La Nuova Europa - anno II - n.15 - 15 aprile 1945

-- 6 ------------------ LA NUOVA EUROPA-------------- 15 nprile 1045 -. ' TRE FANCIULLI mente r versl dcll' Epipsyc'11<1ion <la lul u·adotl.l. La Campagna romana e gli archi degli ac<iucdotti s:>lcndeva• no di là dnlle vctrnte, con lo sfon<lo dei Ca:.,1.ellie cli Manie Cnvo. Ma Lau– ro mi si rivelò più tar<ll, 1:n giùrno che ci trovammo assieme, per caso, sul tram di Frascati: c'era con lut suo fratello Vittorio, Sllalenfe allora come lui (e anch'egli ora prematura• mente morto, Cliro, nobile Vittorio). Mi investirono ambedue con una vera grandinata di lodi entusiastiche ad un mio libro, quello <.li cui son meno scon• tenta, uscito qualche tempo addietro e che essi avevano cla poco letto: e v'era tanta schiett.i grazia in quel fer• vore d'adolescenti cresciuti in clima di poesia. ch'io invitai i due giovani a veni111ll a trovare nell'albergo che m'ospitava tra una mia andata e !'al· tra a Napoli. Cosl li rividi, si era fra il '20 e il '21, a pili riprese: Lauro spe– cialmente, che alternava I ditirambi alla scr!tt1;ce con dichiarazioni appassiona· te alla donna, senza scoraggiarsi. nè of• tendersi per i miei dinieghi scherzevoli e affC'ttuosL Sotto lo scherzo egli ,weva intuito, con }a sua precoce sensibilità, un mio doloroso stato d'animo, che non potevo confidargli: gli avevo sola• niente confessato che non riuscivo, in quell'epoca. a lavorare. Ed ecco, un tardo pomeriggio, nell'angolo del salo ne non ancora illuminato, eravamo soli, udii d'un tratto Lauro parlarmi con un tono nuo,·o, grave, d'uomo: e non per sè, non più per un suo <loJcc– vagheggiamento, ma per la poes!a cl1e l'gli ritene\'a lo fossi destinata ad esprimere. per il poco che ln poesia io avevo fatto e Il moltissimo ch'egli at• tendeva da me, per una fe<le nella missione dei poeti. che trascendeva la nostra stessa persona, spostava l'ora che stavamo soffrendo e quelle pareti in penombra, dando alla vita un senso d_i dovere vasto, trag\co,e 1nsleme rag· giante. se ben fosse~pefllc<>Josones:H ann.f fa:.! sclsU non nasconderli: ~ra il solo m~o– do che avessi di chiedere alla sua mét moria perdono della vHtà in cui CO A VEVANO ancora qualcosa della fanciullezza nel viso, sebbene fos• sera sui Yent'annl quando, sepa– ratamente, li conobbi. Una fanciullez– za che pareva prometter loro di ac– oompagnarli sino alla fine - e pur– [1..roppo mantenne. Chi del tre morì prima? Quello che avern il sorriso più 1nraniile e lln biondo capo ricciuto. Piero Gobetti. ed era il più ribelle, il più oombatlivo, ed ebbe in sorte d'es– ser il più perseguitato. Poi, Lauro, Lrmro de Bosis, Poi Leo Ferrero. o Leo è quello che più di rado !neon• :trai e che meno ricordo: conoscevo i t;uoi genitori, Guglielmo e Gina Lom– broso, ma lui poco: e m'è rimasta nel· ~a memoria, a suo riguari:lo, soltanto ~'ultima visita ch'egli mi (ece. non so viù ln qual anno, qui a Roma nella mia soff.itta, credo molto innanzi che partisse per l'America. S'aggirava per il vano come un folletto, curiosando, interrogando, esclamando. Mi parlò del ::mai libri. - mi sembra che non avesse ancora scritto A11gelica ...