Fiera Letteraria - Anno X - n. 47 - 20 novembre 1955

... Pag. 4 UN BRANO DI ELIO BARTOLINI * La ra~azza dell'autostrada Ippolita dapprima credeva che li tcdcat0 renn8'"e per ~n1Jna. Ed invece ra1tro so1- rldcntc e divertito. certo pn•gm,tnndo rcfTrt– to della sorprc.sa. stu·a fcm10 In sella come ofJrendosl ad una conu-mplazlone: ron I C'Rl• wnclnl di cuoio dn cui uschnno le ~cr Jn. riammate da ore di motodclcUa, Rllc EpRJ!r. rissata al seggiolino pogter!0f'(". un·c:aborut:1 costruzione di pento1tn1 e d! gavelte. e Oh • disse. e Che sorpresa ». L'altro sorrideva. e Oawero una sorpresn • rtpctè Ippol!tn. e Ma come mat da queste parti?». e Sempre passo col pullman dn queste par– U:, osservò Il tedesco. E dal suo posto di autlsta la sa!Ut.o\'R, t'd una volt.a le aveva buttato un mou..o di liorl con un biglietto: e tanti saluti Alm!o grande amore•· !Innato Franz o Frtt1.? E Ippolltn, che al successivo passaggio s'era trovata al• trt fiori a portata di mano. li n,·c, 1 n agitati in segno di rlconosclmr-nto. Non do,·cva forse were geni.ile? «A proposito .tante grazie per I !lor!•· « Ancora fiori• disse Il tedesco. Dalla carrou.etta prese un m11.zzodi gln• dloll avvolti nel cello(ane e l'otrrl ad Ippo– lita. «Ma sono belllsslml, esagerò 1cl. «Color viola. Proprio come piacciono a me,. «Sono gladloll • spiegava Il tedesco. E, duro ln sella. non si movC\'B.E Ippolita dopo averlo riconosciuto, dopo averlo rin– graziato del primo miu;zo, dopo a,•er ammi– rato questo .secondo. tornò a pensare che fon;c s'era fermato per bcnzlna.. « Vuol benzina?, chiese. « Niente bcnz.lna, e raltro batté la palma sui serbatolo come sulla iroppa' di un caval• lo. « Pieno di benzina questo•· « Allora che vuole J? pensava Ippolita di– nanzi a quel sorriso chiaro disarmante e un po' sciocco. e Allora le offrirò qual<'osn. Il vino. le pia– ce 11vino?, In cucina Ippolita tro,•ava subito II fiasco ma dl bicchieri puliti ne aveva solo un palo, di quelli alti e stretti che prima con~ne\'ano mannellata. eberrà ln questi• rldacehlò, ed Il tedesco non si scom~c. e Buono, dlssc restituendo li bicchiere. «orazle umtc •? «Prego, rispondeva Ippolita. E, proprio In quella, p9911va una macchina tedC3cn. «Austria» fece lei premuro~a. « c·e l'A 1ul parafango li. « Anch'Io,. Anche lui, sotto la targa a:rande dtlla pro– vincia ave,•a la sigla della nazione. E 11 girava· per indicarla a Jppollta. « Austria 10 Stato. Vienna la provincia•· « Vienna è la capitale, "ero•·? « Una grande capitale: due milioni di abl· tanti. s, Stefano. ti palnu.o reali, I musei•· «Ah certo,. ti E il Danubio. Dje 11:Mne blaue Donau • aggiunse n tedesco. Una paUlla..e Ippolita passò ad elogiare la moto. e E che bello. moto» diMe. «TUtta bella nera.lucida. Potente dev·esr.cre. E' da corsa•? «Noh » e questa volta n tcdesoo rise a– pertamente. « Per ~te. Grnndl gite: Vlcnna– Budape,t.-Vlcnna Venai&•· e Ah. m& lei è in gita• esclamò Ippolita come soltanto ora capts.se tutto. « ~i viene LlVlA DE STEFAl'lil DE STEFANI .. La vigna di uve nere 11 romanto dl Livia De Stefanl La vlgno di uve nere desta fln dulie prl• me pagine un vivo intere:sse per la coraggiosa dlslnvoltura del tono: un tono 1u1 quale tutto il libro si sosUe– ne, traendone uno slancio e una frc– lliCheua che la densità del ll.ngua:,c_.10 (per 10 più eia.borato e anche prt:tloso) invece di appesantire mette In rme– vo. Un tono affettuoso e caldo nella precJ.slone e nell'ord!ne del racconto, realistico fin dov- li reall'-"10 J>U.