Fiera Letteraria - Anno X - n. 47 - 20 novembre 1955

Domenica 20 novembre J 955 LA Fl ERA L E_T_T_E_R_A_R_I_A _ ___________________________ P_a_sgc...:. 5 PADELLARO Nou mangiarti il cuore •glo \~n~tft°:~:r~~ecs~~~i~1 ~\lcè t~Ete7!~\~r:.'IIR~:;i:,nfi ~:f 80 '50•- N.F. Clmmlno su «La Libertà•, Roma, '50 _ s1~ 1 ~°F~f~~o!~ :~ 1 .t!rf'i~~\~~l~ 0 ~i-1~ t1g~~~ 2-1~f1s; 'Ml - Vittorio di Giacomo su « Il Quotidiano 11, Roma, 19 ~?~1 ?\lugl1;'i~ep~ F;;gr~i J~11~~i1 !i1":ffe~;',o1:~ Rom!li, 2 agosto '50 - O\useppe VIIJaroeJ su «Idea». R-O– ma1 16 a11:osto '50 Otuseppe Grillo su « Il Corriere dl Sic Ila 11, Catania, 20 a~to '50 Lucia Tranquilli su I Il ~~°c;~aiao~~('~~~t:1ien~e. 0 !~~t;~re-,;!~a i:~~~brg\i su « La Oauetta del Popolo•· Torino, 15 novembre '50 ..: Ernesto Tn.vt su • Vita e Pensiero• Milano dicembre '50 - Valerlo Volpini su « Ricerca 11, Roina, 1. dlÒembre ·so. Un sobborg_odel paradiso Prfn.:lpall rtctn.tlon.i: Ello Bat.t.istinl su « li Olornalt d'Italia•• Roma, •54 - M. o. Leoplut su « li Popolo 11, ~ ma, 14 febbraio '54 - Pietro Bnrb!erl su I L'Italia» Ml· lano, 4 man.o '54 - Michele Prisco su « Idea,. Rom8, 21 marzo '54 - Giuseppe Tessarolo su «Letture'», Mlhrno, aprile 'M - Carlo Rlchelmy su « Orizzonti » 1 Roma, 4 a;,ri- !i•~ G~i~~~~l~o~~I;~;~ p:fi"òi• ~a!!n~ 2:ic~fl~ 1 ~~ Palermo, ,6 giugno '54 - Vladimiro ca}o11 su • Ii Tempo dl MUano •· 16 giugno 'M - Vittorio di Ola.como su • i: Quotidiano•• Roma, 20 tugUo '54. I PH~JMI <(HElll~GWAY)> Romualdo R"mano, Premio Hemlnpay 19-t9 ROMANO Scirocco In Romano, che evoca con rap~dl scorci, e quas! sulle folate di quello sci– rocco che tunge da coro, la vita elementare, primitiva cii \111 borgo siciliano sper– Guto tra I monti e il mare, è preiente anche 11 r.cordo di Cristo si t Jermato a. Eboll del Levi: non solo per i"afflnltà dell' ambientazio– ne, Jn una società cosi ar. retrata, delle esperienze del Incoronato si è faUo cono- 11eere.con Bartollnl, Bèttl. u, Ugo Moretti, Soul e altri attraverso Il Premio Hemlncway Scala a Sa11Pot.ito Prlnclpall recensioni: Mario Stefanile su • Il :~~~~o :anfeTJ!:h'.~ p!sl su • Libertà », Placen• za, 14 aprile l9ti0 • Michele Prisco su • Il Vesuvio», Na. poli, 6 maggio 1950 - Aldo Ca.-nerlno su • Il Oauetti• no,, Venez'.a, 9 man-lo '50 • Domenico Pori!o su e Og• g:{d~11~bt~'a l 'sum~iI,loe,;:r: nale •· Napoli, 21 magglo 1950 - Auausta Grosso su ~~;gl~tf:f~ iu~ ?o'1i10~~ tale su • Il Corriere della Sera•· Mlltmo, 14 g'ugno 1950• Leone Ploclonl su • Il Popolo». Roma, 30 m1.1gto 1950 • Pina $ergi su • li r,ur::11ocf:srie:eo{us~~n~é Robertls su •Tempo•• Mi– lano, 22 lua-1:0 1950. Monmni DI Lulgt Incoronato I nostri lettori, oltre che di propria scienza, ricorderan– no quel tanto che .se ne &eriSMJIn queste colonne all'uscita del suo pr'.mo Il• bro: Scala a San Potuo. ~~il f~~~:~u!cr~~~1i e~,: avanzato nell'arte: o pub– blica un secondo libro: rac– contt brevi e men brevi, ch6 ce n'è di tre o quattro pagine sole, e altri che cre– scono f:no alle dleet e tren– ta, Morunnl e un paese d'Abruuo, tra Campobasso e Termoli, che non esiste nella carta ieosranca con questo nome, ma nel libro si: «Là, a settectnto metri, un po' elevato rispetto al– la pro,"nclale, che vi giun- fee i~e 1 ~ffcbJ: :~~tagri~~ scure, e il campanile della ch!esa vecchia, che minac– ela di 0roJlare da t.anto tempo• (come lo vede Em'• ilo Sarro nell'ultimo rac– conto, t-orn11ndo dalla pri– ,;tonla di due lntert ann! nel campo presso Muntag). Sarà anche per questo che l'Incoronato ha dato a quel racconto Il posto che ha nel libro. Il quale e poi dlv'..so In tre parti: e nella prima descrive la vita di paese di tlnteguerra. con ::i.ppenn un'avv!uglla. In !ne, del tempo mutato, del tempo che preclplla ( ATruolamen• 10, Quota 617); nella secon– d:l. slamo In piena guerra. ~0 ia p;;;fn8t 0 n:11~ t:~:~h~ t!rar le somme che tutt'. sappiamo. lnqu!etud!ne A(> faro!