- e dei suoi progetti di. vlaggl, e di politica, s'inten· de, rabbrunandosi. Mi commuove, se vi ri,penso, un particolare senza Signifi· cato: anò:fndosene. egli dimenticò sul dlv.mo i suoi guanti: lo apersi la fine· stra che dà su via Margutta, e dall'al· to lo richiamai, glie li gettai. rivedo li suo gesto gaio di saluto, lo tioclo ripe· 1ere ·due tre volte la parola grazie ... o Piero mi venne presentato da Gia· comino Debenedetti, a Torino, la vigi· Jia (}ella prima rappresentazione di un mio lavoretto drammatico. Grande la mia sorpresa dinanzi a quel suo viso quas;. di bambino. a quel suo sguardo ~u:minoso, così vivace e Insieme così dolce. Eravamo nel giugno 192.J. Al Ca, rignano, l'Indomani, il lavoro. che a Parigi un anno prima er.i st.ito ap– plaudito, ca<lde al terzo atto (ra i fischi. GobeW e l'amico invano con pochi aJtrt avevano tentato il salvataggio. Calato •11 telone, salirono sul palcoscenico. Nella forte strett.1 della sua mano, Piero ml espresse 11 compiacimento dt trovarmi serena - se non .proprio ri· dente. Poche settimane dopo pubblicò nel Lnvoro un saggio su quanto io avevo sin allora scritto: saggio forse un po' frettoloso dal punto di vista estetico, ma òove con acutezza e delicatezza t'titreme venivano rilevati alcuni pun• ti <lel mio carattere come nessuno an– cora aveva saputo fare. C'era (orse a1Ja base òella sua comprensione il fatto (lena nostra comune origine, della 11osu·a razza piemontese, In ambedue BERLIOZ V IT'fORIO Gul ha presentato recen_ ( temente nei ,concerti sinfonici del- . l'Adriano, In una ariosa esecuzio• ne, La Dannazione cli Faust di Berlioz (fra i cantanti figurav.i anche il fine Giuseppe IN Luca, veterano eletto del_ J;,\ generaZ'ione di Enrico Caruso). Seb• bene il pubblico non conoscesse la com· ]'.)OSizioneberlioziana sotto la sua for_ ma originale di opéra de co11cert. non ,ha minimamente rimpianto quel mac• chinoso. ingombrante allest'imento sce• :nico col quale, dal 1003, La Damiazione di Faust è ascoltata in• Italia. E' stato anzi concorde nel riconoscere alla com_ 1)0Sizione vitalità e pregi musicalt più tli quanti ne serbasse nella memoria. Ciò significa che una maturità di gusto è pure venuta formandosi tra Jloi: QU· t;;to per quell'essenziale della musica sinfonica. per quel particolare armoni· co. o melodico, o o~hestrale il quale, com'è nella Da1111az1011e, spesse volte, ~:I J~:rion~ dr~~~a~~h~~~~.e~~l~~!t~~;~ te, è proprio i:lello srile berliozlano mantenere un certo distacco. una sua indifferenza per i precipui, tipici valori lilell'opera In musiC<t. Bertioz non cono– eceva l'importanza della « parola sceni· ca> all.i Quale Verdi annetteva invece µn significato altissimo (a questa vor_ rei aggiungere l'« atmosfera i>, il e ge– .1:,:to •, 11 « passo», !'e abito. 11 scenico). Nessuna meraviglia <1uindi del (elice ei;Ho dell'audizione, alla qunle poi, se per avventura ci trovassimo in tempi normaYi., sarebbe interessante far se· guire un referendum a due domande. La prima sanerebbe così: preferite La Dmmazione di J?aust come opern o co_ me oratorio?, la secontla: volete che 1'rav1ata, H Barbiere, il F'alstaU, Le nozze di Figaro, il Lohenyrin siano pre- 5entat1 Jn concerto o in teatro? Dal• resi.lo del referendum H dato esatto òeJJa sensibilità artistica dei" pubblico l(.ho sottolineato artistica per ricordare che il melO<lrammn è un'arte a sè. dove la musica occupa. si, molto posto, ma non tutto il ))Osto. Di conseguenza. non molto accentuata. nonostante 11 nostro europeismo convinto. Ed era slngolare ch'egli parlasse, fra l'alu·o, d'una per· .slstente fanciullezza in me che avrei potuto essergli madre: invero, un fon· do di canciorù, d'innocenz~,. cl a,,cv,1 f;'~~ci~~~\ip:t~i~C'~~Jm!