ò ser– vlnl <presa'a poco ln tuua Ja pruna e la seconda parte che ved,. Jatico....a– mentf' fondar:st la famlg:lla Badala– mentl), e lievitante poi In un'atmooe– ra di favola man mano che cl si avvi– cina al suicidio di Rocaria, !'incantata qulnd.ictnne su&gestionata d :i.ll 'infles 5!bl!e l~ge paterna, la fanciulla che rassegnatamente, come un:i. sonn.1m– bula, va a cercare nella morte J'esp1a.– zlone del suo colpevole amore per H fratello. Ma come questo ~more con– dannnto, e delitto che !lrida vende!ta a1 Creatore li, nrrondl lontane le :;ue radiel; come lo stesso seve-rL.'-Slmo pa– dre, Caslmlr:>, ne abbia. In sua parte di colpa, e come non ne rl!.Ultl, a ben fnU:t~~a';{.Jr~~c:~i:!o 1 actÒ 11 ~t! forma la ben congeJnata trama della narrazione, EUGENIO l\1OXTALE Gli affatturati Prlncf;,ali rectn,lonl: Giu.ttppe Ra– VOillanl ,u «Epoca•• Mila.no, 5 vlu– gno 'M - F. T. C. su « Noi Oonnr •• Roma 19 ciugno ~ mu..~c~ Qua– drlsllo su « li Olornale dl S:cllla •· Palenno, 22 a:lugno '55 Ello Datt!MI· nl su « li Glomale d'ltalla •• Roma, 23 ~ugno '55 . G. o. su « 4 Nazione•• gi'r~~; i:: A1~ft:~el P~;l~~ ~~ tino 30 &lugno '55 Serfi[10Savume su ; Cronache,, Roma, 28 glu1:ino 'M _ Gaetano Blsoi su e Letture •· h.Ma– no, lUJllo '55 O. B. Vlcan 5U e La Settimana Incom •· Roma, 2 IU1tl!o'55 - Giovanni Grazzinl su « La G:.1.~tta del Meu..oglomo •· Bari, 3 Jugl!c, 'fl.'!i Cll'Tla Ravatoll su « La Nolle •· M1la– no, 28 luglio 'M AUiU'ita Gr'>UO ,u « La Stampa•· Torino, 31 \ul{ho 'M - Renzo Tfan su e Ii Mes11aggero•· Ro– ma, 10 acocst.o '55. da Vienna per una gita. Bravo, ha fatto be– ne, sarà bella la si.la atta In Italla •· e PNchi\ »? domando l'altro. E w,sava la donna con I suoi occhi azzurri. « Pt'rthl> li? ripeti- anche Jppo:lta e Ma co I. immagino. Pcn:hè Jcl parla bene rtta– llano ». Oo,•rm pure dire quaJco.sa. Ma la rtsp::>s:o ~rn straordinarfnmcn1c p!ocluta. «Io» dichiarò li tcdt'SCO « Mudlo In llna-un ltallana con la grammatica. E poi sempre "engo in Italia». « Col pullman» lo Interruppe. e Questa volta con ln mto • . «E solo c'è venuto 1? « Che discorsi ml fa rare, pensava Intanto Ippolita. « Non lo vedo forse che è solo?». Ma il tedt'llco lndlca\'a &e ste.,ao e Indicava In carrozutta. « Un s:gnl)rino • d!ccva. «Una atgnorlna • e:Dunque c•è la compag::ila ». « Un signorino. una algnortna, ripeteva raltro. « E dov'è la 1lgnorlnn »? « Io Invito !Cicomi.'$lgnorlna, d!ase calmo Il tedeaco. Splega\'a anche le ragioni di quella aun 1lcurer.za. « ro sempre la \'edevo, pa~ando col pUll• man. Ma come mandarle li mio i,aluto? Con I fiori. ptmsal. Non c'era Il mio saluto con J !lor1»? « Per esserci. c·era •· « r rtorl sono l'~;::,reMlone dell'animo. Ed Il mio anlmo sl espreg,sc con quel e.aiuto. Anche Il 1uo al eapresse •· cli mio»? « Certo a1 espresse solo con lln,uagglo del fior:!. Ma come uprlmersl diversamente? Lei ml salutò con I f:orl al ritorno. Come dire: e Ecco Franz, che anche lo ml e5prlmo li. e Io vokwo essere genUle ,&Oltantoquesto• proU-1tO Ippolita. • Lei è molto f,tent!le. Non deve neanche dirlo perché lo subito lo capii. Chi ama I rtorl è sempre gentile. Vede?• e Il tedesco al sbrac– ciava 1n un gesto lliCmlclrcolare. e Fiori an– che davanti alla aua Cll!ìa. Fior:! dapper– tutto,. « Ma I fiori. scusi, co.sa c'entrano 1 fiori con la. atta a Venezia?», « :::v &. Vienna pensavo•· « Lei pensava? A me'l •· «Molto, affermo 11 tede11co.