeto Morse salva un treno dal \li· sastro. Di colpo Ariele regolarizza, co– me si dice, la sua posizione e Tom Edi· son trova un Impiego nei telegrafi degll SU:tl Uniti. Peccato. G)i sclenzia,tl so, no divertentii sopratutto Quando non sano riconosciuti. Mikey Rooney è un giovanissimo at· tore nato con la precisa vocazione del– lo schermo. La sua interpretazlonr na· turatissima e affettuosa sostiene tutto 11film altrimenti assal convenzionale. Il film poi ha l'andam~nto di una serie di aneddoti ,;legati e scoppiettanti rac– contati ad alta voce da un narratore non troppo esigente. La ricetta è buo– na e ,muca come Il mondo; forse la sola che?v.ilga per Queste bioarafie del cinema. AUDACE AVVENTURA OSSESSIONE e OME sarà domani n film francese, doJ)Ola guerra perduta e riconquL· stata, dopo De Gaulle? Abbiamo ragione òi credere che molto òel deca· <lenlismo e della torbida psicologia che furono I suoi principali caratteri prima della guerra, sarà abbandonato. Anche per questo motivo la prilna rappresenta• zlone dl Ossessione, che dal film france– se di anteguerra trae più di un motivo ispiratore, ha un leggero sapore sto– rCico e retrospettivo. D'altra parte so– no venuti meno t motivi :pol\ticl ed estetici che davano aJ film un valore polemico. Sotto il fascismo, ~rare un film come ciuesto, che non fosse una commediola di tipo ungherese o un film di propaganda ed eludesse gli Impera· rtvl demografici e filistei, era già far~ atto di ostilità al regime. E Infatti cosi In parte l'Intesero \I regista e I suoi col· laboratori. tutU antifascisti. E eosl del pari l'lntese il ministero della cultura popolare che ne proibl la rappresenta· zione. Forse 1cambiamenti intervenuti sulla scena del mondo sp.egano le di· scusslonl e la curiosità di ieri come I dissensi e la relativa delusione t1'i oggi. Ma !uori di q,ucste considerazioni di opportunità, rimane lii film con. le sue qualità e i suol difetti. A Luchrno VI· sconU bisogna senz'altro riconoscere l'appassfionata volontà di llr1clzzare fin nel pll1 insignificanti' particolari una materia per molti versi sorda e lngra· ta. Ma quest'accanimento ad i.nvestlre del dramma ogni oggetto e ogni sfondo di paesaggio, qucst'attenzl~ne continua e mal alleggerita, questa r1pugnanza a eacrificarc uno per ottenere ò'i.ecl,que– sta, insomma, meticolosa elementarità descrittiva ha conferito al film un•~ cessi.va prolissità e lentezza. 1I film è J>ieno di svolnzzl, di orna· I L vlagilo òl andnta e rltorno Lon· dra•Francia·Londra dl un capo re– parto alla ricerca di preziose mac- choine nell'estate del 19.fOfornisce l'oc– casione per una sene di avventure del resto assai prevedibili come ne è preve. dlbile la felice e patriottica conclu9'one C'è un'aria da Jules Verne in questo film, nonostante la modernità dell'aro· biente. In luogo del selvaggi abbiamo la (lU'intacolonna tedesca e quella france– se. A QU6to proposito dobbiamo notare che per la prima volta il cinema ci pre– senta alcuni aspetti abbastanza inediti del tradlmento di certe persone e gruppi francesi nell'estate òel 1940. Tuttavia la desolazione delle strade france9i in– vase dal profughi e mitragliate dagli aeroplani tedeschi e sopratutto il finale ranno dimenticare quel tanto òi clCCU· sator'io che sembra esserci ln quel ri· ferimenti aUa quinta colonna. 11 film non presenta niente di notevole e i personaggi non Potrtbbero essere più anonimi. Val tuttavia la pena di rlcor· dare certe riprese della campagna e l'apparielone della vUla a mansarde: cosl ele'gante e cosl francese nella q,ua· le si ;:mn!dano JP. soln tcde~ho Nel s~ndo tempo il 'dramma è pro– lungato e complicato dl nuovi elemen, li senza per questo risultare approfon-, dito. Tutta la parte che rlguard.i t rap– l)Orti del vagabondo con la balle11na è piuttosto confusa e avrebbe guada· gnato ad essere accorciata. Quegli an· d\1ivienl · ciuelle violenze, quelle corse fl'angon0 l'azione e stancano l 'attena.iq– zlone dello spettatore. 11 lirismo della passeggiata lungo il fiume e quel <liscor'I st della donna per la nascita del bam:· bino non riescono ad annullare il rl· conio del delitto epperò non destan~ nel nostro animo quel senso di ratall~ tà e di pietà che dovrebbero !splrarcf. 11 film sl riprende nella scena fina!e. una delle migliori. Giretti nella parte del vagabomlo h'~ dei buoni momenll ma talvolta rlsul~~· esterno. L3 Calamai ha una maggio~ vm,ietà e sincerità di accenti. ~lcord1o/ mo la musica di Giuseppe Rosat\ ~ \ suol commenti suggestivi. •1 ALUt;HTO MOR '\ VIA

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