~~~s~li f i 3~\a 11 ~f cendevole stima per l'opera. E Gobet ti, in C]ue\ due anni che se– guirono e furono r.ll ultimi. <lelln sua vita di proòigiosv fervore, non trascu• rò nessuna occasione d! prov.irml spontaneamente la sua amicizia, la fe– òeltà della sun omich::ia. Mi solleOltò pili volte a collabornre al Baretti, cttò a più riprese Il mio nome, e ancor oggt alcun\ reduci da lungo esilio mi dicono: e Cl parlava di lei. Gohetti, a Torino, vent'anni (a ... ». , ra~i~l~a,~~~a~r~a~:~; 2 ~11'!;1 tf :~,e~~~ lo sollevasse sempre - qui a Roma in una stanza mobiliata sotto i tetti, pri– ma che venissi ad abitare nella soffitta che non ho più abbandonata. Ed nmicl comuni ml r!(erirono poi che egli ;eve– va avuto con loro parole d'indignazio– ne per le con<lizioni di povertà In cnl vivevo. Buon Piero, assetato di giu· stiriia! Poco tempo dopo lo rividi a Torino. m'invitò a desinare nella sua piccola casa, c·era la sua sposina, pare,•a nn· che lei un.i bimba: sulla tavoln triQn· fava una pirnmide di meravigliosa frutta: i due giovani mi sorridevano, (eliei. Li ritrovai, di lì a qualche sera, all'inaugurazione del teatro privato <li Riccai·do Gualino. Dopo il concerto diretto da Casella. .rivedo Gobetti, appoggiato ad uno stipite fra due sa– loni. alzare festoso un bicchiere di spumante e bere alle mie 1;vincite fu. ture. Festoso, ma in fondo allo sguardo l'augurio fraterno assumeva una stra.or · dinaria serietà, si trasformava, avrei detto, in una spec.ie di comando nlla sorte ... . Un anno dopo, giungeva Ja notizia della sua morte, avvenuta a Parigi in un letto d'ospedale. E ì\fario Vinci– guerra scriveva, in quella pagina del Mondo che ho conserv.ita: « La pnma sentinella avanzata de1la nuovissima generazione· è caduta. li suo posto è vuoto, ed aspetta un'altra .scolta: chi sa? un'altra vittlm.i ». o • Lauro, Il figlio minore del mio ami· co Adolfo, lo dovevo averlo già ve– duto ragazzino. qualche domenica, nella villa presso l'Appia che abitavano un tempa i De Bosis, e dove nello .studio del poeta un busto di Shelley domina· va e la voce di Adol(o scandiva vee· M u s di sensibilità musicale si tratta, ma di sensibilità artistica, che è ttnt'un'altra cosa). Purtroppo non è il caso di ~ndire og_ gi referendum del genere, come qui non è mia intenzione soffermarmi a lungo sul tema del melO<lramma con– cepito come oratorio. A questo propo– sito tuttavia non è male precls.1re. che una estetica che intendesse, per uno sviscerato- amore alla musica pura, ban_ dll'e una crociata per il trasporto del melodramma, sic et simpliciter. dal pal• coscenico alla sai.i da concerto, man· cherebbe i:lel sem·o vivo della realH1, si ridurrebbe a i.ma pallida, astra\ta este· tica da amore solitario. lj Grave, severo, Lauro parlava, quella sera lontana: e sempre di lui ho poi ricordato c1ue1suo accento, negli anni In cui, a lunghi lnter'valll, cont.inual ad incontrarlo, amico devoto, a ricever il dono <lei suol libri <lelle sue lHtere <lei suoi fiori, e dopa, dopo la notte d'ottobre ch'egli trasvolò alto su Ro– ma, e lo sentU il rombo del velivolo, ma non sapevo ch'egli era lassit e donava la vita in quella sua ultima notte per amore dl libertà ... ruapro Il suo Icaro, nelle due edi· z!onl, l'italiana che m'ebbi da lul, la francese che ml g\unse miracolosa• mente d.illa Francia, non ho mai sapu– to da chi spe<1ltaml, con la fiera pre• fazione di Romaln Rolland e, in ap– pendice quella inaudita Stor/(1 della mia morte, che si. chiude con le parole: e Io varrò pili da morto che da vivo». I due voJumi sono 1imast1 s·empre qui in vista irt uno del miei scaffali, I e A ~~~:aa~=~~at~u~!