• Per queato ho preso la licenza e sono qui ad invitarla•· e Senta • d!Me allora. Ma neanche pro&egul: "Senta", Rvrebbe vo– luto dire. "li so, so tutti I truc:hl del !lori, degli inviti, delle gite Innocenti. E le dico subito che con me perde 11auo tempo". Ma che valeva? Questi sono gli uomini: che ti vedono una volta. ti salutano, ti buttano un mazzo di !lori; la .seconda al (ennano p~r dirti: "sa!, ho preSQ la licenza, .si ,,a a Vene. zia" e magari si offendono del tuo 5CfltSO en• tuslasmo. "fo da Vienna ti pensa,•o" aggiun– gono e quella è tutta la loro splegaz!one. «Senta• rtprc:;c dccl&a a cavarsi d'lm• plcc!o. « Io naturalmente ~ a51>et!arla o pos.so tornare a prenderla• continuava li tedesco. e E non si rende conto che 1a sua è una proposta offensiva•? e Otl'enl!lva»? e l'altro pareva davvero non capire. « Sarfl una gita molto bella Jnvece », « Le dlco lo. Come a Venezia non f055J mal a'-l\ta». « E p0I, 5e lo desidera, faremo anche una gita a Vienna». « Andremo ln gita tutta l'estate•? e Se lo de.!!ldera li rlpetè aerlo Il tedesco. Ippolita lo guardò. "Forse non capisce be• ne" pen.50. "PotsC' è meglio che gilelo etica con calma". « Senta• ricominciò e lo la rigmzlo molto •· IJ tedeaco rispondeva con nobili e vaghi gCAU,come per dl6pemarc Ippolita da quelle fonnalltà. « Io la ringrazio ma non è p06,11ilblle. Lei è stato molto gentile. Per I fiori e per l'ln, \•lto. Anche Il pensiero della gita è una cosa gentile, 111mpat1ca,lo non &0 dirle quanto. Però li ed Ippolita allargava le braccia a s!gnlllcare Il t.uo rincrescimento « però non è pos.,lbllei. e Ach &o, .. cosi dunque, E per<:hè1? Le ragioni \·elevano, I mot!vl, le esaurienti rlapogw. e Prrchè anch·lo ho i mie.I lmpe,nl. I miei obblighi. lo sono apoaata li. • Dann i:uattht 1ch » commentava Il te• dc&CO, « Allora capisco •· Ed era contuso e la contusione nel auol ocelli celet;tl aumenta,·a con l'annHpare del– le spiegazioni. e Io rave\·o sempre vista 110Ja.credevo che lei fosse signorina. pensavo nnil "i!cmp._..o sola quella .signorina. come triste, come me– lanconica tra I fiori" li. Ippolita taceva. E il tedeaco ad ancor più desolarsi, e Non al arrabbi, la preao. Da me capisco d'averla offesa: lei madama signora. Ma lo ,·01e,·o lliOltanto fare una atta. con la moto, a Venezia•· Tro,-ò finalmente la parola eaatta, e Amkht>,·olmcntc • dWe. e Del tutto amt– chc,·olmente •· "Non m·inca.ntJ" 1ublto ridacchiò Jppollta. "Cambia dlsco con me" allora avrebbe voluto dire. ··cambialo per piacere, Franz o Frltt", Ed Invece l'altro pareva tenerci m:>ltlssJm:, alla Aua parola esatta. « Frtundlfch » ln.,;!steva. e Amichevolmen– te. PerchC In compl\illla le gl~ sono srm;,ro ptù belle•· Ancora IppOllta volle divertirsi. « Lei lo crede »? e Oh. senz·a1tro. Propr!o per questo e~o vt'nuto da Vtennft. Ma ndc&&O m'importa (hc lei non ,·orrenda. E ml perdoni. Ma forae ml penionen\ perché lei C buona e gcnT.iìc, concluSt' tutto d·un Jlato. Sce.o;oflnr.lmente dalla motoclcletta. si da– va ad annef,1:8\are nella piramide di pvette, ne cavava una carta ieogratica, la stendeva !.ul M'ggfollno mugua:nanòocl sopra. "Adesso ~n combino." pemava Ippolita con una specie di Intenerimento. Perchè quelln. confusione del giovane. 