La Nuova Europa - anno II - n.10 - 11 marzo 1945

r -- 11 marzo 1945 -------------- L'.A NUOVA EUROPA---~~------------- 7 -- !i,. · SENZAGOVERNO A LLE sette dl sera si giunge alla stazione dl Ptgnataro Maggiore: e subito Slamo avvisati che li ·treno non andrà oltre. Scendiamo. Questa immensa folla carica di ba· gagli, che nE::llaluce del crepuscolo fa pensare la folla che porta i doni· nel presepe, s'avvia lungo la strada nazionale ove crepitano e rombano t camion dei tedeschi. Ma neppure a Pl· gnataro abbiamo subito la rno1esua di una perquisizione. Passano alcuni car– ri con Je mttragllatrlcl puntate verso 1 fau della via: l nazisti guardano col truces ocult del Germani di Taclto, o cosl sembra alla nostra tmmaglna· ztone. Ci avviamo verso ti paese ln qual· 'tro: Ja signora e l\ marito, MinuU ed io. Chiediamo a un ragazzetto che cl insegni 1<11, via, e poru la mia non Pe· sante valigia, chò smà compensato. Io ho le rnant indolenzite e qualche fa· lhnge strappata: Portare l pesl non è H mio genio, e me ne dlspiacclo come di una inferiorità, tn momenti come son questi. Il ragazzo accetta l'invito e prende la val1gla; ma di lontano qualcuno che dev'essere il padre va gridan<lo parole da cannibale: è una lingua che non intendiamo net suoni verbali; ma non è pol d!(ficlle com· prenderne il senso quando il ra~azzet· to abbandona 11 bagaglto, rifiuta ogni mancia e corre via a precipizio. Inva• 110 gli chiediamo cll indicarci la stra• da del paese. Inconfriamo un altro ragazzo, e 11 plccòlo cl accompagna; ma sebbene sembri gramlicello lo ve– diamo barcollare sotto la valigia. Gli chiediamo: - Quanti anni hai? - Otto - risponde. Allora la mia pena per lui si fa cosl urgente, che corro a to· gllergli dalle spalle quel peso. E il ma• resc!allo addirittura lo prende per ma· no, come sl fa ·co,, plccin! pE:r proteg– ser!L In paese s1 cerca un albergo. E' bu!o. "A !cune donne ct accompagnano, cu• r1ose dapprima e poi tmpietostte della nostra sorte: ct accompagnano e cl aiu· t..1nodue giovanetti,· l'.fa nulla si tro· va nè per m:mg!:1.renè per dormire. Una paura veramente sinistra sl è CO· me solidificata sopra P\gnataro Mag· giore, da# quando t tedeschi han ru· bato automobllt, cavalll, vacche e 11 grano e n vino e tuttt t viveri delle m.isserle. ucctdendo chl ~va rest· stere. Giungiamo ad un caffè. Non hanno nulla, neppur l'acqua buona: soltanto 1•~qua del pozzo. Poi i gtovanettt cl accompagnano verso un androne ove forse· Si potrebbe trovar da dormtre. Entriamo ln tina specie dl corttle ove s'odono voci al buio, e l'oc-ch\oguidato dal suono Sl volge ad una tavola a d~ stra, intorno alla quale è gente sedu• 'A R TRE PITTORI V JRGILIO Gukll al Secolo, con una serie di Quadri che vanno dal 1920 ad oggi. La sorte di questo pittore è abbastanza curiosa. Non ml consta che sia t.ra l più amati dal pub· bltco, che in lui trova scarsi tncentlvl alla fantasia e all'emozione: e nemmc.· no dal critici, che vi trovano pochi ap pigli a un ragionamento. La sua fama sicura,. solida e non clamorosa,. è fon· data sui competenti in senso stretto e sul pittori: l quali non cessano di mostrarti, con le tele davanti, l preg\ della sua arte. Ct si convince che Gui– di è tra t nostri miglior\; solo che que– sta convinzione si accantona, dlret, In un angolo della coscienza; e se, qualche ora più tardi, cl viene chiesto quali siano i nostri pittori, sl rischia di com• mettere quest'lngtustlzla, di di.menu• C,1rsidi lui. La