Critica Sociale - Anno XVI - n. 16 - 16 agosto 1906

246 CRITICASOCIALE che di una simmetria artificiosa. l~a degenerazione ri– formista1 come tendenza di pnrtito, non esiste o non ò mai esistita. Ì•: una finestra dipinta. Ciò cbe vogliono gli integralisti ò ciò che noi vogliamo o non altro. E,.isto bensl l'anarchismo, dall'opposto lato: il quale è 11. tnnto meno., accettabile allo scrittore del manifesto. 'l'anfo meno: fra il socialismo e la sua negazione 1 l'integralismo non pone che questa piccola frase. E passa a delineare il uoslro, o~sin il suo, socialismo. Qui dovrebb'osscre il cuore del manifesto. Collettivismo come scopo: come mezzo, il partito socialista, composto di intellettuali e ,H manuali 1 repubblicano in politica per definizione; azione lenta, effetth'a, della classe pro– letaria, azione multiforme ~ complessa, rirorme gra– duali, conquista dei poteri, orgnnizzazione di mestiere, non azione couvulsionaria nè violenza sistematica, nè sciopero genoralo n. tutto pasto; però nè la violcuz11 nè lo sciopero gonernle possono in modo assoluto cssoro esclusi dal processo del:a storia; In. fraternità fra soldati ed operai può q:ialcbe volta evitnre spargimento di eangue. E via di questo passo. Tutto bene. lfa ahimè, froppo bene! Perocchè cotesto preteso socialismo integralista, cotesto delizioso Idillio, non è che il socialismo di tutti. Può sottoscriverlo il riformista pila rigido, e 1 con pocho restrizioni mentali, anche il ri\'Oluzionario piì1 scalmanato. Tutto questo elude la questione, non la pone nè l'affronta. È II al di là del bene e (let male"' ossia nl di fuori del concreto, del vivo e <lell'effettuale. t negli spazi inter.:;tellari. Sulla. terra, nel vivo dell'aziouc, lo questioni sono nitre. Non si nega, in astratto, il partito: ma il sindacalista lo vuole asservire al Sindacato. Non si nega la conquista dei poteri: ma per gli uni la si ottiene col colpo di mano, per gli altri colla lenta erosione e penetrazione. Siamo tutti repubblicani: ma per noi la repubblica non è una pregiudiziale come per molti di quegli altri. Lo riforme, chi mai non le accetta, e sian pure graduali? Ma noi vi vogliamo lavorare e foggiarle a nostro mOilo, per gli altri de\'On piovere dal cielo, o essere strappato dalla cieca paura, e del resto sono appeua tollerate, perchè in fondo vanno sempre a beneficio del capitali• smo. La violenza rivoluzionaria, gli uragani sociali, lo sciopero generale politico non li rinnega nessuno, o sa– rebbe puerile; ma, nel momento presente, altri li inco– raggia o li ,•orrebbe scatenati; noi li abbiamo sconsi– gliati o tentati dflprecare. Noi lì reputammo perniciosi, per gli altri sono benèflci, anzi necessari. La fraternità fra operai e militari, la democratizzazione dell'esercito 1 sono rra i nostri obiettivi: ma sull'altra riva si fa del– l'hen:eismo, si predica la ribellione sotto lo bandiore e lo sciopero militare in caso di guerra nazionale. Questo sono, ed altre cosiffutte, le questioni concreto, ardenti, quotidiane. Questo designano le formolo 14 col– laborazione di classe, azione diretta, ginnastica. rivolu– zionaria, penetrazione proletaria, ecc., ecc. m che il ma• nifesto condanna all'esecrazione. :Non le parole son dia– boliche: sono (per ehi crede a Belzebù) sataniche le cose. E gli scongiuri non \'algono. Satana, come nell'inno, 14 non torna indietro ,,. Chiuder gli occhi per non \'edere, e di questo rare una dottrinn, ò peggio che infantile. Se un metodo ò buono, e l'nltro ò cattivo, è