1a sua paura di essere stato offtnslvo, l'Insistere nelle scuse. stavano vincendo In lei cg:il Ironica diffidenza. Forse d11,-verocon un'amlch')\'OìC propoata Franz v~niva da Vienna. e con una aperanza. Ma chi allorn gl! avrebbe cc..mpen• fa!au~~r 6 »u~1:!u~~~n~~lamandola Volen mostrarle Il punto precllliOIn cui rrnno, ed li ~uo dito se(l:ulva la vena aizur. a del Tag'llaml"n to che. dopo la stretta delle montagne, si ptrdt,·a In quel verde della pianura; paziente la S<"gulvaIn tutti l con– torcimenti. ~I fermava 11ull'lncroclocon un'al– tra linea blancA, • Hitr li aflc<nno. e Noi 1lamo qui: nrme strndR ponte•· • e II pontt' ~ p:(I In la, dopo la cun 1 a •· Ma Il ~e&co s'lmpaz1ent1va. e Que,;ta e Ja &trftda di Tan·ls!o, qUC.ito I! bivio, questa 1a curva, que,to Il ponte, DJe ponti». e Comi.' due•? e Due ponti. La cnrta lo dice• e Chr>,tuJ)'.da • rd Ippolita bnttf",•R le ma· nL e DUI".si cap!~<'e: uno per In llitrada. l'k.• tro P<'t In trrnwia La rnrovla è :à dietro. OIL\OOSta dl'lgll 11.:bt'rl ,. e Lo 11ape·,o• d!uf' ancora Il tedesco. E ripiegò la carta. iblioteca Gino Bia ~-A FIERA LETTERARIA RIMANELLI * Tiro al piccione Principali recensioni: Aurelia Gruber Ben• co, su « Umana 1t, Trieste, 1963 - Giuseppe ;:~:l~a- s~a~~a~~i! 1 ~! i P:~:1•1a 1 •~ Roma, 10 maggio 1~ - O. a. Vicari su « Il Lilvoro Illustrato». Roma, 10 mag,:io 1953 ~~ugS:fol>fi&'~~{d!u~=::•.~J1~~;;:•~'. :"c:~~:le ~ ~r 1 iÒ~lom~f~S:, 26 Fr:~: r:~n~~ .. ~ ~.p~~~~ t9J ~ :1:r~taif :t i95Ja~o c:.uB~ ~ae:t,:~~ti . fan!,~ u:ru~ ~i:r~~-.-~~r :i~ 0 dU~K':_ -~~f~~~ LaJ.H su e rnconlri • e e Ogt •• Roma, glu• ~~~g 1 l°nt!f~~. =i~ \ugft~~u- e~ naldo Bocell! su e Il Mondo», Roma, 4 luglio 1953 J'eccato originale Peccato orlglnalt è il titolo del secondo ro– manzo di Glose Rlmanelll, che un palo d'.an– nl fa oceupO di prepotenza un poiito di primo pia.no nella giovane narrativa con Tiro al ,;lcclone, un racconto di guerra straortllna• namente privo di retorica e intriso df uma– na verità Questo carattere e ~ono anche Peccato originale conserva, e riesce In parte f1s:~:a1~ 1 v~tl d~s:~ln~~t:r~ield!~one:~~: mento e cleUa parteclpulone dello scrittore alle dolorose prove del tuoi personaggi, scel– ti nella società conta.dina del Molise, dove eali nacqup dl:l padre italiano e da madre r.anadese, :29 anni or sono. Sono datl da ap– puntare proprio ln conslderaz.ione d1 certa ~~t~~au:e;~~~:;u1!~e q~~e 1~fe!f:'1e!1n1 grare In America, per sott.rarsl alla tirannia delìa misera esistenza locale tuttora organlz. zata ln forma di basso feudalesimo: e sarà magari una lUualone come tante altre; ma nppunto la « p!etu • di codesta Illusione è uno del motivi segreti del romanzo, una del• le sue CO$tant1poetiche. Detto ciò, non mancheremo dl rtlevare co– me la somma di tante particolar:! condizioni umane In una condizione 1enerale di sogge– zione rasseanata alle ingiustizie e violenze sociali, Imprima al romanzo un andamento dispersivo, ne raocla una specie di mosaico di frammenti (alcuni, per verità, 11.ssalbelli> ~~~ c~erf~roda:1~1\t li~~~/ arl\':r~a ~ri~ srorz.o di memoria per riportare a aalla nomi di personal{gl e p'Lrentele, come nel romanzi rua..,l dell'Ottocento. Ma quel che si sa.Iva In un'opera di tante voci. In una tUOCC$Slone cosi complessa di Cll.'Jlpersonali, disposti al rme di un riepilogo drammatico generale. è molto e SO&taniloao: si salva Il senso di una sntlca società di ~ente ancora coal vicino. ~~~~a~~~a sg~~~e1f:t~~g\\ ~~in~,~ c!.1f~~ nocente e candida e proba da risolvere ogni 2,-uasventura In Immagini di tempi e di 11ta– alonl, e In un linl(Uagglo cadmz'.lto dove Il r1~:n/-:v~l~vd!