pittura dl Guidi, come noi la co ncsciamo. sl formò nel primi anni del Novecento, subito dopo l'altra guer• ra, e ha pol conservato sempre l'lm pronta <.Uquel tempo. Dotato certo, n~lla p1cuca della sua arte, di uno spi– rito ciHlco anche eccessivo e anche troppo astinente, Guidi spogliò per conto suo quel movimento di ogni re– torica, di ogni accentuazione lntellet– iuale e di ogni colore romantico. La sua rc(l1ione all'lmpresslontsmo cl ap– pare priva delle poetiche a cut sl as• soclò per sollto, per esempio quella del e magico», del •primordiale», o d'al· tro: non- ambl mal a diventare e rap· presentauva »: si astenne da ogni ef· !etto Polemico e propagandistico. Sl Il· mltò a riproporre una pittura con una coscienza vigile del suol problemi dt colore e di forma, senza tuttavia spingerla al modi esemplari e scar· nitl che la stessa esigenza raggiunse ~n altri, ~omc in un Casoratt; cosa che VIAGGIO za cavallo. Chiedemmo un mulo, af• meno un asino, che ci Portasse I baga• gli: lo avremmo comprato. Ma ogni proposta fu respinta. ,!\!'accadde di vedere in un vicolo un carretto sgangherato; e 3llora propo· si di comprar quello: lo avremmo la• sciato ln un punto, ove il padrone po· tesse, più tardi, 1icuperarlo. li mare– sciallo con{.lusse le ~rattatlvc con tal garbo éhe ottenemmo assai pili dl (Juello che avemmo chiesto: c'eravamo imbattuti in geme ardita, oriunda di Capua, e un ragazzo ci promise dl ac– compagnarci con ctuel carretto sino af ponte Annibale sul fiume Volturno. DI FORTUNA ta; ma ln fondo, aguzzando Jo sguardo, da una porta aperta sl Intravedono pel'· sone al thlal'ore fioco di una candela 1ntorno a una tavola. Ci avviciniamo. Viene tnnanzl una donna scura e scar· mlgllata che cl licenzia bruscamente: Poi addolcisce alquanto la sua voce cat· tiva, quando le st dice che non bade– remo al prezzo. Ma veramente non ha luogo per accoglierci: tutto al più po· tremo restare nel cortile. C'era un sol· dato col braccio fasciato, uno -<.!egli scampati al bombardamento <lei r,ome• r\gg\o, e raccontando com'era stato di· velto da terra e scagliato lontano, nf• tannava con occhi spirttaU- Cl allontaniamo lasciando le valige, con nntesa che torneremo a prender– le se avremo la fortuna di tro\·are un alloggio: o torneremo per rimane– re nel co1·tlle. 11 maresciallo ml assi· cura che gli sembra di aver vedutn Hl. moglie di Thenard\er, quella del Mi· scrabiU. L'imnrng\ne è precisa. Son riuscito a trovare un po' d'uva e qualche fico che sen•iranno a rom· pere il nostro dlgluno. lntanto si pensa che le e autorità• del paese et 1>0ssa• no scovare un alloggio: non sl vuo!e altro che un luogo tn cui riparare, ma• gart su una sedia, fino alla mattina se– guente, quando riprenderemo U cam· mino. Ci conducono verso la casa del nuo– vo commissario prefettizio- La figlluo– Ja lo chiama dalla strada per av\·!sar– lo che forestieri gli vogliono porlare: risponde una voce dal balcone: - )Ia lo non sono niente: non ho praso ancora le consegne dal podestà. Cosl è oggi l'Italia, senza governo da Roma al più umile paese. Tuttavia il commlssarto discende. E' un dotto• re molto cortese: cl rac-conta che Il g!oi:no innanzi li prefetto di Napoli s'è dovuto fermare a Pignataro pcr· chè i tedeschi ave\·an tolta una ruota alla sua automobile, lungo la strMa: e non c'era stato modo dl comunicare a Napol4 quell'infortunio. Anche que– sto racconto, aggiungendosi alla nostra tri.Stezza, Incupisce l'an!mo. l\fa 1 dob– biamo