~~~!:adt~~~c~tri~~ tlslci e morall ad un tem• po. Qui però, qualunque sia Il fondo autoblogrn!lco di queste esperienze. slamo in un àmb1to non d: memoria ma di lnventlone; e set!be– ne li protagonista le rac. conti egli stesso, In prima persona, esse sono non dl un confinato politico, ma d~ un eslllato, o piuttosto autoesillato, dalla vita: di un protesliore che, chiama– to a insegnare In quel bor- ftt~::ls~~1\~1;,°~g~~ aJ~:~ z'.one letteraria nell'aceldla, :~1;~f\~;11rietotr:6n~:~: •..Un'azlone della lnazio. ne, perchè nulla vera.men• te accade nel giro del rac– conto, che venga a mutare i: ~~~~fen~:;::~a:~; s;~f: cldlo sonnolento delle ore, neppure gli amori, le mor- !~rlt11ci1~~~d~Ì l~m~a~: l'Ultima guerra) o le mac– ch'.naziont ·delle spie: l'in– treeclo, la vicenda consisto– no appunto In questo st!l– llcldlo. Ma azione tuttavia: e lario posto ha qui per– tanto Il dialogo, veloce e nervoso nella sua accid~o. sltà Ce abbastanza libero da modelli americani e. no,. strani); mentre le parti, propriamente narrative e descrittive, l ritratt~ e I pae– stiggi sono a Joro volta di un'asciuttezza quasi dlalogi. ca. Ed e come per li per• cuotere, l'insistere monoto. no di queste note, che alla t'.ne si crea quella atmosfe– ra sciroccale, ragion prima del raceonto. m:~to~~rl,_ 1 ~~~t~ 0 =zft~ frappone plu di un ostaco. lo o di un'insidia. Quel realismo è talora dl una ta– le crudezza, che ~ produ– ce come uno iato tm sen– timento ed espressione, tra I! corale e l!rico, senso di quell'nccldla e la sensuale ostentazione o esibizione del part'.colari più !ni'Tlti. C'è una sorta di retorica del dlsgustoso, dell'orrido, per cui li Romano, che pur mostra di conoscere l'arte f;~J~1:Z1 1 rin~h~~isc3i ~; t°V1 ~~~! 1 ~,~~~~:Z~év'rlt Ma dove, entro quel qua. dro pur triste, Il segno sa ~ni!n;,~r:i 1 :rr~~~si!~ del racconto. Cosi tra le ~u~e n<~~~~~ 2Fa~~o~ 1 ~ ste, il mN!lco-segretarlo, Il forna~o. l'utficlale e l'UUI· clalessa postali, 11 Malte– se, ecc. e quelle donne ta– c\!\ e sudice, e quelle nl• diate dl bimbi vlsch!OSL al par. delle mosche); In quel– la folla di corpi e di volti .!ti veda anzitutto Ja flgu. TA, trn fuggitiva e furtiva, ~r 1 :11l~~v:u~:~~:n~e:: ne quasi slegata d~ partl– rolarl, e mat descritta di proposito e per lntlero: ma ì~:~,~::fb11\tr,r i!~eslt,f~;::. to lwsurtoso del suol at,tJ e de! suo umori. E si veda poi 11 ritratto panoramico della scolaresca del profes– sore: que: ragazzi segnati dalle stimmate di vi%!.ere- tl!tatl o dalle ombre pre– monitrici di un triste de- s~%0clfelice ancora l'ep'..so– d10 della caccia ag1I ador– ni, con Quel montare degli uccelli all'orizzonte, e avan– zare e ondeggiare nelle spi– re dello scirocco, alti e In. nocent'. sopra I micidiali agi;uatl dagli uomini: cosi poetico proprio per quel suo tono sereno di parentesi, per quel senso, e re.!plro, agresti. Mentre su un tono, appunto, eleg1aco, è tenuto tutto Co quasi> Il capitolo t:nale, dal divampare del• l'ìncencuo nella casa del tornalo allo spegnersi, nel professore, delle ultime il• Romano, e la sua parola, si fanno trepidi come per un segreto asci:,Uo: quel mondo esterno sembra a sua volt.a esteriorizzarsi, co. me glà quello intimo si era riversato negli attegg"lamen. ~~l,neX!