~ 1 ~~.m~~~e~~f: 1 ~! diamo vivere queste creature del mondo rl– maneillano: cd alcune si Incidono nel nostro ricordo (Nicola Vletrl, la Muta, l rudi conta– dini costruttori di piccole proprietà primiti– ve) con durevole impegno: Inoltre bllliOgnerà sottolineare la evidenza di alcune scene di ambiente (Il g~mo urt!clo dell'airen~ di na– vtaulone, la maschtnltà della classe media provinciale. ecç. l 1obrlamente e lcastlcamen• to disegnate. LORENZO GIGLI e Dunque»? riprese subito Ippolita. Il tedesco sorrise tlm1CO. « Andrò da aolo a Venezia. signora•· Dunque JUI•avrva ottenuto la licenza. mes- sa a punto 1a moto. tenuto libero li carroi– zlno, studiato l'lntlnerar:lo, pcrchè lei r!flu. tasse? Era l'Unico srntlmcnto che Ippolita capiva bene questo della driuslonc, del fare migliaia d! chilometri per una sp~ranza che poi delude; e se fissava con e6So Il tedesco, tutto la commoveva: I salutl I fiori la pro- 1)()$ta.Era :;tato cosi spontaneo nell'lnslstcn– za della &ua propo5ta che dav\'ero 11vrebbc voluto ricompensarlo In qualche modo. Ma si vedeva bene com'era; uua donna di quasi trent'l'lnni. che del!fl.vlta !!apeva troppe ~oac, e le sapeva male, solo ~ccttlcamcntc, ma o:-– mnl !e &ape,,a cosi. « Also »? ave\'a,. ripetuto anche li tedesco dopo la lunga pausa. Dunque? Ippolita si strinse nellr spalle. e Mi dispiace• mormorò. «Proprio•· E aublto: « Sarà per un'altra rolta, aniunse. nean– che lt'I comprrndtndo se la MUl era unn ronna di cortesia o un prcclso llnp!"gn:>. « Oh. un'&ltra volta» Interruppe !I ragazzo. e Ancoro un anno cl \'Orrà per un'altra volta•· Ip;,ollta taceva. « Ed intanto scoppierà la guerra. un'altra a,.ierra». Il tedesco ce!'cava lo scherzo co.rneper na– scondervi Ja &URdelusione e senza far<a pe3arc. e Ma non rimanga offesa, signora• con– clut.e avviando li motore. e E non al preoc– cupi. Io ml d!vert:ro 11nchc da 1010 a Ve– nezia•· E Ippolita afferrandogli Il bracc!o: « L'acCÒmpagno pt:1 un pei.io • decise bru• 1camente. no,·cva cAAercuna cosa mt.oltobutrll vrd~– re Il rtiia:>Y.O,a pltdl. spingere una :noto po«!nte ,da Ct'nto rhllnmctrl all'ora. ed Ip– polita ctimm'.nArgll Accanto lenta un p.1' r::g:da. torturata dalla nrcet"Altà di trova e un quolcht> modo gt>nllle t' neutro di cJnvrr• gaz;::ne. Ancht" QUCIUnllnnlo (lrl ill\'t'ttinl, tutta la prr-paraz:onf' minuta t' ,...,,tJea con cui l'altro cri\ att'!k.) dn Vlr:ina fin Il. lino al ponte ,ora dlnntava rldlcoia e buffa; co- La prova del 11ove Prlnclpall recensioni: En~ Bètt.lza su e La Fiera Letteraria.•• Roma, 1. novembre '53 - Aldo Camerino :,u « Il Gazzettino•• Venezia, 12 dlcembre '53 G. B. Vicari su « La Betti- ~~?: ,: :u ~°iri:a;, fio~!'. 0 1~ 54 n~~ 'M - Guido Botta su I Ii Giornale •• ~poli, 21 iennalo 'M - Franco Cerotti su « Il P~ rn~~:il~a~ ~ ~ ~~~e -~el g~~~°o~. s~: ranto, 31 gennaio '54 Ello Bartolinl su C~1~~ \ r~rr~~4:~~ 1 : ~rino~'War;~ braio '54 •. Armando Guldettl su «Letture•• MIiano, febbraio '54 Enzo Bèttlza su • Il Mulino•· Bologna, ma!'ZO '54 Enzo Fab\anl &u « Il Popolo•• Milano, 3 mam, '54 Olu• seppe Ravea:nanl su «Epoca•· Milano, 7 ma.r- ~ 'tr"; ~ulrn~°n: 0 rota~as~ ~~ ~m~re~i~ ~ 11 ~.~ « ,kl 0 ~7::;;: t1~r:~ 1 i:·. I~1~: tria•• Milano. 