al dottore H rifugio notturno In una delle aule dell'edificio scolastico d\ Pl.gnataro Maggiore. Entrammo al lu· me di. una candela. C'eraoo anche bran· de, perchè, la notte, In quelle aule si rifugiavano spesso gli aviatori d'un campo vicino. La mia stanchezza sopratraceva ognt desiderio di cibo. Uberarsi dalle scar– pe e,sdra1ars1 sulla branda fu U pt1mo T E al suo ritegno sarebbe certo parsa troppo romantica, Intellettuale e vlsto• sa. Cosl, spogllato di artifici eccitanti, 11 suo fu solamente un esercizio dt classicità e d'arte proba. Pure, nella sua anuretorlca, st sco– pre guardando 1 suoi quadri una reto– rtca sommessa. Via l'emotivo, via il troppo apparente, li poetico, via l'in– tellettuale e n romantico: c'è una re• torica dell'onestà e del riserbo- li plt· tore cerca fln troppo di non farci \m· pressione. La sua clasSicltà, Il suo su· le, ci appaiono una tranquilla, educa– tissima forma d'inibizione. La rlVelano anche i personaggt det suoi quadt1, le donne del suoi ritratti, che sembrano obbedire tutte ad l,Jna legge di l''ml– dezza e di modestia, amare tutte l'umil• tà. E gli uJtlml quadri di Guidi sono paesaggi di Venezia, ottimi come plt• tura, nel quali s\ avvert~ però n suo timore, di cadere nel •pittoresco» ve– neziano: ed uno s!orao, anche sover– chio, di sliriclzzare il suo oggetto. Uno dei suol pezzi migliori t1mane sempre la grande Maternttd del 1921. 11 nudo femminile emerge dall'ombra del fondo come una vasta macchia chla· ra, nitida nel suOl contorni, dellcntà· mente soffusa e animata dal chiaroscu– ro. Sl pensa al Corregglo e agll <:Jfetti luminosi del Seicento. Il • Antonio Donghl alla Finestra, Dico– no che oggi Doni;hi plac-cla agli ameri· cani, I quali ritrovano in lui l'infantile, ti finito del loro primitivi. Donght è un pittore che non muta. Sempre la stessa minuzia, la stessa grafia dlllgen· te nel rincorrere a uno a uno i parti· colari per riprodurre sulla tela la cau· sa del suo stupore: che può essere un albero, un uccellino in gabbl:1, uno strumento musicale, un vestilo. E llllto pensiero. Ma la mia branda era tal· mente lacera ch'io fui sul punto dl af· fondarmici, e bisognò camb1a"rla. E sulla nuova tela, ch'era ben tesa e sen– za alcun avvallamento 1 potei finalmen· te d!stenderml, con un senso dl ab– bandono e quasi di felicità. Non cli· \·erso piacere dovette prornr Socrate nel punto in cui patè sol!etlcarst so· pra ll solco lasciato dalla catena. Dor· mivo, quando H maresciallo mi svegliò con molta premura perchè anch'lo mangiasst qualche cosa. Una lampadi· na tascabll.e, resa più fioca clal velo unto in eul era av,·otto non so che provvido lardo di prosciutto muml· nava la mensa a cul presiedeva In gio– vane signora. Gli sposi avevano un po' di pane: l\Jlnuti quel lardo e un po' ù1. parmigiano: e c'erano i fichi e l'uva e un po' d'acqua nel termos. Si man· siò meno dl un uccello. Si sentivano sempre gll schianti del!e bombe tngle· sl e americane, mentre la luna entra· ,,a discreta dal vet.li polverosi.. Dormii come la pietra. 