\i:S~!i~r~~ 1 ~e~fe '""'· ARNALDO BOCELLl Cmnpane a qua/.t:ro Prtncipal~ recensioni: Eugenio Montale ~ « Il Corriere della Sera•• MtJa. no, 6 novembre 1954- Le– tizia Pur!isl su • La Slci– J1a», Catania, 24 novem– bre 1954- Omelia Sobrero su • n Cattè •• Roma, gen– naio 1955 - Gaetano B'.iol tia~/~tr 1 ~· ,11:'acirJ:~ di Sicilia», Catania, 5 feb- ;i;,a~a. 1 ~ rebbr:1~,~e ~ « li Ragguaglio Librario 11, M'Jano, marzo 19.55. INCORONATO tutto D. Sarebbe facile, e non lo possiamo Qui, antologizzare t~;, p~c~~t•aft:a f!;u~~fe c!ale e inquietudini più nostre. Come tempre accade, l'ar. !foril f~ft:aq:~ro. 1 nal~~~~: rlesce a dlslmpegnant in pieno domln~o; t nel !un• go racconto Don Maso Vlz. %in!, ad esempto, che e rl– pre50, diciamo cosi, due volte nel libro stesso, le pa• glne più toccanti e umana. mente vere sono le pr':.me otto o dieci, dov'è narrata l':intantla d! Maso nella ca. sa della balla, In campa• l~~bfntfti:al1Jfanecc~: ~~ marrà Intatti, nel r'cordo, come li paradiso della sua oscura vita): e agglungta. mocl anche I prim 'anni di• versi, d'. studente In erba a Campobasso, nella taml• ·5rlla del ferroviere Nicola Caradonna. Noi ritagliere– mo dunque nel racconti lunghi solo alcune parti, ma troviamo la m~ra del• MALDINI I sognatori Prtnclpall recensioni: P.L.C. su I Il Mulino•• DolOl{lla, 1953 - Lucio Lom. bardo su e R!nuclta •· Ro. ma, iJugno Jg:;3 • Lorenzo Hedesch~ su •L'Avvenire c'ltalla ». Boloa:na, 17 g1U· gno 1953 - Giannino zanel– ll su 111 Giornale delJ'E-· r~a.»,E~;!~a~1~~tf1~gn~ « Il Corriere della Sera. •· MIiano. 19 alugno 1953 • G~no Ntbìolo su • li nostro l~~•N.°h~n:1u 0 ·.~ ~~~ XIX•• Genova, 1 lug1lo '53 • Giuseppe Ravegnani su c.La Gazzetta del MeUQ– giomo •• Bari, 5 luglio 1953• Tltta Rosa su « Il Corriere Lombardo•· Milano, 7 lu– illo 1953• Tommaso Olgl'o JiU• MIiano Sera•· 8 luglio 1953 • •L'Ora•· Palermo, 18. luglio 1953 - Dino Menlchl– nl su e Mes,a1nrero Vene– to •• Udine, 29 mario e 10 lurllo 1953 • Giuseppe Ta– :-ou:i su « Lo 0 1 .ust1%1a •• Roma, l5 luglio 19~ • Olu– seppe Tarozzi jr. ,u • Cor. riere di Catania•• •31 luglio 19Sl • Enzo Fablanl su • li Popolo•• Milano, 7 agosto 1~ - e Mondo Operalo». Roma, 3 settembre 19S3 • Mano Colomb~ Ouldottl su « G!ovedl •• Roma, 24 set– tembre t9SJ • Lucia Tran– quilli su e Il Giornale di Trieste•• 29 settembre 1953. A.Ido Camerino su • Il Gaz. tettino•· Venezia, 12 no– vembre 1953• Else Tottl su « Alto Adige 11, Bolzano, 28 novembre 1963 • E. P'attl Treni 1u • Vita e Pensie– ro », MUano. e-ennaio 1954• Giuseppe Raveg:nan! su • E- f::"~· J'~~ai~°'sJO• ~nd~~ t.emporaneo 11, Roma, 8 mag. s:10 1954. Schettini li paese dei bastardi ... Il romanzo di Mario Schettini è lnlr'~o anch'es– so di ctonncn: cronaca di un paese meridionale al nostri 1-tornl (qualche an. no dopo la guerra, nel '46; l'Ingegno dello ser!ttort nel raccontt brtvl, e non nel prtmls.slml. La con/tulone, Solitudine (dove senti l'!n– tiusao della tradizione ve– rista e I suoi derivati, con un'Industria a ridurre, a minimizzare, a tar beUocon quel poco di mestiere ap. r~)lco~a q~~11!:'h:ci1es~~I «Washington•• che ha le clmlnlere alte come gratta. cieli, e st leva « come la colllna bianca, quando nel– le notti d( luna rientrava– no tardi dalla campa1na ». ad accrescere la contus:o. ne di quel due o tre paesa– ni che aspet.tono d'lmbar- ~~fS1J1tio1: ::n~ose~rn;~: te, e gli umori e colori, e cosl nel Pellegrinaggio a San Michele; ma più di tutto In Settembre, Lo fic%ai:~ai!~ :~FtJ~~f'i':; casa (povere case e povero ben vive). Ma abbiamo da fermare: su un altro pun– to, su un personaaato che corre e ricorre In questo U• bro, a cominciare da pag. 107, e lo riempie quasi per metà: Saverio Luna. E' li ~~~~\o~~!~i~ ~~~r:i~:j Pellegrinaggio, Lo schlaJ}o, Il Junerale. E sarà per que– sto che l'autore, proprio al. l'ultima pagina, fa che sia ricordato da Emll'.o Sarro. e Buona fortuna, Emilio•• gl' disse, quando parti sol– dato: « Che Dio V'! salvi. E se potete non tate male a nessuno 11. Uno scrittore, ~it~{~~~a s~ ~~~rt~~ saputi Insinuare nell'ani– mo: e dico al lettore: cer. eh~ un po' dappertutto qui dentro l detti e gli atti di Saverio Luna. La sua voce e presenza è di valore, con– ta. Contn assai. Gl1JSEPrE DE 'ROBERTIS Sergio J\lalùlni e Mnrlo Schdtlnl lii sono divisi Il Premio Hcmingway del 1952 Vi si accenna 'n un punto al referendum Istituziona– le); In un ambiente domi• nato ancora da una Irosa ~~~d:~~~n!ocJ~ffa, 11 ai~~~ 11.1 quale s: muovono e con– trastano tetre e r1dlcole ambl~oni di • galantuoml– n1 •· conati di rivolta, dop– piezze, ipocr'.s!