25 ma.no '54 Fernanda PI· nno &u«Tutti•• Torino Mario Schettini su • L'Unità 1t, Milano, 16 aprile '54 - .o\n• gusta Grosso slt I La stampa•· Torlno, 18 magirlo 'M Claudio Varese su e La Nuova Antoloala. •· Roma. luglio '54 - Andrea R!go– nt 5U « L'OS!Crvatore Romano», 27 dlcem– bre '54. mc I fiori, Il maw, del lunghi gladioli viola che Ippolita .al momento di muoversi. aveva preso con se quasi a restituirli. quasi nem– meno questo potesse pretendere. Pcrchè ro– leva liOlt&ntopersuadere l'Altro che non era poi aran perdita non ,wcrla compagna della gita. lei. appena adatta ormai a vivere vi• clno ad un distributore. « Vedn\ » riprese « che bella &trada fino a Vcneila li. «Lo SOJ, «Lara-a dritta tutta d'asfalto• lnalste,•a. e Lo &obene li 11E vedrà Venezia: Je gondole, San Marco, e poi tante ragazze giovani belle, molto più belle di me• Il tedt'SCO.fermandosi un Istante e abban– donando ll manubrio, si raddrizzò: • DI 1..-11 Lei è bclllsslml'I». Ma quelle parole lmmallnconlrono Ippolita come scoprissero una verlU\ soltanto sua. e Una volta• disse plano. • dieci anni ra •· Poi una polvere fl:'IA.e rorrostva ,1 era pr>– ,;ata sul quel t.cM>romal difeso, cd altro non restava che rlmp!11,na-erlosottovoce. «Allora» ripete «ero bella sul &erlo. Ma nrmal •· Allargò le mani. e Orml'II, Franz •· I due atavano fermi 11ll'altezz.adi unR del• le tante banchine in cui ali stradini accu– mulavano la loro ghlalf'lta. protetti dall'Om• bra di un Ippocastano. asr.ortl ognuno per proprio conto sulla atrada che strette lame di sole, tlltnmdo tra i:rll lnlt'rst!zl della ve1- dura. rltmlcRm"nlt> traflggcvanQ. e Ma ero anche mc,lto a-iovane allora• Ip– polita continuava. E Franz paziente e disposto ad a\Coltarr una lunga eleglacn 1torla. a'eu chinato a racco$tllere una manelata di quella a-htaletta che ora. come sabbia. a-li flltmva tra le dita, «Poi succrJ.SCro tsntt' co,.c. umtl pasticci, e non lit'mprc pt'r colpa m :a Me ne ,ono 811· data l\Ono ritornata. lnsonunn ho fatto tuUo un pattlcclo • e Cop!sco • l'interruppe Franz. CLIO llARTOU~I SOAVI • Un ba,ico di nebbia La prima lode a Un ba.neodi nebbta di Olor– Jlo Soavi tocca la rara virtù della compcstez– u e della ml.!iura.Figuratevi cosa non avrebbe: potuto diventare la confeulone dt un il~ vane coinvolto nella guerra civile e per di pili appartenente all'e.serclto dell• repubbl1• china. di Salò: non cl sarebbe Jtata pos.slbl· htà dt equivoco, lo scrittore non sarebbe an dato al di là del pamphlet, del rtrurvtto sen– timentale o, peg;io ancora, di una falsa con• fessione contrita. IJ Soavt ha scelto la strada meno comprometUnte dal punto dl vista dei· la letteratura, 11 e staccato darli anni del• l'infanzia, ha fatto un quadro accettabile della sua città di provincia, et ha la~atq Indovinare Il 8eJl50 e Il dramma della aua famiglia, I colori della gioventù dt'I suo tem• p0 e coel senza lnalatere, asalatito Invece da un'arl.a di diatacco, e arrivato alle trq:lche giornate del lliCttembre:'43. Mi sembra anco– ra che egU sia rimasto fedele a un'Immagine della letUratura come soluzione, come mez. zo d'interpretazione p&lcologlca, dandoci e» si un tipo positivo di e cron.r- •· Voel!o di~ :~~~r~n:rs:a~a lli~~t~ln~~tiit~ll t~~:ir:~ della memoria vlslva e riflessi, le ripercus– sioni dell'anima. La cronaca rarrtun;e l'ln· venzione attraverso un ritmo che peraltro non precipita mal e 'neppure vive nel contra.. sto del colori violenti. SI veda, Pf't esempio, la naturalezza con cui si arriva alle giornate t:i1~1!' 