0 Lunedl 13. Al mattino, dopo clrc.i otto ore di pleno riposo, ml sve'gllal di strappo, e Portando la mano nl col· lo verso 11 richiamo di unn punaira sentii sotto le dita la causa dl certi pungiglioni notturni che mi parc\·a di aver sognati: una prurigine nuova, per una impressione riflessa, mt formico– lò per tutto 11 corpo. Un letterato può avere il dono di nobllltare in .. un rlcor· do poetico la più molesta sensazione: ed lo pensai, per affinità, Les chcr– theu.ses dc 1,oux di Arturo 1-l\mbau<J. Ma avevamo pur dormito: e n riposo cl dava coraggio. Trovammo Il modo di farci la bal'ba, di gettare\ sul viso e sulle gambe un po' dell'acqua della cisterna. Cosi ristorati scendemmo, coll'Idea di trovare una vettura che cl condu· cesse verso Napoli fin dov'era po$Sl· bile. Come fu che alle due del porne· Iiggio cl trovammo a Calazzo nel Be– neventano? Ll nostro proposito era dl ragglun, gere Santa Maria Capua Vetere: poi et saremmo separatl, chi verso Cancello, chi verso Amorosi• Ma net giro mattu· tino dl Pignataro, non ostante promet· tessimo una lauta ricompensa, nessu• na vettura rtusctmmo a trovare. C'era lo sgomento per le angherie del tede– schi: temevano di ritornare, se pur fossero torflau, senza carrozza e sen· questo, fermo, col suol colof'l chiari ben intonati, quasi tramutato in vetro. Si è parlato del solito Rousseau; ed Intorno all'arte di Donghl è stata eser· citata Ia solita speculazione di quegli lntellettualt, i quali hanno lo snobismo del,l'infantlle- Ma la fortuna di Donghi è di essere autentico, estraneo alle spe• cula:donl tessute Intorno a lui. Que– sto suo modo di vedere, e di Intendere l'arte, è abbastanza naturale, perchè rtaffiori ognt tanto qua e là, e lo st possa intendere senza bisogno dl raf· fronti. Dove abbiamo visto Quegll al· berl con tanta meraviglia, quelle file di colll, una dletro l'altra, velate gra· <latamente secondo la loro distanza? Basta guardare in noi: vedevamo cosl la natura durante la nostra infanzia: quando la nostra persona era ancora tenue, e ancora non faceva schermo tra l nostri occhi e le cose, muoven· dole, soprallacendole e violentandole col suo umano intervento. Perciò l'arte di Donghl è un'arte di aspetti immo– bill.J.vedutl estaticamente, e non muta con gli annt: 11moto ed l mutamenti vengono dal prevalere di unn cosclen· za attiva. Pc~lò la figura umana nppa· re tn questi quadri intensa, e sl vor· rebbe quasi espei1er!a, perchè si sente che al pittore non Interessa. E' un'arte di incanti infantili: e l'uomo non in· canta mal. Alla nostra parte infantile .è affidato il piacere che questa pittura può dare\. Una pittura In margine della pittura (un po' come certe conchiglie che li mare getta sulla riva. e non riprende più.) almeno se per pittura s'intende una invenzione integrale ed attiva del mondo mediante colori e forme. Il pa· ragone del pittore qul è con l'oggetto esterno, Ja fiaba del quale st svolge come narrata nella serie infinita det suoi partlcol«rt: non con la coscienza che Interpreta: onde ti bisogno d'lnse– gtllre con calligrafiche minuzie Il lieve Incanto sulla tela. sono picco– le estasi: la pittura interviene poi ad accordare gentilmente i color\: e rl· mane come sospesa tra stupore poetico ed abilità artlg!nnesca. Era un giO\lanetto dagli occhi Ho. nati, magro, del colore del carrubo: cl disse di ,wer sedie! anni ma ne mo– strava dodici a fatica. Cercavamo i[ parroco perchè Minuti voleva lnsclnré una delle. sue valige: E"nU·ammo in chiesa: il parroco diceva la messa: uscimmo: passava un altro prete e s1' parlò con lui: cosl la valigia fu con– segnata ad una buona donna che la serberà. Tutto H paese ci riguardava come gli attori del circo equestre, men· tre segul\'amo quel carretto storlato di valige e di borse. Una donna dal \·i.soaccigliato chiese al ragazzo: - do– ve val? - E alla Iisposta: • fino all ponte Annibale» scurrilmente