~ e sensuali– tà; un gioco di passlonl elementari alle qual! man– ca, in realtà, la tona d'af• fennarsl In un connltto coerente e preciso. l per- 50nagj' risultano perciò im– mersi in una specie di tor– bido magma, E non che siano dea-li abulici e del ti– midi (lo è, semma'. Il fl. ii10 del barone~ Pntri2:!o, del quale la tam:glin, e so-– i;uttutto Il padre, vogJ!o. 110 fare un deputato, per c.ont!m1are Il prop:io dcml– n'o sujla povera gente che Alt sta 10,gctta); 60no piut– tosto dei corrotti, col loro scoperto arnv1smo (Caro. mannl. l'avvocato Ferretti, Falabella, don Nicola), de– Ali musi incatt'vltl come Paolo il Tlslcuzzo, e, mo. rnlmentc, come suggerisce acutamente Il titolo, del bastardi: ctot, gente che 'n sostanza tinge sentlmen. tl e passioni anche quando )JOtrebbero parere autenti– che. C'è In essi una radi· cale stortura morale; an– <he, dlrel. nell'amore avvl– l!to di Cr1m!lla per Patr'• tao. L'autore guarda a que. sto piccolo mondo paesano e.on un occhio tra crudele o pictOiO: come se ne aves– i€' schifo, se toccasse una materia jmputrid!ta, men· tre la compassione, p'ù che 1 ntener!rlo. gli impone qua. 11 una maggiore crudez.ta . I!": lo :rtile, franto, veloce, artlco!Rto spesso In una s~ ue di brevi m 0 mbrettl, rl· :;,p!!cchla tale stnto di. ani. r.to, l'bp!razlone d0tnlnan. te. G. TITTA UOSA LACARTOLINA Stanzedella DI ALESSANDRO Racconto sceneggiato di ALFREDO ROIVCUZZI IL NARRATORE: MJ r rimuta del mare un;:,m:::~~~aebtu°dl~~~!~ig!a~:t~i"!~~;annl, di andare, sul settembre, In riva al mare per ascoltare Il rlt.mo delle onde. Voi caplrete, quindi, Il soprusalto, duran– te quella beat.ltudine, nell'udire qualcuno gri– dar li nome di bat.teslmo che m! corrispon– de. Un tritone balzato ut assalirmi dal ma– re non ml avrebbe !atto JmprtMlone più st.rana. tt llu~r::~fta~;,11 1 :ff:!1:i\~":~!flait\~?e~i temperamento baatevole a dar tondo all'eco– nomia paterna, e tiglio unico. (Entra A/es,andro saltellando). ALESSANDRO: Guarda, guarda Come mal da queste parti, tu, In questa stagione ... An– no scorso cl siam conosciuti In luglio, quan– do son ~orru d1 bagni. .. Capisco (Ironico)... l'amore del mare. IL NARRATORE: Proprio cosl. E tu? ALESSANDRO (facendosi lmprovvlsamen– tt serio): Anch'Io. (Dopo una pausa) Anche! lei! E' una strana cosa. li mare deve averci stregati tutti, perchè tu cerchi o aspeu1 qualcuno ... qualcuna, vero? E' oosl? IL NARRATORE: Non è cosi. ALESSANDRO: Se vuol fare Il mlsterlo– ro... Del resto, perchè nepre o tacere? Io non son qui per far bagni tardivi o oont~m– plare le onde. Sarebbe assurdo, Da un an– no ... Ricordi quella raguza b~na che pas- !t,f!a~l1Qi~l:l:'~01~!ì?abb11:n1o00~~ t<6lnSiome. IL NARRATORE: Io no. ALESSANDRO: Tu m'accompagnavi: non sapevi nulla di me, di lei. DI lei, nemmeno io. Son qui per sapere. Cl<>e, ho alà sapoto, m~.v~,~r~~~;lan~eg~o. che, abita una olttà lont"-na, resta qui per fare compagnia a s~a madre che ha blsoano di quest'aria addolcita di mare. Ma OHI deve andare a far delle s :pe.se a... non so nemmeno dove. Una quarantintL di chllometri di ferrovia. Me lo ha detto un'amica sua. VlenJ an– che tu? IL NARRATORE: Come, anch'io? ALESSANDRO: E' un anno che spas:lmo. ~u,~ 0 t1f.~~f~: I iScrfi~d~~n ~ce~de':81:;; so, sorride; ml aocosto, s'allontana; saluto, ml fa un cenno con la mano. Alt1 e ba.Mi da !ar venire febbri di caldo e freddo. Non ne posso più. Ho un cuore solo, alla fine. Oa:gi devo decidere. TI acong1uro dl tarmi strada verso la certezza. Sto male, sto male, e ti chiedo la carità di aiutarmi. IL NARRATORE: Se pQ&SO.