1 :!1rad~ers:ld:eu~~l1~~ dadeÌf~ ruga, nel palazzo della prefettura In via Monforté a Milano: uno scrittore senslblle a1 1 colpo li avrebbe caricato di colori e di voci una scena del ;enere e .sarebbe caduto, per forza di cose, nella rettorica lsenza dire quanto sia dltficlle per uno scrittore rlcal• care quad.rt e fatti deUa storia); Soavi pUn– t.a tutto sui tasti apposti, rtugre alla perico– losa occasione, lascia che la mlaura ateua del tempo dissolva l'insidia dell'amplifica.. t!.one, si rinchiude neU'àmblto del fatti, Solo a que5to patto Je pa(lne della conclusione ~~: ~~~!r~n,~~ti°~Y~i~1f~~~ttt1:: no Il senso della vita com·e, senu aggettivi, della vita quotidiana, informe che prende Il ~to della vita denominata e mumlnata dal– e nostre pau!onl.. CAllLO HO -··-~r-,.l . ~ 'r -.,.-,:f! •!;.· .... l 1 Domenica 20 novembre 1955 . - GICLIASA ZANGRAN'DI ZANGRANDI * I Brusaz Principali recen,lonl: • L'Unione ~~~~•s~r?~~·.~ 1 s=~- ·:t ;:1~1: 'M - Nicolò de Sandre • Guzettino Se– ra li, Venezia, 23 ottobre '54 - Gian• cario Vlgorelli su « La f'lera Lettera– ria •• Roma, 9 if"nna.t.o '55 - Maria Aneelint 1u «L'Adige•• Trento, 21 1en• nalo '56 - Gtu.seppe RaV1:!iJ]anl 6U « Epoca ,, 23 fi[C:nnalo '55 - Omelia So– brero su e Il Caffè •• Roma, febbraio '55 - Lorenzo OIIJI 5U « La Gazzetta i~1:oo= 1~ 0 :fl 0 0i~~~~1:: 1 t~~ll, 6 febbraio '55 - O. B. Vlc&rt su e La Settimana Incom •• Roma, 5 febbraio ~u•. c~a.~·,e~c~~~ ~u~~t Montale su « 11 Corriere della Sera•• Milano, 10 febbraio '56 - Roberto de Montlcell! ,au «Epoca•• Milano, 13 febbraio 'M - D. su «Paese Sera•• Ro– ma, 16 febbraio '55 - Giuseppe de Ro– bertls su «Tempo •• Milano, I7 fet>. bralo '55 - E'nr.o Fablani su e n Popolo di MIiano •• 18 ff!bbrato '55 - Enrlco Falqui su e Ii Tempo», Roma, 26 fel>– bralo '56 R. Penna su « Settimo Oior• no li, Milano, 3 marzo '55 Giuseppe de Robertts su • Ii Nuovo corriere •• Fireru.e, 3 marzo '55 - Olovanru ca.. lendoU su « Incontro•• Roma, 13 mar- ~e •~ Rom~Ts0 m~~~M suw~~ tu.s su e La Nuova Sardegna •• Sassa– ri, 23 marzo '55 Alcide Paolini su e u Ponte•· Firenze, marzo '55 e La Città. di Vita•• F1renze, marzo-aprile '55 .:. A. Leone Decastrts su « D1al~ ti •• Roma, mano-giugno '55 - Gae- 1:'1•~ 8 ~L~i:~~ri~Uit M5~a~1·1 a~t colo », Trleete, 24 maggio '56. PARIDEROMBI Paride Rombi, qui coo Elio Vlttorlnl, è un &ardo~Il &uo romanr.o • Pe.rdu •. vincitore del Prrmlo Delcdda del '52, è lilalo tradotto In 10 Hna:ue. Il Deledd:t 1ucce.uh •o è toccato a una cadorina, Giovanna Zanrnndl, per Il roman1.o • I Drusaz • Perdu ..•Il manoscritto di Perdu, che In sardo sla:nilica Pietro, mt sorprese e mi colpi, sia perché U romanzo era colmo come tavola e ricco di Intenso ritmo narrativo, e sia per– chl! una volta tanto ml ritrovavo davanti a uno scrittore non culto, ma in un certo sen• so barbarico, dotatiaimo per aè e non per letture e schemi e mode, di cui tnllliUda la roma.nzeria moderna. Barbarico t: favolOlliO, con l'Incanto del canta.storie che narra di vicende antiche, patinate dal tempo, ma sempre nuove perché radicate nel!e verità elementari delle creature umane, Per questo, tmi;clnato dalla natura e dall'istinto, fuon e contro ogni scuola letteraria, questo giovane scrittore, che non 11apevamo eh! fosse, e ne l'età, nè Il mestiere, a'irueriva con sponta.. nea vivezza nel corso del gran fiume del– l'arte rornanteiC&... ...Romanzo soprattutto che vuol racconta.. re, e ma1 commentare: raecontare l'amara e tconvolgente lstorla dì Perdu, Il quale, na-to bastardo, durante I puri anni della sua In· ranzia e della prima adol~nza, vive e SOf• fre l'an5\a d'Una Ignota paternità, alla quale si rivolge per conosceme Il volto e l'amore li romanzo subito 11'apre In media re, e • piena orchettra: con le licene del Sule!