-1 aci~li;er~n~;e~ eroe, con un grido d! vittoiia. · ln uno del voh1mi trovo alcune del~" le lettere che egli mi diresse. 1 n un-J delle prime d1ce. fra belle e tenere cooe Per me, tenere e un -pocoanche amare perchè !.l fanciullo ancora non si. conSO;' 1 lava del Jutto del non averlo io amatQ (ma l'ho amato, Lauro, senza dirglielo, per quella ch'era la sua essenza più'! pura, e forse, forse lul lo seppe. più ta~i, ~~~ato fin ora per questa mfa: vita senza fermarmi e senza rifletf~ re, cantando e mordendo ad ogni frut~ to, senza chiedermi nè H perchè nè 1! dove. Se ml guardo intorno nori .so nè-quel che ho voluto nè quel che v0;– glio per l'avvenire, non vedo nè una· meta nè una ragione ... Ho molto tmpa• rato e molto goduto delle parole degl[ altri (e delle vosue, Sibi.lla) ma, ch'io sappia, non ho mai detto, io, nessuna parola che avesse qualche valore ... li. D1ct>mbre 1921. Così si tormentava', a vent'anni,. nell'ansia di non vivere invano. Dleci anni dopo trovava e la ragione e la meta i> nel sacrificio. 9 Per sempre giovine, come un per– fetto inno, Lauro! Giovani per sempre gli altri <lue, Piero e Leo. Non hanno dovuto subire l'onta e l'orrore di. que– sta guerra per cui tanti loro coetanei', intendo d~re quelli che hanno oggi l'età ch'cssi ave\'ano quando scampar· vero, si sentono 6troncati, annullati, spaventosamente privi d'ogni forza spirituale. Si sono salvati, morendo, hanno portato in salvo la volontà di bene, la passione generosa, la certezza che le idee in cui credevano e per 1 quali sl battevano Si realizzerebbero un giorno: il loro ornar di poesia han por– tato in salYo, oh c11.r!vcrame}\te agli Dei! Possa la loro imagine soccorrere \ fanciulli d'ora, che non naufraghino, che tocchino riva, per opere cli ,•ita. SIBII,LA ALERAMO LIBRI RICEVUTI ACHAD HAAM, SchiOvltù 11t'la libertil • trad. di D, LATTE$ • Roma, E<l. Orga• ni:z.za2'icme 1oion».tica L. 15, L. PINSKER, Auto-enumcipazione ebrat• ca . Introd. <li D. LAT'TES e M. BEI• LINSON • Rana, E<l: <le1l'Organizzazio ne sionletlca - s. p. D. BEN-GUR.ION, La P<llest;,1anel mondo· del dopoguerra • Roma, Organizzazione Hechahtz, 1944 • L, 10. A. D. GORDON, li lavoro • Roma, Orgn~ nizzazionc Hechaluz, 19':14 • s. p. ttnavia le premesse dello stile cow patto che forma quel gioiello di musica e di spiritualità che è L'Infanzia ùf Cristo Quel tanto di composito e ùi zt. baldone dell' OJ)f!ra de concert scompa• r~ qufi del tutto; Ja scrittura, là gene- rica e e bilingue, (la Germania è spes• rà l'assertore di una entente cordiale so presente con I suoi mfgllorl attrt~ col mondo dei classici; nonostante le buti musicali) si francesizza Qua in ~f~~~~~ 2 fj :~~~o~et !