•• ALESSANDRO: SI che puoi. MCOlta. Pre– ce<Uml alla stazione. Fai I biglietti per ... Già, J?(!rdove? Per dove li fa lei. Informati. ( Prec1piro,0J E' una bella ragaua bruna, ti ripeto, vestita di cel~te ... IL NARRATORE: DI rosso. ALESSANDRO: Anno scorso. Quest'anno ha cambiato colore. La riconoscerai subito. IL ~ARRATORE: Non ca.p!Jco la ma– novra. ALESSANDRO: Se la seruo lo, SI mette sulle sue, lo so, ho provato; Invece se l':in• contro e lmprovvlso, come pe.r caso, e un'al– tra C06a. Io verrò all'ultimo momento e pren– derò li treno magari tn corsa, dall'altra par. te del binario. Tu cercami nell'ultima car– roua. Poi, discorrendo tnsleme da vecchi amlot, pa..sseremo da uno scompartimento all'altro, tingendo dl cercar poeto ... e Incon– treremo le!... Parrà un caso. IL NARRATORE: Un cuo un po' com– pllcato. ALESSANDRO: La.scia tare. Val, vai, Che e onnai l'ora. Bruna, vestita di celeste I Io verrò più tardi, non preoooupartl. ( Aleua,idro esce). IL NARRATORE riprende: Cosi andai alla stUlone, per tar r,iarire quello strano amico che vedeva U mondo, ormai, In bruno e celeste. Alla stazione non c'en. ancora nessuno. POIcomlncl0 ad arrivare gente: uomini, don– ne, ragazzi, delle giovani V"tStite di bianco, viola, rosso, e, Improvvisamente, una di cele– ste. Non ho badato, però, se era bruna o bionda. Ml sono accostato, dietro di lei, allo sportello, ho Inteso un nome dl luogo ed ho acquistato due biglietti per la stessa destina– zione. Dentro, la piccola folla sostava su due pen1lllne, e le vestt femmmll\ del colore Indi• . cato non eran tutte da una stessa parte. Cercai l'abito celeste della vlag~atrice che avevo seaulto allo sport.elio del biglietti, ma non riusati a rlC'Onoscerlo con certeua. Un treno stava per arrivare. Giunse con una foga di scardinamento corrispondente al mio furore lntemo. Star a oordere trmno per uno stupido lnnamornto che non sapeva aar alt.re mdlcazlonl di 1iconosc1men,o a1 una donna che l'abito e Il colore dei ca– pelli! Il capostazione ha n nséhletto tra ie lab- ~f• vo~~o ~to~I~~ ~~~~O ~~h~hl eee~ la coda del treno. Non dev'essere quello g"lu– sto, lo se:nto. Proprto mentre i1 convoglio riprenda la corsa, vedo per caso un corpo ~ei1~u~r:'ti:r~u~ 1. ~~~P~ 1 :~f1fr:1 . primo sportello che ml passa davanti e vado In cerca dell'amico. E' pallido come un 11· mone e quando mt dice «andiamo• barcolla con una veemenza superiore alle SCOiia del treno. SI ferma m uno scompartimento dove è seduta, sola, una rapua bruna, In abito azzurrino. La vedete la scena dell'incont,ro ... ca.suale? ALESSANDRO (lmbarauatl.ulmo di douer fare lo stupito): Oh! (Più /orte) Oh! qul lei, signorina! SIGNORINA IN ABITO CELESTE (restan– do seduta e volgendo appena U capo): Che c'è? ALESSANDRO: Un cosi strano, felice caso! SIGNORINA IN ABITO CELESTE (lro. nlca): Proprio un caso ... Quasi funesto. Cre– devo volesse couare contro U treno per dl– sperll.2:lone, quand'è salito. ALESSANDRO (depre,so): Avevo fatto tardi. SIGNORINA IN ABITO CELESTE: Ma se era stato a spiare fino allora dal piazzale delta sta.tlone. ALESSANDRO (ancor più depreuo): Ero Incerto. SIGNORINA IN ABl'l'O CELESTE: Aspet– tava qua1cuno? ALESSANDRO (deciso): A.spettavo Jet, SIGNORINA IN ABITO CELESTE: Se è scappnto a nascondersi nel portone di una cB-5&. quando ml ha visto giungere dal viale. ALESSANDRO (1gomento): Non avevo più la tona ... (SI rianima improvvl1omentt) Ma lei, lell slanorlna, mi ha visto ... sempre. Sem- ~info, ~h~1nf! 1 ~t~ d~;:~~~e,lnse ;1~an~j treno. Non è un caso anche questo simile al mio? (Entra f/ controllore). CONTROLLORE: Biglietti, signori. (Aleuandro, ,eccato, Ja un. cenno ver,o U narratore, che /ruga In tasca e porge I biglietti,) CONTROLLORE (dopo aver guardato, li re.,tltul.,ce .,orrldtndo): Bisogna scende-Te al– la prlma rermnta. ALESSANDRO: Perchè? Abbiamo I bl· illettl In regola. CONTROLLORE· Certamente, ma non ser– vono per questo treno. ALESSANDRO: E' un treno speciale? CONTROLLORE: E' un treno ordinario. ma va In direzione opposta a quella della vostro stazione. (Alena.ndro Jruoa neUe tG.JChe e guarda con collera dJspcrala fl narratore, che lo im!ta). ALESSANDRO: T'avavo tanto raccoman- ~\rit 1:!f~a 1 :0r:t~~- ptr~~mgheal~ri :ir~i~H: Pa~ 1.u, poi faremo I cont.l tra noi. IL NARRATORE: Ho solo de1:l! spiccioli anch'Io. (La signorina /inr,e di non seguire la sce– na e volge le spalle guardando verto Il /1· ntstrino), CONTROLLORE: Animo! slamo ormai i blillettJ. ( Aleunndro ha un Impeto d'Ira. Si lancia alto sportello oppo1!0 a quello della 1lgno– rlno, apre eh~ Il treno non ~ ancora fermo e ,1 precipita glU). LA SIGNORINA: (balza fn piedi), Il con– troUore, Il narratore (tutti 1orpre11 e ,paven– tati; ora gli uni, ora l'altra): Dto Mlol r E' lmpaizlto I E' caduto I Madonna aant& 1 E' an– dato sotto? Aiuto! Fermate! (Accorrono VtT· ' 0 It :.r:,~:f;..oTgi:fto/rlprtnde~o): No, non era andato sotto, perch6 Il treno era Quasl giunto a! punto d'arresto nella stazione. Alesundro s'incammina pel viale ed lo lo seruo. Non parla, non par preoccupato del• l'lnoldente alla stazione. SJ ferma e ai volge. n treno è ancora là. Non cl son parole a tar capire l'animo di un uomo che mira, tra Il ~<>fll:-am~~t~~ v~~I:, i1~;:1= ~~l\\~~! !~i~~l~~- s~::o ~~,ci~ 0 ci! :f:!ma~~o~~ lega del mostro. Io oapisco e al.tendo dall'al• tra parte del viaie. Passato il momento e.stre– mo, torniamo allo stazione per Informarci del primo treno di ritorno. Ancora tre ore. Andiamo a vedere li paese: una manatella di case screpolate, una lontana In mezzo, due iµinl, bambini sudici, un caff~ dove si vende anche vino e nlent'aJtro. Tre ore dure, lo capisco, specialmente per chi h& ntill occhi la scena strunente di un tantuma d'amore vestito di un celeste immacolato. ra 0 lo~~~~m1r 1 :~1.v~~ ~~~11~ 1 .CC-:~al~ contadino e domando chi abita U casamento ot~ntesco che s1 vede dietro lt sbarre. E' un collegio, un orfanotrofio, non sa bene, tenuto dalle religiose. ~~f}~ 0 rJf =~d~d~~r:asvaTe ~ re; e tiro la corda della campanella. Alessandro s'accosta a me; una suora esce dalla porta del casamento e viene ad apri– re U cancello. IL NARRATORE (plano ad Ales,andro): SuxrEt1Ail 1 D~O~~~rd~:r:i:: subito. IL NARRATORE: Lo sapevo. Ma f& IO stesso. E' la logica degli avvenimenti. 01 sbatteranno Il cancello sul naso <Ucendocl che qui non c·e una suor Celeste al mondo. SUOR GIOVANNA: Scusino? IL NARRATORE: Slamo v~nutl a trova– re ... Suor Celeste, nostra parente ... mta so– rella. SUOR GIOVANNA.: Suor Celeste! Fra,. ttllo di suor Celeste! Entri, entrino, per amor di Dio. (Facendoli entrare). Non e più qui da due mesi. Avantt. Peccato sia par– tita. Non lo 5Bpevano? ALESSANDRO: No. SUOR GIOVANNA: A11atamlrlla ha ICrit- u, 1fel:!AK~.f16~E: Siamo lontani da casa, per ragioni di studio, da pl0 dt due meat e l nostrt sl suan dimenticati .., SUOR GIOVANNA.: La nostra cara ,uÒr Celest.e, cosi pre-murosa, attablle, aperta. Par. lava sempre della sua famlflla. (Come ,or. prts11da una rlfleulont) CUri090 che non abbia ma.t ricordato di &vere un trateUo ... IL NARRATORE: Slam sempre stati lon– tani. Capirà. Io 1n collegio fin da bambino e lei In caaa; po! subito, appen& alovanetta suora. E' come non fossimo v!Mutl neu& stesn famiglia. Vero, suor ...? SUOR GIOVANNA: Giovanna. Veriletmo ~n ~'ro';:g:,:e;~~~Jc!f:;teor: ~: ~:=~ tardiva. Ha pre.,o !I velo a trentasette anni, se non sbagtlo. IL NARRATORE (Imbarazzato): Glt., a ~!n~trile •~nl~p:;e~~ r:r ~- con cul ho (!oe&to i,e,r tutti au anru della mla tntanzla. SUOR GIOVANNA {sorpresa): Era ln col- 1~f ~fiit 1 