lo rim· prO\'erò: - )fa che, sei fesso? - E tutti quelli che lo conoscevano e glt domandavano dove andasse, tutti lo commiseravano, slcchè lo temetti che lo persuadessero a interrompere U \'!aggio. )la Il ragazzo serio e dritto \'eniya Innanzi senza paura. .. Eravamo orm.ai fuori dell'abltato. Un pas.sante ci additò la via migliore: r.t c11sseche non occorreva passare il pon· t.e Annibale: si potern prendere Il tre· no a T'fisco, e voleva dire 'l'rlfllsco. Cos:1 per le \'le cli campagna. cvllanclo la strada nazfonale corsa dal tedeschi, cl an·tammo \·ersq Bellona. Il nostro umile passo provocava alo· nl dl pah·ere che a,•rebbHO conteso il primato al guerrieri dl Omero. e il nembo et entra,·a nel naso, nrgli oc– chi, sulle ciglia; sul capo, sugli abiti: cl toglieva tah·olta li respiro. 11 ra• gazzo camminava a piedi scalzi. • Por• to le scarpe che mamma ml fece » 1.lis· se il. marcsclnllo. Un vecchio e una donna che risalivano la strnda !neon· tro a noi, cl avv1sarono cli un'enorme pozzanghera cl'l,c interrompeva· la stra• da plii lnnnnzl: saremmo dovuti pas– sar~ a piedi nudi: li carretto sarebbe affondato: si offr1 di tornare Indietro per aiuto. E cosl giungemmo alla poz· zanghera nera, e vedemmo Il cnrret· • to avvallarsi più. su del mozzo, e n ragazzo e n vecChlo, al due lati, nuo· tar sino al ginocchio; ma eSSIe H ca· rlro finalmente passarono. Noi saliti sul lembo, a S1nlstra della strada, ce– la cavammo con poco. FRANCESCO FLORA La Margherita si è fatta una spe– cialità di esporre quello che rimane tra nol del surrealisti, degli qn"trlcl, dl tutti quelli che cercano mediante }'arte la confessione e 1 simboli del. loro tur– bamenti. La cronaca dice che '-}uesta qualità dl pittura (la quale, del resto. tra noi, ha espressioni eccellenti) atti· ra ancora oggt più d'ogni altra l'at• ten~lone degli stranieri; segno che cor– risponde ad una voga ancora viva net loro paesi. Non sapremmo che dire: le mode cambiano da noi con maggiore frequenza, forse perchè non le gene– riamo noi stessi, ma le accettiamo dl fuori come un éaprlccio: e sarebbe ar– dito sperare. not che tendiamo a stac– carci da queste !orme, cli essere pro– prio noi alla testa. Vedremo: Intanto basterà di notare Il giusto sospetto che genera ogni forma, d'arte che tncl\J1a a divenire un fatto d'eleganza. L'ultimo osplte alta Maroherita è stato Franco GentU!nl, col suol grotte– schi e i Suol disegni. I suol grottesch{· sono affoll:1mentl di persone di !anta• sta, immaginati In un'Inquietudine sor– da~ che non raggiunge l'ossess\on<:. Vii domina un sentimento della bn1ttezza e viltà dell'essere umano, e Insieme il disagio nevrqtico <llchi si sente miste– riosamente osservato dalla società che l'attornia. Ognuno di questi croceht è un piccolo giudizio: ognuno del suol coml)Onentt, è lns!eme giudice e reo: l'uomo si sente brutto, e tormentato dal giudizio degli altri, per di più. brut• ti come lui. Non direi che Genttllnt, pJttore del resto note\lole, sia adatto a questo genere di grottesco, ch'egli sem• bra ora prediligere. Gli mancano la chiarezza, la limpidezza, la lucidità ra• zlonale, necessari a chi penetra nel tor· bido e nell'oscuro: E la sua pittura ne soffre, risultando essa oscura e torbi· da, confusa, poco distinta in ogni sua: parte. Se si risale dalle pitture al d~ segni, sl ritrovano invece le vlrtù di cui è rkco, e che sembr(lno oggi de, vtate. GUIDO PIOV.ENE

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