&, ~e paredavvero una terra dimentlca.ta da Dio; e con queUa del matrimonio di Analuledda variilu (figlia di « tzlu li Ma.'1uell Va(ilu, e madre di Pcrdu) con E!ls!o M~nzella: un capitolo di gran narratore, con quella chiesa spolverata dal sole, e la figura di Don Nlc– collni cuocu, vicario di TerreJuxt, che cele– bra In cotta e stola e con la « leppa • nel mazzo di chiavi, e alterna U )attno al dia– letto s.ardo. e que-ll'Angluledda In ginocchio che sembra Ja Madonna Santissima, e U cer• chlo de! parenti vestiti a testa, e su tutto la curiosità, 10 sba!ord!mento, il tremore d1 Perdu, e la dolente speranza che c;uell'Etls10 Manzel!a sia suo padre. Il dramma del ro– manzo è già Il.In quelle prime fem1tss1me pa– gine, In cut nella vita di Perdu « qualcOS3 di veramente nuovo ed Insolito• ac"ade; e c'è, alto e diritto, quasi solenne. « tzm • Manuel! « vestito del suo COltume "maurt'ddu" più nuovo•• e c'è la sua mamma che \'a spoi;u a quell'Ef1S10 che forse è suo padre; e c'è l'Innocenza che niente sa del sudlctume e della crudeltà e dell'amore e dell'odio di cui è fatta la vita deglt uomini; e c't lntlne la aempllcltà, la pulizia, la alncerità di questo raccontare, eppur tanto articolato e nutrito e poetico, che subito a11uanta e uuclna: e che aarebbe a oent pllJina citabile, M al vo- , lesse. Poi su tutto si svolge l'intensa tragica fa. ,ola, come la 5iranatura di un ro&arlo che / via via non può non arrivare, per l'innocen– za e per la colpa, a quell'Ultimo monte colto dal lliO!e,su cui, q1Ja.sl rosae ll monte delle Croci bibliche, ~rdu cotrlle Ja morte, e dove, dopo Quindici o vent.l a:ioml, quasi tracltcio lJ corpo, solo sul volto • non erano scomparsi del t,utto t semi di una ientlle belleua e di una soave Innocenza• ... ...L'innocenza ha t0$1 paiatO 1e colpe dei grandi approdando là dove una più alta &IU• ~tltla risplende. Ha pagato esotto Il cielo del Sulcta che, 11e non lo turbano nuvole, è ve– ramente bello ed a2:ZUrro •· Con queat.a puriaslma aempltcità, veramcn. te df. a-rande artiata, la 1torlf. di Perdu !i chiude: una storia che non è fa.elle dimen- tlcar-• GlUSEPrE RAVEGNANI nl P~n~t~:~~~fan~~. ~U:rl:mbRr:v~sit: Alberto Cav&Uart su e Epoca•· MJlano, 17 gennaio '53 Franco CerutU su « 11 PoPOIO di Roma li, 21 febbraio '53 Armando Gui– dettt su e Letture•• Milano, marzo 'S3 - Giuseppe Ravegns.nl liU e La Gazzetta di Modena», 6 marzo '53 Michele Prisco su «Idea•• Romn, 8 marzo '53 Augusta Gnx,. so su • La Stampa •· Tori.no, 8 marzo '53 - Aldo Camerino su « li Gazzettino•• Venezia., 10 marzo '53 Lorenzo OlgU su e La Gu– zetta del PopoJo •· Torino, 14 marzo '53 - Guido Scano ,u • La Nuo,•a Sarde1na ,, S~ sart, 17-19maru, ·sa - Mario Pinna su « Il Giornale•· Nf,poli, liii marzo '53 - Lorenzo Sicari su I La Voce di Cals.bmu, Reg:gto ~~:1o1!;~l »~ 9 R~1~r:: ,;,, 53 mar-:a~ _:ic~~I~~ Muslo su « La Nuova SaJ'dei!:na», Su.san, 26 mano '53 Cesare Garelll su I La Oiu- 1tlzla •· Roma. 28 marzo '53 Lorenzo del ;1~n~ 11!u ,S,l 11 ~~~di!ngJ:.SC~ \u c:f:~ 0 di Gergamo •• 28 nprilp '53 Mario Ciu11a Roma!lna su • La Nuova Sardeqna •• Sas- ~l~~t~ta'~.ag~;:1 26 ~~:lo 1:l~~a SU o~ Monte.santo, ~u « Rl"llltà •• if:1renu, ma~~~ agosto '53 Carlo M, Rlchehny su e Onz– zontl 11,Roma, 20 settembt'E' '53 Aldo Ma– gn1Lno su « Il Corrtere dell'Isola 1, Sassari, 'J7 settembre '53 E. Piatti Trer.zt su • Vita e Pensiero•• Milano, i('nnalo '54. ;:

RkJQdWJsaXNoZXIy