~~itt':e~~.;~~tti;;: pi~~~Ì' b1fan21a di Cristo poi. quel bibliotecariato è uno strano «gioco» « Voi i> maiuscolo della Dannazione, della (antaSia: come un alternarsi di ancora in toga, ,e spesso inamidato, è cangianti riflettori che alimentassero diventato un «voi, minuscolo, detto a la tendenza all'instabilità e alle incer. voce bassa e colma d'amore: quasi da tezze dello stile. confondersi con un pudico. casto «tu,. Poche settimane (a, su queste colon- D'altra parte, seppure meno unita• ne. ho accennato al valore che nel lin· ria La Dannazione ha una dovizia d~ guaggio della musica assumono il voi, parl\colari e òl rlferl.mentl interessanti il lei e Il tu. ln Berlioz mi pare d'av_ e be1Ussimt Ne scelgo due che somma- ~~s~~~ ~~ 1; 11 ~~~~0. q~~~ld~o~~i~~~~;;. mente mi stanno a cuore: l'epilogo, ner non c'è che un « Io» altosonante e con l'« ApateoSl di Margherita» e la altolucente, in Chopin un e Noi> ari· e Cavalcata di Faust e di Mefistofele>. stocratico e umanissimo, in Verdi un Quest'ultimo m'è caro soprattutto per, •Tu» sempre minuscolo e sempl'e spie. il ramo che mi ?'i.corda il e Moto del ca• tato. La musica di Berlloz suggerisce vallo» del Combattimento dt Tancredf li~1 ~~~8 f~arJuit~;~t~P1:it~t~~~~l:z~~~ ~~~~a~~:cif:. 1 lheen~~u~~~~-tt~g~~r; 0~~ e Clorinda di MonteveNli. ma con un-1, nario temperato, più che per educa- tare del suo patrimonio e istintiva· tale espansione armonica e Slrumenta• zione, da un istinto u1traclasslco, non• mente osserva la maniera di amminl. le da far pensare a un assunto pittorl'-– chè Qalla sua natura analitica. schlet· strarselo saggiamente. pur conducendo co di Giotto reaYizzato dal Tintoretto: tamente francese. Così, rispetto a Vfr· vita comoda. In quella di Verdi vedete l'altro, per la parsimonia e la li(]ui·-1 di e a ·Wagner, Berlioz può persino ap- tuomo ,della preistoria cui è ancor.a dezza delle sonorità, strumentali e co– parire un conservatore. In quel mera• ignoto l uso del danaro e scambia mer• rali. Ci troviamo C]Uasinel mondo del~ viglioso fiorire dei giganti della musL ce con merce: eccoti l'ultimo atto del l'Infanzia dt Crjsto dove I.i musica ber,.. ca dell'Ottocento, nel divino piano 'I'rovatore per quella zolfara laggiù. lioziana è deli ata e mo lesta come una quinquennale per la )')'lena vendemmia Wagner è quello dalle mani bucate che, lunga. rervidac preghier; recitata a fiori: ~f~ 1 1~/ 1 ~~!ic;/~~la; 1J:)!,a=af~k1ir~t~!}~ ~i~ ~. 0~~.c~ml~ o;n!J~~f;r~/ / 1 ~ac;~ di J'abbra e animo riverente, dov~ nascita di i\lendelssohn a quella di derlo e a disprezzarlo a tutta (orza. l'« apparato scenico li Si accontenta dli, Wagner. nella quale rientrano ancora Chooln. Ignaro di queste cose terrene, poco, non vuole nè grandi nè piccole ~~~~~~~n~~toc~~fi1 1 ko3::~~ia~ c~~~:tu;;; ~~L:i;v~~; ~~ai:;i~~~e doJ1~el~toò~ :~~ge~~\~;: :a~r~~t~r~ ~~~!1e~~I~\~: · volontari.i distrazione della natura. Cielo, quattro lettere del Redentore I.N.R.l.; I :Ma. <1ueipochi anni In più qualcosa Abbjamo cosi una precisazione della dove J'i<i'ioma musicale francese, più significheranno. Sono un po' più di originalità berlo;,iana la quale, se nella schietto e più per(etto, non è ancora classico. di Settecento 1 quali non tra- Dannazione di Fatist haraccolto I mag- tòcco dél quel sensualismo che di n a' :i~~n~~~pr:,g~°.'[;e ris~~v~~·sl nel~aur;1 r~~~i<ia~g1aC~'.st~lo~~e;;~~!to~io ~;~ poco dilagherà sotto varie forme- ribassai Ja;p~1:t~<~r~~sol.i~:::cg~~ ~er_ vent'anni, ha raggiunto j} massimo di scom]}Onenòosi finanche in musiche 11ozha presso i contemporanei e I po- e&presstvità. .. · Oa salotto e d'albergo. t steri. A sua stessa insaputa Berlloz ·sa• La Damrnz-fone di Fm4St contiene DAN'l'E ALDERIGHI

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