Critica Sociale - Anno XVII - n. 15 - 1 agosto 1907

230 CRITICA SOCIALE sma intristiva le fronti come nel mille. Era uno dei nostri giorni consueti, pieni di angoscia e di attesa. In queH'ora medesima, entro la tragica cerchia delle mura di Roma, il pontefice pregava fervorosamente. Un umile fratir.ello, dello stampo di quelli che nelle albe medievali illuminate dalla sinish'a luce dei ro– ghi tendevano la lunga croce verso gli eretici <l.V\'i– luppati dalle fiamme, aveva " condannate e pro– scritte ,, sessantacinque proposizioni. rruttavia il pontefice esita·ra a sottoscrivere il nuovo Sillabo: era grave, triste, prostrato - si dice così? - da una ineffabile angoscia. Dopo cinque giorni di preghiere, volgendo al termine gli esercizi i spirituali, pan,e tocco dalla grazia. J,a 1\fadonna del Carmine gli crn apparsa, mentre egli la invocava ardentemente, e mentre sui colli di Roma trionfava la pagana nllegt·ezza del sole. E il Sillaho fu. Fu contro In. scien;:a, e - in pratica - contro i recentissimi riformatori farneticanti la conciliazione di quella. con la fede. Dispiacque a molti ai quali - per 1111 gioco d'illusione - non pareva vero iche stessero per avverarsi i ,,aticinii dell'abate Loisy e dei suoi segua.ci, più o mono colpiti cli sante sco– muniche, ma fidenti in un giorno di giustizia in cui le loro teorie avrebbero finalmente goduto del per– messo deì superiori. In verità un allegro scompiglio era da qualche tempo nei cervelli dei cattolici pen– santi. Per rinnovarsi, la Chiesa ,w1·ebbe dovuto di– venire adommatica, attribuire le sue origini e il suo predominio a cause terrene, accettare per la sociefa cristiana il principio di evoluzione ammesso per la società umana, o i dogmi come interpreta– zioni di fatti religiosi, e le parabole evangeliche come artificiosa. letteratura degli stessi evangelisti. Il principio della discussione, insomma.: cioè il prin– cipio della fine. Immaginate voi una Chiesa senza dogmi, senza astrazioni teologali, senza san 'l'omaso e sant 1 Agostino, rinnoYata secondo lo spirito dei tempi, libera da ogni ombra di mistero, dove pos– sono avere diritto di cittadiaanzR. anche i grandi peccatori del pensiero, da Galilei a Berthclot? Un'utopia, ma un'utopia che fermentava in molti cervelli ed era vagheggiata da quanti, in questa età di transizione, uon hanno più tanta fede da credere anche all'assurdo e neppure tanta forza d'animo da rinnega.L·e tutto il passato. Nel $uggestivo ambiente neomistièo di cert::l filosofia. e di certa letteratura si era venuto formando tutto un piccolo popolo di riformatori, la cui caratteristica era la poca since– rità intellettuale. Poichè fra la verità e J'errore non esistono vie di mezzo. Credere, bisogna, con fermo cuore a tutto, in que1la umiltà di rinunzia. eh~ è delle anime ingenue e schiette, obbedire al comando della religione e non risoJlevare la fronte dalla pol– vere se non per guardare al cielo con occhi ansiosi. O non credere più. Che cosa è una. religione senza folle d'adoranti proni, una religione che patteggi con la scienza e le offra una parte del suo dominio sugli spiriti? 