Critica Sociale - Anno XVI - n. 16 - 16 agosto 1906

CRITICA SOCIALE 243 ~colo a clife1m delle orgnnizzllzioni cli mestiere contro e inratuuzioni purnmemo politiche e si \'O<lrà che '1,uestc ideo non sono che il vecchi~ patrimonio del isocitt.lismo cosiclotto riformista, il quale, nel Con• ~resso di lrnola,definiva sè stci,so "riformh1ta perchè rivoluzionario 11• C 1 è perfino, 11ellu prosn. integralista, il riconoscimento della ncutralith politica delle or– ~anizzazioni cli mestiere, così cloqucnll•mcnto difesa, co_ntrole impazienze rivoluziounric, eia ti'illppo Turati. .Nò può essere moth·o di divergen;m la tattica clcttor11k, la vecchia ed ('terna. questiono della tran• sigcllz{l e ddla intrnusig-enz1L Oiìl il mnnift.•sto dogli integrulh1ti riconoscC' l'autonomia in urnh'ria di tat– tica, proclamata nel Congresso cli Homa, contro lo esclul.'\hismo intransigente ciel Ferri. li quale però ha dimostrato col fatto (o dal t900 ari oggi quanti fatti si potrebbero elencttre!) che, se egli hn. qualche predilezione per l'intransigenza olettomlc, non pet· questo ogli innalza questa 811!\ intransigenza lì. dogma intra8grcssibilo od assoluto. 'J'uWalfro ! Hestn la tattica parhuncntnro. )fa q11<•sto argo– mento, che a11passionò gli onimi nel Congresso di Imola o che facilitò il blocco rerriano-sindafalista a Bolognn, ò ormai imverato. Gli ultimi rasi parla– mentari, o più il manifesto <lei Oruppo compilato concordemente da Turati, chi ferri o da Morgari, chiudono ormai una vertenza lunga o monotona. Duo solo sono, dunque, lo concezioni generali, di dottl'inn o di metodo, che stanno di rrontc. L'una - 111. COI\C('ziono 1,indacalisbL rh•oluzio11al'iu - che ritiene il P,trtito una formazione artificiale dnnnosa al progrc,n10 del movimento operaio, che reputa pericolosa ogni infatuazione elettorale, 111n tutto, o almeno g-ran parte, si illude ottenere con l',tzione diretht o con lo sciopero; che finalmente contrasta ogni aumento del potere economico dello Stato e t\,;serisco noci\·a ogni protezione di chts!le, sia pure la protezione della clnsse operaia. Ji'alcru - la con– cezio,w del vecchio i;ocinlismo italiano che si mantiene fedele al metodo e alla tattic1t adottati, senza dis1:1ididi sorta un tempo i dillsidì vertevano soltanto sopra modalità di applicazione), fino al Con– gresso <li Bologna, cioò fino all'intrusione degli ele· menti l'i ,•oluzionari. Orn, tale essendo la situazione, è poi;sihilo un'in• tesa rra tutte le tendenze del ,·ecchio sociltlismo - e qui la 1>nrola.tendeoza è veramente propria - per riaffernrnrc la vecchia concezione contro la uoritù del rivoluzionarismo sindacalista? Ecco il più deli– cato problema dell'ora presente, ed ecco il punto verso il qualo dovrebbero convergere i loro sforzi i cosidotti riformisti italiani, invece di sva,:arsi dietro comple1:1sidisegni di federazioni impossibili. . .. Per dit,outere la possibilità di un 1 alle11nzn, è d'uopo esaminare l'atteggiamento dcllC' tre ttrndC'nzo socia– liste ~!i fronte al sindacalismo e rispctti\'11mcnte fra loro. I•~ infatti in questo nttcggiar~i rispettivo che nascono lo divergenze pratiche o quelle che - nel calore appassionante dei nostri Congre!-lsi possono scmhrarC' barriere insuperabili. Vedittmo anzitutto In posizione asimntll clngli in– tcgrali8ti, i quali, ucll'eventualifa di un'alleanza, potrebbero ntppresentare la (unzione cli fl'cut-d'uniou fra la Dcstm riformista e la Sinistra rcrrinna. Essi dichiarano di voler ricostituire il Purtito, astraendo dai due• ORtromi dottrinali che hanno determinata l'attunlo discordia, non accettanclo quindi nù le ul– time esagerazioni del riformhm10, nè lo ultime con– i-::e~ucnzodel sindacalismo ri\•oluzional'io. 11 :Nonaduoque possiamo accettare essi scri\•ono - il lmetodo di coloro i quali, preoccupati delle conquiste mmedlate frammentarie, rnn degeneraro