necessaria In opzione. li peggiore dei metodi sarà, ari ogni modo, In fusione cli entrambi. .Maaccusare il seguace d'un metodo di screditare il metodo nemico ed opposto, è accusarlo d'essere coerente o d'essere sincero; è accusarlo d'essere qualcosa e d'essere qualcuno. Se il contrasto esisto od esiste la convinzione, la denigrazione è necessaria. E 14 abbandonare i condottieri 11 (quali, di grazia ?Jsignifica, in questo caso, abbandonare lo ideo; gettare il cervello nel pozzo. Certo, snrebbe preferibile che dissensi non rossero i che la \'ia rosso una e battuta da tutti; che si andasse in paradiso, tutti assieme, in carrozza. E allora non bisognerebbe neppure il socialismo! . .. Le chiacchiero non fanno farina. E un'oncia cli fatti - suol ripeterei - val J>iù che un quintale di parole. Voncia <li fatti è stata questa. TI Ferri, l'unitario ad oltranza, l'alleato, sino a ieri, dei sindacalisti, ha fatto suo il manifesto JI Cabrini, primo firmatario, insorse immediatamente e scrisse ai redattori: '' coi sinclacalisti, no! 11 l<'u la prima parola chinra a illustrazione del lo– gogrifo. Or come si compone questa briga? Anche il Cabrini scrive: 14 da l?erri a Turati 11 • Ma, se }~erri rimano coi sindacalisti, come fu sino a ieri, la formula perdo ogni senso. Qui converrà che si decidano o Ferri o Cabrini. Che ne pensano, frattanto, Morgari e gli altri firmatari? Ecco quo. S'era. detto cho una. scissione era vana, perchè, tanto, nel frammento staccato sarebbero quindi rigermogliate le tendenze. E s'è fatto per questo il blocco unitario centrale. Primo effetto: la scissione dentro il blocco unitario. Eù ecco che l'i11tegmlismo è disi1lte- 9rato. Vorremo dire che degenera? Gli è che nei partiti, come ovunque (Lapalisse, per– donateci Il plagio!), non v'è che una via per agire con– cordi: essere d'accordo sui metodi, ossia sul modo di agire. Nessun abile o pietoso velo di formule negative od astratte può sostituirsi a cotesta necessità dolorosa. L'integralismo deve diro quel che è e quel che vuolti: ossia quello che non è e quello cbe non vuole. Deve uscire dal \'&go,ossia deve uscire dal nulla. Deve essere una cosa anche lui. Deve sostenere e combattere; plau– dire o rimJ)roverare; amare ed odiare; conciliarsi con le formulo concrete; perdonare allo scandalo o farne. Frate Cristoforo non preteso mni di formare un partito. Ma allora l'integralismo avrà cessato cli essere quel che vuol parere. Anch'esso avrà trescato con Satana! LA CRITICA SOC'IALF.. CONCLUSIONI DEC RELATORI al Congresso nazionale socialista Diamo a titolo documcntnle - riservandoci i commenti - alcuni degli ordini del giorno già pubblicati. I. Rapporti del Gruppo Parlamentare col Partito. l. lL Oruppo Parla.montare nelle sue deliberazioni è indipendente, sah'o il dovere di rispondere del suo ope– rato di fronte nl Congresso unzionale. Autonoma ò pure la Direziono del partito. 2. Le deliberazioni a Sezioni riunite fra. Gruppo e Direziono sono facoltative. 3. B ratto obbligo al Gruppo di sentire, se richiesto, le rappresentanze delle organizzazioni economiche per stabilire d'accordo la. linea di condotta da tenero rola– tivnmcnto allo più essenziali questioni politiche. RINAl,OO Jl.lOOLA. li Congt'CSSO: considerato che la sovranità. unica e suprema. del Partito socialista risiede uei Congressi nazionali; delibera: che lo decisioni di e.Qsi 1 così come sono imperativo per le Sezioni socialiste - tranne contraria dichiara-

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