ATORE (/atlcoJomenteJ; No... ~~::i:~ ~~a~o ~r c:ae1l: ;fd;=nJ:v.1i'u alléu6W~1Jl~~}·;empre pffl ,orpresa): Per la città? Ma snor Celeste e! ha sempre ricordato solo la sua ca.sa di camparna! IL NARRATORE (ormai deciso a. mentire fino In Jondo): Ne avev.1mo una anche In città. SUOR GIOVANNA (contfnuando): Solo J suol lavori di contadina ... IL NARRATORE: Un tempo ... SUOR GIOVANNA: Cl narrava 11 mera- ~f!1e s~~ :~tf ~;~ l~tn e ~l.ml~ P~1':1:iu: allontanarsi da cua. · IL NARRATORE: Proprio cosi. 81, deva avtr esagerato ... Rammento, però, la fatica per lndur1a a muoversi. ALESSANDRO (Improvvisamente): E' sem. pre una fatica con le donne. SUOR GIOVANNA (lo guarda sorpresa. Osun.io Il volto del giovane. Sembro c11pfrc, !at~li~r:. c:i~e):~;o:{lo~~e :i:1t!~~iel~rf:~ trotto? IL NARRATORE: Voleotlert. SUOR GIOVANNA.: Ma torse sarà me- ~~- ~~~~JJ~.I ~~b•t~~~n~J:~: :e~~~'. ~g:, ~~r~u':r~l~ i~,:aam:~it~u;rin~~~ i:::: ne avanti). l ,tgnort son parenti di suor Celelìte. Te la ricordi? (IA religiosa le carena Il capo). SUOR OIOVANNA: Morti i genJtorl, al. cool!uato 11padre, di maltrattamenti la m• ~f\1:a s;r;:d:a=~ u'!tnaan~~;11n~elc:: d! stracci. E' arrivata Qut c.he non si rei;. geva. E' rimasta a letto, malata, per del mesi. E' ancora malata. (Alessandro, come un automa, allunga lo mano l!erso la testolina, poi 11 riprende • Ja l~d~~1~RX T~Jtl~~1r~ nd ~!f r 0 /olletto per un senso di $Of}ocazlone): Dio mio! Guarirà? SUOR GIOVANNA: Il medico dice di no. NOI non disperiamo. Abbiamo avuoo II dono 1ln~r~ ri:~g~I 1tJ,Linr:~~~n4 fl ClllOrt· Antonia .~I avvicina. Par un jlor di crea. tura: ho un volto pieno, pomellj di un rouo lucente, una bocca che ride sana). Gli stra• paUl. sofferti dfl piccina e l'artrite le hanno tndebollto Il cuore. SI cerca di rimediare, ;r~n~~JP~o.~.a~n ~. 1~6:; J:.~a:se::1 n[~ troppo tardi per no!, anche se Ja bambina soffre (careua lo bambina). (Il narratore e Alessandro manoorano col dito attorno al collo. S1 ,trappa Il bottone di un colletto, che saltella come un sauo. lino bianco. lou~::~r°o_/~"!e~~a~d~C:, 0 ;~~ ]: l~~,:~e 1! taJCa). SUOR GIOVANNA: Qul, vlenl qui da me, Margherita. (Lt due bambine si prendono pu mano). ALESSANDRO (so/Jocato tlalla commozio– ne, allenta la cravatta e balbetta): Arrivo, dercl, reverenda madre, arrivederci... per– diamo Il treno. (f"ruga In ta,ca e posa su una panchina :;:ècr:,,~ounquj;~°,,e:r::.a:unìl ui~~~ 0 'ètir/ef,~ le mani un. brocclaleUo e posa anche quello. Ogni volta mormora Il nome dtgll oggeW che dona). IL NARRATORE (lo situo. A un tratto t sorpreso trovaniosl In mono due cartoncini rosa): Già. son due biglietti ferrovlarL sbagliati, reverenda madre, che ot han tatto giungere tin qua. (Smarrito) Le servono? SUOR GIOVANNA: Credo di no, ma li lasci lo stesso. Li darò per ricordo a suor Celeste. (SI rltlrano). IL NARRATORE: Tornammo a piedi. Non una parola per tutto Il viauio. Poi Alessandro s·& sposato, ha avuto del bambini, è partito per la guerra ed e ca– duto in Africa. Ml rlm11.ne ,di lui, una cartol!na (la toglie di ta.,ca1, una cartolina militare 311 cui e scritto con mattta coplat:va: • Mt son ricor. dato In meuo nl duert1,i che l'unico amore che conta è Quello di suor Celeste. Saluti•· * di JEAN DE SPONDE 1 Miei occhi, non la,s.ciate J>i" la vo,tra punta abbagliata ""' JulgenU raggi dell'avvampante vita: auggellatevi, copritevi di tenebra, miei occhi; non già -per ,o/locare il con.ueto voatro 'Vigore, oh.6 1'1" vive luci Vi /a.rò veder io, ma tanto meglio vedrete uacendo fuori daUa notte, 2 A me vivere é pena, B i teMri anJJi dell'etd mia, gementi aouo il pe,o di coal pochi giorni, giunto a me:uo della corsa mi trovano Jiaccato; e non. t certa.mente -per mancanza : f~;,<:::.,td· tfin~r:,"'~nJ:~ 0 ,3s";~ l'avvenire per odio del panato. 