1 ' Con la morte del dogma comincia a vivere la scienza n affermò Galilei. l\Ia i seppellitori del dogma non saranno coloro che si ostinano a rimanere nel grembo clolla Chiesa e ai quali il Sillabo di Pio X non accorda alcuna tregua. Di là la scienza, di qua la Chiesa, quale fu nei secoli, con tutti i suoi ter– rori e con tutti i suoi misteri, con la forza ferrea del dogma, dell 1 assoluto, dell'inconoscibile. Creda pure chi vuole alla legge di sostanza come base della cosmogonia, ma prima si decida a uscire dal mondo cattolico, dove la Somma è tutto, anche oggi, e si prepari a tutte le vicende del dubbio e della negazione. . li Sillabo di Pio X segna la continuazione di due– mila anni di cristianesimo. Nulla, nella tradizione, è mutato. Non fiamme di roghi, nè sterminii di po~ poli, nè paurosi silenzi di filosofi, oggi, ma un semplice ammonimento agli illusi. Ieri Pio IX e Leone xrrr, l'uno con la violenza deg!i anatemi, l'altro con la letteratura delle enci– cliche, riaffermavano i pl'incipii fondamentali della Chiesa contro ogni illusione ed ogni audacia. Oggi è Pio X, la. cui voce acquista come una solennità di medio evo per J'opportuno intervento della Ma– donna del Carmine. Altro che darvinismo fogazzariano ! L. M. BOTTAZZI. PR06RESSI 5D[ DLISTI IH6LESI In due settimane si sono avute in Inghilterra due elezioni supplementari politiche d'una importanza straor– dinaria: dtte candidati, l'uno personalmente se non espli– citamente socialista, l'altro esplicitamente tale, sono riusciti vittoriosi in due Collegi di pro~perità. non co. mune e in condizioni particolarissime. li primo, eletto a Jarrow, distretto minerario, aveva contro di sè tre competitori: uno conservatore, uno ra– dicale, uno nazionalista irlandese. Il secondo aveva contro di sè solo il radicalo e il conservatore. Il primo ufficialmente era semplicemente un membro <1el Labour Pady, che, come tale, se include socialisti, non esclude membri lillera\l e perfln conservatori in altri argomenti che non concernano politica operaia. Il secondo riuscì come socialista e senza l'aiuto di alcuna organizzazione, di alcun partito costituito, incluso il Labo1w Pa1'ty. In ambo i casi votò il 90 °lo degli inscritti. La stampa inglese è tutta in subbuglio sul significato di queste due elezioni e sui suoi effetti prossimi e re– moti, e sopratutto in relaziono alla lotta con la Camera Alta e alla questione fiscale. t certo anzitutto che da esse risulta chiaro che il paese, lungi dal pontini di aver affidato le sue sorti a un Governo libero-scambista, persiste nel di:;tribulre i suoi yoti in guisa che, in complesso, i candidati prote– zionisti su 10 voti non ne ottengono che 3. D'altra parte sembra pur certo che esso considera il Governo come troppo timido nell'uso che fa dell'enorme maggioranza messa a su!I.disposit.iono. Sembra che nò gli elettori, nè gli eletti, nè il Governo siano ancor riusciti a rendersi conto dell'lmpalpabile ma enorme progresso che b. coscienza pubblica ha compiuto durante e nonostante venti anni di Governo conserva– tore. Il Governo teme di osar troppo e gli elettori te– mono che si vada troppo adagio. Questo il paradosso dell'u.ttuale situazione politica ingle,e. Sotto questi aspetti si tratta adunque d'un sintomo confortantisshno. I progetti di legge sulla riforma agra'ria e scolastica, per quanto radicali, sembrano già pur essi timidi ! Guai adunque a chi osasse disgraziate resistenze! Ma v'è di più. È prevedibile che l'esistenza di duo gruppi numerosi, come l'irlandese e l'operaio, forti di cospicua autonomia finanziaria, finirà presto o tardi ali obbligare il partito liberale a disfarsi di alcune cause interne di rl.ebolezza. È noto, ad es., che i fondi di bat– taglia del partito liberale sono assai spesso forniti da donazioni di ricchi industriali o finanzieri, che poi, in <',ambiodei servizi resi al partito, aspirano ad esser fatti lordi, o cavalieri, o nobili in genere, e poi finiscono coll'andar ad ingrossare la massa delle resistenze con– servatrici. Di quando in quando qualche incidente getta una luce sinistra sugli inconvenienti di questo sistema, e diviene di giorno io giorno più visibile il vantaggio

RkJQdWJsaXNoZXIy