quelli, che po- trebbero essere contatti occasionali por determinato flue, in alleanze sistematiche, e pericolose h1 quanto condu– cono n. Rubordinare all'o1>portunità olcttoralo l'azione specifica del partito, a snaturare il carattere della lotta dl clas~e, I\ tacere o deridere o res1>ingcro verso il più remoto avvenire e con valore di ipote:,il Il ))rogramma mas!llmo, ad esagerare l'avversione allo pregiudiziali raccndo atto di acquiescenza alla monarchia. "Taio metodo attenua od elimina lo coratteristiche clifl'oronzianti il partito socialisti\ dai partiti riformatori borghe'li. "' E tanto meno po<isiamo accoltare il metodo di quegli altri, i quali, o percbò dominati dalla 1>remessa dottri– naria di sostituire alla socializzazione la conquista cor– porativistica dei mozzi di lavoro, al socialismo il libe- 1'ismo di cl(tsse, ch'è fllinzione di un ritorno alla conce– :dono i11rlivid11alista 1 o perchò preoccupnll di affrettare la redenzione doflnltiva. del proletariato, discreditando la conqul~ta dei poteri ed ogni aziono legislativa, n.bi– tunnrlo il proletariato a considerare in(fficace ogni mezzo di lotta che non sia lo sciopero o Il conato ,·io– lento, solloundo barriere di diffldenza nel campo so– cialista. rra operai e non OJlerai, distolgono la classe lavoratrice dalla l)Ositiva aziono quotidlan1t organizza– lrico, conquislatrico ed autodidattica, co11 la illusione di uni\ roua rivoluzionaria che si irreggimenta por at– tender l'orn. d'infrangere d'un colpo lo catene. " 'J'ale metodo conduco il socialismo a degenerare verso l'anarchismo. 11 Dunque gli integralisti \'Ogliono comporre ad unità il PRrtito, non ricovcr;111do HOtto lo sue g-rnndi ali tutti i metodi e tutte le dottrine, mfl offrendo cit– tadinanz1L soltanto a quelli cho non ripugnano al carattere evolutivo. e nello stesso tempo proletario, ciel movimento socialii:itn. Essi non invocano "' una pacifirnzione formale o , uota cli contenuto che, per– pehrnndo l'oquh·oco, sarehhe espediente forse appena prorcrihilo ad una scissione n, ma vogliono II imper– niato il Pnrtito " sopra un programma hcn chiaro, consci ('Omo sono che " non è 11nitìt d'azione dove l'opera dell'uno discredita, elide, corrodo, distrugge l'opera dell'altro "' Jnvt•ce Enrico Ferri, pur aderendo allv lince ge– nerali del manifesto integralista, vi agg-iunge una g-lossa che ne distrugge il significato. E~li si dichiara fisso " nel criterio fondamentale dell'unità, della re– ciproca tolleranza di opinioni e della cooperazione fra lo diverse forme di azione, dtt parto di tutti i socialisti di qualunque ~radazione, alla 1·ealizznzione dcll'icl('nlc comune ,.,. Per lui lo nttuali 1li,•ergenzc teoriche e pratiche, che separano i socinlisti d'Jtalia, non rnppresentano che una consogucmm della natu– rale e ue('essaria divisione del lavoro, talchf' egli isemhrn voler indicare la redazione dC'IP.Am,i/i .', doYe simhtct1listi, ferriani e integralisti si d1ì11110 di gomito, come 11n 1 a11ticipazionc dell11lv\"Cnire. l<'inalmcnte i riformisti - per quello che è nelle mie \"Odutc e per quello che ò espresso nel mani– festo d<'lla Fcdcrazìone socialista rcg~iana che porta la mia firma - si tro,·ano nelht posizione cli coloro che, dopo avere lungamente iseminuto, attendono, con pieno diritto, di raccogliere il frutto. Furono infatti i rirormisti, nei Comizi', nelle Hiviste, nei g-ionrnli (non ultima quc\l'.Azioue so<'ialittta che ri– co!'do qui, non tanto per affetto pa.terno, quanto a cloc11mcnto del mirabile rervorc dei Bit,solati, dei Varazzani e di tanti altri nel difendere il patrimonio comune della dottrina socialista), che primi sorsero a di(cndcre il Partito e i suoi metodi dnll'assalro - un tempo fortunato - dei Labriolu, dei )faran– goni l' dei J.,eone. Da ossi uscì prima l'affermazione,

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