3 f 0 ,i: ~~~~~: i:'nlfif:Zt~o ~~":braccia abbraccio che tormenti; hf ,ue gaie primavere a me aono infauati fnUM"ni; lo Zefiro gentil tkl suo rlpoao a mc aembra una Borea di pena; egH t calmo, e io tremp: ah come abbiamo varie dunque le mire lui e i-0/ 4 questo Mondo, eh.e CUntro 14 ffl4~• coal facendo, non dlaco,ta mai ~ul~rf uo~c~t fahes::'d'eio;~tt'b ama,w la mia Anima tnue.ce fuor Ml Mondo ,ni porta via, e in tal ma,dera al C'9lo tni aoapinge vicino, ch'io vagheggio innamorato già la aua Bel ~z.ta. . 5 Ma in fondo a trwr io aet1to quolcM COICJ cM mormora, eh#, /a da partigiano del Mondo contro il Oielo, eh.e 1"icop,w di una folta, nera ombra il ,uo 1pleMon. L'Anima, che è -'Ol fuoco, CUUe ~ ~::~ ;t,:C::o~~J~~~~~i:C:~io. Pur quell'acqua non apegne queato fuoco, 8 La carne wcle ancora Haer, auvoita nella sua vita, crtdula alle t1Clni, coae del Mondo; e l'Anima per meglio 't>ivere ne tUaldera la morte. In eatremo pericolo ridotto aon da queate fazioni; ma, mio Dio, prendi partito Tu fra loro, e io mi schiererò con quella che ~ i>i" /ort.. 7 Senza il Tuo aiuto, l'orgoglioitJ ca"'– riachioso renderà di qu.,ta lotta i'taito, o Dio; perch.4 Ml proprio reg"° ella si trova. e l'altra ~ • 1trap1'6ra; la carne il dolce fr1itto gu.3ta delle preaenti volutta, l'Anima solo speranza sembra avenr delle aaaenti; e "°" ai acambla, co" ,perania, frutto. • E poi, se ~ atata l<i Tua ma,w a darti Jorm.a al Mondo, df cui la 1ontuo14 bellezza a.lla Bel!ez:a Tua rlaponN, la carne crede eh.a per lei tu fl Tutto compiuto: per l•i tutto fu. compiuto, inoltre anch'ella eaaere, o Dio, ,, vanta ~:~u:iT~u:iÒ 1 ~a,::,,!nd7t:r:~e T~ tMKt, 9 Ecco in che modo la carnale a1tur1G contorcendoli abuta a~rtam,nte del bene si,o per il ,uo male,· a risoMo che infine ,otto a lei l'Anima ceda. Vieni dunque, e l.a. mano metti, o Dio, in queato cao,, e aU'.A.nhn.a rciddoPJ)ia /orza con la Tua foraa: u.n buon dirUto speaso ha neceaaità dl un buo" ,oat11gno. 10 No" temere di entrare ~lla lil,a, Anbna mia; peroh~ aoltanto armata !!.!'l~ ~~,: :;:;;: tu!ngt::tt'wiOCJnM lotta la carne. Ti armerd di /11rro Dio per sfondare Qtull bel:vetro, /a.re tronca la canna, • U fine d&lt1, ou.rra aard VUa per te, per lei una Tomba. Il Troppo é durato che di tale /,<JCia l'in,olcnte arrogan•a. ,io"o,,..ogi la tua grandeua: de~ tu 1u le♦ comandare. s1i tu inwce oM ,eroi,· devi pitrgar la,carne, ed esaa oarne t'inaudioki. Sì oerto, un decklfflo df aaloo.rti ti afiora, ma ored.ndo di tr.arti in. salvo, A"ima mia, ti ,,.rdl 12 lo H sento ogni tanto tutta c6raa d'inquiet1«tine quando a pettaar vle"i della tua achiavitit; ma tal pensiero :~n!: t'~i~e,!l i::n~ ';!'r;:t;°rpo; gli orecchi, tu df colpo ti riavegH da quei aonno profondo, ma di colpa quando è paaaata ti riaddormentl. I:l Tu 1ovroati talvolta., tna talvolta aoocombi; vai taltiOlta fino al C~lo, :"tatr:,~~!t~u~~f'ze~:~~t;o:;g~ra Peggio, perché hai paura di ciò ate,ao che più brami, la atea3G tua Speram:a ha tormenti per te, e in breve:, U tuo Ben. lo rcwtriai, -ma 1egul il auo contrario. 14 Anche q1iei po' di tempo che traaoorri a, dec«kr Jra te la tua partenta dalla Terra, iina nuvola di polmra che apingi ill aria, avvolge i passi tuoi. Io ho ben visto som-muover.ti il tuo ~lo come acqua ai bollo; ai /itchio di tu. aU fenderai ha viato il vento, ma ti Hl ralfreddata per rloolare In baaao. 13 Alt, coaa cerchi in qu4'1ti naitaeo,i abiaai, che annerisoi aenza fine con gli orrori d4'' tuoi peacatit Ah, co,a tentando cerchi in questo buio, dova i/ chiarore che é ìn te, acceso dal Vfflto atoaao di Dio, manda sottanto fiotti di caligine fumida, e coatringe la ,uc, immorto!itd a finire in morhit L-------------------------------------• gl1.1nblalla prima fermata, O scendere o tare ALFREDO RONCUZZl 1bl1oteca o Bia

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